[NFL] Week 7: Le aquile del futuro (Minnesota Vikings Vs. Philadelphia Eagles 10-21)

La vera portata di una partita viene quasi sempre rivelata ai posteri. Sono infatti i rari i casi in cui l’importanza di un risultato viene rivelato agli occhi di tutti immediatamente.

È probabilmente questo il motivo per cui siamo così attratti dalle finali: chi vince vince, chi perde perde. La regular season NFL può non essere così però, a volte servono anni per capire quanto importante sia stata quella che sembra niente più di una semplice vittoria.

Quella dei Philadelphia Eagles sui Minnesota Vikings è una semplice vittoria. Non facile, sia chiaro, anzi. Però una semplice W laddove ce n’erano già quattro, una W sulle sedici possibili in una stagione regolare NFL. Ma di tutte quelle che arriveranno in questo 2016, siamo sicuri i tifosi del Lincoln Financial Field questa se la ricorderanno con un diverso spirito. Vediamo perché.

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I Vikings che si presentano in Pennsylvania sono reduci da due vittorie consecutive in casa molto convincenti e dal turno di riposo. Sono inoltre imbattuti, ultimi rimasti a minacciare i Dolphins del 1972, unica squadra perfetta di sempre.

Gli Eagles invece tornano da due sconfitte, le prime in stagione, inciampati nei Redskins settimana scorsa: impotenti di fronte alla solidità di Washington, maestra nel toglier loro la palla e non concedere nulla in attacco.

Le partite generazionali però non sono tali senza eccezioni. Sam Bradford e Carson Wentz sono stati fino a ora (Brady in versione mini escluso) i due registi più precisi della lega. I due quarterback utilizzano invece il primo quarto per mandare al diavolo le previsioni e, operando scelte sbagliate, continuare a scambiarsi la palla a suon di turnover. Due intercetti per Wentz e uno per Bradford, che però perde nel parziale il primo dei due fumble in partita.

Ciò che stupisce è che sono tutti errori dei due: chiaramente la pass rush delle due franchigie fa il suo, ma come detto le scelte dei playmaker sono opinabili: il prodotto di NDSU lancia in due situazioni di ricezione molto complicate, mentre il veterano ex del giorno spara una pallaccia in End Zone nelle mani sicure di Rodney McLeod.

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Avevamo sottolineato in “Scusate il disturbo” quanto la linea offensiva dei Vikes fosse il loro tallone d’Achille. Doug Pederson lo capisce e imposta la partita sulla pressione a Bradford, che ne esce malridotto soprattutto a livello psicologico, come se capisca che non è diventato tutto a un tratto imbattibile. Lo segue il dirimpettaio, anch’egli memore dei placcaggi presi da Ryan Kerrigan una settimana fa.

Un calo mentale dei due protagonisti che porta all’assenza di mete offensive nel primo tempo.
A salvare Philadelphia c’è, per la prima volta nella storia della franchigia, il secondo ritorno di kick-off in meta consecutivo. Questa settimana è Josh Huff a regalare il 6-3 ai padroni di casa. Minnesota sul point after commette una penalità mettendo gli Eagles sulla linea delle due yard: Peterson ne approfitta per dire a Wentz di correre con il pallone in End Zone e fare +2. 8-3 nel tripudio della folla, che inizia a credere e costruire le memorie di cui parlavamo a inizio cronaca.

Quando si torna in campo dopo l’intervallo, Philadelphia infligge due sack a Bradford (che impara a mangiarsi il pallone invece di provare passaggi suicida) e sul possesso successivo Wentz, reo di due fumble, li recupera entrambi e trova Dorial Green-Beckham per il 18-3. L’unico terzo down convertito è quello che vede Trae Waynes macchiarsi di una penalità killer per i suoi Vikings. Per il resto Philadelphia riscopre la tattica che garantì loro di battere gli Steelers: screen di tutti i tipi, passaggi dietro la linea di scrimmage, sfruttare le gambe di Darrenn Sproles e Huff piuttosto che l’aria.

Il capolavoro arriva però nel drive successivo, quella della riscossa di Minnesota. Gli adeguamenti danno buoni frutti per Mike Zimmer e i suoi, dando a Matt Asiata (meglio di Jerick McKinnon questa volta) la possibilità di convertire tre terzi down. Giunti in prossimità della linea di meta e con un terzo e una yard da convertire, il blackout. Goal line offense per due giocate consecutive, abilmente contenuta dallo sforza difensivo migliore della stagione in neroverde.

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Il Lincoln Financial Field è tutto con Beau Allen, che ferma, con la ovvia collaborazione di almeno tre suoi compagni, Asiata non un centimetro più in là della linea di scrimmage. Significa palla recuperata e occasione per andare a tre possessi di vantaggio.

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Una, ultima, grossa mano la dà Marcus Sherels, ritornatore dei Vikings che si lascia sfuggire il ritorno di punt un minuto dopo. Philadelphia ricopre e Wentz evita errori: Caleb Sturgis firma il calcio del 21-3 a sette minuti dal termine.
La segnatura di Cordarrelle Patterson sul finire della contesa serve unicamente ad arrotondare il punteggio e a rendere meno amara la domenica di chi aveva schierato il ricevitore di Minnesota al fantasy football.

Le due difese hanno giocato una partita che definiremmo arrembante, reattiva, precisa. Lo sforzo da entrambe le parti è stato riconoscibile, e se per Minnesota era dato per scontato, stupisce che gli Eagles, in cui un Connor Barwin extralusso impone lo standard, siano tutti in uno stato di forma mentale e fisica spaventoso. McLeod, Malcolm Jenkins, Jordan Hicks, Nigel Bradham… trovate voi uno che non gioca al suo 100%.

Le brutte notizie, analizzando il giorno dopo il suo impegno, sono su Carson Wentz. Se il pariruolo di Minnesota è assediato, al lunedì scopriamo che Wentz ha subito solo 6 pressioni. Gli intercetti non sono quindi frutto della difesa che gli si opponeva, ma della disastrosa partita della sua linea contro Washington e dal terrore trapelato sette giorni fa.
Come riscoprirsi la matricola che si è…

L’attacco della capolista della NFC North ha mostrato meno agio che nelle precedenti uscite. In una giornata come questa la mancanza di Adrian Peterson si fa sentire. Detto questo, rimane da dire quanto, soprattutto a inizio partita, la contesa andasse messa sui binari giusti. Aggiungete un touchdown o un field goal al posto del primo intercetto, giunto a centimetri dalla End Zone, e togliete il ritorno di Huff: 6-0 invece che 5-1.

Così come se togliete Jeremiah Sirles, T.J. Clemmings e Jake Long e ci mettete tre tackle almeno decenti. La linea offensiva, soprattutto nella sua parte esterna, va rivista. Se ai Playoff si vuole andare avanti è quella la priorità.

Mentre Don Shula, Bob Griese, Larry Csonka stappano lo champagne a Perfectville, la NFC odierna ci consegna due protagoniste, trascinando leggermente verso il basso i Vikings ed elevando questi Eagles.
I cui tifosi un giorno lontano si ritroveranno al Lincoln Financial Field e ricorderanno di quel giorno in cui i Philadelphia Eagles sconfissero gli imbattuti Minnesota Vikings in quello che si rivelò un pomeriggio storico.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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