[W4] Una stagione da leoni

nfl5 novembre 1989. I Dallas Cowboys, guidati dal quarterback di riserva Steve Walsh, vincono contro i Redskins l’unica partita di quella stagione. Nonostante la presenza del rookie Troy Aikman e del ricevitore Michael Irvin (hall of fame diretta per loro), quell’anno il record fu 1-15, con un bel 0-11 nelle partenze del prodotto di UCLA. A quella squadra bastarono un paio di mosse oculate però per girare in un baleno la frittata. Herschel Walker, running back e giocatore più rappresentativo di quel team, fu scambiato con Minnesota per 5 giocatori e 6 pick al draft, in una trade cheemmith smith cambiò il mondo del football per sempre e che ai Vikings ricordano ancora come esempio di cosa non fare. Tali pick sarebbe serviti a Dallas per draftare Emmit Smith, uno dei più grandi runningback della storia del football, nel 1990, stagione che si chiuse su un 7-9 che non garantì i Playoff alla squadra di Jimmy Johnson, fortemente voluto al timone della squadra da Jerry Jones, che proprio nel 1989 iniziò il suo regno in Texas.
L’anno successivo, il 1991, vide i Cowboys migliorare la propria linea offensiva con l’aggiunta di Erik Williams, terzo giro che non giocava nemmeno in NCAA ma in NAIA. I Detroit Lions spensero le speranze del trio Aikman – Smith – Irvin nel divisional playoff. 
L’anno dopo arrivò il SuperBowl. La migliore difesa del campionato fu assistita da un reparto offensivo stellare coordinato da Norv Turner. Fu il primo di tre trionfi, e ci fu la prima sfida contro i 49ers, ben impressa nella memoria degli appassionati. La peggiore squadra della lega si era trasformata in un rullo compressore, una potenza con pochi rivali, una leggenda nella storia della NFL.
 
28 dicembre 2008. I Green Bay Packers del nuovo quarterback Aaron Rodgers batterono, dopo un quarto quarto scellerato da parte degli ospiti, i Detroit Lions 31 a 21. Fu la sedicesima sconfitta consecutive per la franchigia del Michigan, che da quel momento fu eletta “peggiore squadra NFL di sempre” da vari addetti ai lavori. In effetti, non si sapeva dove prendere qualcosa di buono. Il general manager era stato licenziato ad inizio campionato dopo anni di insoddisfazione dei fan, che non vedevano la squadra mettere assieme un record positivo dal 2000. 
Affidati a Rod Marinelli, buon coordinator ma molto acerbo come head coach, avevano fatto ciò che potevano (poco) per avere anche una sola W, che non arrivò. In cabina di regia c’era un Daunte Culpepper in dirittura d’arrivo, incalzato da una serie di prospetti (Henson, Orlovski, Stanton) di vane speranze. Calvin Johnson era un fenomeno senza quasi un lavoro, vista la penuria di palloni ricevibili, e Kevin Smith un rookie runningback con sulle spalle il peso di tutto l’attacco. Quello che colpiva di quella squadra era la totale mancanza di tackler nelle secondarie. Quando gli attaccanti avversari passavano la linea difensiva dei Lions, era touchdown; non a caso la squadra finì con la seconda peggior difesa per punti concessi della storia.
matthew staffordVenne il successivo draft. Con la pressione di offrire una speranza ad una città che ama lo sport ed i suoi Lions, il nuovo general manager Martin Mayhew scelse un quarterback, Matthew Stafford, con la prima scelta assoluta. Gli affiancò il tight end Brandon Pettygrew e la safety Luois Delmas, che, guarda caso, fa uno dei defensive back più produttivi nel corso della stagione per quanto riguarda i placcaggi effettuati. Nonostante il tema avesse i suoi mille difetti ancora belli in vista, due partite le portò a casa, finendo 2-14 e ricordandoci quei primi Cowboys di Troy Aikman. Il destino di Stafford fu evidente quando, con una spalla sub-lussata, tornò in campo per l’ultimo drive contro i Cleveland Browns, e, lanciando a Pettigrew, assicurò la vittoria ai suoi. 
La primavera seguente arrivò Jahvid Best, runningback da California, e Ndamukong Suh, fenomenale defensive end, che migliorarono altri due reparti, rendendo il record di 6-10 alla fine dell’anno quantomeno calzante e rappresentativo del potenziale di una squadra emergente. I Lions dominarono per un tempo contro i patriots di Tom Brady, e vinsero 7 a 3 contro chi avrebbe poi vinto il SuperBowl, sempre i Packers. Sono corsi e ricorsi storici, come dire che i Lions 2010 assomigliano ai Cowboys 1990.
 
L’inizio di questa stagione, con finalmente Stafford fermamente in sella con la spalla tornata, o quasi, al 100%, promette bene. Imbattuti in preseason, imbattutti in stagione regolare. Un 3-0 maturato battendo i Buccaneers in Florida, umiliando i Chiefs al Ford Field, spezzando le speranze dei Vikings in overtime. Jim Schwartz, l’head coach incaricato di riportare i Lions ai Playoff dopo decenni di digiuno, può lavorare con un altro fenomeno in difesa, Nick Fairley, capitato tra le braccia di Detroit durante l’ultimo draft, e togliere un po’ di pressione a Calvin Johnson grazie al prodotto di Boise State Titus Young. Risultato? Secondi in NFL per fumble forzati, quarto attacco della lega per yarde a giocata.
In sede di preview avevamo già detto come questi Lions rappresentino, con i Saint Louis Rams, una realtà in piena rincorsa verso i primi posti della classifica. A differenza dei Rams, la strategie di Detroit è stata diversa.
Hanno prima draftato il loro QB del futuro e poi l’hanno circondato di talento. 
Proprio come quei Cowboys che nell’89 draftarono Aikman ed il suo rincalzo. Proprio come quei Cowboys rapidamente giunsero agli allori più grandi che una carriera nel football ti può riservare. Ora i Rams sono 0-3, i Lions il completo opposto, il primo round l’hanno vinto loro.
 
A proposito di vittorie, il tour “rinascita” dei Lions propone la visita al Cowboys Stadium domenica. Jerry Jones e la sua squadra a dir poco disfunzionale osserveranno da vicino e spereranno di non soccombere a chi li ha presi come ispirazione.
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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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