Number 1: Ja’Marr Chase

L’offseason dei Bengals è stata contraddistinta dalla divisione dei tifosi tra il Team Sewell, di cui sono comunque un fervente sostenitore, e il Team Chase, di cui riconosco un talento smisurato. Week 6 ha finalmente accontentato tutti, abbiamo infatti avuto la conferma che, con la scelta numero 5, Cincinnati ha trovato un bloccatore fenomenale e non si chiama Penei Sewell ma Ja’Marr Chase.

Nel terzo quarto della partita contro i Detroit Lions, a 10:49 dalla fine, sulle 40 yard della squadra di casa, con un 4&1 da giocare, Burrow ha effettuato un passaggio corto sulla destra per Joe MIxon che ha spiazzato la difesa andando a correre verso il touchdown.

L’unico ostacolo che si frapponeva tra il running back e l’end zone era la safety Will Harris, ma l’arrivo a tutta velocità di Chase, con un blocco che ha spazzato letteralmente via il difensore, ha permesso a Mixon di segnare indisturbato 6 punti.

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Dopo essersi messi insieme a festeggiare in end zone, Joe Mixon ha iniziato a correre gridando che il merito del touchdown era solo di Chase e ha ribadito il concetto nella conferenza stampa del dopo partita esaltando il blocco del compagno.

Nessuno ha mai nutrito alcun dubbio che, scegliendo Ja’Marr Chase, Cincinnati avesse preso il ricevitore più talentuoso del draft e un potenziale WR1 per il prossimo decennio, in grado di non far rimpiangere A.J.Green. Taylor auspicava, con un giocatore con quelle caratteristiche, di poter ”allungare il campo”, sfruttando le giocate sul profondo che tanto erano mancate a Burrow nel suo anno da rookie  e riuscendo in questo modo anche ad allentare la pressione sulla non impeccabile offensive line.

Anche nei giorni più duri del training camp, quando i drop del rookie erano all’ordine del giorno, chi conosceva il suo valore sapeva che, presto o tardi, avremmo riconosciuto quanto potesse fare la differenza anche a livello professionistico. Alcuni sprazzi si erano comunque intravisti già questa estate, quando il duo Burrow-Chase ha messo a segno in allenamento giocate che ricordavano i big play che li avevano portati al titolo collegiale e che lasciavano presagire una presenza quasi fissa negli highlight settimanali della NFL.

Fin dalla prima di campionato il nuovo ricevitore dei Bengals ha dimostrato di essere il numero 1 non solo come maglia ma anche in campo: 553 yard e 5 touchdown in 6 partite; 7 ricezioni con almeno 30 yard in volo per 327 yard e 4 touchdown; titolo di miglior rookie del mese di settembre e candidato favorito al titolo di rookie dell’anno. Numeri da capogiro, ma se mi chiedete quale sia stata la giocata che più ho apprezzato di questo splendido giocatore vi risponderò senza esitare quella senza palla in mano: il blocco di domenica sera per Joe Mixon.

Come gli ha detto Burrow dopo quella giocata: “Non molti tra i migliori ricevitori della lega lo avrebbero fatto”, rischiando magari di farsi male alle loro preziosissime mani; invece è stato proprio quel blocco che ha mostrato l’essenza dei Bengals di questa stagione: assenza di egoismo e volontà di fare quello che serve per vincere le partite, senza voler essere i protagonisti a tutti i costi. Quando vedi un giocatore offensivo, scelto al primo giro, che “si sporca le mani” con un’azione come quella, capisci quanto impegno ci stia mettendo e sei sicuro che i suoi compagni non potranno fare altro che seguire il suo esempio.

La mia preoccupazione dopo il draft non riguardava il suo talento come giocatore, ma la possibile spavalderia ed egoismo di chi aveva dichiarato che il suo obiettivo ai Bengals era quello di battere tutti i record personali della franchigia; insomma non proprio il massimo traguardo auspicabile per uno sport di squadra. Certo c’erano le garanzie di Joe Burrow sulle qualità di Chase come uomo spogliatoio, ma vederlo posare con la cintura di rookie of the week, facendo vedere il bicipite come un pugile, non mi tranquillizzava molto.

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Quel blocco invece ha cambiato tutte le mie prospettive su di lui; nell’analisi su chi ci servisse di più tra Chase o Sewell, mi sono sempre fossilizzato sul pesare il valore dei rispettivi giocatori, la need della squadra e il loro ruolo in prospettiva futura, ma all’equazione ho dimenticato di aggiungere un parametro fondamentale: quanto uno o l’altro potessero essere un leader nello spogliatoio.

Adesso non ho dubbi, con Ja’Marr Chase abbiamo scelto non solo un campione e il complemento ideale per Joe Burrow, al punto che la maggior parte delle loro giocate non sono frutto del nostro playbook ma dell’alchimia straordinaria che si è creata a LSU tra i due, ma un vero e proprio leader con l’atteggiamento giusto per aiutare la franchigia a sviluppare una mentalità vincente che da troppi anni manca a Cincinnati.

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Giorgio Prunotto

Appassionato da 30 anni di football americano e dei Cincinnati Bengals, stregato dal design del loro casco, dalle magie di Boomer Esiason e dalla Ickey Shuffle.

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