Il tributo a Sean Taylor che lascia perplessi

Domenica, prima della partita contro i Falcons, i Washington Commanders hanno presentato l’installazione in ricordo di Sean Taylor; il 27 novembre era infatti il 15° anniversario dalla sua prematura morte.

Inizialmente giravano voci che la squadra avrebbe presentato una statua dedicata al giocatore, ma nella realtà dei fatti si è trattato di una teca con all’interno un abbozzo di manichino che sorregge una divisa con la maglia numero 21.

Taylor è un uomo simbolo per gli ex Redskins; un giocatore con un grandissimo talento scomparso troppo presto per via di tragici eventi (per approfondire la sua storia vi rimandiamo al bellissimo articolo di Mauro Clementi) e per questo il suo ricordo è ancora ben vivo nella mente e nei cuori non solo dei tifosi Burgundy & Gold ma anche di tutti gli appassionati NFL. La squadra di Dan Snyder, travolta da mille polemiche negli ultimi anni, per la seconda volta presenta una iniziativa commemorativa e fallisce miseramente.

Lo scorso anno la squadra era stata investita da un violento vento di proteste per il fatto che l’esito dell’investigazione sull’ambiente tossico in cui erano obbligate a lavorare le impiegate era stato tenuto sotto silenzio grazie anche alla complicità della lega. L’unica cosa che era fuoriuscita erano una serie di email scambiate tempo prima tra Jon Gruden e l’allora presidente dei Redskins Bruce Allen ed il pubblico chiedeva che fosse reso pubblico tutto ciò che l’investigazione aveva prodotto.

Ecco che all’improvviso, dal nulla, la squadra aveva comunicato l’intenzione di ritirare quella stessa domenica il numero 21

https://twitter.com/Commanders/status/1448634752127406081

Allo stadio la squadra aveva dipinto a bordo campo un grande numero 21 in onore di Taylor, ma nessuno aveva impedito a Jackson Mahomes, stupido fratello del QB dei Chiefs Patrick, di scavalcare la catena protettiva per ballare sulla decorazione celebrativa.

A rendere l’evento ancora più assurdo, la famiglia di Taylor era stata costretta a posare per le foto con il cartello con il nome della via a lui dedicata davanti ad una fila di bagni chimici. Il nostro Eugenio Casadei aveva ricostruito tutte le gaffe della giornata nel suo articolo Sean Taylor merita rispetto!

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Quest’anno la squadra è stata travolta da altri scandali, tanto che alcuni proprietari – uno su tutti quello dei Colts – si sono esposti senza remore nel dire che è arrivato il momento che Snyder si tolga dai piedi. I proprietari dei Commanders hanno addirittura assunto degli esperti che li aiutino a valutare opzioni per cedere la squadra.

Il tributo a Taylor arrivava in una data molto importante, i 15 anni precisi dalla morte del giocatore, ed il risultato ha fatto storcere la bocca non solo per la pochezza del gesto, ma anche per gli evidenti errori nella realizzazione del “manichino”.

Taylor ha esordito a Washington nel 2004 (anno in cui aveva il numero 36) ed è poi passato al numero 21 l’anno successivo, tenendolo fino alla sua morte nel 2007. In quegli anni i Redskins, così come tutte le altre squadre NFL, indossavano divise prodotte dalla Reebok. Il manichino indossa pantaloni Reebok ma una maglia più moderna con il logo della Nike, lo sponsor tecnico che è subentrato nel 2012.

La composizione ha anche delle scarpe da calcio Adidas*, ma dalle foto di repertorio risulta che Taylor in NFL abbia indossato scarpe di marca Nike (tra l’altro praticamente sempre coperte dal nastro per stabilizzare le caviglie).

* update a fine articolo

Sean Taylor era inoltre famosissimo per il fatto che spesso attaccava alla facemask tanti pezzi di nastro, che davano al suo casco un aspetto caratteristico che lo rendeva facilmente riconoscibile. Ovviamente nel preparare il casco del manichino la squadra non ha dato alcun peso a questo importante particolare.

sean taylor facemask

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UPDATE del 28 novembre, 22:55

Grazie ad una segnalazione di Fa8i0 della chat Telegram di Huddle Magazine è stato possibile reperire alcune foto datate 2007 in cui Sean Taylor indossa effettivamente delle scarpe Adidas

UPDATE del 26 dicembre, 22:47

 

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Mako Mameli

Appassionato di football americano fin dall'infanzia, gioisce e soprattutto soffre con i suoi Raiders e aspetta pazientemente che la squadra torni a regalargli qualche soddisfazione, convinto che sarà ancora in vita quando Mark Davis solleverà il quarto Lombardi Trophy. Nel tempo libero gioca a flag football e mette in pratica gli insegnamenti di Al Davis lanciando lungo ad ogni down... peccato che abbia una percentuale di completi peggiore di quella di JaMarcus Russell.

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