Il libro di Peyton Manning: i ricordi
Abbiamo rivisto tutte le tappe fondamentali della carriera di Peyton Manning, ma probabilmente l’unico modo di capire l’impatto del figlio di Archie sul mondo dello sport è lasciare che altri, molto più vicini a lui, ci raccontino che giocatore era.
Il paranoico Peyton e i Patriots
Nel 2015, a corredo di Spy Gate, escono nuove voci (mai realmente confermate) riguardo le pratiche spionistiche dei New England Patriots nella gestione Belichick, accusato di rubare informazioni alle altre squadre dall’interno degli spogliatoi di Foxborough. Tony Dungy ci rivela l’atteggiamento guardingo di Peyton al Gillette Stadium:
“Verissimo! Peyton parlò con alcuni ex Patriots o alcuni di questi che arrivavano ai Colts… sebbene non confermassero la veridicità delle voci, le trattò come vere. Non parlammo mai di strategia all’interno degli spogliatoi del Gillette”
Pubblicità
Uscivano fuori, nel corridoio interno dello stadio.
Quando Peyton si ritirò, Belichick ebbe parole rispettose:
“Per 18 anni abbiamo combattuto con fierezza ma, a prescindere dal risultato del campo, l’ho sempre lasciato con il più grande rispetto per il modo in cui quelle partite erano state preparate e giocate”.
Tom Brady sfida gli appassionati di football:
“Provate ad immaginare cosa voglia dire per lui non avere pressione addosso per la prima volta nella vita. Oltre a questo, non avere più a che fare con lui sul campo da football sarà orribile!”
Peyton e Indianapolis
Nel 2003 Peyton acquista controllo su un’ala pediatrica dell’ospedale di St. Vincent, a Indianapolis, che viene rinominata la “Peyton Manning Childrens’ Hospital”. Nel 2015 il direttore della struttura Johnathan Nally parla in questi termini:
“Quando lasciò Indianapolis, Peyton ci rassicurò subito. Questo sarebbe rimasto il suo ospedale e lui ne sarebbe rimasto parte. Non si può misurare il suo impegno in questa struttura, è totale. È ancora tutto come se lui vivesse ancora qui. Quando pensi a Peyton Manning la città di Indianapolis è una delle prime cose che ti viene in mente”
La partita maledetta
L’ultima partita di Manning al liceo fa una sconfitta: 39-28 contro Northeast High, nel 1993. Tony Reginelli, allenatore di Peyton all’epoca, ci spiega le cause di quella sconfitta:
“C’era troppa gente, soprattutto allenatori di college giunti lì per Peyton. Non potemmo mandare nessuno dei nostri coach sugli spalti perché era tutto occupato. Nel drive decisivo ci schierammo in 12 perché la persona che doveva contare i giocatori non riuscì a farlo in tempo dalla sideline, e loro approfittarono di quella penalità. Non ho mai riguardato il filmato di quella partita.”
Pubblicità
I Navy Seal del Colorado
Nel 2013 Peyton fa un tour delle installazioni militari dell’esercito americano tra Spagna, Italia e in alcune parti di Asia e Africa. Della visita a Djibouti racconterà il seguente episodio.
“Un tizio mi ha preso per un braccio e mi ha detto di essere un agente speciale proveniente dal Colorado e se potessi incontrare il resto della sua squadriglia, tutti del Colorado e grandi tifosi dei Broncos. Mi ha detto che dovevo per forza andare in sua compagnia anche perché non avrebbe mai potuto portarmi lì: si trattava di un ufficio top secret che conteneva informazioni estremamente riservate. Mi disse che poi avrebbe chiesto perdono ai suoi superiori per aver fatto entrare un estraneo. Mi sono incamminato chiedendo al Capitano che mi era accanto: “Cosa significa che quest’uomo è un agente speciale?” e mi ha risposto che stavo per incontrare i Navy SEAL.”
Il maniaco ossessivo
Ci era sembrato uno dei pochi episodi umani della carriera di Manning, ma anche la sceneggiata dopo il touchdown 509, quello del record assoluto nel 2014, non era istintiva.
I suoi ricevitori si passarono il pallone del record e lui in mezzo non arrivò a interrompere il loro giochetto.
Ecco, tutto già organizzato dal 18 e provato in allenamento.
“L’aveva pianificato”, disse Demaryius Thomas, colui che ricevette quel passaggio: “Mi si avvicinò durante gli allenamenti e mi disse che chiunque avesse ricevuto il numero 509 avrebbe dovuto chiamare altri due o tre e passarsi la palla senza fargliela toccare”
Negli anni molti compagni di squadra avevano utilizzato degli aneddoti per descrivere cosa voglia dire giocare con (per) Peyton Manning. Adam Meadows ricorda quella settimana in cui aveva avuto la polmonite e aveva perso 6 chili in tre giorni, prima di dover giocare la domenica. I Colts persero con i Patriots quel giorno, e Manning si rivolse proprio a lui: “Ti paghiamo per giocare meglio di così!”
Come se tirasse fuori lui i soldi, non Jim Irsay.
Forse Peyton sviluppa una particolare simpatia per Meadows, uomo di linea offensiva. Quando Adam si assenta dagli allenamenti per assistere la moglie partoriente, lui gli chiede:
“Ma non puoi avere figli in offseason Adam?”
Nel dicembre 2012 Peyton chiama Joe Harrington, responsabile della tecnologia sportiva a Tennessee. “Ho bisogno che mi mandi una giocata del 1996, quando eravamo contro Ole Miss. Nel terzo quarto giocammo una flip right duo X motion fake roll 98 blokck pass special”
Il povero Joe andò a riprendere il filmato. Nel terzo quarto trovò esattamente la giocata a cui Manning si riferiva, e il nativo di New Orleans, dopo aver ricevuto il file, lo fece includere nel playbook dei Broncos.
Il povero Joe viene spesso chiamato dall’ossessivo numero 18, ma se ne ricorda con estremo piacere:
“C’è un po’ di Rain Man dentro di lui. È stato il primo giocatore a interessarsi al mio lavoro. Mi portava le cassette che aveva a casa per metterle nel mio archivio.”
Il giorno in cui i San Diego Chargers capirono
Poco prima del draft del 1998, i San Diego Chargers consegnano a Peyton Manning e Ryan Leaf un estratto del loro playbook. Affrancano una banconota da 20 dollari sull’ultima pagina, per vedere se i due avrebbero letto tutto il libercolo.
Leaf non disse mai niente sulla banconota, Manning appena incontrati i dirigenti della squadra californiana li ringraziò per i 20 dollari. I fatti provarono che Leaf non arrivò mai a quell’ultima pagina.
Un solo nemico al comando
Jamie Ann Naughtright passerà alla storia come uno dei pochissimi nemici di Peyton Manning. Nel 1996, quando era assistente medica a Tennessee, raccontò di aver subito un’aggressione sessuale dall’allora QB dei Volunteers, e l’università la risarcì per 300.000 dollari. Manning si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, cosa reiterata anche durante la conferenza stampa di ritiro dal football. Nel 1994, due anni prima, la stessa Naughright aveva denunciato Manning per una truffa accademica di cui era giunta a conoscenza e che riguardava il corso di un professore che anni dopo donò, congiuntamente allo stesso Manning, 3 milioni di euro all’università.
Riportiamo l’episodio, ancora per nulla chiarito, per dovere di cronaca. Ne potete leggere nel modo più chiaro possibile qui.
Gli amici
David Cutcliffe, allenatore di Duke e QB coach di Manning a Tennesse e di Eli a Ole Miss, si dice totalmente parziale.
“Ci puoi scommettere che sono di parte. Peyton è il miglior quarterback della storia. Quando si stava riprendendo dopo le operazioni al collo, spesso ci chiedevamo se dovesse farlo, se ci fosse speranza per lui di giocare ancora, la situazione era davvero grave fino a quel punto. Non riuscirete mai a trovare qualcuno che lavori più duro di quanto lui abbia fatto in quei giorni.”
Tony Dungy, suo allenatore ai Colts, spiega l’essenza del quarterback da New Orleans in pochissime parole:
“Peyton ha un talento raro, ma sceglie sempre di sforzarsi come se ne fosse del tutto sprovvisto!”
Brian Urlacher, linebacker dei Bears che contesero il titolo ai Colts nel 2007, ha le idee chiare:
“Peyton non lo riesci mai a fregare. Sa dove lancerà ancora prima che l’azione cominci”
Molti – e, per quanto possa valere, chi vi scrive ne è convinto – vedono Kobe Bryant come lo sportivo più vicino come passione e atteggiamento sul campo a quello di Manning. Il campione dei Lakers ricorda il suo primo incontro, nel 1999, con il numero 18
“Ero troppo curioso di chiedergli come decideva di passare il pallone e a chi, di come studiasse le difese. Lui mi rispose in una lingua che poteva tranquillamente essere mandarino per quanto mi riguarda. Gli chiesi di parlare in inglese”
Il difensore dell’anno nel 2015, il cornerback Josh Norman di Carolina, blocca Peyton dopo il suo ultimo passaggio da professionista, sul campo del Super Bowl 50 di Santa Clara. Peyton lo anticipa, gli augura una grande carriera.
Josh è emozionato, con un filo di voce gli dice
“Ehy, mandami una maglia!”
Nell’ultimo istante della sua carriera Peyton Manning è ancora rispettato a tal punto da mettere in soggezione anche l’ultimo grande avversario.
Indice delle puntate precedenti
- Prologo
- Le due scelte della leggenda arancione
- Indianapolis, anno zero dopo Manning
- Tampa-Miami sola andata
- Il predestinato e il suo miglior nemico
- La partita che non si poteva vincere
- Una scelta che insegna
- Il nuovo QB dei Denver Broncos
- 2015, ultimo atto
A pagina 2 la “bibliografia” utilizzata per la scrittura degli articoli.
[ad id=”29269″]
Grande Dario, non mi stanco mai di questi articoli su Peyton Manning. Mi hanno strappato un sorriso le vicende con Meadows e Bryant, ma qui si vede tutta l’essenza di Manning: intenso, appassionato, metodico… Anche troppo. Ci mancherà tantissimo, anche se io l’ho sempre visto da avversario, rimane un’icona che va ben oltre il giocatore in sé.