La partita dell’anno (Baltimore Ravens vs Cleveland Browns 47-42)
La partita più spettacolare della stagione 2020 finisce 47-42 per i Baltimore Ravens.
Il punteggio da college football apre al dilemma: sono gli attacchi delle due corazzate che rappresentano la AFC North nel Monday Night Football ad essere troppo forti, o sono le difese dei rispettivi team ad essere troppo scarse? Con la risposta più sensata si direbbe la prima (probabilmente quella più veritiera), ma il nodo si potrebbe sciogliere morbido rispondendo nessuna delle due. Semplicemente è la NFL contemporanea ad indirizzare le partite verso questo trend che richiama giochi iperbolici ed eccessi offensivi ove consentito dalle possibilità.
Poco importa dell’evoluzione del football americano rispetto ai canoni del passato, il primetime game è più avvincente che mai e lo spettacolo supera il prezzo del biglietto.
Rivalità appassionante, cuore, muscoli. Anche quel tocco di spregiudicatezza che fa sognare il pubblico e regala emozioni che riscaldano la gelida notte di Cleveland da 0°C. Il football del Midwest torna ai vecchi splendori.
Browns e Ravens hanno gli occhi fissati sull’obiettivo della post-season e non intendono mollare l’osso per nessuna ragione. Lo scontro sul campo è titanico. Baker Mayfield trova fin da subito ritmo e precisione: 343 yard lanciate e 2 touchdown però, non bastano a mascherare l’errore di quel malavventurato intercetto che finisce nelle mani di Tyus Bowser, il quale agguanta il passaggio di Bakerone e lo riporta alle soglie della meta. La giocata difensiva cambia parzialmente le sorti dell’incontro rivitalizzando una difesa Ravens molle e lenta, quasi irriconoscibile, che non riesce ad impensierire Mayfield e nemmeno a mettergli le mani addosso.
Il gioco sulle corse e l’aggressività di Kevin Stefanski riescono ad intimorire Don “Wink” Martindale, uno che in Ohio c’è nato e mangia pane e football dal 1963. Nick Chubb usa le spalle e con 82 yard entra in end-zone per ben due volte; il collega di reparto, Kareem Hunt, usa le mani ricevendo ben 77 yard con una meta alle quali si aggiungono le 33 su corsa e un’altra marcatura. Hunt è tornato ad essere quell’imprendibile dual-threat running back dei tempi d’oro in maglia Chiefs.
Ma dall’altra parte c’è chi con le corse ha trovato i migliori risultati nella vita sportiva. Sebbene la sua partenza sia lenta per via del diesel che ci mette un pò di tempo prima di scaldare il motore, Lamar Jackson prende sempre più padronanza del campo e lo conquista con 122 yard su corsa e 2 TD. Ah, il QB Ravens lancia anche un 11/17 con 163 Yds e 1 TD. Per lui zero intercetti e 4 sack subiti. Sulle corse di Baltimore, i Browns non ci capiscono niente: il QB semina il panico tra i difensori spaesati, mentre il backfield segna 3 touchdown che portano la firma di J.K. Dobbins (1) e Gus Edwards (2).
La difesa dei Browns aveva nelle mani le chiavi della partita. Certo, difficile contenere lo straripante Miller e le sue strategie istintive, ma forse con un pò di concentrazione in più (quella famosa che è mancata anche nei 4 minuti finali contro i Titans), si potrebbe raccontare un’altra storia…
Cleveland si ritrova ancora sconfitta contro i rivali divisionali e non riesce a sfatare quel destino che li vuole a tutti i costi tenere ancorati alle avversità. La vittoria sui Tennessee Titans è stata galvanizzante, ha fatto sentire la Dawg Pound forte quanto basta. Ma il salto di qualità era dietro l’angolo e i Browns sono caduti nel buco arrivando corti per un pelo. Così è del tutto legittimo non considerare questa squadra una valida pretendente al trono, perchè le vittorie che dovrebbero far decollare Baker Mayfield non arrivano con costanza. La striscia era positiva e la sconfitta di lunedì notte non cambia il valore di questa squadra; semplicemente la rilega poco sopra al livello di mediocrità che però, ai playoffs, non lascia speranze. Mettiamola così, i Cleveland Browns hanno vinto tutte le partite che dovevano vincere per riscattarsi degli anni brutali che hanno perseguitato i destini di questo football team per troppo tempo, ma con tutta la qualità a disposizione viene rabbia nel vedere che purtroppo manca sempre qualcosa. Dinamiche che sono assolutamente consentite all’interno dello sviluppo di un processo nel football, però… resta sempre quel maledetto però.
A partita iniziata, durante le prime fasi ho pensato che i Baltimore Ravens avessero perso gran parte del loro smalto, ho pensato che si fossero persi per strada quel tocco di classe lucido e brillante che li contraddistingue come un abito rosso Chanel indossato da una bella donna. Magari per i problemi legati al Covid e ai continui rinvii delle partite, o connessi al fatto che la squadra non si sia potuta allenare a dovere per preparare la sfida. Ma poi, a conti fatti, il campo ha smentito le mie valutazioni, forse troppo affrettate, e l’essenza di questa squadra è emersa alta e luminosa come se quella stessa donna di cui parlavamo fosse entrata in mezzo alla sala da ballo e, muovendo i capelli sciolti, ha lasciato tutti a bocca aperta inebriando i presenti (e quelli che ne sentiranno parlare). Quella “donna” in realtà veste la numero 8 bianco e viola dei Ravens, e con il suo stile è capace di catturare le attenzioni della pista diventando l’oggetto del desiderio più forte.
In fin dei conti, chi non la vorrebbe una donna così nel suo team?
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