La Serra di Huddle: l’attacco sta tradendo i Baltimore Ravens

Il 2020 dei Baltimore Ravens è stato parecchio complicato. La stagione 2019 aveva portato 14 vittorie e un premio di MVP a Lamar Jackson, oltre che la convinzione crescente di poter essere una credibile candidata al titolo. La sconfitta al divisional round contro i Titans è stata una brutta botta da cui, all’apparenza, la squadra di John Harbaugh non si è più ripresa.

Gli arrivi di Calais Campbell in estate e di Yannick Ngakoue hanno certificato le ambizioni della franchigia, soprattutto in questi anni in cui Jackson è ancora nel contratto da rookie. Eppure, se la difesa non ha perso un passo, lo stesso non si può dire dell’attacco, che sta zavorrando la squadra, rischiando di tenerla fuori dai playoff. Come si è arrivati a questo punto?

FATTORI ESTERNI 

Che Jackson potesse regredire un minimo rispetto alla scorsa, eccellente annata era tutto sommato pronosticabile. Il passo indietro compiuto dall’ex Louisville, però, è notevole, e i fattori sono svariati.

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L’atteggiamento delle difese avversarie ha un grosso peso, perché pian piano stanno capendo come contenere quello che l’anno scorso è stato uno dei migliori attacchi NFL ed ora sembra totalmente fuori sincro (20esimo in yards per play, 5.5 e quartultimo in big plays, 15, lo stesso numero dei Jets). Quest’anno, chi si trova ad affrontare Baltimore sa di poterne mettere in difficoltà l’attacco giocando ampie dosi di difesa a uomo, contro cui LJ ha grossi problemi: di quaranta QB, Jackson è ultimissimo in yards per attempt, 5, contro questo tipo di difesa.

L’atteggiamento dell’ex MVP è apparso finora molto più tentennante, soprattutto quando non usa la play action per mettere in movimento se stesso e la difesa; l’attacco dei Ravens ha inspiegabilmente abbandonato questa soluzione, benchè l’anno scorso sia stata la seconda squadra per frequenza di utilizzo: 169 passaggi tentati dopo play action – secondo dato di Lega – 62 in questa stagione, in cui solo quattro squadre ne hanno tentati di meno.

Dopo un primo tempo più che grigio contro gli Indianapolis Colts, Jackson e l’attacco hanno rialzato la testa trovando il ritmo in questo modo, facendo muovere la difesa e attaccandola sfruttando i difensori attirati verso la linea di scrimmage (LOS per brevità) dalla finta di corsa.

Discorso diverso, invece, per la RPO, la run pass option, di cui i Ravens sono tra i principali fruitori anche in questa stagione: sono 78 le corse tentate via RPO, primo dato, e 48 i passaggi, terzo. Quello che è cambiato da un anno all’altro è l’efficacia delle corse tramite RPO; l’anno scorso sono state oltre 1100 le yard guadagnate in questa situazione, mentre finora, in più di metà stagione, nemmeno 500. Questo perché le difese si sono adattate sempre di più allo stile di gioco dei Ravens, tanto da arrivare a prevedere le loro mosse, neutralizzandole o limitandole. Le altre squadre sanno di dover tenere un difensore – in genere un linebacker o una safety nei pressi della LOS per evitare che Jackson scappi in campo aperto. Oppure hanno imparato ad essere sempre più disciplinati nei cosiddetti scrape exchange, quando il defensive end reagisce ad una finta di corsa crashando sul running back mentre il linebacker sullo stesso lato si getta sul QB per impedire un guadagno cospicuo nel caso sia lui a tenere il pallone.

Questi due esempi sono tratti dalla partita contro gli Steelers, dove TJ Watt ha svolto prettamente il ruolo di “Lamar stopper” ogni volta che si paventasse una zone read e ci fosse un possibile QB keeper; nel primo caso si disinteressa completamente del running back, a cui pensa la linea difensiva. Nel secondo, invece, è talmente reattivo dal giocare sia contro il running back sia contro Jackson, che finisce poi per tenere il pallone.

Nella prima clip vediamo un altro esempio di zone read difesa alla perfezione, con Justin Houston, il defensive end di sinistra, che gioca contro la corsa in maniera prudente tanto da rimanere di fronte a Lamar una volta che quello mantiene il possesso del pallone: Jackson tergiversa sperando di trovare spazio, ma facilita solo il lavoro della difesa che lo ferma per un guadagno minimo.

Nella clip seguente, invece, Jackson gioca una bootleg contro Tennesse che è disposta a uomo. Il SAM (strongside) linebacker, numero 54 si occupa di seguire il running back nella flat, mentre il numero 55, Jayon Brown, prende in carico Jackson qualora decida di andare in scramble: Brown è reattivo a chiudere gli spazi, costringendo LJ a buttare via il pallone.

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Ora che gli avversari stanno prendendo le misure al suo reparto, Greg Roman è palesemente a corto di idee per renderlo meno prevedibile e facilitare il lavoro al proprio quarterback.

FATTORI INTERNI 

Se è vero che il coaching staff non sta agevolando il lavoro dei propri giocatori, è anche vero che il personale sta mostrando tutti i propri limiti, vuoi per specifica costruzione del roster o per infortuni/positività al covid.

Per quanto riguarda le armi nel passing game, la stagione in corso ci ha dato un’informazione molto chiara: i Ravens non hanno armi sufficienti per rispondere al meglio contro le difese a uomo. In altre parole, i ricevitori di Baltimore non sono sufficientemente bravi a vincere gli uno contro uno.

Il ricevitore più efficiente dei Ravens continua a non essere un ricevitore di ruolo, e si tratta di Mark Andrews, il ricevitore più costante tra quelli a disposizione di Jackson. Andrews non è un matchup nightmare, però, uno di quelli che non fa dormire alla notte i defensive coordinator; rimane un ottimo tight end che dà il meglio di sé contro la zona e quando viene inserito in situazioni da cui può trarre vantaggio. Allo stesso modo, viene tenuto in sufficiente considerazione dalle difese per sfruttarlo come specchietto per le allodole, come in questo caso:

I Patriots sono in cover 3, una difesa molto vulnerabile contro le seam, le tracce verticali corse all’interno dei numeri. Andrews, il ricevitore più interno sul lato forte, corre proprio quella traccia per attirare l’attenzione della safety alta; il difensore dei Patriots lo segue a sufficienza per liberare lo spazio sul profondo dove si va ad inserire Snead, partito come slot receiver.

La vera delusione della stagione, però, è il mancato salto in avanti fatto da Marquise Brown, autore di una stagione da rookie molto promettente ma finora non ripetuta. Brown è una vera e propria deep threat grazie alla sua velocità, ma anche qui il coaching staff dei Ravens non gli sta facilitando di molto il lavoro, soprattutto contro difese ben allenate come quella dei Patriots – che lo ha costantemente raddoppiato con una safety sul profondo – o anche quella dei Titans, che lo ha tenuto a zero ricezioni. Un buon modo per sfruttare la velocità di Brown in campo aperto potrebbe essere quello di fargli correre slant e crossing route in generale; tuttavia, abbiamo detto della crescente volontà delle difese avversarie di usare una difesa a uomo contro Baltimore, cosa che rende queste tracce molto più difficili da correre: si tratta di costringere il ricevitore a vincere un duello individuale, una parte del gioco in cui l’ex ricevitore di Oklahoma è ancora carente.

Tuttavia, la sua pericolosità sul profondo può essere sfruttata, come nel caso di cui sopra, per mettere paura alle difese e costringere loro a fare delle scelte:

Il touchdown di Andrews contro i Titans si sviluppa tramite sail concept, reso possibile dalla post route di Brown che attira su di sé il cornerback (e la safety) mentre Andrews si inserisce nello spazio lasciato libero dallo stesso cornerback.

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Va detto che la stagione di Brown è influenzata da un altro tipo di regressione, quella di Lamar Jackson sui palloni lunghi, come si nota bene confrontando la CHART dello scorso e anno e quella relativa al 2020.

Un altro aspetto fondamentale, forse quello che meglio aiuta a comprendere i perché dello zoppicante attacco dei Ravens è il gioco della linea offensiva, che da un anno all’altro si è trovata a perdere la guardia Marshal Yanda, ritiratasi, e il left Ronnie Stanley, per infortunio, cioè i suoi due uomini migliori. A livello di yard corse di media, i Ravens rimangono al top della NFL con 4.9, comunque un passo indietro piuttosto consistente rispetto alle 5.6 dello scorso anno, dovuto principalmente al calo di rendimento di Mark Ingram – il cui ruolo nell’attacco si sta riducendo sempre più – e quello di Lamar Jackson per i motivi di cui sopra.

Al contrario, sta pagando la scelta di uno dei migliori running back della scorsa classe, J.K. Dobbins, nonostante venga impiegato meno di quanto dovrebbe: le sue 5,3 yard per portata sono il terzo miglior dato tra i running back, ma l’ex Ohio State ha portato il pallone solo 72 volte finora, per via della concorrenza nel backfield con Gus Edwards, lo stesso Lamar Jackson e, in parte, Ingram.

I Baltimore Ravens sono tutt’altro che un attacco perfetto, ma quello che sta rendendo la loro stagione più complicata del previsto è il modo in cui il coaching staff sta gestendo le risorse a disposizione. La stagione non è ancora finita, ma la china che la squadra sta prendendo non depone a suo favore. E il tempo per approfittare del rookie contract di Lamar Jackson non è eterno.

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3 Commenti

  1. Se jackson fosse una scommessa sbagliata meglio imbastire una trade. Un qb da tasca .. certo si dovrebbe rivoluzionare tutto l attacco ma cosi credo nn si vada lontano
    Vorrei un tuo parere

  2. Ciao Gianluca! Guarda, io credo che Lamar sia un passatore più che competente; come ho scritto, lui ha le sue colpe, ma nè il coaching staff nè i suoi compagni gli stanno dando una mano. Anche solo usare maggiormente la play action lo aiuterebbe a mettersi in ritmo. Prima di pensare a cambiare QB, Baltimore ha altri problemi da risolvere, e credo che anche loro lo sappiano.

  3. Personalmente sono d’accordo con Gianluca, credo che Lamar come passatore abbia dei limiti.
    In ogni caso penso che sia stato un errore cedere Hayden Hurst, con lui i Ravens avevano un’identitá offensiva piú in linea con le caratteristiche di Lamar.
    Ho la sensazione che la grande occasione sia sfumata agli ultimi playoff, al prossimo draft ai Ravens converrebbe pensare a un piano b.

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