AREA 54: il draft 2021 dei Chicago Bears

Agli occhi del mondo quella dei Bears 2021 era un’annata da bypassare ancor prima che questa iniziasse. La classe dei dirigenti aveva salvato la pelle contro la volontà del popolo dopo la stagione insapore che, sebbene iniziata col piede giusto, si è vista crollare addosso una struttura costruita male alla base. Un pezzo dopo l’altro molti dei mattoni che componevano il muro di Chicago sono andati in frantumi, ma il peggio è che le speranze dei tifosi stessi non trovavano alcun genere di conforto, né di fiducia, nel guardare al futuro degli orsi. Ryan Pace e Matt Nagy hanno tenuto duro nonostante, sul finale di stagione, le loro figure assomigliassero più a quelle di due zombie che provavano a mettere insieme giustificazioni inciampando ad ogni passo…

Il GM e il capo allenatore Bears hanno fatto scudo, convincendo la società che da quelle ceneri si sarebbe potuti risorgere. Il Draft 2021 non poteva che essere la sola occasione di salvezza e, con la complicità del fato, le alte cariche ministeriali della Halas Hall hanno messo insieme uno degli show più intriganti visti negli ultimi anni di iterazioni NFL. Ditemi quello che volete, ma se alla fine della stagione 2020 qualcuno vi avesse detto che Justin Fields sarebbe finito ai Chicago Bears (i quali partivano dalla posizione numero 20 al draft), chiunque si sarebbe messo a ridere!

Invece Justin Fields, QB leader di Ohio State, arriva nella Windy City con la pick numero 11 dopo che Bears e Giants hanno stretto affari sulle lancette dell’orologio. Le mie sensazioni sono infinitamente profonde riguardo a questa mossa e scrivendone in modo aperto corro il rischio di diventare prolisso. Quindi le sintetizzo elencandole di seguito:

Pubblicità
  1. Ricordo bene, molto bene, il momento in cui venne draftato Mitchell Trubisky. Ero a Chicago e gli sguardi delle persone che stavano seguendo il draft insieme a me esprimevano più dissenso delle parole che uscivano dalle loro bocche. Con Justin Fields, il feeling, è l’esatto opposto.
  2. Il prezzo pagato per salire dalla 20 alla 11 è indubbiamente quello giusto. Ciò che Chicago ha ceduto a New York è equo visto dal mero punto di vista commerciale, ma se Justin Fields dovesse rivelarsi quello che ci aspettiamo allora i Bears potrebbero aver guadagnato (almeno!) dieci volte tanto il prezzo pagato ai Giants.
  3. Inutile girarci intorno, Chicago attende un degno quarterback dal 1950, anno in cui Sid Luckman si ritirò dagli originali Monsters of the Midway. Da lì in avanti, ad eccezione di Jim McMahon che però non era l’elemento principale del team che vinse il Super Bowl XX, la franchigia dell’Illinois NON HA MAI AVUTO UN VALIDO QB.
  4. Partendo dal concetto espresso nel punto 3 e considerando i trascorsi collegiali di Fields, la scelta di buttarsi di testa sul suo nome era la sola cosa intelligente da fare nella situazione dei Bears. Inspiegabile come Fields possa essere sceso così in basso dopo esser stato valutato come top 2 per oltre metà anno nei mock di tutti gli esperti di football americano. Dunque si giungerà ad una verità incontrovertibile: o chi è passato prima di Pace non ha saputo valutare questo atleta nel modo corretto, o diversamente un terzo dei general manager NFL avrà saputo muoversi in maniera geniale evitando un tombino (per non dire un bidone).
  5. Concludo dicendo che se esistesse una giustizia divina, per quello che i tifosi Bears hanno dovuto sopportare nell’ultimo trentennio, Fields porterà un Super Bowl a Chicago nei prossimi 5 anni.

I Bears sono fiduciosi che con le proprie infrastrutture potranno plasmare il talento di questo giovane QB; allo stesso tempo la presenza di due veterani assoluti come Nick Foles e Andy Dalton all’interno della quarterback room è un elemento di vantaggio per Fields dal quale poter sviluppare e apprendere. 

La seconda serata del draft 2021 in casa Bears è un déjà vu del giovedì notte trascorso poche ore prima: Chicago sale con un trade up dalla posizione numero 52 alla 39. I Bears cedono un’altra porzione di futuro in cambio di quell’uomo di linea offensiva che sarebbe dovuto arrivare al primo round. Nella fattispecie Teven Jenkins. Molti credevano che Jenkins sarebbe dovuto essere un first rounder, che il suo nome non sarebbe mai dovuto scivolare fuori dalle discussioni dei primi trentadue atleti selezionati al draft. Si è giunti alla 39 e analizzando questo frangente possiamo dire che, sulla base delle valutazioni messe in atto lo scorso anno da Pace nei confronti di Jaylon Johnson (altro calibro da primo giro sceso al secondo), la mossa di andare All-In per il tackle da Oklahoma State è da accogliere a braccia aperte. I Chicago Bears hanno avuto per troppi anni problemi enormi nell’esprimere un solido gioco offensivo, con le difese si può ancora vincere ma nella NFL contemporanea gli attacchi pesano decisamente di più.

Quindi con le prime due selezioni al draft, i Bears colpiscono con un one-two punch da KO!

Non contenti, i vertici Bears rincarano la dose al quinto round, quello in cui Larry Borom viene scelto da Missouri. Un altro tackle offensivo che aggiunge profondità alla linea di Juan Castillo. La grande notizia della primavera, però, è che Bobby Massie e Charles Leno Jr. non faranno più parte della OLine Bears e i due innesti a rinforzo della linea che proteggerà il QB sono validissimi uomini da trincea.
Il weekend del draft si conclude con tre selezioni che arrivano tutte al sesto round e permettetemi di dirvi che se anche una sola di queste tre si dovesse rivelare buona, i miei complimenti a chi ha fatto la pesca non tarderanno ad arrivare!
Abbiamo Khalil Herbert, RB da Virginia Tech. Altra selezione offensiva per dare riposo a David Montgomery e per assicurarsi un pò di profondità nel momento in cui Tarik Cohen dovesse faticare a ritrovare la forma dopo il tremendo infortunio subito nel 2020. Scelta doppiamente sensata, quella di Herbert, perchè il ragazzo ha esperienza anche come ritornatore e visto l’addio di Cordarelle Patterson (il quale oggi ha da rimuginare sui suoi saluti), Khalil potrebbe adempire a diversi compiti in base all’occorrenza.
Dazz Newsome, WR da North Carolina.
Anche in questo caso si tenta di coprire una need legata all’attacco. Il fatto che questo giocatore arrivi da North Carolina ci spaventa solo perchè nessuno a Chicago ha più voglia di connettere il football a questa accademia! Superstizioni insensate da tifosi da bar, ma tutto sommato è quello che siamo…
Infine a Chicago serviva un cornerback per sostituire e rimpiazzare l’assenza di Kyle Fuller. Arriva dunque Thomas Graham Jr. da Oregon sul tiro della sirena e se dovessi sperare che solo una delle tre scelte nel sesto round sia buona, vorrei che fosse questa.

Oggi i tifosi Bears hanno ritrovato il loro entusiasmo perchè in fin dei conti sappiamo con certezza che un progetto, quantomeno, c’è! Resteranno da valutare tutto un insieme di quesiti ai quali solo il campo potrà rispondere ma il nostro punto di partenza è più che positivo.

In qualità di rappresentate italiano della Bears Nation predico pazienza a chi salta sulla sedia. Il mondo Bears troppo spesso si è illuso per dei fuochi di paglia che non hanno avuto gloria se non per qualche sporadico fine settimana; non montiamoci la testa perchè la strada è lunga e tortuosa. Ciò non significa che non dobbiate sognare o pensare in grande, il mio consiglio è di farlo ma senza sbilanciarsi, né tantomeno farsi prendere dall’ira o dalla foga a seconda dei risultati. Serve tempo, ancora una volta. Ma forse questa volta varrà davvero la pena di aspettare.

#BearDown

alex cavatton firma area 54

Pubblicità
Merchandising Merchandising

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.