Il preview del Peach Bowl 2023

Inizia la stagione dei Bowl NCAA (qui il calendario completo) e come tradizione pubblicheremo preview e review delle partite accorpandole visto l’alto numero in programma. Oggi è il turno del preview del Peach Bowl in programma il 30 dicembre. A seguito della chiusura di ESPN Player non è possibile vedere legalmente le partite in Italia ☹

INFO

Data: 30 dicembre – 18.00 italiane
Luogo: Atlanta, Georgia
Stadio: Mercedes-Benz Stadium
Match: Ole Miss Rebels (10-2) – Penn State Nittany Lions (10-2)
TV: ESPN
Dal: 1968
Conference Coinvolte: Tutte

STORIA

Si gioca dalla stagione 1968, e, in oltre 50 anni di storia, non si è mai spostato da Atlanta: per i primi tre anni si giocò al Grant Field (stadio di Georgia Tech), poi si trasferì nella casa degli Atlanta Falcons e si spostò contestualmente ad essi (prima il Fulton-County Stadium, poi il Georgia Dome e infine il Mercedes-Benz Stadium, dal 2017).

Pubblicità

Il Peach Bowl è nono per anzianità tra i bowl game del college football. In origine, il Peach Bowl fu creato per finanziare il Lions Club dello stato della Georgia, associazione umanitaria tutt’ora esistente fondata nel 1916 a Evansville, Indiana.

Nei primi anni soffrì di scarsa partecipazione, complici anche le pessime condizioni ambientali praticamente in ogni edizione, e se, nel 1985, il direttore esecutivo del Peach Bowl non avesse chiesto un aiuto economico “pubblico” alla città di Atlanta, con tutta probabilità esso non sarebbe sopravvissuto. Nel 1985 erano solo 18 i bowl esistenti e la morte del Peach Bowl si sarebbe tradotta in una perdita di reputazione per la città. Anche se, col passare degli anni, il problema relativo alle condizioni metereologiche restò, e rese quasi sempre impossibile una partecipazione di massa all’evento. Il problema venne risolto con la costruzione del Georgia Dome, impianto coperto nel quale si giocò dal 1993 al 2016, quando fu sostituito con il nuovo Mercedes-Benz Stadium (anch’esso, ovviamente, dotato di copertura).

La crescita di questo bowl partì proprio dalla metà degli anni ’80 grazie ai finanziamenti stanziati dalla camera di commercio di Atlanta, che si premurò di pubblicizzare a dovere l’evento e di garantirgli una discreta visibilità. Con l’aumentare dell’interesse collettivo nei confronti di questo match, i problemi economici vennero via via meno, terminando definitivamente nel 1996, quando venne intrapresa una collaborazione con Chick-Fil-A, catena di fast food americana che sponsorizza ancora oggi la partita. Mediante i fondi derivanti da questo accordo economico, l’organizzazione aumentò i premi per le scuole invitate, e così, dal 2006 al 2014, il Peach Bowl divenne il più importante dei Bowl “non-BCS”, ossia non facenti parte della Bowl-Championship-Series, i 5 Bowl che ospitavano le migliori 10 squadre del ranking. Dal 1997 al 2013, dopo decenni di scarsa affluenza, lo stadio fu sempre esaurito, registrando così la seconda striscia più lunga di sempre di sold-out consecutivi per un bowl game (dietro all’inarrivabile Rose Bowl). Nel 2012, in particolare, il Peach Bowl divenne il bowl “non-BCS” più visto di sempre su ESPN, con 8’557’000 spettatori.

Nel 2014 esso fu inserito tra i “New Year’s Six” garantendogli dunque ogni anno due tra le migliori squadre della stagione. Il 2014 fu anche l’anno di creazione dei Playoff e questo Bowl è entrato a far parte della cerchia di quelli che possono ospitare una semifinale nazionale (con rotazione triennale). Quando il Peach Bowl non si traveste da Semifinale nazionale, come detto, ospita (di solito, anche se non necessariamente) una partita tra una squadra appartenente ad una conference del Group of Five e una scelta at-large, ossia senza restrizioni. Questi i risultati degli ultimi Peach Bowls:

1 Gennaio 2018 > UCF vs Auburn 34-27 / 71’109 spettatori
29 Dicembre 2018 > Florida vs Michigan 41-15 / 74’006 spettatori
28 Dicembre 2019 > LSU vs Oklahoma 63-28 / 78’347 spettatori (semifinale playoff)
1 Gennaio 2021 > Georgia vs Cincinnati 49-28 / 15’301 spettatori (capacità ridotta per misure anti-covid)
29 Dicembre 2018 > Florida vs Michigan 41-15 / 74’006 spettatori
31 Dicembre 2022 > Georgia vs Ohio State 42-41 / 79’330 spettatori (semifinale playoff)

CURIOSITÀ

Il perché del nome è molto semplice: lo stato della Georgia è conosciuto come “Peach State”, per la sua produzione significativa di pesche, fin dal Sedicesimo secolo. La pesca è, appunto, il simbolo dello stato (come esplicano bene anche le targhe statali dei veicoli), ed è stata assunta anche come simbolo di questo evento per testimoniare il profondo legame esistente tra esso e Atlanta, capitale e fulcro dello stato.

Di partite che hanno lasciato il segno sul secolare libro di storia del college football ce ne sono tante, forse troppe, ma dovendo scegliere per forza, citeremo le seguenti.

In ordine cronologico la prima partita degna di menzione è quella del 1968, se non altro perché fu la prima della lunga storia del Peach Bowl. In quell’occasione a giocarsela furono gli LSU Tigers e i Florida State Seminoles. Nell’inospitale clima di quel 30 dicembre, la difesa di FSU forzò quattro cambi di possesso nei primi quattro drive offensivi dei Tigers, convertendo tali recuperi con un touchdown e due field goal. LSU recuperò abbastanza facilmente il divario e, grazie a 24 punti non risposti, mise più di un possesso di distanza fra sé e gli avversari, i quali, però, rientrarono nuovamente e, grazie al TD-pass di Bill Cappleman per Ron Sellers trovarono addirittura il vantaggio. Ma fu LSU a vincere, grazie al consistente drive guidato dal quarterback (nominato poi MVP) Mike Hillman, che portò al touchdown del decisivo 31-27.

La seconda partita degna di un ricordo è quella del 1985 che vedeva di fronte Army e Illinois. La gara si chiuse 31-29 per i cadetti, grazie al loro attacco molto fisico improntato sulle corse (291 furono le rushing yard dei Black Knights). Illinois invece predicava un football molto più moderno, uno spread offense ante litteram che si basava sullo stupendo braccio del futuro quarterback NFL Jack Trudeau. Il tentativo di conversione da due punti dei Fighting Illini, a 34 secondi dallo scadere dei regolamentari, fallì, consegnando la vittoria ad Army.

Pubblicità

Negli anni ’90 ci furono tre partite indelebili, simili per molti aspetti, diversissime per altri. La prima fu quella del ’91, vinta da East Carolina su NC State 37-34, che fu, tra le altre cose, anche l’ultimo Peach Bowl disputato al Atlanta-Fulton County Stadium. ECU, sotto di 17 punti all’inizio dell’ultimo quarto, rientrò grazie ai 3 touchdown del quarterback Jeff Blake (uno su corsa e due passaggi, il primo per Dion Johnson e il secondo per Luke Fisher). Allo scadere, il kicker di NC State Damon Hartman calciò corto, lasciando l’incredibile vittoria ai Pirates.

Il Secondo match dei Novanta fu quello del 1995, giocato tra Virginia e Georgia. I primi 59 minuti di partita non furono memorabili: gestiti con discreta calma dai Cavaliers, che non furono mai in svantaggio, ma che, però, approcciarono quell’ultimo minuto con soli 7 punti di distacco dai Bulldogs. Con 1 minuto e 9 secondi ancora da giocare e palla in mano, Virginia riuscì nell’impresa di riaprire la gara: lo scoop and score del Bulldog Jason Ferguson portò la gara in parità per la prima volta dallo 0-0, ma, per la fortuna dei Cavaliers, il successivo gioco fu il ritorno di kickoff direttamente in endzone da parte Demetrius “Pete” Allen che regalò il 34-27 definitivo ai suoi.

I Bulldogs ebbero la loro rivincita nel 1998, quando, dopo essere stati sotto anche di 21 punti nel corso della gara, riuscirono miracolosamente a battere i Cavaliers 35-33. Anche in quest’occasione l’ultimo minuto fu particolare: sotto di 8, i Cavs riuscirono a segnare il touchdown del meno due, fallendo però la conversione da 2 punti. La partita sembrava finita e invece UVa riuscì a recuperare l’onside kick ed ebbe addirittura l’opportunità di vincere la gara con un field goal da 48 yard, che però non centrò i pali.

La gara più incredibile della storia di questo bowl si è giocata probabilmente nel 2013, quando i Duke Blue Devils e i Texas A&M Aggies hanno dato vita a quella che è stata la partita a punteggio più alto di sempre per un Peach Bowl. A vincere, alla fine, fu l’attacco dell’Heisman Trophy Johnny Manziel (che chiuse con 455 yard e 5 TD) per 52-48, grazie ad una rimonta epica nel secondo tempo dopo il 38-17 Duke con il quale si era chiusa la prima metà di gara.

Nel 2017 il Peach Bowl metteva di fronte l’imbattuta UCF e la Auburn capace di battere entrambe le squadre che pochi giorni dopo si sarebbero giocate il titolo nazionale (Georgia e Alabama). La vittoria per 34-27, fece di Central Florida l’unica squadra imbattuta della nazione al termine della stagione, e valse loro il riconoscimento (in realtà auto-impartito e mai ufficialmente riconosciuto) di campioni nazionali assieme ad Alabama. Per i record ufficiali il titolo richiesto da UCF non è mai stato assegnato ai Knights e Alabama resta a tutti gli effetti l’unica squadra campione nazionale del 2017, nonostante un’enorme scritta sulla tribuna centrale dello stadio di UCF affermi da anni il contrario (“2017 National Champions” scritto a caratteri cubitali).

Nelle edizioni piu’ recenti vale la pena segnalare il blowout della semifinale nazionale dei playoff del 2019, quando la LSU guidata dal QB Joe Burrow (oggi titolare inamovibile dei Cincinnati Bengals nella NFL) passeggio’ sopra Oklahoma per 63-28 veleggiando verso il titolo nazionale (poi raggiunto) con una squadra nettamente piu’ forte del resto del college football, raggiungendo l’apice in quell’anno prima di cadere in un baratro, complice il draft che quell’anno ha pescato a piene mani dai Tigers di coach Ed Orgeron. L’anno scorso, al termine della stagione ridotta, Cincinnati e Georgia hanno dato vita ad una partita estremamente combattuta e risolta da Georgia solo grazie a un field goal allo scadere. Cincinnati, nonostante la sconfitta (unica in due anni, e comunque fuori dalla regular season) ha mostrato di potersela giocare con una delle squadre piu’ forti della nazione, continuando un percorso che la ha portata quest anno ad essere scelta come prima squadra del group of 5 ad approdare ai playoff nazionali.

Anche il match del 2022 – che fu di nuovo una semifinale playoff – è entrato già nella storia di questo Bowl e di questo sport. L’imbattuta e campione in carica Georgia ha sofferto ed è stata ad un passo da perdere la partita contro la meno quotata Ohio State che, fino al momento dell’infortunio del proprio WR Marvin Harrison Jr era stata inarrestabile offensivamente (grazie anche ad una prova senza senso di CJ Stroud). Il rientro dei Bulldogs è stato rabbioso ed ha portato al touchdown del +1 a 1 minuto dal termine. Ma è il finale che ha consegnato questa partita alla storia: Ohio State riesce a costruirsi la possibilità di vincere la partita con un field goal che viene però fallito esattamente allo scoccare della mezzonotte del nuovo anno. Un finale da film, se solo il calcio fosse entrato.

EDIZIONE 2023

Il 2023 ci regalerà un match molto particolare tra due squadre che hanno una filosofia agli antipodi, ma che possono ambedue schierare molto talento, il che non guasta mai per lo spettacolo.

La stagione di Ole Miss è stata la “migliore delle stagioni possibili”: i Rebels hanno vinto tutte le partite nelle quali hanno avuto una chance di competere, perdendo le due partite nelle quali erano abbondantemente sfavoriti, con Alabama e Georgia. Un New Year Six Bowl rappresenta una grande opportunità per rendere questa stagione indimenticabile e proiettarsi con ancor più blasone nella prossima, dove i Rebels dovranno ritentare l’assalto alla borghesia della SEC.

La squadra di Lane Kiffin rispecchia le caratteristiche del proprio allenatore: sfrontata, impavida, sorprendente, ma anche un po’ superficiale. È una delle squadre più divertenti della nazione da veder giocare: l’attacco è spread, anche se Kiffin ci miscela concetti presi da altre filosofie e tende a non inquadrare troppo i propri i giocatori in categorie specifiche, facendo fare loro un po’ di tutto. 15esimo total offense della nazione (con oltre 455 yard di media a partita), l’attacco dei Rebels si basa sulle capacità del QB Jaxson Dart di fare tutto: nonostante Ole Miss sia una delle squadre che preferisce lanciare lungo – è terza nella SEC per average depth of target con 9,5 yard – Dart è comunque tra i migliori 30 QB della nazione per percentuale di completi, superiore al 65%, e a ciò aggiunge una buona propensione alla corsa, che viene sfruttata parecchio dal suo allenatore.

Pubblicità

La forza dell’attacco di Ole Miss sta, oltre che in Dart e nel runningback Quinshon Judkins, anche in un pacchetto ricevitori vario ed equilibrato, senza un vero e proprio primo violino, ma con una serie di ottimi giocatori che difficilmente possono essere tutti marcati nell’arco della stessa giocata: Tre Harris e Dayton Wade sono i due veterani del reparto che potrebbero rubare la scena anche in questo match.

Per Penn State, invece, il punto di forza è quello che nei loro avversari è la maggior debolezza: la difesa. Sebbene Ole Miss sia migliorata sotto questo aspetto in questa ultima stagione, la robustezza del reparto dei Nittany Lions appare inarrivabile: è stata la miglior total defense della nazione e, in una conference in cui si corre molto come la BigTen è impressionante il dato delle yard concesse al running game a partita: 69,7, miglior dato della nazione per distacco – la seconda, Texas, ne ha concesse 80,8.

Tra i giocatori da tenere d’occhio nella D-Line dei Lions c’è indubbiamente Adisa Isaac, uno dei migliori penetratori della nazione con i suoi 15 TFL in stagione.

I problemi arrivano in attacco, dove la squadra di coach Franklin pur avendo un buon quantitativo di talento è stata spesso arginata da un play calling troppo conservativo che non ha mai fatto veramente entrare in ritmo le proprie stelle: il QB Drew Allar sembrava l’anello mancante della catena per poter far finalmente competere i Lions ai più alti livelli della conference, invece dopo poche giornate è rimasto tritato da un sistema che non lo ha favorito e lo ha portato a chiudere una stagione senza acuti, come i suoi predecessori. Il running game è ovviamente il punto forte: la Oline è un punto di forza e dietro ad essa agiscono Kaytron Allen e Nick Singleton, uno dei migliori duo di RB della nazione.

Insomma, gli ingredienti per una bella partita non mancano, ora la parola passa al campo.

Merchandising Merchandising

Articoli collegati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.