Qualche considerazione sulle scelte per i Playoff NCAA

Sono state decretate le quattro squadre che tra il 31 dicembre e il 9 gennaio si giocheranno il titolo nazionale ai Playoff NCAA, e sono, in ordine di ranking: Georgia, Michigan, TCU e Ohio State. Di seguito il nostro commento sulle scelte della commissione.

Guido

Gli ingredienti per il disastro erano tutti lì: la numero 3 (TCU) e la numero 4 (USC) del ranking che perdono e l’odore acre e riconoscibile dell’ennesimo favoritismo nei confronti di una conference (la SEC) e di una squadra (Alabama) che di favoritismi non avrebbero affatto bisogno.
E invece no, è stata fatta la scelta giusta premiando, con coerenza, non quello che qualcuno stava urlando (“Alabama è molto meglio di TCU! Provate a chiedere a Kirby Smart o Jim Harbaugh chi preferirebbe affrontare delle due!” Oppure: “Se fossi un tifoso neutrale preferirei vedermi Georgia vs Alabama e Ohio State vs Michigan!”) ma quello che la dozzina di partite di regular season ci ha detto. Sul campo.

In particolare, mi fa piacere vedere che il comitato sia andato oltre al ragionamento vittoria/sconfitta prendendo in considerazione anche il come sono avvenute determinate sconfitte oltre che l’intero body of work delle squadre in questione:

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  • USC dopo un primo tempo abbastanza convincente è stata spazzata via nella ripresa da Utah (47-24) che, non solo aveva già inflitto una sconfitta ai Trojans, ma è probabilmente anche l’unica squadra temibile che USC ha trovato nel suo cammino comunque positivo ma non immacolato. Come hanno perso? Malissimo e infatti sono fuori.
  • TCU, arrivata in finale della XII da imbattuta (12-0) ha perso contro una commovente Kansas State all’overtime dopo una partita tesissima in cui le squadre si sono rincorse dall’inizio alla fine. Come hanno perso? Bene, dignitosamente, contro una buona squadra e infatti sono dentro.

Ohio State è la squadra che esce vittoriosa da questa giostra di squadre e ragionamenti diversi. Appena usciti da una delle settimane più complicate nella storia recente del programma e senza nemmeno giocare, i Buckeyes accedono ai playoff come quarta grazie alla sconfitta di USC. D’altra parte erano in quinta posizione e, con i Trojans giustamente fuori, Ohio State (una sola sconfitta contro la numero 2 del ranking), e non Alabama che ne ha perse due, deve essere dentro.

Tali discussioni, che spesso sfociano nell’assurdo, diminuiranno quando entreremo nell’era dei playoff a 12 squadre (dal 2024) e questo è uno dei motivi principali per cui sono sempre stato mediamente favorevole all’espansione pur avendo ben presente quale sarà il prezzo da pagare.
Ma questa è un’altra storia.

Davide

È la prima volta in assoluto da quando esistono i playoff nel College Football che la valutazione del comitato mi trova pienamente d’accordo. Avrei messo le stesse squadre e anche nello stesso ordine. Per una volta è stata premiata la meritocrazia: le squadre nelle prime due posizioni sono quelle che hanno vinto tutte le partite, inclusi i championship game, dunque non poteva esserci altro piazzamento per Georgia (#1) e Michigan (#2). I Bulldogs poi hanno dominato per gran parte della stagione, in una conference (la SEC) che è stata veramente ostica per tutti (chiedere a LSU e Alabama per conferme), dunque la prima piazza per la squadra di Kirby Smart è super meritata.

Dove il comitato ha però finalmente riconosciuto che quello che succede sul campo è più importante del nome che i vari programmi si portano dietro è nelle posizioni successive: TCU al numero 3 e Ohio State al numero 4. Le Horned Frogs hanno dominato la Big 12 in lungo e in largo, vincendo contro 5 programmi nella top 25 e perdendo solo un combattutissimo incontro all’overtime contro un’eccellente Kansas State. Ohio State, a parità di sconfitte, ha sì perso contro Michigan (programma che ha fatto meglio di Kansas State) ma ha anche avuto il vantaggio di giocare una partita in meno. Se il comitato avesse messo Ohio State alla posizione numero 3 sarebbe stata una scelta comunque comprensibile, dato che i Buckeyes appartengono alla Big Ten, conference generalmente ritenuta più prestigiosa della Big 12. Probabilmente il committee voleva anche evitare un rematch troppo ravvicinato tra Ohio State e Michigan dopo l’incontro nella regular season. In ultima analisi però la TCU di Sonny Dykes non ha perso nessuna partita durante i tempi regolamentari, e il conference game è stato super combattuto.

USC e Alabama sono rimaste giustamente fuori: i Trojans con la seconda sconfitta stagionale (sempre contro Utah) non meritavano l’accesso. Su Alabama ci sono state tante più discussioni perché una parte dell’opinione pubblica (soprattutto quella di Tuscaloosa) ritiene che le due sconfitte siano arrivate contro programmi top (LSU e Tennessee, entrambe di misura), mentre il cammino di TCU è stato più facile. Questa affermazione non tiene conto però del fatto che TCU ha battuto tanti programmi nella top 25. Il mio parere personale è che, a prescindere, il record di vittorie/sconfitte debba essere il fattore principale per questo tipo di decisioni. Questa è una cosa accaduta raramente negli anni scorsi, ed è un cambio di rotta apprezzabile: era ora che si dessero finalmente più meriti al campo.

Fabio

Partiamo da un principio: la commissione inserisce nella griglia Playoff non le 4 squadre “migliori”, ma le 4 squadre “più meritevoli” o, almeno, questo dovrebbe essere l’intento. Anche se spesso i due concetti combaciano, ma non per bisogna stare attenti a non confonderli.

Con questa premessa, e appurato che sulla #1 Georgia – imbattuta e campione della conference più competitiva della nazione – e sulla #2 Michigan – imbattuta e campione della BigTen – ci sia davvero poco da reclamare, si deve considerare lecita la scelta di TCU come terza squadra della nazione. TCU non è più forte di Alabama, e probabilmente nemmeno di Tennessee, di Clemson, forse neanche di USC e perfino di Texas, ma uno sport in cui c’è libera competizione è giusto che premi queste bellissime eccezioni, per il bene dello sport stesso. La sconfitta nel BigXII Championship – avvenuta all’OT, contro una comunque ottima Kansas State – nulla toglie alla stagione degli Horned Frogs, che guidati da Max Duggan saranno pronti a giocarsi le loro carte contro Michigan, con l’incoscienza che li ha contraddistinti in questa stagione.

Mi sento personalmente di condividere anche la scelta di Ohio State alla #4: i Buckeyes hanno battuto la concorrenza di Alabama per rientrare nelle top4 – ringraziando Utah per la cortesia di aver eliminato USC – perché durante la stagione sono stati molto più “solidi” dei Crimson Tide: un’unica sconfitta – non bella, va detto – contro la squadra attualmente alla #2, a dispetto delle 2 di Bama, contro LSU (#17) e Tennessee (#6) e di molteplici passaggi a vuoto che avrebbero potuto portarne ulteriori agli uomini di Nick Saban (Texas A&M, Ole Miss e Texas, per esempio).
La scelta di lasciare TCU alla #3 senza farla scalare alla #4 è dettata dalla regola non scritta per la quale si cerca di evitare uno scontro intraconference in semifinale (non è mai accaduto da quando esistono i Playoff).

Considerato tutto, quindi, posso dirmi d’accordo con le scelte dei commissari.

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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