[NFL] Super Bowl LI: Emozioni a non finire (New England Patriots vs Atlanta Falcons 34-28)
I campioni NFC, i Falcons dell’MVP della regular season Matt Ryan e dell’head coach prodigio Dan Quinn, contro i campioni AFC, i Patriots delle sette finali di Tom Brady, record-man assoluto e solitario nella statistica, insieme a Bill Belichick, che supera Don Shula per il maggior numero all-time, e delle nove totali, il più alto di sempre per una franchigia NFL.
Il 41° presidente nella storia degli Stati Uniti, George H.W. Bush, presiede al coin toss vinto da Atlanta, che si prende il pallone per iniziare il secondo tempo. Spazio a Brady, dunque, ma i primi sprazzi della sua settima meraviglia sono tutt’altro che esaltanti, con un paio di drive da nulla di fatto. I Falcons alzano subito l’asticella con 37 yard di Devonta Freeman al primo snap, ma poi chiudono il possesso con Ryan a rischiare un sanguinoso fumble, non fosse già down by contact. Soltanto cinque volte quest’anno la squadra è stata tenuta all’asciutto nel corso del primo possesso, la prima dalla Week 10, ed il bilancio è tutt’altro che confortante (2-3).
Fioccano i sack a frenare ogni idea di successo sui terzi down ed un primo quarto tutt’altro che esaltante offensivamente da parte delle migliori due squadre quest’anno nei 15 minuti d’apertura apre un Super Bowl che tiene ben nascosti i suoi prodigi. New England non ha messo a tabellone alcun punto nel primo quarto delle sette finali dell’era Belichick, una statistica a dir poco incredibile.
Brady, però, si infiamma velocemente, Julian Edelman mette nel sacco le prime 27 yard della sua partita ed i campioni AFC si affacciano in raggio da field goal, pronti a colpire. Un deludente LaGarrette Blount (11 portate per 31 yard), però, deve fare i conti il rookie Deion Jones (9 tackle e 1 FF), affamato come un veterano quando strappa il pallone dalle mani del runningback, consentendo a Robert Alford di recuperarlo agilmente. Blount non regalava un fumble dalla Week 2, uno perso addirittura dalla prima uscita dell’anno.
Il pubblico di Houston dà il benvenuto a Julio Jones, che spinge in avanti i Falcons prima di 19 e poi di 23 yard con due ricezioni da fenomeno. Freeman mostra muscoli ed agilità da brividi, trascinando letteralmente i suoi al touchdown da 5 yard on the run che sblocca finalmente lo 0-0. L’attacco di Kyle Shanahan ha definitivamente spento la modalità notturna e, dopo l’ennesimo punt di Ryan Allen, concede il bis. Taylor Gabriel esalta Ryan per 24 yard, poi Jones regala inerzia e fiducia al proprio quarterback con un tip toe magnifico sulla sideline. Nonostante una pass interference subita, Austin Hooper si fa trovare prontissimo in end zone ed il neo-MVP si regala il primo touchdown pass in carriera al Super Bowl con un lancio perfetto.
I Patriots non si trovavano sotto nel punteggio dalla Week 12 contro i Jets e, considerando che le squadre che vanno a segno per prime sono 34-16 in finale e hanno vinto le ultime sei esibizioni, qualche dubbio corre nella mente della brigata di Belichick. Soprattutto se a ciò si aggiunge che la più grande rimonta nella storia quando si gioca per il Lombardi Trophy è stata di appena 10 punti ed il punteggio cita un 14-0 inequivocabile fino a quel momento. Ci si aspetterebbe un drive magistrale da parte di Brady, ma la catena avanza soltanto grazie a tre assurde holding consecutive a carico degli avversari su terzi down. Troppi regali per un quarterback tanto titolato, ma il numero 12 rovina tutto tragicamente esaltando nuovamente il fenomenale Alford (11 tackle, 1 FR e 1 INT), che lo intercetta e riporta il pallone per 82 yard fino alla end zone avversaria, la seconda pick-six più lunga di sempre dopo le 100 di James Harrison al Super Bowl XLIII.
Brady, che in carriera ha recuperato per tre volte uno svantaggio di almeno 21 punti, ma mai in post-season, rischia di uscire mentalmente dal match. Dopo aver sprecato una ghiotta chance per Edelman lanciato verso la end zone, però, James White gli dona 28 yard di serenità. Il primo tempo è agli sgoccioli e per evitare di uscirne a mani vuote si lascia spazio a Stephen Gostkowski, che centra i pali da 41 yard. La prima assurda mezz’ora si chiude sul 21-3 per i Falcons.
In seguito ad un halftime show pazzesco di Lady Gaga, ecco che, dopo oltre un’ora d’assenza, torna in campo l’attacco in rosso, ma ad aspettarli è un three&out senza troppe pretese. Il reparto di Josh McDaniels avrebbe a disposizione un’ottima posizione di campo, ma si incaglia nuovamente ed è costretto al punt. Ryan ha intenzione di mettere in cassaforte la partita e Gabriel certo non glielo impedisce, anzi scrive subito 17 yard, poi altre 35 grazie ad una finta che ubriaca Malcom Butler e lo manda letteralmente al tappeto. Il cornerback è in crisi e si pone a carico una gravissima pass interference che apre la strada al quarterback avversario, abilissimo a lanciare Tevin Coleman in touchdown per 6 yard.
New England è sotto 28-3, il più alto deficit dai 34 punti della Week 4 del 2014 contro i Chiefs. Danny Amendola converte per 17 yard un quarto down già decisivo, poi Brady si mette in proprio con le 15 yard su corsa. Le tante corse nel drive consentono ad Atlanta di guadagnare tempo prezioso sul cronometro, ma il funambolico White perlomeno non lascia i suoi a mani vuote, con il touchdown da 5 yard su ricezione.
Tutto sembra comunque andare storto, però, perchè Gostokowski combina due ingenuità clamorose nello spazio di un minuto. Dapprima sbaglia il quinto extra point stagionale, il primo mancato in un Super Bowl da Mike Cofer dei 49ers nel 1990, poi tocca il pallone sul proprio onside kick prima che sia avanzato per almeno 10 yard e regala una posizione di campo perfetta agli avversari per chiudere il match.
Tutto finito? Non si direbbe, perchè i Falcons tremano proprio quando non dovrebbero ed un sack a metà tra Kyle Van Noy e l’immenso Trey Flowers (6 tackle, 2.5 sack) li toglie dal raggio da field goal, costringendoli al punt. Sotto di 19 a 15 minuti dalla fine, però, agli uomini di Belichick serve un miracolo sportivo per mettere le mani sul trofeo.
Il rookie Malcom Mitchell diventa il go-to-guy di un Brady alla disperata ricerca di yard e gli consente di uscire da più di una situazione critica per continuare a sperare. Bennett fa capolino nella zona rovente dal campo, ma Grady Jarrett vuole scrivere la storia ed impatta il maggior numero di sack in un Super Bowl (3) con due colpi consecutivi al quarterback avversario, che in carriera ne ha concessi altrettanti ad un singolo giocatore soltanto nella Week 8 del 2004 a Joey Porter. Gostkowski può redimersi da 33 yard, ma il 28-12 a tabellone consente ad Atlanta di poter lavorare d’ingegno per far scorrere il cronometro senza troppi rischi. O meglio, consentirebbe, visto che Ryan tenta un pericolosissimo lancio under pressure e Dont’a Hightower ci si getta come un falco, generando un fumble recuperato immediatamente da Alan Branch.
C’è vita per New England, ma Brady deve guadagnarsi la rimonta convertendo un difficile 3&11 prima e lanciando Danny Amendola in end zone per 6 yard poi. Una perfetta trickery sulla conversione da 2 punti consente a White di trovare la end zone su corsa e spaventare gli avversari, ora a sole 8 lunghezze di distanza. Freeman prova a scacciare la paura con 39 yard in un amen, poi un magico Jones (4 ricezioni per 87 yard) si regala una ricezione di una bellezza sconfinata sulla sideline, portando i suoi in raggio da field goal.
Ryan diventa il secondo quarterback di sempre dopo Jake Delhomme con 8 lanci da almeno 15 yard a segno in un Super Bowl, ma subito dopo commette l’ingenuità che gli costerà il titolo. Flowers lo minaccia di sack ed il quarterback, anzichè liberarsi del pallone e lasciare a Bryant la possibilità di chiudere la partita, lo trattiene, perde yard e, dopo il successivo punt, Brady ha l’opportunità di completare la leggendaria rimonta.
Chris Hogan e Mitchell macinano terreno, poi il quarterback lancia in territorio di Alford, che per un soffio non trova l’intercetto. Ciò che succede in seguito è già storia: il pallone sta per cadere a terra, ma Edelman lo raccoglie un paio di centimetri prima che ciò accada, completando una delle ricezioni più assurde mai viste nella storia NFL.
Amendola e White concludono l’opera, con il runningback a trovare la corsa vincente da 1 yard, diventando il terzo giocatore di sempre con un receiving ed un rushing touchdown nell’atto finale dopo Ricky Watters nel XXIX e Roger Craig nel XIX. Non basta, c’è bisogno di un’altra conversione da 2 punti e con un’azione studiata meravigliosamente Amendola è in grado di scrivere il 28-28 che vale il primo supplementare nella storia del Super Bowl.
Il coin toss vinto dai Patriots è un chiaro segnale del fatto che dall’Olimpo qualcuno sta spingendo gli uomini di Belichick ad una vittoria mai vista prima. Amendola, Hogan ed Edelman mettono lo zampino in un drive d’apotesi e guidano la squadra nella metà campo avversaria. Un White che avrebbe tranquillamente vinto l’MVP della partita in un qualsiasi match senza questo Brady sigla il record di sempre per ricezioni in una partita per il Lombardi Trophy (14 per 110 yard) e li porta in red zone, poi De’Vondre Campbell combina una pass interference ai danni di Bennett e posiziona gli avversari sulla linea delle 2 yard.
Un Vic Beasley in ombra per gran parte della partita ha la chance del clamoroso intercetto, poi tutto è affidato nelle mani di White per la corsa della vittoria. Sono 2 yard lunghissime da percorrere, ma il terzo touchdown di giornata del runningback, il primo con un tris da Terrell Davis nel XXXII, è quello della consacrazione definitiva.
I 41 minuti e 18 secondi in cui i Falcons sono stati in vantaggio non sono bastati, ai Patriots è bastato un secondo, quello finale, per conquistare il Super Bowl LI.
Tom Brady (43/62 per 466 yard con 2 TD pass e 1 INT) scrive la storia dell’atto finale sotto ogni profilo, dai lanci tentati, a quelli completati, dalle passing yard a ciò che conta di più, ovvero il quinto titolo personale, il maggior numero per uno starting quarterback ed in assoluto, insieme a Charles Haley, oltre al quarto titolo di MVP della partita, qualcosa di mai visto nella storia NFL. Belichick fa lo stesso, consapevole di essere l’head coach, la mente e l’anima dell’impresa più immensa che si sia mai vista su un campo di football americano.
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