Dallas umilia Washington (Washington Football Team vs Dallas Cowboys 14-56)

Nel Sunday Night di Week 16 si affrontano due rivali divisionali, i Dallas Cowboys hanno ottenuto matematicamente la vittoria della NFC East ancora prima di mettere piede in campo, guadagnandosi così una partita in casa ai playoff, mentre Washington, dopo quattro vittorie consecutive è stata battuta due volte da Dallas e una da Philadelphia, oltre ad essere falcidiata dai casi di Covid 19, matematicamente sono ancora in corsa per i playoff ma nei fatti l’impresa è alquanto improbabile.

Considerazioni

La partita probabilmente è finita prima ancora che le squadre scendessero in campo per quanto poco Washington abbia mostrato spirito combattivo dal primo all’ultimo minuto, è vero che l’ultima partita l’aveva giocata martedì (quando erano stati corsi sopra dagli Eagles per 238 yds), e che recuperavano ventuno dei ventisei giocatori in lista Covid, con tutti gli strascichi che questa malattia comporta, ma l’assenza di battito vitale vista, o non vista, per sessanta minuti, oltre a tutti i problemi collaterali che già di suo ha questa franchigia, è ciò che mi convince che questa squadra non vedrà la postseason.

A dire il vero nel primo drive dei Cowboys la difesa di Jack Del Rio che doveva fare a meno di Landon Collins e due linebacker titolari, Cole Holcomb e Jamin Davis, ha anche forzato un punt da parte dell’attacco guidato da Dak Prescott; peccato che alla prima azione dopo una settimana di stop in cui ha rivelato che il Covid gli ha fatto mancare il fiato anche facendo la biancheria, Heinicke ha lanciato profondo contro il defensive back, Trevon Diggs, che si, ha concesso il maggior numero di yard (899 yds) ma ha anche il maggior numero di intercetti (11), cui aggiunge quello gentilmente concesso da Heinicke in cui ha mostrato il suo senso per la palla derivante dal suo passato da ricevitore. Da questo momento in poi Washington rivela il suo bluff e non oppone alcuna resistenza, finendo il primo tempo sotto di 42 a 7. Nota a margine, con questo intercetto Trevon Diggs raggiunge il record di Everson Walls per maggior numero di intercetti in una stagione da parte di un giocatore dei Cowboys, con ancora due partite per stabilirne uno tutto suo.

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Dallas ha giocato una partita perfetta, ha messo in mostra tutte le sue qualità e non si è messa da sola i bastoni tra le ruote, quello che è importante fare contro un avversario nello stato mentale in cui era ieri ad Arlington il WFT. Dak è tornato ai livelli di inizio stagione quanto a qualità dei lanci, precisione, compostezza nella tasca, da cui evadeva quando necessario, concludendo con 28 completi su 39 lanci per 330 yds e 4 TD, inoltre, cosa fondamentale, ha eseguito un completo per nove giocatori diversi, a indicare la varietà di soluzioni e coralità che ha dimostrato quest’attacco.

La difesa, sempre in rapporto all’avversario, si è mostrata ancora una volta forse il reparto più temibile dei Cowboys, hanno una qualità immensa e diffusa ad ogni livello, in particolare nella linea difensiva, soprattutto ora che hanno recuperato DeMarcus Lawrence, autore di un pick six, che unito a Randy Gregory e Micah Parsons, rendono la d-line dei Cowboys un grattacapo non facile da risolvere per gli offensive coordinator avversari; tutti e tre i giocatori sopra citati sono mossi attorno alla linea di scrimmage e possono “rushare” il quarterback da qualsiasi posizione dall’esterno del tackle fino a davanti al centro. Micah Parsons ha giocato un’altra partita eccellente, Dallas ha davvero vinto la lotteria con il suo pick, forse neanche loro si aspettavano di trovare una gemma del genere, è il primo rookie da 25 anni con più di 75 tackle e 10 sack, ora si trova a 13 sack avvicinandosi al record di sack per un rookie, 14.5, fatto segnare nel 1999 da Jevon Kearse con i Tennessee Titans; indipendentemente dal fatto se riuscirà o meno a battere questo record, il premio di defensive rookie of the year sarà suo, e c’è chi, con cognizione di causa, lo mette anche tra i contendenti del premio di difensore dell’anno, sebbene questo sia un tabù per i rookie.

Dallas ha segnato in tutte le fasi di gioco, attacco, difesa e special team, saranno importanti le prossime due partite per confermare questo livello di prestazione e intensità arrivando in postseason al massimo della forma e con la squadra più in salute possibile; se il primo posto nella NFC sembra ormai cosa dei Green Bay Packers, puntare ad ottenere il miglior piazzamento possibile nella conference significherebbe anche, teoricamente, un turno di wildcard più abbordabile.

Lato Washington, come detto, dopo quello visto ieri ma anche nel corso di tutta la stagione, con un andamento alquanto altalenante e tendente maggiormente al negativo, vista anche l’involuzione della difesa, l’accesso alla postseason oltre che improbabile sarebbe immeritato. Con tutto ciò che circonda questa franchigia, tra investigazioni della NFL tenute d’occhio anche dal Congresso, cambi di nome e uno stadio fatiscente, è un miracolo che la squadra non sia implosa, raggiungendo i playoff l’anno scorso ed essendo ancora matematicamente in corsa nelle ultime due giornate di questa stagione. Merito di ciò credo vada attribuito a una e solo una persona: Ron Rivera, uomo perfetto per una situazione drammatica come quella di Washington, rispettato dai giocatori e coach, leader autentico, portatore di una cultura sana prima ancora che vincente, che ha ricevuto il potere di prendere anche decisioni scomode come quella di tagliare il quarterback preso al primo giro solo un anno prima, Dwayne Haskins. Domenica notte si sono visti segni di tensione latente quando, durante un acceso alterco sulla panchina dove sedevano i defensive linemen, Daron Payne ha puntato il dito sulla tempia di Jonathan Allen che ha scagliato un pugno, fortunatamente ha mancato il compagno altrimenti il danno sarebbe stato maggiore di quello già causato dalla visione di una scena simile tra compagni di squadra. Se intorno a lui (Ron Rivera) e la squadra si placherà la tempesta, mettendo un punto, ci si potrà finalmente concentrare del tutto solo sul roster, a partire dalla ricerca di un franchise quarterback.

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