Il racconto delle due semifinali NCAA

Dopo il resoconto dei 37 Bowl (prima parteseconda parte) disputati dal 21 dicembre al 6 gennaio ecco il racconto delle due semifinali NCAA che hanno promosso LSU e Clemson alla finale nazionale del 13 gennaio.

LSU vs Oklahoma

E’ stato sufficiente un tempo a Joe Burrow e ai suoi LSU Tigers per chiudere la pratica Sooners e raggiungere così la tanto agognata finale per il titolo nazionale. La squadra del Bayou ha ancora una volta dimostrato di possedere qualcosa di speciale giustificando gli orpelli e la buona stampa ricevuti da inizio stagione ad ora. Un’altra vittoria e saranno campioni.

Nella sua prima partita da vincitore del trofeo Heisman, Joe Burrow ha lanciato 7 touchdown per 493 yard utili per schiantare Oklahoma con un roboante 63-28. Se 7 vi sembrano tanti (e lo sono), sarei curioso di vedere le vostre facce quando leggerete che tutti i 7 sono avvenuti nei primi due quarti di gioco: una prova che finisce dritta negli “all time classic” del College Football. A condire la prestazione “aerea”, l’uomo del destino, si è tolto lo sfizio anche di un touchdown su corsa nel terzo quarto portando ad un totale di 8 le sue segnature.

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Nel drive di apertura e solo con tre chiamate offensive, LSU apre le marcature con un passaggio da 19 yard nelle mani di Justin Jefferson: in meno di tre minuti i Tigers arrivano in endzone.

La reazione di Oklahoma c’è ma dura poco: Jalen Hurts, un altro finalista Heisman, pesca CeeDee Lamb per 51 yard e il running back Kennedy Brooks segna il touchdown del pareggio con una corsa da 3 yard. Per coloro che speravano in una partita combattuta comincia la delusione, perché da qui in avanti il dominio di LSU è assoluto. La potente “Spread offense” dei Tigers produce altri tre touchdown, tutti a firma della premiata ditta Burrow-to-Jefferson: passaggio da 35 yard per il TD numero 2, 42 yard per il numero 3 e, infine, il quarto da 30 yard. Tutti prima della metà del secondo quarto.

Nell’abbuffata di LSU c’è spazio per tutti e Burrow, come un metronomo, pesca le sue armi offensive con una facilità disarmante: oltre ai 4 del già citato Jefferson, Terrace Marshall Jr per due volte e il Tight End Thaddeus Moss, figlio dell’Hall of Famer Randy, che rende fiero il padre con una giocata da 62 yard e touchdown. Poco altro da aggiungere.

Finale di carriera collegiale amaro per Jalen Hurts, il quale è stato spinto dalla difesa di LSU a fare ciò che gli riesce meno bene: restare nella tasca e fare affidamento solo sui lanci. Nonostante un paio di touchdown su corsa, il dato delle yard guadagnate è un’efficace fotografia della sua partita: solo 43.

Takeaway

  1. Top 3 più che Top 4. La stagione ci aveva detto che fra le prime tre squadre e le pretendenti al quarto posto, valevole comunque per un viaggio alle semifinali, il divario era sostanzioso. E così è stato.
  2. Ancora l’attacco di LSU. Ad aumentare il valore della prestazione offensiva di LSU, c’è il fatto che questa è avvenuta con il running back titolare, Edwards-Helarie, a (meno) di mezzo servizio. Un pezzo importante che verrà recuperato per la finale.
  3. L’allergia di Oklahoma. Quarta semifinale e quarta sconfitta per i Sooners che, sommate alle tre sconfitte nell’era del BCS (2003,2004,2008), fanno sette possibilità di vincere il titolo sprecate in 16 anni. Una cifra enorme per il College Football.

Clemson vs Ohio State

Trovandosi di fronte il primo vero avversario in circa tre mesi, Clemson ed il suo fenomenale quarterback hanno dovuto dare fondo a tutte le energie ed al proverbiale “Cuore dei campioni” per avere ragione dei Buckeyes guidati dal rookie head coach Ryan Day.

Ohio State comincia fortissimo con un 16-0 che, dopo la debacle dei Sooners avvenuta poche ore prima, fa pensare ad un’altra semifinale poco combattuta. Ma la Clemson di Dabo Swinney è una squadra di altra pasta e la risposta che arriva è forte ed immediata. Non senza recriminazioni per i Buckeyes: con Clemson ancora a secco di marcature nel secondo quarto, il cornerback Shaun Wade viene espulso per targeting in seguito ad un contatto “helmet-to-helmet” con il quarterback dei Tigers, Trevor Lawrence. Se il placcaggio fosse avvenuto in maniera corretta, Clemson sarebbe stata costretta al punt e Ohio State avrebbe avuto l’occasione di aumentare di un altro touchdown il già consistente divario. Al contrario, la penalità, oltre a privare la difesa di Jeff Hafley (prossimo head coach di Boston College) di uno degli uomini migliori, ha dato a Clemson la possibilità, non solo di tenere vivo il drive, ma anche di concluderlo con un touchdown.

Il primo tempo si chiude 16-14 per OSU ma il momentum è tutto dalla parte di Clemson, che infatti trova il vantaggio nel terzo quarto con uno screen pass di Trevor Lawrence e la seguente corsa di 53 yard del running back Travis Etienne. Ma Ohio State è dura a morire e riguadagna la testa della gara sul 23-21 con un bel drive da 84 yard orchestrato dal redshirt freshman e finalista Heisman, Justin Fields e concluso con un touchdown di Chris Olave.

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I Tigers cominciano il possesso finale sulle proprie 6 yard e con 3:07 alla fine della partita sotto di due punti ed è qui che Trevor Lawrence, dopo una partita di alti e bassi, ritrova la forma da “Golden Boy” e in poco più di un minuto pesca con un passaggio in salto che sembra quasi un tributo a Tim Tebow, Etienne che conclude in endzone. Dopo la trasformazione da due punti è 29-23 per Clemson.

Il cronometro però lascia ancora un discreto margine ai ragazzi di Ryan Day che, infatti, arrivano fino alle 23 yard di Clemson ma, sul 2nd e 7, il passaggio in endzone di Justin Fields per il solito Olave viene intercettato dalla safety Nolan Turner. Game, set and match Clemson Tigers.

Takeaway

  1. Gli errori mentali di Ohio State. Oltre al sopracitato episodio del targeting ai danni di Wade, è possibile individuare almeno altri due errori dei Buckeyes che hanno permesso a Clemson di capitalizzare e restare in partita anche quando Ohio State sembrava superiore in tutte le fasi di gioco. Una penalità per contatto con il punter di Clemson che ha regalato un altro drive ai Tigers (terminato con un touchdown ovviamente) e la poca incisività in red zone. Sono tre i drive culminati a poche distanti dalla endzone avversaria finiti con un nulla di fatto per Justin Fields ed i suoi.
  2. Lo Scoop’n’score mancato. Quella che poteva essere la giocata decisiva per Ohio State è stata annullata dagli arbitri in una chiamata che ha fatto, e che presumibilmente farà, discutere. A metà del terzo quarto con la partita sul 21-16 per Clemson un fumble del wide receiver dei Tigers, Justyn Ross viene recuperato dai Buckeyes e riportato in endzone per un touchdown che avrebbe dato a Ohio State il vantaggio in un momento in cui Clemson sembrava aver ripreso il controllo delle operazioni. Gli arbitri, al replay, hanno giudicato che ci fossero prove sufficienti per invertire la chiamata ed il presunto fumble si è trasformato in un passaggio incompleto.
  3. Lawrence vs Fields. Sarà il leit motiv della prossima stagione, probabilmente l’ultima al college per entrambi. Due ragazzi cresciuti a poco più di 30 km di distanza l’uno dell’altro nella periferia di Atlanta e usciti dalla High School nel medesimo anno. Sarebbe entusiasmante vederli battagliare anche il prossimo anno su questo stesso palcoscenico e con un anno di esperienza in più.

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Guido Semplici

College Football - Co-Host di Scusate il CFB, mi trovate anche su Podcast Verso il Draft e su Twitter.

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