I Lions hanno vissuto un inizio di 2024 da sogno: tornati a vincere ai playoff per la prima volta dopo più di 30 anni, nel Wild Card Game contro i Rams, hanno poi sconfitto i Buccaneers al Divisional e sono andati a un passo dal primo Super Bowl nella loro storia, sconfitti in rimonta e in volata dai 49ers. La successiva offseason, di saggia gestione e con l’innesto di qualche ultima pedina importante, sembrava essere un ulteriore segnale che, per la rincorsa all’obiettivo più alto, la strada tracciata fosse quella giusta.
COME DOVEVA ANDARE…
E difatti le aspettative erano altissime. Ai blocchi di partenza, era difficile trovare una previsione della NFC North che non vedesse i Lions ampiamente in testa. Gli occhi erano tutti rivolti a cosa sarebbe successo dopo, ai playoff: la prospettiva era quella di ripetere la straordinaria cavalcata precedente e, se possibile, magari partendo da una posizione migliore data dal piazzamento negli altissimi piani della NFC, fare ancora di meglio. Per scrivere una storia che, a Detroit, nessuno ha mai vissuto prima.
… E COME È ANDATA
Tutto è proceduto secondo i piani in regular season, anzi, ben al di sopra anche delle più rosee aspettative. Dopo il delicato inizio, con la vittoria in overtime contro i Rams e la sconfitta contro i Buccaneers, Detroit ha inanellato undici vittorie consecutive. La successiva sconfitta ad altissimo punteggio contro i Bills è stato un incidente di percorso, perché le ultime tre sfide sono coincise con nuovi successi. Il 15-2 finale, il miglior record (.882) nella storia della franchigia, è servito per superare di misura la meravigliosa stagione dei Vikings e ha regalato al contempo il titolo divisionale e di Conference. Il Wild Card Game, però, ha caricato a mille i Commanders e la settimana di riposo non ha esaltato i Lions, che hanno clamorosamente perso il successivo Divisional, nell’unica partita della stagione terminata con una sconfitta con più di un possesso di scarto (31-45). Il sogno si è infranto, nell’annata in cui sembrava tutto perfetto.
COSA HA FUNZIONATO…
Per quanto visto in regular season, è quasi impossibile trovare lati negativi all’attacco dei Lions: è volato a 33.1 punti segnati a partita, di gran lunga il totale più alto in NFL e assai superiore ai 27.4 del 2023, e ha segnato la bellezza di 70 touchdown, cinque in più di Bills e Ravens. Jared Goff è stato fino all’ultimo nella lista dei nomi candidati per il titolo di Most Valuable Player: per lui 4.629 passing yard, il secondo numero più alto in NFL alle spalle di Joe Burrow (4.918), con la miglior percentuale al lancio (72.4%) tra coloro che hanno superato le 3.000 yard, oltre a 37 touchdown pass e 12 intercetti, per un rating complessivo astronomico di 111.8, tra i big inferiore solo a Lamar Jackson (119.6). La principale risorsa per Goff è stato nuovamente Amon-Ra St. Brown: nonostante la flessione rispetto alle 1.515 receiving yard della scorsa stagione, il prodotto di USC ha comunque portato 1.263 yard in 115 ricezioni su 141 target (82%) e aumentato i touchdown da 10 a 12. Un enorme contributo lo ha dato Jameson Williams, che si è preso definitivamente il ruolo da seconda voce nell’orchestra di Goff: per lui 1.001 yard in 58 ricezioni (17.3 di media), 7 touchdown e 17 giocate da almeno 20 yard. Qualche passo indietro, ma comunque rendimento altissimo per Sam LaPorta: rispetto alla stagione da rookie sono scese ricezioni, da 86 a 60, yard su ricezione, da 889 a 726, e touchdown, da 10 a 7, ma per un tight-end alla seconda stagione in NFL restano numeri importanti.
Insieme a Goff, però, il miglior giocatore – e più decisivo – nell’attacco dei Lions è stato un devastante Jahmyr Gibbs, che ha contribuito a portare il reparto al sesto posto nella Lega per rushing yard, ben 2.488, e al secondo per rushing touchdown, 29. Il tutto, nonostante i primi down su ricezione (242) siano stati quasi 100 in più di quelli su corsa (144), chiaro segnale di quale sia l’impostazione offensiva. Gibbs è esploso a quota 1.412 yard in 250 portate, per una fantascientifica media di 5.6 a giocata, a cui ha aggiunto 13 giocate da almeno 20 yard, 16 touchdown e… 0 fumble! L’annata clamorosa del runningback è stata degnamente accompagnata con il sostegno di David Montgomery, che ha aggiunto 775 rushing yard in 185 portate (4.2 di media) e non ha fatto mancare un ampio apporto di 12 touchdown. Per quanto entrambi eccezionali, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza una fenomenale offensive line a proteggere le loro avanzate. Il reparto è stato tra i migliori di tutta la NFL e quattro elementi su cinque hanno avuto un rendimento nelle primissime posizioni nei rispettivi ruoli: i tackle Taylor Decker e Penei Sewell, la guardia Kevin Zeitler e il centro Frank Ragnow. Del quinto e di pochissimi altri difetti in ambito offensivo, si parlerà più avanti.
Prima di parlare della difesa, è doveroso ricordare che, dopo appena cinque partite, il reparto ha dovuto rinunciare ad Aidan Hutchinson, tra i migliori defensive end della Lega e in grado di ammassare 7.5 sack, 7 tackle for loss e 1 FF nel pochissimo tempo a disposizione. Senza di lui, il front seven ha dovuto fare di necessità virtù e, pur non demeritando, non è stato produttivo quanto ci si attendeva. I numeri più convincenti sono quelli raccolti contro le corse avversarie, fermate a 1.672 rushing yard, il quinto numero più basso della Lega, anche se le 4.5 yard a giocata fanno scendere parecchio Detroit nella rispettiva classifica. Convincenti anche i 13 fumble forzati, benché poi siano stati 7 i recuperati. Eccezionalmente buoni, nonostante le statistiche contro il passing game avversario siano nettamente meno esaltanti, anche i totale di 16 intercetti, il quinto più alto in NFL nella scorsa stagione, e 81 pass deflected, a riprova di una difesa aggressiva e a tratti incosciente.
Tra i singoli, a dominare la scena nel front seven è stato Jack Campbell, con 131 tackle, 1.5 sack, 5 tackle for loss, 5 pass deflected e 1 FF, ma anche i vari Alex Anzalone, 7 tackle for loss e 5 pass deflected, Alim McNeill, 3.5 sack e 7 tackle for loss, DJ Reader, 3 sack e 4 tackle for loss, e, nell’ultima metà di stagione, Za’Darius Smith, 4 sack e 3 tackle for loss in città, non hanno sfigurato. Meglio di tutti loro, però, hanno fatto almeno due tra i protagonisti della secondaria. Il fenomeno assoluto è stato Kerby Joseph, salito alla ribalta tra le migliori safety della Lega: per lui 83 tackle, 12 pass deflected e addirittura 9 intercetti, riportati per 99 yard e 1 touchdown. In accoppiata, però, non è stato da meno Brian Branch, autore di 109 tackle, 1 sack, 8 tackle for loss, 16 pass deflected e 4 intercetti. Meno convincenti sono stati i cornerback, nonostante la buona stagione di Carlton Davis, con i suoi 11 pass deflected, 2 intercetti, 1 FF e 2 FR.
… E COSA NON HA FUNZIONATO
Tutto quel che ha funzionato durante la regular season, è fallito in quella sola partita persa ai playoff contro i Commanders, costata la qualificazione al Championship e, soprattutto, il sogno Super Bowl. A partire dall’attacco guidato da Goff, che ha lanciato con il 57% e, soprattutto, ha collezionato un fumble e tre intercetti, a cui si è aggiunto il quarto nell’unico lancio tentato da Jameson Williams nella partita. Lo stesso wide receiver è scomparso dai radar e ha ricevuto appena un pallone per 19 yard, mentre a tenere alta la bandiera sono stati St. Brown (8 ricezioni per 137 yard), LaPorta (6 ricezioni per 51 yard e 1 TD) e, una volta di più, Gibbs, che ha sommato 105 rushing yard e 2 touchdown in 14 portate a 6 ricezioni per 70 yard. In linea generale, quanto emerso durante la regular season ha evidenziato che i Lions hanno necessità assoluta di aggiungere una guardia all’altezza di una offensive line strepitosa. Graham Glasgow è stato l’anello debole del reparto e anche Kayode Awosika non sembra poter reggere il confronto con i compagni.
Anche la difesa Lions non ha certamente brillato nella partita contro Jayden Daniels e compagni e ha concesso 481 yard totali, 299 al lancio e 182 su corsa, e 5 touchdown, a cui è da aggiungere la pick-six di Goff riportata da Quan Martin. Altro pezzo da aggiungere al puzzle sarebbe un cornerback, considerando la stagione sottotono di Terrion Arnold, che ha concesso ben 56 ricezioni a una media di 13 yard ciascuna, pur con 10 pass deflected, ma senza intercetti. Anche chi ha giocato meno, come Amik Robertson, che ha lasciato strada a 45 ricezioni per una media di 12.7 yard, o poco, come Kindle Vildor, ha avuto un rendimento mediocre. Il tutto rientra in statistiche non eccezionali per quanto in via di miglioramento, come quella sui 21.5 punti subiti a partita, o in altre decisamente più problematiche: i Lions hanno subito un totale di 4.404 passing yard, il quinto numero più alto nella Lega, e concesso ben 11.8 yard a ricezione, il terzo totale più alto, comprensivo di 71 giocate da più di 20 yard, 14 da più di 40 e 219 primi down concessi ai quarterback avversari.
E ADESSO?
Il punto di domanda sul tassello mancante in linea offensiva resterà irrisolto fino al prossimo Draft, mentre i Lions hanno lavorato per migliorare la propria difesa già con le prime mosse di free agency. Saggiamente, Detroit non ha mosso troppe pedine sul proprio scacchiere, riuscendo per lo più a confermare i propri giocatori con nuovi contratti, ma ha inserito a roster il cornerback D.J. Reed con un triennale da 48 milioni di dollari e, tutto considerato, il profilo sembra essere un upgrade rispetto al partente Davis. Un buon Draft e l’atteso rientro di Hutchinson potrebbero essere gli ultimi dettagli da sistemare per ritentare, con immutate speranze e aspettative, la rincorsa a quello che, pur sembrando ormai soltanto una maledizione impossibile da sventare, è ancora e sempre il sogno più grande.