[NFL] Week 1: la sorpresa dei Redskins sui Saints

Da una parte una squadra che dopo una orribile offseason, non vedeva l’ora di buttarsi alle spalle le vicende extra football e di scaricare in campo la tensione accumulata in questi mesi, oltre a tutto col vantaggio di giocare in casa e col morale altissimo dopo la notizia che la sospensione dei due propri atleti in seguito al famoso scandalo della taglie sui giocatori avversari, era stata sospesa.
Dall’altra un quarterback rookie ed un runner titolare rookie, i quali, essendo il primo match della nuova stagione, non avevano mai giocato neppure un down di regular season. Il tutto all’interno di uno stadio estremamente rumoroso, con una folla capace di intimidire gli ospiti e che nella stagione 2011 mai aveva visto battuti i propri beniamini. Insomma c’erano tutti gli ingredienti perché New Orleans Saints-Washington Redskins andasse in archivio con un facile successo per i Santi della Louisiana, guidati sulla sideline dall’head coach ad interim Aaron Kromer, che sostituiva lo squalificato Joe Vitt, che alla fine della sua sospensione, cioè dal settimo turno, sostituirà a sua volta il vero capo allenatore, Sean Payton out per tutto l’anno (potenza del già citato scandalo delle taglie…).
Ed invece Mike Shanahan ha visto i suoi Redskins estrarre dal cappello a cilindro una prestazione monstre, culminata col successo finale per 40-32. Sì avete letto bene, Washington ha messo a referto 40 punti: tanto per darvi un’idea, era dal 2005 che i pellerossa non segnavano così tanto in un match. Ma al di là del punteggio, l’impressione che si è avuta è che gli ospiti abbiano nel complesso dominato la partita, anche se contro un attacco come quello dei Saints nessun vantaggio è mai al sicuro, e gli stessi Redskins qualche pasticcio l’hanno combinato, come quando agli sgoccioli del primo tempo si sono fatti bloccare un punt con palla riportata in meta da Roby, touchdown che ridava fiato ad un team di casa fino a quel momento apparso veramente impalpabile.
Protagonista principale del festival offensivo era un Robert Griffin III che definire sbalorditivo è poco; il rookie da Baylor iniziava il match completando otto passaggi su otto ma soprattutto servendo nel secondo drive un pallone che Garcon trasformava in touchdown dopo aver percorso 88 yards; il gioco più lungo dei Redskins dal 1975 ad oggi. Però quello che più ha stupito è stata la gran sicurezza ostentata da un Griffin che non ha abusato delle sue qualità di scrambler ed ha sempre preso la decisione giusta: ed il rating finale di 139,9 è lì a dimostrarlo.
Il runner rookie Alfred Morris ha invece faticato un po’ di più terminando comunque con un più che dignitoso 28 portate per 96 yards e soprattutto due mete. Ed è da sottolineare che i 40 punti siano arrivati nonostante Garcon, il principale bersaglio di Griffin, abbia giocato in realtà solo un quarto: nella già citata meta da 88 yards l’ex Colts si infortunava al piede e non metteva più il naso in campo. Anche la difesa dei Redskins però ci ha messo molto del suo: tenuto sotto costante pressione Brees, nonostante sia protetto da una delle più forti linee di attacco della NFL, grazie alla coppia Kerrigan-Orakpo, i Redskins intercettavano due volte il regista da Purdue mentre il defensive end Bowen e soprattutto il veteranissimo linebacker Fletcher sfoderavano due prestazioni veramente da incorniciare.
I Saints dal canto loro hanno poco da recriminare: vero che hanno avuto un ultimo possesso palla per impattare incredibilmente l’incontro dopo essere stati sotto di 15 punti a sette minuti e mezzo dalla fine, ma nel complesso la squadra della Louisiana ha deluso. Brees non ha quasi mai trovato ritmo, mancando alcuni bersagli che normalmente colpisce con precisione chirurgica, ed il fatto che abbia chiuso ben al di sotto del 50% di completi la dice lunga sulla giornata no del numero 9. Brees inoltre è stato aiutato in un paio di occasioni dal solito tight end Graham che su palloni lanciati per la verità con grande precisione, ha sfoderato numeri da circo per ricevere l’ovale nonostante le coperture strettissime della difesa ospite.
Il rushing game dei bianchi della Louisiana è stato invece inesistente, con appena dieci portate per 32 yards, ma in questo caso le penalità offensive non hanno certo giovato alla causa del gioco di corsa dei locali. Per altro anche la linea offensiva non è stata esente da colpe soprattutto con un Bushrod decisamente rivedibile. In difesa invece i Saints non hanno retto male contro la corsa (vero, i Redskins hanno guadagnato 153 yards, ma in 44 tentativi, alla media non certo eccelsa di 3,5 yards per portata), mentre la difesa sul passaggio ha fatto acqua da tutte le parti, soprattutto per la giornata negativa della coppia di safety Harper e Jenkins. La cosa che però deve far riflettere di più i coach e che andrà corretta a tutti i costi è una certa assenza di disciplina e di organizzazione: i Saints hanno perso 3 palloni e subito 12 penalità, spesso sanguinose, alcune delle quali dovute appunto ad un problema di organizzazione sulla sideline, come le due penalizzazioni per aver avuto 12 uomini nell’huddle.
Che la giornata sarebbe stata tutt’altro che facile per i Saints lo si era capito sin dal primo drive: 12 giochi per 79 yards era il bottino per un attacco dei Redskins che alla fine doveva accontentarsi del field goal ma che faceva subito capire di non essere sceso in Louisiana per fare da sparring partner. Sul drive seguente i Saints sembravano prendere in mano le redini del gioco: in sei giochi, complice anche una penalità per fallo personale della safety Gomez, Brees e compagni arrivavano sulle 20 avversarie, da dove il regista faceva partire una parabola praticamente perfetta sulla quale però, come detto, Graham doveva prodursi in una acrobazia per eludere gli interventi di Fletcher e della safety Madieu Williams.
Non c’era però nemmeno il tempo per godersi il vantaggio, che i Redskins si riportavano avanti: al primo gioco del secondo drive, sulle sue 12, Griffin trovava Garcon che tagliava verso l’interno del campo, catturava il pallone e seminava i defensive backs in maglia bianca. Da quel momento Washington non si sarebbe più voltata indietro: i ragazzi di coach Shanahan arrivavano infatti all’intervallo avanti 20-14 (ma sarebbe stato 20-7 senza quello sciagurato punt bloccato) e poi in avvio di secondo tempo si riportavano a +13 grazie alla corsa da 1 yard di Morris.
Nell’ultimo quarto, sotto 33-17 con meno di sette minuti e mezzo da giocare, i Saints si ricordavano di avere un attacco stellare e Brees trovava Moore con un gran lancio da 33 yards che riapriva il match. Non solo, ma sul drive seguente i Redskins erano costretti ad un “tre e fuori” che regalava la palla ai Saints con più di tre minuti e mezzo da giocare ed un solo touchdown (trasformato da due) da recuperare. Ma al primo lancio Brees veniva intercettato dalla safety Gomez che riportava la palla fin sulle 3 dei Saints. Da qui era gioco facile per Morris segnare la meta del 40-25 che virtualmente chiudeva la contesa, anche se New Orleans metteva a referto ancora un touchdown con un lancio di Brees a Sproles e aveva, come detto, un ultima chance che svaniva quando il lancio della disperazione di Brees veniva ancora intercettato, stavolta da Doughty.

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