Profondo Roster: Indianapolis Colts
Questa stagione è piena di nuove rubriche su Huddle Magazine. Ultima arrivata è Profondo Roster nella quale settimanalmente analizzeremo il roster di una squadra cercando di andare più in profondità possibile per provare a cogliere le sfumature e i “movimenti” interni nel corso della stagione.
Per tredici anni, dal 1998 al 2010, gli Indianapolis Colts sono stati il regno incontrastato di Payton Manning. Poi, nel 2012, è subentrato, come nuovo quarterback, Andrew Luck ed i tifosi in blu e banco hanno sperato che la tradizione sarebbe continuata anche con lui per molte stagioni a venire, ma così non è stato, visto che dopo appena 7 annate, di cui però solo 6 giocate sul campo, l’ex Stanford ha dovuto appendere il paraspalle al chiodo.
Dopo l’addio di Luck, l’head coach al secondo anno Frank Reich si è dovuto reinventare l’attacco e nel 2019 ha orientato il reparto maggiormente sul running game. Quando però nell’estate 2020 si è presentata l’occasione di mettere sotto contratto l’espertissimo regista Philip Rivers, il GM dei Colts Ballard non ci ha pensato due volte ad ingaggiare l’ex Chargers, con l’idea che fosse il complemento ideale per il gioco sulla terra, ma le cose finora non sono andate proprio come sperato.
OFFENSE
Grazie all’apporto del runner Marlon Mack e di una linea di attacco davvero solida, a partire dalla fortissima guardia Quenton Nelson, nel 2019 l’attacco sulla terra dei Colts è risultato il settimo della NFL e questa impostazione come “run first offense”, cioè come attacco basato soprattutto sulla corsa, è proseguita naturalmente anche in questo 2020. Però nel campionato in corso la sfortuna ci ha messo lo zampino, perché la stagione di Mack è durata appena due quarti, causa la rottura del tendine di Achille della gamba destra, e la linea offensiva sta fornendo una serie di prestazioni non negative, ma certamente non all’altezza del grande potenziale a disposizione.
Sulla carta anche senza Mack, le armi al running game dei Colts non mancano, a partire dal rookie Jonathan Taylor, che in 5 partite ha corso 77 volte per 307 yard alla buona media di 4 yard a portata, per finire con Jordan Wilkins e Nyheim Hines. Questi ultimi due però sono fermi ad appena 3,4 e 3,1 yard per portata e anche lo stesso Taylor non ha ancora quell’amalgama con la linea offensiva che invece c’era con Mack e la pazienza di attendere che i blocchi si sviluppino.
Purtroppo però il passing game non è stato finora in grado di sopperire alla flessione di rendimento del gioco sulla terra, nonostante l’arrivo di Rivers. Il regista nativo di Decatur in Alabama ha ancora una buona potenza nonostante sia sulla soglia dei 40 anni e lanci con tecnica opinabile, ed è un gran combattente, ma non ha perso la tendenza a farsi intercettare ed il fatto di non essere particolarmente mobile certo non aiuta.
In più anche qui il destino non è stato benevolo: il promettente receiver Parris Campbell è andato ko per un problema al ginocchio nel secondo turno contro Minnesota e starà fuori per un po’, mentre il rookie Michael Pittman, scelto al secondo giro ad aprile, ha subito un pericoloso infortunio al polpaccio che ha reso necessaria una operazione chirurgica e starà fuori almeno fino a metà campionato. Il leading receiver è il veterano del gruppo, quel T. Y. Hilton che dopo 5 stagioni fra il 2013 ed il 2018 da oltre le mille yard, nel 2019 ha vissuto una annata decisamente tribolata a livello fisico e in questo 2020 sta faticando a ritrovare la forma, anche se la recente gara persa contro Cleveland è stata sicuramente la sua migliore. Senza Campbell e Pittman, opposto a Hilton sta giocando Zach Pascal, alla terza stagione ormai di NFL, ricevitore che però nei primi due anni non è stato in grado di ritagliarsi con continuità un ruolo significativo, mentre il gruppo è completato da altri due giocatori che pure non sono riusciti ad avere un impatto importante come Marcus Johnson e Ashton Dulin, con quest’ultimo che in 18 partite disputate ha all’attivo appena 4 ricezioni.
Per il funzionamento del gioco aereo, è così diventato importante l’apporto dei runner, con Hines che è ricevitore temibile fuori dal backfield e che ha già portato a casa 18 ricezioni, cui va aggiunta la dozzina di catch fornita da Taylor. Sulla carta anche il trio di tight end dovrebbe contribuire in modo sostanzioso, potendo contare su Trey Burton, che a Chicago nel 2016 ha totalizzato 54 ricezioni, Jack Doyle, che dal 2015 al 2019 ha messo assieme più di 200 palle catturate, e Mo Alie-Cox, atleta dalle doti fisiche spaventose, ma Burton, è stato limitato a due sole gare da un problema al polpaccio, Doyle è finora poco più di un fantasma e Alie-Cox è stato decisamente discontinuo.
La linea offensiva è uno dei punti di forza del team di Reich e finora sta giocando abbastanza bene… ma il problema è proprio qui: abbastanza per il quintetto allenato da coach Chris Strausser non è sufficiente. Il centro Ryan Kelly e la guardia di sinistra Quenton Nelson, bloccatore terrificante sulla corsa, sono i due più continui fin qui, mentre l’altra guardia Glowinski ha fatto bene sulla corsa, decisamente meno sul passaggio.
I due tackle sono, a destra Braden Smith, e a sinistra Anthony Castonzo, reduce da un 2019 super, che però nella stagione corrente sta facendo un gran lavoro sul passaggio ma sta faticando nell’aprire varchi per i suoi running back. La sua assenza domenica contro Cleveland si è fatta però sentire in maniera pesantissima con l’end dei Browns Garrett e compagni che hanno messo sotto grandissima pressione Rivers per tutto il match, con il tackle Clark che ha sicuramente fatto rimpiangere il titolare.
DEFENSE
Se l’attacco dei Colts non riesce trovare una sua dimensione, lo stesso non si può dire di una difesa che dopo 5 partite è la prima per yard concesse e la seconda per punti subiti. Vero, Indianapolis è stata favorita da un trio di partite contro attacchi non certo devastanti, ma il reparto di coach Eberflus ha fin qui fatto vedere ottime cose. Anche nella sconfitta dell’ultimo turno a Cleveland, con il record di punti subiti in un solo match, 32, dopo un primo tempo decisamente sotto tono, la difesa biancoblù ha chiuso la saracinesca e anche un attacco finora in grande spolvero come quello dei Browns ha faticato parecchio.
Il tutto tra l’altro senza il fenomenale Darius Leonard, middle linebacker e cuore del reparto, che ha disputato fin qui una grande stagione sia contro la corsa sia in copertura, dove ha concesso 8 completi sui 12 passaggi lanciati ai ricevitori da lui coperti, ma per sole 59 yard.
Domenica scorsa, i suoi colleghi Anthony Walker e Bobby Okereke non sono stati certo da meno, intercettando Mayfield una volta a testa e limitando a 3,6 yard a portata un cliente temibile come Kareem Hunt. Un fondamentale in cui i tre linebacker non eccellono è la pass rush, ma in quel settore la difesa dei Colts ha un giocatore solido come Denico Autry ed un autentico fuoriclasse come Justin Houston. Autry, arrivato nel 2018 dai Raiders, è partito fortissimo con due sack contro Jacksonville, poi le polveri si sono un po’ bagnate ma sono comunque arrivati 7 hurries.
Il trentunenne Houston, dopo 8 anni passati a Kansas City, ha continuato a terrorizzare i quarterback della NFL anche in maglia Colts, ed in questo 2020 è già a quota 4 sack e 2 hit, il tutto disimpegnandosi alla grande anche contro la corsa. Della rotazione degli end fanno parte anche un Ben Banogu finora un po’ in ombra e l’interessante Al-Quadin Muhammad che sta disputando la miglior stagione della sua carriera ed è a quota 1 sack, 3 hit e 7 hurries pur essendo in campo meno dei due titolari.
In mezzo alla linea a quattro dei Colts gioca il più azzeccato acquisto del 2020 e probabilmente l’mvp del reparto finora, vale a dire DeForest Buckner, prelevato dai 49ers, che si sta confermando non solo una forza contro la corsa ma anche un temibile pass rusher con 2 sack, 7 hit sui registi avversari e 9 hurries, cui vanno aggiunti due passaggi deviati. Al suo fianco gioca Grover Stewart, 150 chili di uomo, che dopo una partenza di stagione un attimo lenta, con la sua stazza sta causando grandi problemi alle linee avversarie sulla corsa ed è una delle conferme in positivo della stagione dei Colts. Tyquan Lewis e il nuovo arrivo dai Saints, Taylor Stallworth sono le riserve degli interior linemen e soprattutto quest’ultimo è una valida alternativa ai titolari nel rushing game.
In copertura Indianapolis è una squadra che gioca soprattutto a zona, ma se nelle prime due stagioni lo schema base preferito da Eberflus era una cover due, cioè con le due safety a coprire sul profondo, quest’anno le cose si sono evolute verso una sorta di cover 3 simile a quella utilizzata da Seattle, con una safety da sola lontano dalla line of scrimmage aiutata però spesso dai due cornerback che seguono a uomo i receiver se vanno sul profondo. E il migliore fra i cornerback finora è Xavier Rhodes che dopo cinque anni decisamente buoni a Minnesota ha vissuto un 2018 ed un 2019 piuttosto deludenti e sembrava ormai un giocatore sul viale del tramonto, ma invece grazie agli schemi a zona dei Colts ha visto la sua carriera riprendere quota.
Opposto a Rhodes gioca Rock Ya-Sin che ha saltato per infortunio un paio di partite ma è rientrato contro Chicago mentre le due gare in cui Ya-Sin era assente le ha giocate da titolare T.J.Carrie. Entrambi hanno disputato fin qui una stagione a corrente alternata anche se Ya-Sin ha sicuramente più talento rispetto al compagno. Lo slot receiver è Kenny Moore che ha faticato a sorpresa contro i Jets mentre se l’è cavata egregiamente contro attacchi più temibili come Cleveland o Jacksonville. Moore ha però il poco invidiabile record dei placcaggi mancati all’interno del team.
La strong safety è Khari Willis, che spesso gioca vicino alla linea di scrimmage ed è atleta più portato ad aiutare sul running game, mentre la free safety è il rookie Julian Blackmon, preso a sorpresa al terzo giro dai Colts quando molto scout lo davano scelto almeno un round successivo, che invece sta disputando un’ottima stagione.
Un’altra bella sorpresa per i Colts è il kicker rookie Rodrigo Blankenship, snobbato nei draft da tutte e 32 le squadre nonostante una carriera stellare a Georgia e poi messo sotto contratto da Indianapolis. Blankenship indossa sotto il casco dei vistosissimi occhiali da nerd, come lui stesso si definisce, con una montatura nera spessa simile a quelle in voga negli anni ’50 e ’60, ma oltre ad avere una personalità originale, ha dimostrato finora di essere anche un ottimo kicker, con il 100% di realizzazione degli extra point ed un ottimo 15 su 17 sui field goal (una curiosità: Blankenship ha chiuso la carriera con i Bulldogs con un record imbattibile: 200 su 200 nelle trasformazioni di touchdown).
LA SORPRESA
Stavolta sarebbe forse meglio dire le sorprese. Due dei quattro defensive back titolari nella difesa n°1 sul pass, sono Xavier Rhodes e Julian Blackmon: il primo era dato praticamente per finito a Minnesota, il secondo era giudicato da molti scout un prospetto interessante ma più per un ruolo come riserva. In entrambi i casi giudizi affrettati…
LA DELUSIONE
Per carità dopo 16 anni passati nello stesso team è comprensibile che un atleta faccia un attimo di fatica a calarsi in una nuova realtà, e gli infortuni ai receiver non hanno certamente aiutato, ma i 5 intercetti subiti, il non essere riuscito a realizzare in una partita più di un td pass e la prova decisamente deludente nelle due partite contro buone difese come Chicago e Cleveland, fanno di del quarterback Philip Rivers il miglior candidato per questo scomodo titolo.