Uno sguardo al 2023: Chicago Bears

Uscendo da un terribile 2022 che ha visto i Bears posizionarsi all’ultimo gradino della classifica, il 2023 non poteva che migliorare. Ma nella fase di ricostruzione di Chicago il processo di crescita è stato lungo, lento e a tratti snervante. Matt Eberflus ha avuto non pochi problemi e solo grazie alla sua immensa pazienza è riuscito a spingere i Bears fuori dal tunnel.

COME DOVEVA ANDARE…

Chicago doveva quantomeno migliorare il record di 3-14 e cercare di stabilirsi nella mischia delle formazioni da metà classifica. Justin Fields, con il supporto di Luke Gesty nella gestione offensiva, era chiamato al compito di risollevare la franchigia con l’obiettivo di donargli quella credibilità ormai persa da tempi remoti.

Una squadra rimaneggiata, con poche pretese e nessuna aspettativa. Una realtà, quella dei Bears, che si scontra con la natura rivaleggiante e sempre al passo coi cambiamenti come quella di Chicago; la città che vive trascinando il suo mondo in maniera piuttosto attiva, arriva alla domenica per sedersi sugli sgabelli dei bar a tifare i mitici Bears trovandosi davanti al passivo più totale.

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Gioco, gestione, singoli e gruppo. Far funzionare tutti questi elementi arrivando da una stagione di sole 3 vittorie non era semplice, ma i Bears hanno trovato (a loro modo) il click mentale per compiere il cambio di passo.

… E COME È ANDATA

4 sconfitte nelle prime 4 giornate hanno ammazzato il morale nell’ambiente. Lo spogliatoio, privo di veterani e di una vecchia guardia con abbastanza esperienza per risolvere i problemi, è venuto meno. Punteggi in cui le avversarie di turno doppiavano Chicago sul tabellone e una situazione mediatica soffocante hanno reso impossibile la vita nel mondo Bears che, di quel passo, non era vicino all’estinzione ma quasi. * Per estinzione si intende il fatto che persino i fan più accaniti sono diventati refrattari al seguire la propria squadra.

Ma sul momento di gettare la spugna, e nel bel mezzo di un uragano di problemi, è arrivata la reazione.

Siamo convinti che l’arrivo di Montez Sweat abbia letteralmente salvato la panchina di Eberflus. Il defensive end ha donato vigore alla difesa e questa, a sua volta, ha fornito il coraggio necessario per mettere la testa fuori dalla tana.

Matt Eberflus ha sudato freddo fino a fine novembre, quando i Bears hanno avuto la meglio sui cugini del Minnesota: la vittoria per 12-10 sui Vikings nel MNF (solo loro sanno come han fatto a perdere quel match) è quella che ha alzato l’asticella rispetto al record del 2022. A seguire c’era la bye week, necessaria per rifiatare e per rimettere insieme le idee. Chicago è tornata in campo il 10 dicembre surclassando i Detroit Lions al Soldier Field col punteggio di 28-13; Lions che poi avrebbero vinto la NFC North dopo un’era.

Due vittorie di fila, una sconfitta contro Cleveland di soli 3 punti, e altre due vittorie consecutive contro Cardinals e Falcons, prima dell’immancabile delusione contro Green Bay all’ultima di campionato. Bilancio finale di 7-10 che raddoppia il record dell’anno precedente e gli aggiungie qualcosina.

Sebbene tutti gli aspetti positivi sono giunti solo nelle ultime battute di stagione, di fatto, il record 2023 è ciò che possiamo considerare un passo avanti.

COSA HA FUNZIONATO…

In termini di gioco, come al solito, poco o nulla. Per quanto riguarda la strategia societaria, invece, ha funzionato tutto a meraviglia.

Per i Bears è abitudine aggrapparsi alla difesa nei momenti di difficoltà ed anche questa volta possiamo dire che il DNA in tal senso non sia venuto meno. Nel reparto difensivo Chicago ha trovato una semi-stabilità finalizzata a riossigenare le vie respiratorie e da lì si è ripartiti. Secondaria lucida e cattiva, front seven aggressivo, bastava questo per ritrovare un pò di sicurezza in più. Certo, dopo che la forte difesa di un tempo era stata del tutto smantellata, serviva tempo.

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Per le difese avversarie, invece, la staffetta Fields-Moore è stata tosta da contenere, soprattutto grazie alle volate del ricevitore giunto da Carolina via trade poco prima del draft in cui Chicago ha scambiato il 1st pick overall e poi è scesa ancora dopo aver fatto “affari” con Philadelphia. Anche Cole Kmet ci ha messo del suo diventando un valido punto di riferimento.

Dubbi e perplessità sulle mosse di Ryan Poles hanno trovato un roseo finale quando il record dei Panthers ha concesso ai Bears di ritrovarsi al prossimo draft ancora con la prima scelta assoluta in mano. Poles aveva fiutato il vero affare in quella trade e capito che l’asso per tagliare il banco non andava ancora speso, bensì “fatto ballare”.

Ed eccoci qua: un roster che oggi ha più esperienza, che ha spazio salariale e che può decidere a chi affidare i prorpi destini prima di chiunque altro in NFL. Allo stato attuale delle cose, una prospettiva invidiabile!

C’è altro che ha funzionato, e vogliamo rimarcarlo con le dovute attenzioni: nel momento in cui la barca era praticamente affondata, il capo allenatore Matt Eberlfus ha saputo mantenere il controllo della situazione e ha lavorato in modo meraviglioso per unire uno spogliatoio distrutto e per evitare che i colpi dei media non arrivassero alla squadra in modo diretto. Un comportamento che accredita Eberflus e che gli rende onore.

… E COSA NON HA FUNZIONATO

Justin Fields si è dimostrato un super atleta e la connessione con DJ Moore è stata a tratti esaltante. Solo che il suo QB style non ha rispettato i canoni della lega: troppo poco incisivo e troppo poco determinato. In particolar modo lo 0-6 contro i Green Bay Packers è un fattore che demolisce la credibilità di Fields, per come questo record sia arrivato in questi ultimi 3 anni e per come il suo atteggiamento abbia deluso le aspettative.

Luke Gesty era sbarcato a Chicago con l’idea di manovrare Fields aiutandolo a raggiungere il next level; invece, Getsy, si è dimostrato soltanto l’ennesimo personaggio miracolato per aver avuto Aaron Rodgers al suo fianco in quel di Green Bay. Il coordinatore dell’attacco è stato una vera delusione.

Running game prevedibile e scontato quasi come ai tempi di John Fox e di Matt Nagy. Corsa centrale e mezza difesa addosso al portatore… Banale e lontano dai livelli più alti, in fin dei conti va anche sottolineato che i Bears non disponevano di un vero e proprio RB1.

Linea offensiva, penalizzata sì da qualche infortunio di troppo, ma ancora indietro nello sviluppare quel processo di alchimia necessario per competere a certe altezze.

Più in generale, valutando un record di 7-10, non sono poche le cose che non hanno funzionato. Tuttavia, essendo che le migliorie sono arrivate tutte sul finale di stagione, i segnali verso il futuro sono incoraggianti.

E ADESSO?

Adesso… allacciate le cinture che si parte!

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Le premesse per la prossima stagione sono le più belle in oltre un decade. La consapevolezza nell’ambiente sembra essere aumentata a dismisura, le addizioni più significative ad oggi sono queste:

WR Keenan Allen
RB D’Andre Swift
TE Gerald Everett
S Kevin Byard
C Coleman Shelton
DB Jonathan Owens
OL Ryan Bates
 
Chicago ha inoltre rinnovato il contratto a Jaylon Johnson. Fields non ci sarà più, abbiamo avuto modo di incontrarlo a Milano durante le sue ultime ore da Bear subito prima del traferimento a Pittsburgh (scelta un pò povera per Chicago visto il misero ritorno, ma a quanto pare il buon Giustino non aveva veramente mercato…).
 
Un tridente d’attacco con Swift, Moore e Allen, forse i Bears non lo hanno mai avuto e a questi potrebbe aggiungersi un importante ricevitore al  prossimo draft. Draft in cui i Chicago Bears disporranno della prima e della nona scelta assoluta per poter finalmente puntare in alto.
alex cavatton firma area 54
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