Addio Dan Reeves

Non si apre bene l’anno per gli appassionati dell’universo NFL. L’1 gennaio 2022 è venuto a mancare nella sua casa di Atlanta a 77 anni Dan Reeves, storico capo allenatore di Denver Broncos, New York Giants e Atlanta Falcons.

Il suo nome è indissolubilmente legato all’incredibile numero di sconfitte subite, ben quattro su quatto, al Super Bowl come capo allenatore – record che condivide con Marv Levy e Bud Grant – oltre che le altre tre su cinque da giocatore o assistant coach dei Dallas Cowboys. Il più grande sconfitto di tutta la storia del Super Bowl.

Eppure Reeves è molto altro essendo uno dei soli dieci head coach della NFL ad aver vinto più di 200 match in carriera, recordman di vittorie ai playoff e di apparizioni al Super Bowl senza averne vinto uno. Con le sue nove apparizioni al Super Bowl è il terzo personaggio in classifica di presenze dopo Bill Belichick e Tom Brady. Di contraltare è anche il coach con più sconfitte in regular season in tutta la NFL al pari di Jeff Fisher che tuttavia non ha assolutamente fatto la stessa carriera del coach della Georgia. Reeves è l’unico capo allenatore insieme a Marty Schottenheimer, venuto meno lo scorso febbraio, ad aver superato le 200 vittorie in carriera senza essere stato ancora introdotto nella Hall of Fame, ma questa dovrebbe essere solo una questione di tempo. Brutto che non sia riuscito a ricevere in vita la giacca oro che avrebbe assolutamente meritato per quello fatto nella sua carriera.

Pubblicità

Dopo non essere stato draftato nel 1965 venne firmato dai Dallas Cowboys dove giocherà per otto stagioni come running back vincendo il Super Bowl VI, perdendone un altro e perdendo anche l’Ice Bowl del 1967 contro i Green Bay Packers dove lancia un touchdown pass nel match che è poi passato alla leggenda.

dan reeves cowboys

Visto come un protégé di Tom Landry che lo aveva fin da subito preso sotto la sua ala vedendo in lui delle grandissime doti da leader e lo denominava “l’uomo più competitivo che conoscesse”, non ci mise molto tempo ad imporsi come una delle stelle nascenti del coaching NFL tanto da essere chiamato nel 1981 ad allenare i Denver Broncos divenendo all’epoca il più giovane head coach di sempre. Nel giro di un paio di anni arrivò ad orchestrare lo scambio che avrebbe portato John Elway in Colorado instaurando una dinastia negli anni ‘80 che portò i Broncos a disputare ben tre Super Bowl, tutti persi. Ad inizio anni ‘90, per via del suo carattere molto burbero e forte da uomo del Sud, cacciò Mike Shanahan dal ruolo di offensive coordinator perché convinto che lui e John Elway stessero tramando alle sue spalle per fargli le scarpe. Dopo una stagione negativa nel 1992 venne sollevato dall’incarico ed il suo ruolo, dopo una stagione di transizione con il suo storico defensive coordinator Wade Phillips, fu dato proprio a Shanahan.

“Quando guidi una squadra di football dovresti essere in grado di gestire la mazza come vorresti” disse Reeves dopo la stagione da 8-8 nel 1992 con evidenti strascichi di quanto successo con Shanahan-Elway. “Avremmo potuto rinnovarlo ma saremmo stati entrambi infelici nel giro di un anno” le parole di Bowlen il giorno del licenziamento.

“Con competitività, costanza ed uno stile tutto suo, ha guidato i Broncos a tre presenze al Super Bowl, cinque titoli AFC West e sei corse ai playoff” – questo il commiato apparso sui social della franchigia del Colorado nelle scorse ore – “Reeve ha allenato i Broncos con integrità, carattere e tenacia raccogliendo un sincero apprezzamento da giocatori e allenatori”. Nonostante le vicissitudini ed il tumulto delle ultime stagioni che portarono Pat Bowlen a licenziarlo, i rapporti ed il rispetto nei suoi confronti sono rimasti immutati nella Orange Country tanto che nel 2014 è stato inserito nella Broncos Ring of Fame. Nell’universo Broncos è ricordato come uno dei più grandi capo allenatore della storia della franchigia nonostante non sia riuscito a portare il team a vincere un Super Bowl.

Dan Reeves Broncos

Lasciati i Broncos si accasa ai New York Giants con cui al primo anno segna un record di 11-5 che è ancora oggi il miglior score di un head coach al primo anno sulla sideline della franchigia della Grande Mela. I risultati degli anni successivi non sono però assolutamente al pari del passato a Denver.

Nel 1997 torna a casa, nella sua Atlanta nella sua Georgia dove è mancato questo sabato, diventando capo allenatore dei Falcons portandoli al suo secondo anno a segnare la miglior stagione di sempre per la franchigia con 14 vittorie e 2 sconfitte nonostante dovette saltare le ultime due partite di regular season per subire un intervento al cuore con quattro bypass. Nonostante questo riuscì a rientrare in tempo per disputare il Super Bowl XXXIII proprio contro i Broncos guidati da quel John Elway e Mike Shanahan che secondo lui gli avevano fatto le scarpe in Colorado. Anche qui ne usci sconfitto. La più classica delle sliding doors della vita: non è riuscito mai a vincere un Super Bowl da capo allenatore dei Denver Broncos e l’unica altra finale che gioca nella carriera la perde proprio contro la franchigia del Colorado. Con la sua carriera che sta volgendo al termine ha provato a recuperare un campione come Michael Vick senza tuttavia riuscirci con un infortunio del quarterback che di fatto pose fine alla sua esperienza ad Atlanta. Rimarrà molto vicino all’ambiente Falcons con Matt Ryan che ci ha tenuto a salutare quest’oggi quello che ritiene essere un grandissimo esempio nella sua carriera.

Insieme a Bill Parcells e Chuck Knox è stato il terzo capo allenatore capace di portare tre team diversi ai playoff. Provò poi a rientrare come offensive coordinator ma furono tutti tentativi poco convincenti ed alla fine non se ne fece più nulla.

Pubblicità

Il prossimo passo è l’introduzione del più grande “perdente” della storia del Super Bowl nell’arca della gloria, vedasi NFL Hall of Fame. Un passo dovuto per uno dei più grandi coach della storia della lega.

T.Shirt e tazze di Huddle Magazine Merchandising

Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.