[NFL] Week 3: i Vikings sorprendono i 49ers

Evidentemente non aveva messo in fresco lo champagne. Percy Harvin domenica dopo la vittoria dei suoi Minnesota Vikings sui San Francisco 49ers si chiedeva su Twitter se Starbucks fosse aperto anche di notte. Come biasimarlo? In pochi, non ci allarghiamo, pochissimi ci avrebbero scommesso. E non si creda che ci sia stato lo zampino delle “zebre di riserva” come accaduto nel Monday Night tra Seattle Seahawks e Green Bay Packers. Al contrario, i sostituti arbitrali per poco non la combinano grossa contro Harvin e compagni, concedendo a coach Jim Harbaugh un challenge nonostante avesse finito i timeout. I gialloviola però sono riusciti a neutralizzare anche l’errore dei fischietti.
Così dopo due domeniche si trovano con due vittorie e una sola sconfitta. C’è successo e successo, però. Tant’è che un bilancio simile prima del via poteva pure essere abbozzato, considerando il calendario. Esordio con i morbidi Jacksonville Jaguars, prima trasferta a Indianapolis dai rinnovati Colts. Solo alla terza giornata uno scoglio di rilievo, con i vicecampioni Nfc di San Francisco.
Nella Nfl della “parity” però ecco un avvio con perla per i ragazzi di coach Leslie Frazier. Alla prima contro i Jaguars le magagne in difesa concedono alla franchigia della Florida di mettere in vetrina un Blaine Gabbert più prolifico del previsto. La “W” vichinga è tiratissima e incerta. Zoppicante perfino. La conferma delle preoccupazioni emerse alla premiere del Mall of America arriva puntuale al Lucas Oil Stadium. L’imberbe Andrew Luck ne approfitta per appuntarsi la prima mostrina sul bavero.
Christian PonderIl 23 settembre pare uscito da un film diverso. Un’epoca antica. O nuova, più probabilmente. Non è l’attacco furoreggiante di fine anni novanta e inizio millennio. Quello dei Randall Cunningham, dei Daunte Culpepper, dei Randy Moss o dei Cris Carter. Non è nemmeno la difesa di un paio di stagioni fa, imperforabile contro le corse, o di una ventina di campionati fa, tanto meno quella degli anni settanta. Ma i Vikings sono apparsi una squadra solida, guidata da un quarterback forse non scintillante, di certo concreto. Il talento discretamente distribuito nei ruoli chiave dell’attacco (le cosiddette skill position per chi non può rinunciare all’inglese).
Christian Ponder distribuisce il gioco con oculatezza. Il “profondo” è ancora un territorio inesplorato, quasi quanto le terre oltre la Barriera del “Trono di Spade”, ma nel corto e nel medio il secondo anno da Florida State si esprime su livelli di tutto rispetto. Ha “tocco”. Si vede chiaramente nel lancio a Kyle Rudolph che vale il vantaggio iniziale. Vellutato e preciso, nonostante la fuga per evitare il sack in atto. Ha anche cuore e gambe, Ponder. Non esita a correre a testa bassa verso la end zone per vidimare in prima persona il 14-3 nel secondo quarto. Se la sua evoluzione continuerà poi, solo il tempo potrà dire che quarterback avranno in casa i gialloviola. Se un Chad Pennington o un Drew Brees. Intorno a lui ci sono compagni che potrebbero persino trasformarlo in un Troy Aikman.
Tranquilli, Lucifero, Minosse, Caronte e tutti gli altri anticicloni passati quest’estate non hanno bollito la nostra materia grigia. E nemmeno i tifosi più sfegatati che popolano le terre dei laghi sognano così in grande. Resta il fatto che Adrian Peterson al cento per cento rimane uno dei primissimi running back della lega. La cattiveria con cui ha corso contro la devastante difesa dei Niners è un segnale incoraggiante. Come lo sono stati i risultati ottenuti. Che d’altronde hanno reso possibile la vittoria.
C’è quindi Percy Harvin. Il ragazzo che ha scordato lo champagne e domenica sera si è accontentato di Starbucks (sì, ce ne sono di aperti ventiquattr’ore su ventiquattro), ha messo momentaneamente da parte i propositi di addio maturati durante le sudate estive ed è ormai a tutti gli effetti l’altra punta a disposizione di Frazier. Non meno determinante si sta dimostrando Kyle Rudolph. Anche lui secondo anno come Ponder, il fighting irish si sta ritagliando il ruolo di terza stella del tridente. Con loro non bisogna dimenticare il piedino caldissimo di Blair Walsh.
Una compagnia utilissima nel rendere più digeribile il durissimo sentiero che Ponder deve percorrere per affermarsi in una Nfc Frank GoreNorth da brividi.
Il primo assaggio divisionale arriverà domenica, quando Minnesota si dirigerà verso il Michigan. Allora anche la difesa, traballante con Jaguars e Colts, rifiorita al cospetto dei 49ers, tenuti a 13 punti, potrà testare realisticamente le sue potenzialità. Domenica scorsa Chad Greenway si è candidato ufficialmente al Pro Bowl. Onnipresente. Il vero Patrick Willis sembrava giocare in viola. Si è rivisto anche un Jared Allen degno del suo nome. L’attacco dei Detroit Lions comunque sarà un banco di prova infinitamente più tosto. Con o senza Matthew Stafford. E i dubbi sulle secondarie rimangono molti. Il rischio collasso davanti a Megatron Calvin Johnson è tuttora enorme.
La lezione data ai 49ers in ogni modo è un punto di partenza per sperare in un futuro migliore. Non se l’aspettavano i fan vichinghi, già entusiasti solamente di poter continuare a tifare Minnesota dopo aver ottenuto il tormentatissimo via libera al nuovo stadio nei mesi scorsi. Senza non ci sarebbero stati i Minnesota Vikings in futuro. Ora invece si augurano una nuova era che cancelli le ultime due tribolate stagioni. Un’era in cui le imprese come quella di domenica scorsa non restino isolate gemme di inizio anno. Un’era in cui Percy Harvin, se proprio non lo champagne, almeno abbia pronto un buon prosecco per brindare ai successi.

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