Un quarterback italiano nella NFL

Per tutti quelli come noi, che seguono il football americano dal belpaese, la NFL rappresenta una galassia distante anni luce da qui: bellissima, ma irraggiungibile ai più.

In qualità di spettatore, qualcuno di noi riesce ad assistere ad una partita durante un viaggio negli Stati Uniti oppure accaparrandosi un qualche ambitissimo biglietto dell’NFL International Series, ovvero, quelle partite di regular season giocate in paesi ritenuti strategici per la promozione della lega al di fuori degli US.

Tuttavia, il sogno più profondo di ciascuno di noi: quello di calcare i campi della NFL e giocare al fianco delle divinità di questo sport, rimarrà qualcosa di estremamente difficile da realizzare.

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Per renderci conto di quanto questo sogno sia folle, anche per un ragazzo americano, basti pensare che la NFL stima che solamente l’1,6% di tutti i giocatori dei campionati collegiali giocherà come professionista dopo il college. Figuriamoci, quindi, di quanto si possa ridurre questa percentuale per chi è cresciuto in Italia e, ancor prima che in NFL, debba guadagnarsi l’accesso ad un programma di football di un college americano.

Io non ho mai giocato a football in NCAA! A dire il vero, non ho mai nemmeno giocato a football per una squadra in Italia! Eppure, la passione per questo sport mi ha spesso fatto immaginare di esser dentro l’azione, di guidare un’offense durante un drive decisivo, di leggere la defense avversaria e cambiare la giocata un attimo prima dello snap. Nelle tante sere, spesso notti, in cui ho guardato partite NFL, mi sono chiesto cosa si provasse ad esser in campo in quel momento, a dover conquistare yard mentre il tempo scorre e a provare a mantenere la concentrazione, quando non farsi prendere dall’agitazione era difficile persino per me che in campo non ero. Finché un giorno, qualcosa è cambiato e tutto il mio sognare e immaginare si è trasformato in qualcosa di tangibile, di reale, e ho iniziato a giocare come quarterback per la NFL.

Ma facciamo un passo indietro, così che io possa raccontarvi meglio. Dovete sapere che sono sempre stato attratto dalla tecnologia e, fin da bambino, questa ha rappresentato uno sfogo alla mia curiosità. Tanto che, tutt’oggi mi interesso alle novità in campo tecnologico di cui il nostro tempo è ricco e, ove possibile, mi piace provarle in prima persona.

Probabilmente, la combinazione di questi miei interessi, il football americano e la tecnologia, ha fatto in modo che un giorno mi apparve in sogno Lamar Jackson; o meglio, non in sogno, ma tra i video consigliati su YouTube in base alla mia ricerca pregressa.

Nel sogno, ehm video, il fenomenale quarterback dei Baltimore Ravens mi presentava la nascita di NFL Pro Era, ovvero, la prima esperienza in virtual reality, fruibile tramite Quest 2, marchiata NFL. Nella quale è possibile vestire i panni di un quarterback e giocare per una franchigia NFL, nei veri stadi della lega e al fianco delle leggende di questo sport. Ancora una volta, come spesso accaduto nella storia, la tecnologia si era dimostrata uno strumento tramite il quale poter realizzare ciò che prima si era solo immaginato.

Fu così che ebbe inizio il mio viaggio di primo quarterback italiano in NFL.

Al momento di scegliere la squadra in cui giocare, ovviamente, non potei fare a meno di optare per la mia squadra preferita: i San Francisco 49ers. Con i quali ora ho iniziato i training camp e con cui, perdonatemi lo spoiler, giocherò da starter la prossima stagione.

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In esclusiva per Huddle Magazine, seguiremo tutte le partite della stagione in cui giocherò da rookie, contemporaneamente alla stagione dei 49ers, e potremo confrontare, di settimana in settimana, come sarebbe cambiato l’esito delle partite se Coach Shanahan avesse deciso di aprire la cosiddetta sliding door, ovvero scegliere di schierare come quarterback, uno sconosciuto ragazzo italiano.

Quindi, mettiamoci l’anima in pace amici tifosi; perché, se solitamente si suol dire che “tra i due litiganti, il terzo gode”, questa volta, tra Purdy e Lance (ormai lontano dalla Bay Area), non sarà nemmeno Darnold a godere.

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Dennis Giraldo

Con i piedi a Milano e lo sguardo costantemente al di là dell'oceano. Appassionato di football americano e faithful to the bay. Seguitemi su Twitter (ehm.. volevo dire X) per altri contenuti footballistici

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5 Commenti

  1. Congratulazioni a Dennis per la collaborazione intrapresa e complimenti per l’articolo che denota la passione per questo sport del giornalista. Good luck. Buoma stagione.

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