Huddle’n music: l’esorcismo di Houston e il tributo al re del blues

The Comeback” o “The Choke” sono due dei tanti soprannomi per quella che ad oggi rimane la più grande rimonta nella storia dei playoff NFL. Il 3 gennaio 1993 al Rich Stadium di Buffalo gli allora Houston Oilers si fecero rimontare 32 punti dai Buffalo Bills e persero la partita 41 a 38 in overtime. Da allora, questa sconfitta epica accompagnerà gli incubi dei tifosi degli Oilers, rimasti in città fino al 1996, e quelli dei Texans, franchigia giunta a Houston come expansion team nel 2002. Questo, almeno fino alla stagione 2019, quando nel turno di Wild Card dei playoff Houston e Buffalo si incontrano di nuovo, sabato 4 gennaio 2020, all’NRG Stadium di Houston.

I Texans di Coach Bill O’Brien freschi vincitori della AFC South si presentano con un record di 10-6, guidati dal Pro Bowl QB Deshaun Watson, prodotto dell’Università di Clemson oggi purtroppo al centro di una situazione personale complessa che lo ha visto lontano dal gridiron l’intera stagione 2021 e dall’All-Pro WR DeAndre Hopkins.

I Bills di Coach McDermott, che hanno migliorato il 6-10 del 2018 chiudendo la regular season con lo stesso record dei Texans, sono arrivati secondi nella AFC East alle spalle dei Patriots. I Bills si presentano con una difesa feroce, seconda con 259 punti subiti proprio a quella di New England, con tre giocatori al Pro Bowl e guidata dal CB All Pro Tre’Davious White.

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Buffalo segna i primi 16 punti della partita, aprendo le marcature con un trick play, un TD pass del WR John Brown al suo QB Josh Allen. Due FG di Stephen Hauschka fissano il punteggio sul 13-0 all’half-time, con i Texans capaci di produrre solo 62 yard in attacco nella prima metà di gioco.

Un fumble di Hopkins dopo cinque minuti del terzo quarto regala un’ottima posizione di campo ai Bills ma un sack del DE J.J. Watt riesce a limitare l’attacco di Buffalo al terzo FG consecutivo. La prestazione difensiva sembra risvegliare l’attacco texano dal torpore, e un drive offensivo di 75 yard si chiude in nove azioni grazie a una corsa di Watson che poi riesce a trasformare positivamente da due, dimezzando il deficit e portando il parziale sul 16-8.

houston bills

Uno strip sack del LB Whitney Mercilus restituisce la palla a Houston che segna di nuovo con un FG di Fairbairn. Nel drive offensivo successivo arriva un TD pass per il RB Carlos Hyde. Hopkins riceve la trasformazione da due punti e Houston è davanti per la prima volta per 19-16.

Buffalo gioca e non trasforma un quarto down nel drive successivo, restituendo nuovamente la palla a Houston sulle proprie 39 con meno di due minuti da giocare. Ne consegue un possesso caratterizzato da pessime scelte in attacco da parte di Coach O’Brien, che invece di accontentarsi di un FG tenta il colpaccio, manca la conversione su quarto e 1 e restituisce la palla a Buffalo con 1:16 da giocare. Gli orrendi ricordi del 1993 tornano a galla mentre Allen si divora 41 yard in 11 giochi e Hauschka calcia il FG del 19 pari che manda l’incontro all’overtime.

Dopo due drive terminati con i rispettivi punt, Houston costruisce il drive della vittoria: 73 yard in 9 giochi e FG della vittoria da 28 yard. Due azioni splendide di Watson suggellano la vittoria: il lancio per il RB Duke Johnson su terzo e 18 dalle 19 di Houston concluso con un primo down ma soprattutto il fantastico scramble a evitare il tentativo di sack di ben due difensori di Buffalo con il conseguente lancio da 34 yard sul RB di riserva Taiwan Jones.

Watson è l’MVP della partita, conclusa con 20 completi su 25, 247 yard e un TD, più 55 yards di corsa e un altro TD, e la sua prestazione ha aiutato a esorcizzare, almeno in parte, il disastro sportivo di quasi trent’anni prima.

La città di Houston, che con i suoi oltre due milioni di abitanti è la più popolosa dello stato e la quarta città più popolosa della nazione è padrona di una scena musicale vasta e variegata: dalle Destiny’s Child di Beyoncè all’hip-hop indipendente di Chamillionaire, dal rap di DJ Screw all’icona country Lyle Lovett, sono tanti gli artisti indissolubilmente legati alla città famosa in tutto il mondo per lo Space Centre, il centro visitatori del complesso per l’addestramento degli astronauti e il controllo di volo della NASA reso famoso da Tom Hanks nel capolavoro cinematografico del 1995 di Ron Howard Apollo 13 con la famosa frase “Houston, we have a problem”.

Chi di voi ha avuto il coraggio e la pazienza di leggere il mio primo pezzo per Football ‘n’ Music su Jacksonville (grazie, by the way) probabilmente ha già capito che ho tenuto fuori dall’elenco degli artisti il gruppo più famoso legato alla città di Houston, che ha da sempre un posto speciale in quello spazio del cuore dedicato alla musica del sottoscritto, 51 enne cresciuto nel Midwest. Sto parlando ovviamente dei mitici ZZ Top. Formatasi a Houston nel 1969, la band si caratterizza per aver sempre mantenuto il terzetto originale composto dal cantante e chitarrista Billy Gibbons, il bassista Dusty Hill (morto nel sonno il 28 luglio 2021) e il batterista Frank Beard (nonostante il cognome, unico senza barba del trio).

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Il loro sound inimitabile, caratterizzato da largo uso di sintetizzatori, fonde radici blues e country in un genere rock unico Il trio con le barbe più famose del Texas ha venduto 50 milioni di album, ottenuto 8 successi nella Top 40 USA e vinto 3 MTV Video Music Awards, ma soprattutto, nel 2004 è entrato nella Rock and Roll Hall of Fame.

L’origine del nome è legata all’idea di realizzare un tributo al maestro di blues B.B. King. Il progetto originale prevedeva di chiamarsi Z.Z. King, ma il nome era troppo simile a quello di King. E allora, visto che all’epoca B.B. era al top del mondo blues, il gruppo optò per il nome ZZ Top.

Senza dubbio la canzone più famosa del gruppo è un’ode a un famoso bordello del Texas, celebrato anche nel classico del grande schermo The Best Little Whorehouse in Texas. La canzone, pubblicata nel 1973 come unico estratto dal terzo album in studio Tres Hombres è da allora presente in dosi massicce alla radio, negli spot televisivi e in numerosi film sul grande schermo.

Così come i cliché sono tali perché sono veri, per me i classici del rock passano spesso in onda perché sono… eccezionali!

zz top

162 kilometri separano la città di Houston dal villaggio di La Grange, villaggio di circa 4500 abitanti reso famoso dal bordello celebrato in questa canzone. E allora eccoli, dall’album Double Down Live del 2009, Billy, Dusty e Frank, alle prese con quella che la rivista Rolling Stone ha incluso nella lista delle 100 Greatest Guitar Songs of All Time alla posizione 74, appunto, La Grange. Enjoy!

 

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Francesco Porciello

Co-host di Purple Valhalla, il podcast italiano dei Minnesota Vikings e tifoso di tutte le squadre (college e pro) della terra dei 10,000 laghi. Da quasi quarant'anni a soffrire in attesa dell'anello... Skol!!!

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