Uno sguardo al 2019: Cleveland Browns

A stagione conclusa, vi proponiamo la review del 2019 delle trentadue squadre NFL. Oggi è il turno dei Cleveland Browns.

COME DOVEVA ANDARE…

In modo diverso, per una sola volta doveva andare in modo diverso. Invece l’emoji in casa Browns resta, per l’ennesimo anno, quello della faccina imbronciata.

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A Cleveland sembrava si potesse puntare in alto arrivando da un finale 2018 col trend positivo: il team dell’Ohio aveva messo preventivamente nero su bianco l’aggiunta di Kareem Hunt per 1 anno pur non sapendo quando la sospensione dell’ex stella di Kansas City sarebbe stata lunga. Nei piani di Kitchens, il running back scaricato dal team di Andy Reid avrebbe dovuto ricaricare il serbatoio dei Browns verso metà stagione per aiutare il team a raggiungere una post season attesa come la pioggia nel deserto;  era il 5 gennaio del 2003, quel giorno i Browns giocarono l’ultima partita di playoffs del loro recente passato. In panchina sedeva coach Butch Davis, e i 62.595 spettatori del Heinz Stadium guardarono il loro team sbriciolarsi sul più bello contro i rivali di Pittsburgh, quelli più odiati, che misero a tabellino un ultimo quarto da 22-9 valido per la rimonta vittoriosa, finale da 36-33 col touchdown di Chris Fuamatu-Ma’afala a 54 secondi dalla fine. Cleveland era in vantaggio 24-7, e da quel momento le porte dell’inferno si aprirono alla Dawg Pound che ancora oggi si trova a scendere nel più profondo dei suoi gironi: nemmeno l’eccezione del record 10-6 nel 2007 bastò a rivedere la luce della post-season, ed il tormento Dantesco prosegue inesorabile…

Così saltiamo avanti al 13 marzo 2019, quando il front office Browns mette in scena una blockbuster trade coi New York Giants per garantirsi i servizi di Odell Beckham Jr., arrivato a Cleveland in cambio del 17° pick assoluto al draft 2019 (Dexter Lawrence), più il 3rd rounder della stessa iterazione (Oshane Ximines) e Jabrill Peppers. Lo scambio fa sognare i tifosi, fiduciosi del talento del la stella in ricezione e confidenti nel braccio di un QB come Mayfield sul quale puntare alto non sembra eresia. La difesa di Steve Wilks ha carattere e qualità e ci sono tutte le carte in regola per scendere in campo e contendersi la division con i Ravens.

… E COME E’ ANDATA

Le 6 sconfitte nelle prime 8 giornate spiegano tutto.

Già dall’esordio contro i Titans si comprende che la nave imbarca acqua in diversi punti e l’entusiasmo incontenibile del kick-off si trasforma in un’ondata di fischi e disapprovazione del pubblico amico che lascia lo stadio deserto mentre la gara è ancora in corso. Cleveland sprofonda nell’imbarazzo, Mayfield è irriconoscibile, OBJ gira la faccia dall’altra parte infischiandosene e la difesa non rischia il collo per sostenere un attacco inguardabile. Ma il mese di settembre non è così negativo, perchè se Titans e Rams vincono in casa dei Browns, il team di Bakerone espugna il campo dei Jets e quello ancor più difficile dei Ravens lasciando percepire l’inizio stagione come una semplice fase di assestamento. Ottobre però, porta con sè un calendario proibitivo: Niners e Saehawks battono i Browns, e nemmeno il Bye week inverte la tendenza perchè alla ripresa Patriots e Broncos infieriscono senza pietà.  Queste 4 sconfitte consecutive piegano le gambe, e le economie dei Browns affondano prima del tempo nonostante l’illusoria ripresa di novembre. Finirà 6-10 ed il terzo posto nella AFC North è tra i più tristi degli ultimi anni perchè i margini per competere c’erano tutti.

COSA HA FUNZIONATO…

Nick Chubb. Il running game è la sola risposta alle pesanti defezioni di Mayfield, e Chubb, al suo secondo anno, cresce in maniera esponenziale: 1.772 yard di scrimmage con 8 TD! Numeri favolosi quelli del nativo di Cedartown, GA, che pareggia il conto personale dei touchdown nel 2018, ma esplode per 600 yard in più combinate tra corsa e ricezione; 3 fumble sono tanti, uno dei quali ha mandato il team in ginocchio, ma Chubb ha avuto più pressione del previsto sulle spalle e con le sue performance ha fatto sembrare Kareem Hunt superfluo. Purtroppo Chubb non ha ricevuto il supporto adeguato dai suoi compagni, ad eccezione del sempre affilato Jarvis Landry che con 1.174 yard e 6 TD ha messo in ombra totale Odell Beckham. 

In difesa Joe Schobert ha giocato una grande annata: per lui 4 intercetti, 2 fumble forzati e 1 recuperato, 2 sack e 133 tackle combined 89 dei quali solo. Il linebacker ha sfiorato la selezione Pro Bowl.

Non c’è altro a mio avviso.

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… E COSA NON HA FUNZIONATO

La lista dei cattivi rischia di sforare dagli spazi concessi, ma andiamo con ordine: l’implosione di Baker Mayfield è dura da digerire, i segnali che il QB aveva dato nel 2018 erano incoraggianti, solo che chiudere una stagione con 22 touchdown e 21 intercetti è disarmante. Anche il veterano OC Todd Monken ha le sue responsabilità in questo.

Il Mayfield visto nel 2019 mi ha spesso ricordato un giocatore che negli ultimi anni ho considerato l’anti-fooball per eccellenza, Jay Cutler, e non mi son risparmiato nel paragonare Baker all’ex catastrofe della Windy City. Il suo atteggiamento è stato da perdente, e le oltre 3.800 yard non significano nulla. Mayfield è il simbolo del fallimento perchè su di lui si era puntato tutto e quando una prima scelta assoluta buca in questo modo, non ci sono giustificazioni!

Proseguo chiamando in causa Myles Garrett, il secondo responsabile del disastro. Se a Mayfield addossiamo le colpe dell’attacco, a Garrett non risparmiamo quelle della difesa, ma più che per quello visto sul campo, dove il DE ha registrato buoni numeri personali (ricordiamo i 10 sack), con lui non si può far altro che usare il bastone per via della rissa contro gli Steelers perchè un campione di quel calibro e rappresentante della franchigia di Cleveland (che se pur travagliata resta una delle più importanti nella storia del football americano) NON PUO’ COMPORTARSI IN QUEL MODO. Garrett ha agito d’istinto come un animale commettendo un gesto lontano dal senso dello sport nel tentativo di colpire Mason Rudolph addirittura col casco, e con tale azione ha danneggiato l’etica di questo sport e ancora di più la sua squadra lasciandola a piedi nel momento più difficile. La ricerca della redenzione personale passerà attraverso il 2020, ma sulla sua testa pendono pesanti dubbi a questo punto.

Un’altro che con la testa non c’è stato è proprio è il neo arrivato OBJ, per Beckham si oltre 1K yard, ma l’atteggiamento in campo è superficiale e svogliato, poco coinvolto e apparentemente disinteressato. Una superstar del gioco come lui non può permettersi il lusso di passeggiare in campo a raccogliere margherite, specie nel Midwest dove il football è fatto di fango e sangue. Se i riflettori di New York si illuminano oltremisura per una catch, quelli dell’Ohio, senza le ammaccature sui gomiti non si accendono nemmeno. Le prime donne qui hanno vita breve perchè questo è il suolo americano dove il football si indottrina a fede, e per chi non si lacera l’anima per amore del gioco non vi è riconoscenza. Peso morto.

Il secondo anno di Beckham ai Browns ha davanti parecchi punti interrogativi, ma il potere mediatico del suo nome sembra destinato ad affievolirsi.

Concludiamo facendo una considerazione sul coach Freddie Kitchens, per il quale la redazione di Huddle Magazine aveva già espresso poca fiducia in una puntata di “Scusate il disturbo” di inizio ottobrequando l’esperienza dell’allenatore in questione venne da noi giudicata inadeguata per poter gestire un manipolo di talenti difficili da amalgamare nell’alchimia del gioco e che durante la stagione hanno agito principalmente come cani sciolti. Un head coach NFL deve essere spietato, sempre, al fine di evitare una stagione disgraziata come quella dei Browns 2019.

E ADESSO?

Altro giro, altra corsa.

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L’intera panchina dei Browns ha sentito il collo dello stivale colpire dal basso, e Kitchens, Monken e Wilks hanno preso il foglio di via. Arriva alla guida della sideline Kevin Stefanski, il quale dopo aver lavorato come assistente di ogni genere ai Vikings negli ultimi 14 anni prende il timone della barca per la prima volta in carriera. Personalmente trovo la scelta al quanto discutibile dal momento che se con l’inesperienza di Kitchens abbiamo visto i risultati raggiunti, con quella del 37enne Stefanski non mi aspetto miglioramenti di nessun genere. Ma resto pronto a chiedere scusa.

Per il supporto nella gestione dell’attacco ci sarà invece Alex Van Pelt, ex coach di Aaron Rodgers ai Packers, e qui un pò più di esperienza c’è; Van Pelt potrà certamente aiutare le dinamiche di lavoro di Mayfield nel tentativo di rimetterlo in carreggiata.

Per il ruolo di defensive coordinator invece, ecco Joe Woods, uno degli allenatori che ha forgiato la difesa campione del Super Bowl (50) a Denver. Coach navigato e coetaneo dell’altro coordinator in panchina, avrà la responsabilità di far tornare Garrett sotto i riflettori per qualcosa di positivo.

I Browns cercheranno un presumibilmente un cornerback per rinforzare la difesa, ma la priorità al draft va alla linea di attacco per aiutare Mayfield: col 10° pick assoluto la scelta di uno alla Jedrick Williams (OT da Alabama), sembrerebbe molto sensata dal momento che Greg Robinson non ispiri più molta fiducia nel ruolo di left tackle.

Da Atlanta è arrivato il TE Austin Hooper, gran bel giocatore che però è stato strapagato, ma di certo puntare sul tight end per muovere la catena non è una scelta sbagliata.

I Browns 2020 dovranno lavorare molto per ritrovare spirito, fiducia e serenità. Senza questi elementi non si va da nessuna parte.

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Alex Cavatton

@AlexCavatton sport addicted dal 1986. Amministratore di Chicago Bears Italia. Penna di Huddle Magazine dal 2018. Fondatore di 108 baseball su Cutting Edge Radio. Autore dei progetti editoriali: Chicago Sunday, Winners Out, RaptorsMania, Siamo di Sesto San Giovanni, Prima dello snap. Disponibili su Amazon

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