AREA 54: Primi passi nel 2019

Stagione di football ufficialmente conclusa, si riparte tutti da qui.

Il Super Bowl XIII non è purtroppo di nostra competenza, ma abbiamo buone sensazioni riguardo al futuro prossimo.

La stagione dei Bears si conclude con l’assegnazione ufficiale del Associated Press NFL Coach of the Year Award al nostro allenatore Matt Nagy, il quale nome si aggiunge a quelli più prestigiosi nella storia.

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Nagy entra quindi nella casa dei leggendari head coach e affianca Papa Bear Halas, Iron Mike Ditka, Dick Jauron e Lovie Smith diventando il 5° allenatore della storia di Chicago in grado di guadagnarsi la massima onoreficenza riconosciuta alla panchina.

La strada di Matt Nagy comincia 40 anni fa a Dunellen nel New Jersey, il ragazzo frequenta il college presso la University of Delaware e dopo il tryout non convincente con i Green Bay Packers entra nella Arena Football League, la terza lega di football più importante del nord America dopo NFL e lega canadese. Ultimo anno da giocatore agli Eagles nel 2009 ma esclusivamente nella practice squad, sempre a Philadelphia assume i ruoli di Coaching Intern, Coaches’ Assistant e per finire Assistant quality control coach nel 2012.

I tempi sono maturi per passare ai Kansas City Chiefs e dilettarsi come allenatore dei QB dal 2013 al 2015, prima di essere nominato Offensive Coordinator del team. Patrick Mahomes fresco MVP della lega, è passato sotto la guida di Nagy, che forse qualcosa di buono gli ha saputo trasmettere visti i risultati.

A Chicago cambia il vento, e Nagy è l’uomo che serve a Ryan Pace per rilanciare i Bears; così durante la scorsa free agency, Nagy diventa Head Coach dei Bears reduci dal periodo buio e conservativo di John Fox che ha prodotto 14 vittorie in 3 anni. Fox non è esattamente un vincente, ma è uno che ha quella capacità di preparare la tavola prima che vi si sieda qualcun’altro a mangiarci, un pò come successe a Denver quando l’anno dopo i suoi saluti i Broncos hanno vinto il Super Bowl, o ancor prima a Carolina dove lasciò le redini a Ron Rivera che fece di quella squadra una grandissima contender.

L’impatto di Nagy a ChiTown è devastante, la difesa è decisamente più matura rispetto all’attacco, ma il coach tira fuori solo il meglio da Mitchell Trubisky e a conti fatti riporta il primo QB Bears dai gloriosi tempi di Jim McMahon a giocarsi un Pro Bowl. I Bears rinsaviti finiranno la stagione regolare con 12 vittorie quando prima dell’inizio venivano dati per spacciati senza pietà a favore di Rodgers e Packers.

chicago bears

Primo anno 12 vittorie, 3 anni passati 14: ai numeri non si può mentire, Nagy vince 9 delle ultime 10 partite ed il suo team non perde mai per più di un solo possesso, nemmeno contro i campioni in carica di Philadelphia che si salvano al Soldier Field col favore dei piedi storti di Cody Parkey.

Al suo primo anno da head coach, Nagy si prende la scena nello stesso modo in cui manda i suoi a touchdown, creatività e aggressività pura sono le sue credenziali e la National Football League non può che inchinarsi al nuovo re dei coach. Congratulazioni coach!

Anche Vic Fangio viene riconosciuto col premio di miglior assistente allenatore, ma la cosa passa un pò in ombra visto l’addio. Chi invece non viene riconosciuto a pieno per il lavoro svolto è Khalil Mack; il nostro super difensore ha perso la corsa contro Aaron Donald per il premio di miglior difensore dell’anno 2018 aggiudicandosi solo 5 dei 50 voti. Senza nulla togliere a Donald e alle sue pratiche ninja, credo che la stagione di Mack sia stata un pochino sottovalutata dalla critica americana, vuoi l’impatto enorme e il cambiamento che questo fuoriclasse ha portato a Chicago, vuoi i numeri personali che escludendo i sack stravinti da Donald e tackle poco meglio, su fumble forzati l’ariete di LA è sotto 6-4, 2 pari i recuperati, ma su intercetti e su touchdown il nostro campione era palesemente in vantaggio.

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Sono certo che il piccolo problema alla caviglia sinistra di Mack capitato ad ottobre abbia influito in modo enorme sulla decisione finale perchè di fatto Mack ha saltato 2 partite, ed altre 2 ha passeggiato per il campo senza poter giocare alla sua poderosa maniera. Un mese di numeri mancati ha evidentemente penalizzato il campione di Chicago, ma rendiamo lo stesso omaggio al favoloso lavoro difensivo di Donald che si riconferma migliore tra i difensori con un rinomato back to back.

Intanto Chicago firma Redford Jones dalla University of Tulsa per “portare competizione nello spogliatoio con Parkey”. Questo portare competizione non mi ha mai convinto del tutto, Parkey verrà segato presto mi auguro nonostante le parole di Trubisky che lo sostengono in quanto parte della famiglia Bears.

Per quanto riguarda il nuovo kicker, i suoi numeri non sono tra i più esaltanti: 3 anni a Tulsa con 50 field goal centrati su 67 calciati per un 74.6% di realizzazione, oltre a 169 su 172 extra point convertiti (98.3%). I margini di miglioramento ci sono, staremo a vedere.

Sul kicker pescare bene è difficile, c’era stato un contatto anche con Cody Tracy al Senior Bowl, prospetto interessante da LSU che potrebbe valere una chiamata intorno al 7° round del draft se non una firma come undrafted free agent: il 2018 di Tracy viaggia al 87.9% con 3 su 5 da oltre 50Yds e 6 su 7 tra le  40 e le 49Yds. Mettici 42 su 42 e il 100% realizzativo sugli extra point e ci sono tutti gli elementi necessari per tenere parcheggiato questo nome perchè potrebbe venir buono.

Ultima notizia: Allen Robinson II ha dichiarato che se Kareem Hunt volesse venire a Chicago lo accoglierebbe a braccia aperte.

Scalpito!

Chicago Bears Alex

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