[W11] Indianapolis Colts vs Baltimore Ravens
Indianapolis Colts – Baltimore Ravens 17-15
Promemoria per i Ravens: ricordarsi che per vincere una partita importante bisogna segnare dei touchdown.
È azzardato dire che l’errore di Billy Cundiff da 30 yard a metà del terzo quarto sia costato a Baltimore la partita, finita con uno scarto di soli due punti; e sarebbe anche ingeneroso, visto che il kicker appena messo sotto contratto di field goal ne ha messi 5, ed è stato l’unico Raven a segnare dei punti. La sconfitta dei Ravens contro gli imbattuti Colts (una specie di derby di Baltimore, fra il loro passato – i Baltimore Colts furono una delle franchigia più note e celebrate del passato, prima di trasferirsi nell’Indiana – e il loro presente) ha varie spiegazioni, diversi punti chiave ed un unico fattor comune: zero touchdown segnati.
Nonostante gli sforzi di Joe Flacco (23/53, 256 yards, 1 int), sempre più a suo agio come leader della squadra, le corse di Ray Rice (20 portate, 71 yards) e la partitona di Derrick Mason (9 ricezioni, 142 yards) Baltimore non è mai riuscita ad entrare in end zone. Oh, certo, la difesa ha fatto del suo meglio per limitare l’attacco dei rivali, che come noto è capace di ottenere ben altro dei 17 punti accumulati al M&T Bank Stadium; ma all’attacco in tante occasioni è mancata la zampata decisiva una volta arrivati nei pressi della red zone: i primi quattro calci di Cundiff sono arrivati dopo drives chiusi sulle 28, 26, 20 e 18 yards, e l’errore ha chiuso un drive fermatosi sulle 12. E poi è venuto l’ultimo calcio, dopo l’occasione più clamorosa e quella che probabilmente è davvero costata la partita ai ragazzi di coach Harbaugh. Ad inizio dell’ultimo periodo, dopo già 6 minuti di un ottimo drive, Flacco passa a Mason che viene spinto fuori dal campo ad 1 yard dalla end zone. Il pubblico annusa la meta. Al 1° down prova ad entrare Flacco ma non va, al secondo ci prova McGahee, ma Brackett è lì, e al terzo la palla è ancora per McGahee ma Clint Session blocca tutto con un bellissimo tackle sopra il mucchio. Ed è di nuovo Billy Cundiff a doversi assumere l’onere di segnare, portando avanti i Ravens 15-14 a 10 minuti dalla fine. Troppi anche per un Peyton Manning non all’apice.
Per il futuro Hall of Famer, infatti, la partita di domenica non è stata una delle migliori (nota bene: ha lanciato 299 yards, con 22/31, 1 TD, 2 int): è sempre apparso in controllo, e a guardarlo giocare viene quasi da innervosirsi perchè sembra tutto così facile. Però la difesa dei Ravens – che non sarà più quella degli anni d’oro ma è sempre un signor reparto – qualche grattacapo gliel’ha dato. Probabile che alla vigilia la trasferta di Baltimore fosse già stata cerchiata da coach Caldwell sul calendario come una di quella a cui stare attenti, ma certo sbrigare la pratica non è stato semplice, e c’è voluto tutto il mestiere dei Colts per venirne a capo. Reggie Wayne (7 ricezioni, 89 yards) e Pierre Garcon (6 ricezioni, 108 yards) hanno fatto egregiamente la loro parte. Dallas Clark è stato limitato ad una sola ricezione, da 3 yards, coincisa però con un numero da circo sul primo touchdown della partita – ricezione ad una sola mano ‘over the shoulder’ uscendo dal campo; è invece sbucato dal nulla Tom Santi, l’”altro” tight end, che ha catturato ben 6 passaggi, anche non facili, per 80 yards. Ed efficace è stato anche Addai (17 corse, 74 yards) autore del secondo touchdown della partita con una corsa dalle 5 yards dritto dentro ad un buco con in mezzo Ray Lewis: la finta con sui il runner dei Colts ha messo a sedere il mitico numero 52 di Baltimore per entrare in end zone è stata una delle cose migliori della partita.
La vera protagonista della gara è stata però la difesa dei Colts: massacrata dagli infortuni ha sfoderato un parestazione magistrale, non di quelle che annientano gli avversari ma di quelle che concedono qualcosa ma non troppo, pronte a stringere la presa al momento giusto: il che, come detto, si è puntualmente verificato ogni volta che i Ravens si affacciavano alla red zone dei Colts.
In tutto, insomma, una ottima prestazione di squadra: per il resto, c’è Peyton Manning. Quando ha preso palla a 10 minuti dalla fine gliene sono bastati 3 per portare Matt Stover (per chi si fosse distratto, proprio l’ex kicker dei Ravens) a distanza sufficiente per il calcio del 17-15. Poi Flacco ha commesso l’unico errore grave della sua partita, lanciando un intercetto a Gary Brackett, poi Addai ha corso un po’ per mangiare tempo ma alla fine i Colts hanno dovuto ricorrere al punt e poi, a 30 secondi dalla fine, Ed Reed ha perso palla sul ritorno del punt chiudendo la partita e condannando i Ravens alla sconfitta. Che non cambia poi molto nella corsa alla division, vista la sconfitta a sorpresa dei Bengals ad Oakland ed il fatto che le due battaglie con gli Steelers sono ancora da combattere (e si inizierà proprio domenica prossima).
Indianapolis, dal canto suo, è – paradossalmente – forse la squadra imbattuta più sottovalutata nella storia della NFL. Sarà che è l’ottava volta di fila che infilano 10 vittorie in una stagione e quindi non fanno più notizia, sarà che i media trovano molto più nuovi e ‘sexy’ i New Orleans Saints, sarà che “vabbè ma con Peyton Manning sono capaci tutti” però, finchè continua così, va tutto a loro vantaggio. I Colts di oggi sono una squadra che sa benissimo come vincere perchè sanno come adattarsi: alle trasferte dure, agli intercetti di Manning, agli infortuni in difesa. Ci sono già passati, sanno come fare e, soprattutto, sanno che possono rifarlo.
Promemoria per i Colts: ricordarsi di continuare così.
È azzardato dire che l’errore di Billy Cundiff da 30 yard a metà del terzo quarto sia costato a Baltimore la partita, finita con uno scarto di soli due punti; e sarebbe anche ingeneroso, visto che il kicker appena messo sotto contratto di field goal ne ha messi 5, ed è stato l’unico Raven a segnare dei punti. La sconfitta dei Ravens contro gli imbattuti Colts (una specie di derby di Baltimore, fra il loro passato – i Baltimore Colts furono una delle franchigia più note e celebrate del passato, prima di trasferirsi nell’Indiana – e il loro presente) ha varie spiegazioni, diversi punti chiave ed un unico fattor comune: zero touchdown segnati.
Nonostante gli sforzi di Joe Flacco (23/53, 256 yards, 1 int), sempre più a suo agio come leader della squadra, le corse di Ray Rice (20 portate, 71 yards) e la partitona di Derrick Mason (9 ricezioni, 142 yards) Baltimore non è mai riuscita ad entrare in end zone. Oh, certo, la difesa ha fatto del suo meglio per limitare l’attacco dei rivali, che come noto è capace di ottenere ben altro dei 17 punti accumulati al M&T Bank Stadium; ma all’attacco in tante occasioni è mancata la zampata decisiva una volta arrivati nei pressi della red zone: i primi quattro calci di Cundiff sono arrivati dopo drives chiusi sulle 28, 26, 20 e 18 yards, e l’errore ha chiuso un drive fermatosi sulle 12. E poi è venuto l’ultimo calcio, dopo l’occasione più clamorosa e quella che probabilmente è davvero costata la partita ai ragazzi di coach Harbaugh. Ad inizio dell’ultimo periodo, dopo già 6 minuti di un ottimo drive, Flacco passa a Mason che viene spinto fuori dal campo ad 1 yard dalla end zone. Il pubblico annusa la meta. Al 1° down prova ad entrare Flacco ma non va, al secondo ci prova McGahee, ma Brackett è lì, e al terzo la palla è ancora per McGahee ma Clint Session blocca tutto con un bellissimo tackle sopra il mucchio. Ed è di nuovo Billy Cundiff a doversi assumere l’onere di segnare, portando avanti i Ravens 15-14 a 10 minuti dalla fine. Troppi anche per un Peyton Manning non all’apice.
Per il futuro Hall of Famer, infatti, la partita di domenica non è stata una delle migliori (nota bene: ha lanciato 299 yards, con 22/31, 1 TD, 2 int): è sempre apparso in controllo, e a guardarlo giocare viene quasi da innervosirsi perchè sembra tutto così facile. Però la difesa dei Ravens – che non sarà più quella degli anni d’oro ma è sempre un signor reparto – qualche grattacapo gliel’ha dato. Probabile che alla vigilia la trasferta di Baltimore fosse già stata cerchiata da coach Caldwell sul calendario come una di quella a cui stare attenti, ma certo sbrigare la pratica non è stato semplice, e c’è voluto tutto il mestiere dei Colts per venirne a capo. Reggie Wayne (7 ricezioni, 89 yards) e Pierre Garcon (6 ricezioni, 108 yards) hanno fatto egregiamente la loro parte. Dallas Clark è stato limitato ad una sola ricezione, da 3 yards, coincisa però con un numero da circo sul primo touchdown della partita – ricezione ad una sola mano ‘over the shoulder’ uscendo dal campo; è invece sbucato dal nulla Tom Santi, l’”altro” tight end, che ha catturato ben 6 passaggi, anche non facili, per 80 yards. Ed efficace è stato anche Addai (17 corse, 74 yards) autore del secondo touchdown della partita con una corsa dalle 5 yards dritto dentro ad un buco con in mezzo Ray Lewis: la finta con sui il runner dei Colts ha messo a sedere il mitico numero 52 di Baltimore per entrare in end zone è stata una delle cose migliori della partita.
La vera protagonista della gara è stata però la difesa dei Colts: massacrata dagli infortuni ha sfoderato un parestazione magistrale, non di quelle che annientano gli avversari ma di quelle che concedono qualcosa ma non troppo, pronte a stringere la presa al momento giusto: il che, come detto, si è puntualmente verificato ogni volta che i Ravens si affacciavano alla red zone dei Colts.
In tutto, insomma, una ottima prestazione di squadra: per il resto, c’è Peyton Manning. Quando ha preso palla a 10 minuti dalla fine gliene sono bastati 3 per portare Matt Stover (per chi si fosse distratto, proprio l’ex kicker dei Ravens) a distanza sufficiente per il calcio del 17-15. Poi Flacco ha commesso l’unico errore grave della sua partita, lanciando un intercetto a Gary Brackett, poi Addai ha corso un po’ per mangiare tempo ma alla fine i Colts hanno dovuto ricorrere al punt e poi, a 30 secondi dalla fine, Ed Reed ha perso palla sul ritorno del punt chiudendo la partita e condannando i Ravens alla sconfitta. Che non cambia poi molto nella corsa alla division, vista la sconfitta a sorpresa dei Bengals ad Oakland ed il fatto che le due battaglie con gli Steelers sono ancora da combattere (e si inizierà proprio domenica prossima).
Indianapolis, dal canto suo, è – paradossalmente – forse la squadra imbattuta più sottovalutata nella storia della NFL. Sarà che è l’ottava volta di fila che infilano 10 vittorie in una stagione e quindi non fanno più notizia, sarà che i media trovano molto più nuovi e ‘sexy’ i New Orleans Saints, sarà che “vabbè ma con Peyton Manning sono capaci tutti” però, finchè continua così, va tutto a loro vantaggio. I Colts di oggi sono una squadra che sa benissimo come vincere perchè sanno come adattarsi: alle trasferte dure, agli intercetti di Manning, agli infortuni in difesa. Ci sono già passati, sanno come fare e, soprattutto, sanno che possono rifarlo.
Promemoria per i Colts: ricordarsi di continuare così.