[SB XLIV] Le pagelle del Super Bowl

sb xlivLe pagelle del Super Bowl

Dopo la cronaca della partita, la visione dalle due side-line, i pronostici della redazione e il la media guide non potevano mancare le pagelle del grande ballo. Un’analisi completa dei giocatori più attesi, sui singoli reparti e sull’head coach. Buona lettura.

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New Orleans Saints

Drew Brees. Bre-sus. I Saints hanno dovuto aspettare a lungo il “messia” che li portasse a salire fino al cielo. Non è alto. Non è bellissimo a vedersi. Viene dalla gavetta. Ma ha un cuore grande così e alla fine ha dimostrato al mondo di essere tremendamente bravo. Anche a vincere. Non solo a collezionare numeri stratosferici. Gioca una partita ineccepibile senza mai, mai lasciarsela sfuggire di mano. Nemmeno dopo un inizio poco brillante, figlio probabilmente di un briciolo di emozione. Ha il polso della situazione anche quando la sua tasca lascia a desiderare. Se non fosse che dicembre è lontano Time potrebbe fare un pensierino a Brees per la copertina dell’ultimo mese del 2010.
Voto: 10

Reggie Bush. Non mette il suo marchio alla gara ma anche nell’ultimo atto dimostra di essere cresciuto. Ora è un running-back più completo e con Pierre Thomas forma una coppia capace di creare grattacapi a chiunque.
Voto: 6,5

Pierre Thomas. Quando la palla finisce nelle sue mani si ha la sensazione che sia tutto facile. Sguscia di qui e di là con una naturalezza disarmante. Sean Payton si concede il lusso di utilizzarlo solo quando serve. Difficilmente i radar lo segnalano, quando si va a leggere il tabellino però Thomas non passa inosservato. Lo sanno gli Indianapolis Colts, lo sanno tutte le squadre della Nfl. Gary Brackett è un demonio contro le corse. Nessun problema le mani sono morbide e da uno screen pass può nascere il primo vantaggio di New Orleans se finisce nelle mani di Thomas.
Voto: 7,5

Marques Colston. Inizia con un drop su un passaggio facile, facile per chiudere il secondo drive. La testa era già a dove correre per guadagnare di più. Poi torna il gigantesco, sicuro bersaglio che dà certezze a Brees. Il “messia” distribuisce equamente i palloni, così non c’è bisogno di una prestazione monstre. Di mani certe per tre-quattro ricezioni complesse, sì. Lui le ha e le usa.
Voto: 7

Robert Meachem.
Il primo passaggio sul profondo leggermente troppo lungo poteva cambiare la sua partita. Ne resta ai margini ma potrà dare un bel contributo in futuro. E intanto un anello è in bacheca.
Voto: 6

Lance Moore. Come il compagno di reparto rimane un po’ ai margini della vittoria. Brees non azzarda spesso la profondità e per le frecce nero-oro ci sono poche possibilità di sbizzarrirsi. Bravo a restare concentrato sulla conversione da due punti prima negata e poi concessa dopo il fazzoletto rosso spedito in campo da coach Payton.
Voto: 6,5

Devery Henderson. Spunta allora l’incostante Henderson. Nel match più importante pesca una buona prova e si mette in evidenza. Era il momento della parte in discesa delle montagne russe. Sul finire di primo tempo i suoi guantini mettono l’impalcatura per il field goal di Garrett Hartley dalle 44. Prezioso anche a inizio ripresa e per il terzo FG di Hartley. C’è.
Voto: 7

Jeremy Shockey. Segna. E’ presente. Il secondo titolo gli dà più soddisfazioni del primo vinto con i Giants tifando da bordo campo per una gamba rotta.
Voto: 6,5

Linea d’attacco. Contro Dwight Freeney sul lato sinistro sono dolori. E alla fine il miglior alleato di Brees è la caviglia malconcia del defensive end dei Colts. Nel bilancio della partita però la sufficienza è piena e abbondante.
Voto: 6,5

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Linea di difesa. Non riescono a far sentire il calore dei Santi a Peyton Manning, come era accaduto nel Championship contro Favre e i Minnesota Vikings. Il figlio di Archie ha sempre un monte di tempo per sistemarsi e provare a colpire. Ma le secondarie reggono alla grande.
Voto: 6

Linebacker. Dallas Clark è un sudoko insolvibile per le difese. Manca sempre un numero quando bisogna cancellare il 44. Qualcosa bisogna lasciargli e lui se lo prende. Sempre. Il pericolo nel dedicargli troppe attenzioni poi è di pagare contro il resto dell’attacco, nell’occasione le corse di Addai. Alla lunga in ogni modo i linebacker dei santi hanno retto bene.
Voto: 6,5

Jonathan Vilma. L’anima al centro della difesa. Se Manning non imperversa dovete fare i complimenti anche a lui. Bellissima la battaglia a distanza con Brackett.
Voto: 7,5

Defensive back. Sorpresi inizialmente dalle corse, contro cui non sono noti per eccellere (Darren Sharper imbarazzante su una finta di Joseph Addai nel primo tempo), non appena Indianapolis sceglie di lanciare diventano protagonisti. Manning ha ore per scegliere il ricevitore libero, il compito però è sempre dannatamente complicato. Sul profondo non c’è uno spiraglio. Fermare ancor di più l’attacco dei Colts è improponibile. Dallas Clark non è compito loro. E qualcosa è normale concedere a uno dei migliori, se non il migliore, qb della storia del giochino.
Voto: 8

Tracy Porter. Ha studiato i video alla perfezione. E cosa può esserci di meglio che dimostrarlo nel momento topico sferrando il colpo del ko? Legge e anticipa il solito passaggio a Reggie Wayne. Quello che sembra impossibile da fermare. Serve rischiare per farcela. Ci riesce. E la ricompensa è indimenticabile.
Voto: 9

Garrett Hartley. Il suo piede era già nella storia dei Saints per la sassata spedita tra i pali nell’over time del Championship. L’adrenalina gli fa bene e al Super Bowl è perfetto. Coach Sean Peyton chiede al suo scarpino di tenere in vita New Orleans sinché l’attacco non riesce ad ingranare. Missione compiuta.
Voto: 8,5

Coach Sean Payton. Per vincere bisogna rischiare. Lui lo fa. In più di un’occasione. Gli va male sul quarto e uno a fine secondo periodo. Pierre Thomas è fermato. I tre punti però gli ritornano in braccio una manciata di secondi dopo. Gli va benissimo con l’onside kick di inizio ripresa. E qui bisogna togliersi il cappello. Arriva il primo vantaggio nero-oro e non permette ai Colts di scappare via. Scommette ancora con il challenge sulla conversione da due punti. E ha nuovamente ragione. Il feeling con il suo quarterback completa l’opera. Ruota il personale a disposizione alla perfezione. Capo danza del martedì grasso più lungo della storia. Faccia da vincente. Primo titolo strameritato.
Voto: 10


Indianapolis Colts

Peyton Manning. E’ a suo agio come sul divano di casa. Meriterebbe di giocare al Super Bowl un anno sì e uno no (in cui lasceremmo spazio a Tom Brady o Ben Roethlisberger). I defensive back di New Orleans però mentre il cronometro avanza verso il sessantesimo minuto stringono le loro marcature. Spazi ne restano pochi. Il tempo a disposizione di Peyton per scegliere a chi affidarsi è considerevole. Eppure non ci sono bersagli spendibili. Qualcosa non funziona a dovere nella serata dell’anno. Per battere i Saints sarebbe servito giocare divinamente. Manning ha disputato gare migliori.
Voto: 6,5
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Joseph Addai. L’asso nella manica che non ti aspetti. Addai ha vissuto una stagione complicata, dopo il disastroso 2008. Mai oltre le 100 yard di corsa. Il palcoscenico principale l’ha rinvigorito ed il game plan che l’ha visto cardine dell’attacco nel primo tempo ha funzionato. E’ stata la sua miglior performance dell’anno. Forse coach Caldwell avrebbe dovuto insistere puntando sulla sua vena. Se tornasse costantemente ai livelli del campionato da rookie Indianapolis avrebbe un’importante freccia in più per il futuro.
Voto: 7

Reggie Wayne.
Fantasma. Si è visto poco o nulla e sarà ricordato solo per essersi fatto anticipare nell’intercetto di Porter. Wayne è l’uomo dimenticato di Indianapolis. Usato troppo poco e troppo tardi, quando rivitalizza nel finale un drive stentato. Va bene usare talvolta il tuo miglior ricevitore da specchietto per le allodole, se però lo ritieni il numero uno tale lo devi considerare. Solo due touchdown in dicembre e gennaio per Wayne significano che non tutto funziona a dovere, e non c’entra il riposo delle ultime gare. Crederci o scambiarlo.
Voto: 5

Dallas Clark.
Peyton Manning è di una bravura illegale. Dallas Clark vive ai margini della legge. Una spina nel fianco costante. Se i Colts sono in difficoltà vanno da lui. E lui non esita a lanciare il giubbotto salvagente.
Voto: 6,5

Pierre Garçon. Trova la end zone, ed è già un bell’andare quando si segnano 17 punti. I ricevitori però non sono nella loro serata migliore e lui si accoda aggiungendosi a chi perde palloni semplici, forse preda della tensione. Trova comunque modo di strappare un voto positivo anche per alcuni acchiappi nel secondo tempo.
Voto: 6

Austin Collie. Fa il suo e probabilmente da una terza opzione non ci si dovrebbe aspettare di più. Il problema è che se la prima non funziona la terza vede aumentare la sua importanza. Per alzare il Vince Lombardi Trophy qualcuno doveva estrarre un coniglio dal cilindro. Così non è stato, e con i 6 si fa una bella finale ma si torna a casa senza anelli.
Voto: 6

Linea d’attacco.
Encomiabili. Danno a Manning tutto il tempo di cui ha bisogno per la maggior parte del match. Il problema è che laggiù in fondo non c’è nessuno libero.
Voto: 6,5

Linea di difesa. Male, perché senza il suo uomo di punta non ha alternative e non ce la fa a far perdere i tempi allo stratosferico attacco nero-oro.
Voto: 5,5

Dwight Freeney. Con Freeney sano poteva essere una partita diversa. Ma la caviglia non dà pace al defensive end e senza il 93 i Colts non riescono a mettere sufficiente pressione su Brees. Combatte fin che ne ha.
Voto: 6,5

Gary Brackett. Lui e Vilma hanno fatto prove di ubiquità per tutti i sessanta minuti di gioco. Lo vedi qua. Poi compare di là. Eccolo che dopo aver sfruttato la scivolata di Mike Bell va a tamponare su Pierre Thomas negandogli il quarto e uno nei pressi della linea dell’oro. Guida una difesa che fa il suo. Manca l’acuto che porti turnover. Concedere meno ai Saints in termini di punteggio è impresa pressoché impossibile.
Voto: 7,5

Secondarie. L’impressione è che facciano il loro. New Orleans non scorrazza a destra e a manca. Prende quel poco che c’è. Concedere meno è davvero dura.
Voto: 6

Matt Stover. Sono tante 51 yard. E’ vero. Sfortunatamente lo è altrettanto che per vincere occorra avere anche un kicker in grado di piazzarla da lontano all’occorrenza. Stover fallisce.
Voto: 5,5

Coach Jim Caldwell. Scelta molto, molto stuzzicante partire puntando su Addai. Forse da perseverare viste le difficoltà dei Saints nell’arginarlo e la loro facilità al contrario nel coprire i ricevitori. Una grande stagione, non coronata da un finale all’altezza.
Voto: 5,5

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