Huddle Mailbag, risposte alle vostre domande #11

Vi diamo il benvenuto a questo nuovo appuntamento di Huddle Mailbag, la rubrica bisettimanale in cui rispondiamo alle vostre domande di qualsiasi natura legate al mondo dello sferoide prolato. Ringraziando i nostri lettori per le domande pervenute, come nell’appuntamento precedente in coda all’articolo troverete i metodi per contattarci e porgerci le vostre domande!

Massimiliano ci chiede:

Buongiorno, secondo voi che stagione potranno fare i Giants?

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Dalla redazione risponde Eugenio

Ciao Massimiliano. La tua domanda è davvero molto complicata perché fare una sorta di pronostico a questo punto della stagione è davvero complicato. Non sappiamo come si muoveranno in questi giorni di tagli e rinnovi, non abbiamo idea di cose entrerà in free agency ne tantomeno quello che succederà nel draft e sono tutti eventi che possono davvero cambiare le sorti di una stagione. Se devo andare a sensazione, ti dico che prevedo una stagione buona ma non buonissima. La division quest’anno sarà più complicata con Washington e Cowboys che secondo me si riprenderanno e ai Giants c’è un grandissimo punto di domanda che si chiama Daniel Jones che a me personalmente ha convinto pochissimo. Grandissima fiducia invece su una difesa che già la scorsa stagione si è rivelata arcigna e mi aspetto una riconferma. Importantissimo sarà il recupero di Shaquon Barkley. I presupposti per fare bene ci sono, qualche problematica evidente pure.

Cristian ci chiede:

Quale è il trio più forte tra Brady-Gronkowski-Edelman e Mahomes-Kelce-Hill?

Dalla redazione risponde Giorgio

L’associazione quarterback, wide receiver e tight end come ricetta per un attacco vincente ha preso sempre più piede nell’ultimo decennio, proprio grazie a due dei Tight End più devastanti della NFL come Gronkowski e Kelce, ma non dimentichiamo altri terzetti interessanti del recente passato come Brees-Graham-Colston nel 2013 o Romo-Witten-Bryant nel 2011. Andando ancora un po’ indietro con la memoria non posso non citare Elway-Shannon Sharpe-Rod Smith o Montana-Jones-Rice.
Bisogna però considerare che in passato il tight end aveva il compito principale di bloccatore e solo a partire da Tony Gonzalez è diventato a tutti gli effetti un ricevitore aggiunto.
Sicuramente in passato il trio per eccellenza era quello formato da QB-RB-WR, a dimostrazione di quanto la NFL sia diventata una lega incentrata sul gioco di passaggio.
Fatta questa debita premessa i terzetti da te citati sono davvero di livello stellare e molto lo devono sicuramente ai loro quarterback che molto probabilmente tra una ventina di anni ricorderemo come due trai migliori di tutti i tempi.
Paradossalmente gli anelli deboli, se deboli si possono definire parlando di campioni di questo calibro, sono i wide receivers, perché pur essendo grandissimi giocatori, non si possono inserire trai migliori della storia della NFL nel loro ruolo.
Guardando i terzetti in questione nel loro complesso non sono in grado di proclamarne uno migliore dell’altro, ma mi sento di differenziarli, definendo Brady-Gronk-Edelman il trio più tattico, mentre Mahomes-Kelce-Hill quello più talentuoso.
I giocatori dei Patriots in questione sono andati oltre ai loro limiti fisici che li hanno fatti scegliere rispettivamente al 6°-2°-7°giro al draft, dimostrando poi nella loro carriera professionistica quanto il loro quoziente intellettivo prolato sia stato fondamentale per i successi conseguiti.
Il trio dei Chiefs è stato scelto al 1°-3°-5° giro in uscita dal college, a riprova delle maggiori aspettative nei loro confronti, riuscendo a trovare un’alchimia letale per i difensori fatta di colpi di genio e numeri che difficilmente si possono vedere in altre franchigie.
Chissà quante altre sfaccettature si potrebbero analizzare in merito a questi giocatori, ma sarebbero tutte parziali se non si considerasse anche le squadre in cui hanno militato e gli allenatori che hanno avuto, perché, essendo un gioco di squadra, tre giocatori da soli possono fare grandi cose, ma solo una squadra tutta insieme può vincere.

Luca ci chiede:

Seguo questa disciplina da pochi anni e vorrei farvi una domanda in merito al campionato italiano di prima divisione. Perché, visto il numero ridotto di team, non vengono effettuate partite di andata e ritorno nella regular season?  Con 7 team iscritti sarebbero 12 partite in tutto, più se consideriamo i play off per i primi 4 team, altre 2 partite.

Dalla redazione risponde Massimo

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Ciao Luca,
la composizione dei calendari delle tre divisioni della FIDAF è molto simile ad un puzzle da 20mila pezzi, per la cui risoluzione ognuno dei pezzi deve combaciare con quelli che ha intorno.
In un mondo ideale sarebbe come dici tu, ed in passato lo era (negli anni ’90 la regular season da 12 partite era la norma).
Quello che, ad oggi, non permette di avere regular season più corpose è l’esiguo numero di arbitri disponibili, che spesso devono sobbarcarsi doppie se non triple partite a weekend per coprire le esigenze delle tre divisioni. C’è un limite massimo di partite che possono essere giocate per ogni weekend, oltre il quale non ci sarebbero abbastanza ufficiali di gara per arbitrarle. Va da sè, quindi, che bisogna mediare le esigenze di tutte e tre le divisioni nazionali spalmando le gare sui tre/quattro mesi di durata della regular season.
Quest’anno, poi, a causa della pandemia in corso, i campionati inizieranno un mese, se non due più tardi rispetto al solito, mentre le finali verranno traslate di sole due settimane, per cui i calendari sono ancora più compressi del solito. La Seconda Divisione, ad esempio, passerà dalle otto partite di regular season a sei, ed il CIF9 da sei a quattro.
FIDAF e CIA (il comitato arbitri) hanno da tempo intrapreso una campagna di reclutamento per formare nuovi ufficiali di gara, ma è un progetto di cui vedremo i benefici a lungo termine.

Cristian ci chiede:

La NFL è così lontana anni luce per i giocatori europei nei ruoli importanti?

Dalla redazione risponde Dario

Caro Cristian, la risposta breve è sì!
Cerco di spiegarti bene. Innanzitutto, con “ruoli importanti” parliamo di QB, skill player e uomini di linea offensiva e difensive.
Un lavoro da quarterback NFL è per un europeo inavvicinabile. Ogni anno giocano 32 titolari in NFL, la maggior parte può contare su una carriera lunga che arriva anche a 20 anni. Essendo un lavoro così elitario, anche per uno statunitense è pressoché impossibile farlo. Inoltre considera altri due fattori: le conoscenze e la preparazione.
Per quanto riguarda il primo, un QB che arriva a giocare tra i professionisti è sotto la luce dei riflettori da almeno 4 o 5 anni. Liceo, università, processo del draft. Un ragazzo europeo non può essere esaminato a un simile livello. Altrettanto per quanto riguarda la preparazione: il quarterback deve essere adattabile a qualsiasi squadra e giocando in Europa non ha le stesse opportunità di approfondire il discorso tecnico-tattico.
Gli skill player americani non sono paragonabili a un atleta europeo. Sono più forti, più veloci, più resistenti. Te ne puoi accorgere (quando potremo farlo) se verrai a vedere una partita di football in Italia. L’americano in campo lo riconosci lontano un miglio. L’educazione fisica ha una portata impressionante negli Stati Uniti, sin dalla più tenera età. La popolarità del football poi aggiunge tutta la tecnica di cui questi ragazzi hanno bisogno per provare ad entrare in NFL. Qui ci sono però delle piccole possibilità; i campionati europei semi-professionistici come la German Football League partoriscono dei buonissimi atleti. Inevitabile però che quando vanno in America le differenze permangono. Non sarei qui così categorico come per i QB, ma le possibilità sono poche.
Per gli uomini di linea, offensiva e difensiva, qualche spiraglio in più si apre ulteriormente. Ma non pensare che la preparazione di un giocatore liceo-università-pro ricevuta negli States sia meno importante per questi specialisti.
Aggiungiamo un altro elemento alla situazione: il football richiede sacrificio e gli infortuni sono all’ordine del giorno. Serve una struttura, che negli Stati Uniti c’è nelle scuole, che abbia le caratteristiche adatte a supportare la pratica di questo sport. In Europa questo supporto manca. Negli stati del nord perché non è uno sport popolare come calcio, atletica, canottaggio nel Regno Unito o come il basket e la pallavolo. Negli stati del sud come il nostro, perché lo sport in generale non è proprio valorizzato.
Una percentuale minuscola di ragazzi americani giocherà uno snap in NFL. E loro hanno le migliori condizioni per riuscirci. Per chi è nato al di qua dell’Atlantico, invece, la percentuale è quasi inesistente.

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Quiz bisettimanale in aggiunta all’articolo di Huddle Mailbag. La risposta migliore sarà pubblicata nella prossima uscita.
Non abbiamo ricevuto alcuna risponda alla domanda di settimana prossima e quindi la riproponiamo::

“Noi oggi conosciamo i Broncos per la loro caratteristica colorazione arancione abbinata al bianco ed al blu, ma quali erano originariamente i tre colori della franchigia di Denver?”
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Per contattarci e porci le vostre domande potete contattarci all’e-mail apposita mailbag@huddle.org e per i membri del gruppo Telegram tramite #mailbag
Le migliori domande riceveranno risposta approfondita e ricercata nella nostra prossima uscita!

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Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

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