[W03] Miami Dolphins vs San Diego Chargers

Miami Dolphins – San Diego Chargers 13-23

Una partita che si può  guardare da diversi punti di vista, ma che mostra sempre lo stesso verdetto: è stata una gara che i Chargers hanno saputo vincere, grazie soprattutto alle giocate di Philip Rivers, e che i Dolphins non sono mai stati in grado di vincere, men che meno dopo l’infortunio a Chad Pennington all’inizio del terzo periodo.
Rivers ha chiuso la partita a 303 yards una settimana dopo aver totalizzato il suo massimo in carriera contro Baltimore (436): il totale è più di 700 yards in due partite, e sono numeri che a San Diego non si vedevano probabilmente dai tempi di Dan Fouts. Più che i numeri in sé, il quarterback dei Chargers ha dato l’impressione di essere sempre in controllo della partita, ed è riuscito a spaccarla un paio di volte, con i due big plays da 47 e 55 yards nel cuore della secondaria di Miami. Il primo (pass su Malcom Floyd in doppia copertura) ha poi portato alla corsa in end zone dello stesso Rivers che ha consentito ai Chargers di andare avanti 10-6 nel terzo quarto (per non voltarsi più indietro); il secondo (pass su Vincent Jackson, pure lui in doppia copertura) all’inizio dell’ultimo quarto ha consentito a Kaeding il calcio del 13-6 ma ha soprattutto assestato un serio colpo alle speranze di farcela dei Dolphins. Se mai ce ne fossero state ancora.
Già, perché i Dolphins si sono letteralmente afflosciati dopo 2 minuti e mezzo del quarto periodo, quando su un 3°/7 andato incompleto Chad Pennington ha subito un contatto duro con Kevin Burnett e se ne è andato sulla sideline tenendosi la spalla destra, quella con cui lancia. Nel successivo possesso, con la gara ancora aperta 6-3, è entrato Chad Henne e si è visto subito che nulla era più come prima. Non lo era il modo di chiamare i giochi, con gli uomini di linea incorsi infatti subito in tre penalità per false start; non lo era il playcalling, tentando di evitare a Henne situazioni difficili (nei dodici giochi del suo primo drive ci sono state 8 corse e 4 passaggi, di cui peraltro uno incompleto); e ovviamente non lo era nemmeno il quarterback, con Henne che si faceva prendere dal nervosismo sparecchiando palloni bassi, lunghi o arretrati fino al telefonatissimo passaggio intercettato da Weddle e riportato in end zone per il TD del 23-6 che a 6 minuti dalla fine ha chiuso i giochi.
I Chargers avevano bisogno di questa vittoria per tenere il passo dei sorprendenti Broncos. Non che a Miami non servisse altrettanto, ma a San Diego si è vista netta la differenza di talento fra le due squadre. I Chargers, come detto, non hanno mai seriamente corso il rischio di perdere la partita, e anche se il primo tempo si era chiuso in una stretta parità 3-3, arrivati alle fasi calde il risultato non è mai sembrato in discussione. Per una squadra che paga infortuni pesanti, come Tomlinson ed Hardwick si tratta di una prestazione confortante in vista di una trasferta difficilissima a Pittsburgh.
Per i Dolphins, invece, si apre un periodo ricco di incognite. Dopo i trionfi a sorpresa della scorsa stagione nessuno si attendeva un avvio 0-3, pur con un calendario pazzesco. Invece è evidente che i punti di forza della scorsa stagione hanno ceduto (Chad Pennington e Joey Porter infortunati), che il salto di qualità atteso in difesa non si vede, se non nella linea, e che in attacco non ci sono playmakers e non si può dipendere solo da Ronnie Brown. E l’infortunio di Pennington chiama giocoforza in causa Chad Henne; per i tifosi è arrivato il momento di scoprire la risposta alla domanda che si stanno facendo: quanto è costato, lo scorso anno, aver scelto Jake Long e puntato su Henne al secondo giro, passando su Matt Ryan e Joe Flacco? A partire da domenica prossima, contro Buffalo, la risposta.