Com’è stato il draft degli Oakland Raiders
Gli Oakland Raiders sono tornati ai playoff nel 2016 dopo 14 anni di astinenza, ma il record finale di 12 partite vinte e 4 perse non deve trarre in inganno; il General Manager Reggie McKenzie e l’head coach Jack Del Rio sanno bene che alcune vittorie sono arrivate più per il carattere dimostrato dai giocatori che per una effettiva superiorità sull’avversario. E’ necessario rinforzare la squadra per poter puntare in alto nel 2017, e se dalla Free Agency ci si aspettava qualche colpo mirato, il Draft è lo strumento per costruire una squadra che possa restare competitiva a lungo.
I Silver & Black hanno avuto una offseason movimentata. La squadra ha ottenuto a marzo l’autorizzazione della NFL a trasferirsi a Las Vegas ma giocherà almeno altri due anni nella propria casa storica, il Coliseum di Oakland, in attesa che venga costruito lo stadio nella Sin City. I tifosi locali sono ovviamente feriti dalla decisione presa dalla società, si sentono (giustamente o meno) traditi da Mark Davis, e sarà ancora più importante offrire un prodotto di qualità per ripagare i tifosi che sono stati fedelmente vicini alla squadra in questi anni bui.
La stagione 2016 ha mostrato un attacco a tratti spumeggiante ma una difesa decisamente mediocre. Nonostante i tanti turnover la squadra è riuscita a mettere a segno solo 25 sack, risultato più scadente dell’intera NFL, ed ha dimostrato di essere vulnerabile nel gioco aereo. Per i tanti big play concessi non ha pagato il defensive coordinator Ken Norton Jr. ma il DB coach Marcus Robertson, che è stato lasciato andare.
Dei 13 unrestricted free agent nero-argento, ben 11 hanno cambiato squadra. I Raiders si sono trovati con poca depth (livello di talento delle riserve in un determinato ruolo) e con evidente necessità di trovare almeno un paio di ILB, qualcuno che potesse mettere pressione sul QB partendo dall’interno della linea difensiva, almeno un CB di qualità e un S giovane che possa presto sostituire il “vecchio” Reggie Nelson.
Nonostante le premesse, in Free Agency la squadra ha operato quasi esclusivamente sull’attacco. Sono arrivati l’OL Marshall Newhouse, il WR ex Vikings Cordarrelle Patterson, il TE Jared Cook e il backup QB ex Bills E.J. Manuel. E’ tornato ad Oakland il nostro Giorgio Tavecchio per competere durante il Training Camp ed è addirittura tornato dopo un anno da pensionato il RB Marshawn “Beast Mode” Lynch per chiudere la carriera cercando di regalare un titola alla squadra della sua città. L’unico difensore preso in Free Agency è stato il LB dei Dolphins Jelani Jenkins, la cui avventura in NFL è stata caratterizzata da qualche infortunio che ne ha rallentato la crescita.
Insomma, arrivati alla tre giorni di Philadelphia era ovvio aspettarsi che i SIlver & Black si sarebbero concentrati soprattutto sulla difesa.
Il primo giorno i Raiders avevano la scelta numero 24 ed hanno quindi dovuto pazientare tanto prima che arrivasse il loro turno. Dal segnale “the Raiders are on the clock” all’arrivo sul palco del Commissioner Roger Goodell la Raider Nation ha trattenuto il respiro. Il LB di Alabama Reuben Foster era scivolato fino a quel momento e vista la sua indubbia classe e l’assoluta necessità di acquisire un ILB l’accoppiamento certamente aveva senso, ma d’altra parte i campanelli d’allarme per le sue precarie condizioni fisiche avevano risuonato più volte nelle settimane e nei giorni precedenti al Draft.
Alla fine nel primo round i nero-argento hanno selezionato il CB di Ohio State Gareon Conley. La scelta è stata accolta con un certo stupore, non tante per le qualità del giocatore, considerato da tanti “esperti” un top 15 di questo Draft, ma per il fatto che su di lui pende come una spada di Damocle un’accusa di stupro. Il giocatore si è dichiarato senza mezzi termini innocente e sembrerebbe proprio che ci siano prove della sua non colpevolezza. I Ravens nelle ore prima del Draft lo hanno sottoposto alla macchina della verità e i Raiders hanno fatto ricerche approfondite prima di selezionarlo, quindi l’aspettativa è che il giocatore venga presto scagionato completamente.
Considerando solamente il campo da football la scelta di Conley è convincente. Il CB (circa 1.83 m per 88 kg) è capace di giocare sia a uomo che a zona ed è considerato un defensive back agile, capace di applicare pressione sul ricevitore sulla linea di scrimmage e di giocare per la palla (6 intercetti con i Buckeyes). Ai Raiders piacciono le sue caratteristiche fisiche (Conley è alto, forte e veloce) e mentali (sa leggere il campo ed ama e studia il football).
Nel secondo round Reggie McKenzie ha scelto un altro DB, Obi Melifonwu da Connecticut. E’ difficile fare previsioni sulla carriera NFL di un giocatore, ma la scelta del fisico e veloce S che alcuni paragonano a Kam Chancellor dei Seahawks fa sorridere i tifosi nero-argento. Melifonwu (circa 1.93 m per 102 kg) è certamente un ottimo prospetto, capace di marcare i TE ma anche i ricevitori vista la sua velocità (4.40 sulle 40).
Nel terzo round è arrivato un DT, Eddie Vanderdoes da UCLA. Considerato uno dei migliori difensori di linea in uscita dalla high school, Vanderdoes (circa 1.91 m per 138 kg) aveva mostrato ottime cose nei primi due anni a Los Angeles. Nella partita inaugurale del 2015 Vanderdoes si è rotto il legamento crociato anteriore (ACL) del ginocchio sinistro ed ha dovuto saltare tutta la stagione ed al suo rientro, nel 2016, ha dovuto convivere con problemi alle caviglie e con la difficoltà a mantenere sotto controllo il suo peso. Con il taglio di Dan Williams e la perdita in Free Agency di Stacy McGee i Raiders avevano necessità di rinforzare l’interno della linea difensiva e il giocatore, tornato in splendida forma già al Senior Bowl, sembra determinato a far ricredere i suoi critici.
L’ultimo giorno del Draft i Raiders avevano cinque scelte a disposizione ma, grazie ad un trade con i Cardinals, hanno potuto mettere le mani su sei giocatori.
Al quarto round è arrivato il LT di Florida David Sharpe (1.98 m per circa 155 kg), incaricato di proteggere il lato cieco di Luke Del Rio, QB dei Gators e figlio dell’head coach dei Raiders. Sharpe ha potenzialità ma, a detta degli “esperti” ha anche dimostrato di dover migliorare sotto diversi aspetti del suo gioco, soprattutto la coordinazione nei movimenti. Ad Oakland potrà lavorare con Mike Tice, uno dei migliori OL coach della NFL.
Nel quinto round è stato scelto il tanto atteso ILB, l’ex Demon Deacon Marquel Lee (1.91 m per circa 109 kg). L’università di Wake Forest non è certamente una delle più seguite dai soloni delle trasmissioni sportive e di conseguenza il giudizio sul giocatore, basato su poche partite, è stato abbastanza negativo. Lee è definito un buon giocatore contro le corse ma carente in copertura. Jack Del Rio e Reggie McKenzie la pensano diversamente e nella Draft board nero-argento il giocatore era più in alto di alcuni suoi colleghi di reparto più conosciuti. “Resterete stupiti” ha detto McKenzie, e i tifosi dei Raiders non possono che augurarselo visto che nel ruolo il posto da titolare se lo giocano, oltre al rookie, Cory James e Ben Heeney.
La prima delle quattro scelte del settimo round è stata spesa su un altro DB, l’ex Washington State Shalom Luani (1.80 m per circa 92 kg). Ex giocatore di calcio originario delle Samoa Americane, prima di arrivare ai Cougars Luani è passato da un Junior College, il City College di San Francisco. Nel suo primo anno a Washington State, nel 2015, ha totalizzato 90 tackle, 4 intercetti, 6 passaggi difesi, due fumble forzati e un fumble ricoperto. Nel suo anno da senior ha chiuso con 58 tackle, 2 sack, 4 intercetti, 6 passaggi difesi e 1 fumble forzato.
Con la seconda scelta a disposizione nell’ultimo round McKenzie ha rinforzato per la seconda volta la linea d’attacco, selezionando il T Jylan Ware dalla piccola Alabama State. La sua università sarà forse piccola, ma certamente non si può dire altrettanto del mastodontico Ware (2.03 m per circa 134 kg). E’ difficile valutare un giocatore che non ha giocato nel football universitario che conta, ma di Ware viene apprezzata la sua rapidità nei movimenti. Parliamo di un progetto che dovrà sudare per conquistare un posto in squadra, ma al settimo round ci si può permettere di provarci se si ritiene che il giocatore ha potenzialità.
Alla posizione 242 i Raiders hanno chiamato in squadra il RB di North Carolina Elijah Hood. Nonostante l’arrivo di Marshawn Lynch e la presenza di due promettenti giovani come Jalen Richard e DeAndre Washington, la scelta di Hood (1.80 m per 105 kg) ha senso. Il RB ha chiuso la sua carriera a North Carolina con 431 corse per 2580 yard (6.0 di media) e 29 TD e il suo anno migliore è stato il 2015, nel quale ha totalizzato 219 corse per 1463 yard (6.7 di media) e 17 TD. Il suo idolo è proprio Lynch, con il quale condivide anche il compleanno, quindi per lui arrivare ad Oakland è un sogno.
L’ultima scelta dei Raiders nel Draft 2017 è stata il DT e capitano di Toledo Treyvon Hester (1.88 m per 136 kg). Il giocatore è stato etichettato come three-technique DT (un DL che si schiera all’altezza della spalla esterna della G, tra la G e il T), ma ci ha tenuto a precisare di poter ricoprire anche altre posizioni all’interno della linea. A dicembre ha subito un intervento chirurgico alla spalla ma sembra aver recuperato.
Il lavoro di rafforzamento della squadra in vista della stagione 2017 non è ancora terminato e McKenzie dovrà riuscire a dare più profondità ad alcuni reparti, ma certamente la secondaria con l’arrivo di Conley e Melifonwu e il ritorno dall’infortunio di Karl Joseph (talentuosa prima scelta dello scorso anno) sembra non essere più il punto debole della difesa nero-argento.
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