[NCAA] Il riassunto delle due semifinali
Lunedì si sono disputati il Rose Bowl e lo Sugar Bowl validi come semifinali per il National Championship che si disputerà ad Atlanta nella notte tra lunedì e martedì prossimi con kickoff alle 2.00. Vi proponiamo il riassunto delle due partite.
Oklahoma vs Georgia 48-54
Si scrive Rose Bowl, si legge partita più bella dell’anno. Cosi come l’anno scorso (quando USC vinse contro Penn State in una sfida all’ultimo respiro) la partita valevole per la semifinale, giocata a Pasadena, si forgia, ancora una volta, del titolo di “Best game in the 2017 season”.
Il merito va naturalmente diviso tra Oklahoma e Georgia, le due squadre che si sono date battaglia fino al secondo overtime e dove il team di Kirby Smart si è guadagnato l’accesso alla finale nazionale di Atlanta. Pronostico rispettato dunque per i bookmakers di Las Vegas che davano vincenti i Bulldogs con uno spread di 3,5 punti; un po’ meno rispettato invece il pronostico di molti addetti ai lavori, i quali vedevano nella squadra di Lincoln Riley l’unica delle 4 semifinaliste in grado di dominare la difesa di Georgia. In realtà i Sooners alla fine del primo tempo stavano controllando il campo ed i 31 punti a referto sembravano anche stretti. Poi però gli aggiustamenti di una eccelsa mente difensiva come quella di Smart, unita all’esecuzione perfetta degli schemi da parte dei giocatori, ha prodotto un 21-0 dei Bulldogs che si sono ritrovati cosi anche in vantaggio all’inizio dell’ultimo quarto. Da li in poi è stata una sfida punto a punto fino al secondo OT dove Oklahoma ha dovuto restituire l’ovale dopo il FG bloccato di Seibert; il TD di Michel nel drive successivo ha chiuso di fatto la partita e mandato i Bulldogs in paradiso.
Analizzando la sfida più nel dettaglio avevamo detto in sede di preview quanto quella di Georgia, fosse l’unica difesa in grado di fermare il migliore attacco della nazione. Nonostante un inizio poco confortante, la partita si è incanalata nei binari che voleva coach Smart e l’obiettivo dell’ex DC di Alabama non era infatti quello di concedere meno di 400 yard ai Sooners (cosa oggettivamente impossibile viste le caratteristiche di quella offense) ma non far entrare Mayfield in ritmo, non permettergli di entrare troppo in confidenza con il campo e con i suoi ricevitori ma sopratutto di avere molta pazienza e non perdere la testa nel caso di eventuale doppio vantaggio. In realtà all’inizio la squadra in maglia bianca è stata sorpresa dal RB Anderson, protagonista inatteso della sfida (o meglio non il pericolo #1) che grazie ai 2 TD e alle 201 yard stava mettendo in crisi il front seven avversario. Riley invece nel secondo tempo si è un po’ intestardito con delle corse laterali che producevano pochissime yard, complice anche il pacchetto LB di Georgia (con Roquan Smith e Lorenzo Carter sugli scudi) dotato di grande velocità sideline to sideline e in grado cosi di colmare il gap del RB. Palla dunque a Mayfield che, sopratutto nel terzo quarto, è stato costretto a lanciare con la pressione dei difensori avversari sempre addosso e quindi impossibilitato a muovere l’ovale come voleva lui.
Mai come in questo Rose Bowl si è avuta l’impressione di un attacco dei Sooners in forte difficoltà senza i soliti spazi che venivano concessi e anche l’Heisman winner, sempre bravo nell’eludere gli avversari anche al di fuori della tasca, non è riuscito ad imporre il suo ritmo ed i suoi terminali offensivi (il TE Andrews su tutti) di conseguenza hanno fatto fatica.
Era chiaro che poi giocando cosi punto a punto la partita si sarebbe potuta risolvere con la giocata di un singolo o con un turnover; è servito proprio un FG bloccato da Lorenzo Carter per decidere le sorti di questo Rose Bowl anche se i Bulldogs il miracolo lo avevano già fatto quando sia nel primo che nel secondo OT avevano costretto l’attacco più produttivo in redzone della NCAA ad accontentarsi di due FG.
Capitolo a parte merita invece la offense di Georgia che con le corse di Chubb e Michel e con il “poise” e la calma olimpica di Fromm, ha letteralmente bucato la difesa di Oklahoma. Si sapeva quanto il reparto arretrato dei Sooners non fosse all’altezza dell’attacco ed i big plays concessi ai RB avversari sono stati la prova inconfutabile; per i Bulldogs si trattava solo di sfruttare al massimo le corse e di utilizzare Fromm in situazioni particolari. Il Freshman da Warner Robins ha mostrato la calma del veterano consumato chiudendo con 210 yard e due TD pass fondamentali per l’economia della partita senza mai tradire emozioni o tensione e chiudendo una volta per tutte la bocca di quei detrattori che non avrebbero mai affidato una semifinale proprio ad un giocatore al primo anno.
Ora per Georgia ci sarà una settimana per preparare la finale contro Alabama e conoscendo Smart nulla verrà lasciato al caso; noi saremo qui a raccontarvela certi che assisteremo ancora una volta ad un grande spettacolo di football.
[clear]Alabama vs Clemson 24-6
Cosi come per il Rose Bowl anche l’altra semifinale si conclude con un risultato che molti addetti ai lavori non avevano in pronostico e cioè la vittoria di Alabama in maniera netta e decisa su una Clemson quasi allo sbando. Lo avevamo detto e ridetto; quando Saban ha tempo di preparare le partite non le sbaglia mai. Anche stavolta ha avuto ragione lui mandando in campo 11 giocatori indiavolati (sopratutto in difesa) che non hanno avuto pietà per i ragazzi di Dabo Swinney.
Visto l’ultimo mese di regalar season dei ’Tide in effetti in pochi avrebbero scommesso su una partita cosi dominata non tanto dal punto di vista del punteggio ma a livello “territoriale”. Tuttavia quando le partite contano e la posta in palio è altissima il dna vincente di Alabama esce fuori e gli avversari possono solo stare a guardare. Si sapeva che i ‘Tide di quest’anno non erano la corazzata del 2016 e anche la sconfitta nell’Iron Bowl contro Auburn aveva aumentato i dubbi su questa squadra; ad aumentare ancora di più la tensione anche la discussione del perché Alabama fosse stata scelta al posto di Ohio State nonostante non avessero disputato il Championship. La genialità di Saban, prima ancora che sul campo di football, si nota su questi particolari poiché è stato in grado di far scivolare tutte queste critiche e motivare al massimo i suoi ragazzi, rendendoli immuni a tensioni esterne e condizionamenti mediatici.
Il risultato è che Alabama è tornata quella di sempre e cioè una macchina difensiva perfetta, capace di tenere a soli 6 punti uno degli attacchi più vari e temibili di tutto il college football e capace nuovamente di mandare in TD proprio il reparto difensivo. Anche in attacco la squadra in maglia bianca ha sorpreso per alcune soluzioni utilizzate (il TD del DL Daron Payne è stata un’invenzione pazzesca) e si è affidata come d copione alle corse per sfiancare il front seven avversario. Hurts, chiamato poco in causa, ha fatto lo stretto necessario da buon game manager ed ha lanciato solo per 120 yard ma i 2 TD pass sono stati di importanza capitale e sono arrivati nei momenti cruciali del match, alla fine del primo e a meta del terzo quarto.
Dall’altre parte invece ci si aspettava un Kelly Bryant in versione Deshaun Watson ma il Junior di Clemson si è sciolto come neve al sole sotto i colpi della difesa avversaria. Mai in ritmo, mai in simbiosi con i suoi ricevitori (anche se qualche drop di troppo ha condizionato alcuni drive importanti) e anche nelle corse designate per lui ha prodotto solo 1 yard di media su 19 portate. I due intercetti (di cui un riportato in endzone) hanno fatto scendere ancora di più il rating di Bryant aumentando la frustrazione dello staff dei Tigers. Basti pensare che nei due precedenti tra Alabama e Clemson (stagioni 2015,2016), la squadra di Swinney aveva chiuso con 550 e 511 yard; in questa occasione invece hanno chiuso con all’attivo solo 188 yard a riprova del fatto che si sono trovati di fronte ad un muro. E’ chiaro che poi Bryant non è Watson e forse non lo sarà mai ma per quello che si era visto in stagione l’alternativa al #4 dei Texans era più che valida.
I Tigers in difesa non sono neanche andati male perché comunque hanno tenuto l’attacco dei Crimson Tide a soli 17 punti (non contiamo la pick six) e Venables è stato bravo a limitare Harris e Scarbrough anche se in alcuni terzi down determinanti i suoi non sono stati in grado di fermare i RB. Tuttavia in una sfida con un punteggio cosi basso serviva la partita esemplare su entrambi i lati della palla e da questo punto di vista solo una squadra ha eseguito il compito alla perfezione: guarda caso i Crimson Tide di Nick Saban.
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