Football, abbiamo un problema

A seconda di dove ci troviamo nel mondo colleghiamo l’immagine di quel paese con un prodotto tipico, un modo di dire o di fare, un piatto da gustare. Per esempio, quando si parla di calcio ecco che colleghiamo l’immagine del pallone all’Italia in quanto paese che ne divora ogni aspetto, non solo sportivo. Colleghiamo meccanicamente quello sport a quella o quelle nazioni.
E’ evidente che quando pensiamo agli Stati Uniti d’America lo stesso collegamento risulta evidentissimo associare quell’area geografica al baseball, al basket, in certe aree all’hockey. Ma forse lo sport che sempre nel nostro immaginario colleghiamo forse con maggiore forza è il football americano. Nulla contro il baseball, sport anch’esso che permea il tessuto sociale americano lungo tutta la storia recente, però il baseball forse risulta un filo più familiare a un osservatore europeo.

Il football americano invece pare costruito dalle esperienze che hanno caratterizzato la storia del paese. Libri di pregevole qualità hanno delineato analogie tra la conquista delle yard e la conquista del west che resta uno degli eventi storici di maggiore spessore della storia americana. E forse c’è del vero e per questo motivo cogliamo come “molto americano“ questo sport.

Esattamente come nel calcio nostrano si nasce quasi con la palla in mano allo stesso modo immaginiamo il bimbo statunitense fin dai primi passi lanciare in modo sbilenco lo sferoide prolato verso un immaginario ricevitore. In Italia si gioca per strada, il calcio è elemento che permette a compagnie di unirsi, di conoscersi. Ha evidentemente una funzione sociale. Negli States grosso modo è lo stesso per il football. E da qua tutto l’indotto che questo genera, dai soldi che girano nelle leghe al merchandising, dagli stadi pieni alle discussioni che questo sport genera.

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“Ogni americano nasce come potenziale futura stella NFL”

Certo il concetto risulta un po’ estremo però rende bene quanto gli States siano dentro questo sport.

Sempre meno bambini decidono di giocare a football. Questo assunto, lanciato così di getto suona come sinistro, come qualcosa contro natura. Talmente sinistro da far drizzare le orecchie ai piani alti di Park Avenue a New York, sede della NFL.
E mentre a New York si valuta se il problema è l’inizio della fine o un trend di questo lustro sono emersi rapporti, sondaggi, reportistiche che mostrano come la tendenza sia evidente e come la NFL farebbe bene a prendere di petto e subito la situazione, per evitare guai peggiori più avanti.

Si parte da una evidente considerazione: la durezza, lo scontro fisico, sono elementi basilari di questo sport al punto da farne un elemento distintivo, un plus. E’ altrettanto evidente che il rischio di infortuni a lungo termine, soprattutto alla testa e al cervello sia reale. E quindi il football è uno sport adatto ai bambini?

La sensazione è abbastanza evidente, uno studio svolto dalla Ohio State University e condotto dalla sociologa Mariah Warner mostra con estrema evidenza come il 45% del campione intervistato ritiene che il football sia uno sport appropriato per i bambini. il 50% invece ritiene che ci siano rischi troppo elevati, il restante 5% non si è espresso.

football giovani usa

La preoccupazione è notevolmente aumentata con il crescere delle commozioni celebrali e la sempre maggiore consapevolezza delle conseguenze ad esse correlate. Del resto, chi vorrebbe mettere a repentaglio la salute del proprio figlio? Il cambiamento culturale è già notevole e senza precedenti.

Se anche lo studio ha mostrato come la percezione del pericolo dipenda dallo stato sociale, dall’etnia, da fattori culturali ecco che comunque emerge una diffidenza inusuale per uno sport che permea in modo così intenso il tessuto sociale americano.

I dati del sondaggio provengono dal National Sports and Society Survey (NSASS), sponsorizzato dalla Ohio State’s Sports and Society Initiative. Il sondaggio è stato compilato da 3.993 adulti che si sono offerti volontari per partecipare attraverso l’American Population Panel, gestito dal Center for Human Resource Research di Ohio State.

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I partecipanti, che vivono in tutti i 50 stati, hanno risposto al sondaggio online tra l’autunno del 2018 e la primavera del 2019. Ai partecipanti è stato chiesto di valutare su una scala da 1 (assolutamente in disaccordo) a 4 (assolutamente d’accordo) l’affermazione “Il football è uno sport appropriato per i bambini”.
Come dicevamo prima i risultati sono stati molto influenzati da fattori sociali: per esempio le famiglie con problemi economici rilevanti vedono comunque nello sport e quindi anche nel football una concreta possibilità di riscatto sociale e economico. Pertanto non ci si pone il problema semplicemente.

Le convinzioni sul valore della partecipazione sportiva hanno avuto un ruolo, coloro che pensano che lo sport abbia un’influenza evidente sul carattere della persona e sul senso di squadra e gruppo hanno comunque mostrato un atteggiamento più favorevole.

Eppure i dati, confermati anche dall’ultimo rapporto pubblicato, mostra come le iscrizioni a programmi di football di bambini tra i 6 e i 12 anni siano calate drasticamente del 23% nell’ultimo decennio. E la percentuale cala clamorosamente tra le famiglie medio borghesi americane. In sostanza la tendenza in atto già adesso è che giocano a football sempre più persone provenienti da famiglie molto meno abbienti.

Conoscendo le modalità e la lungimiranza della NFL non fatichiamo a pensare che l’organizzazione possa prendere gli adeguati provvedimenti siano essi volti a garantire sempre più sicurezza nella prevenzione e studio di regole volte a limitare o annullare del tutto i possibili danni da infortunio oppure siano essi volti a trovare materiali, caschi di protezione sempre più efficaci. Quello che è certo è che già oggi alcune collaborazioni come quella tra la stessa NFL e il canale per ragazzi Nickelodeon ha con tutta probabilità il fine ultimo di saldare il legame tra la lega e quelli che saranno i giocatori e gli spettatori del futuro così come gli investimenti sempre più massicci sul flag football sia in patria che all’estero.

L’America ha già vissuto decenni fa un disamoramento nei confronti di uno sport che era denso di epicità e che calzava a pennello nella cultura popolare statunitense e cioè il pugilato. La NFL è ben concentrata a evitare che questa tragedia sportiva culturale si ripeta e questo resta uno dei punti più importanti, secondo la mia opinione, sul quale si gioca il futuro della lega.

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Luca Rossi

Tifoso NFL dagli ultimi anni di Dan Marino. Tifoso Dolphins molto paziente. Settimanalmente parlo della squadra della Florida in Cool Bueno. Presento The Drive, unico gioco a quiz sullo sferoide prolato. In The Snap in 10 minuti ogni settimana racconto una storia prolata.

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