World Football League: un sogno durato due anni
Il 22 ottobre 1975, esattamente 40 anni fa oggi, i Birmingham Vulcans, forti del loro record di 9 vittorie e 3 sconfitte, venivano dichiarati Campioni del Mondo della World Football League, e la lega stessa chiuse i battenti per sempre, dicendo addio ai sogni di gloria ed alle ambizioni di fusione con la National Football League che, fin da subito, era stato l’obiettivo principale, anche se non apertamente dichiarato, del fondatore della lega Gary Davidson.
Davidson, un avvocato californiano, aveva già avuto successo creando nel 1967 la American Basketball Association, che si fonderà con la NBA nel 1976 fornendo all’attuale lega di basket squadre come i San Antonio Spurs, i Denver Nuggets, gli Indiana Pacers ed i New York Nets, e nel 1972 la World Hockey Association, finita anch’essa per fondersi con la NHL nel 1979, fornendo a quest’ultima gli Edmonton Oilers, gli Hartford Whalers (attuali Carolina Hurricanes), i Quebec Nordiques (oggi Colorado Avalanche) ed i Winnipeg Jets (attualmente Arizona Coyotes).
Dati questi precedenti, il successo della World Football League sarebbe potuto apparire scontato, ma le cose, sfortunatamente per lui, andarono in modo totalmente diverso.
L’idea iniziale della lega trovò terreno molto fertile negli Stati Uniti, al punto che Davidson dovette fare una cernita vera e propria tra tutti coloro che avevano manifestato la volontà di investire acquistando una franchigia, uno scenario totalmente differente da quello che affrontava, nello stesso periodo, Bob Kap e la sua super visionaria Intercontinental Football League. Sicuramente il cercare investitori in USA e non in Europa giocava decisamente a favore di Davidson, ma la risposta oltrepassò le aspettative del pur ottimista avvocato californiano.
Nel 1974 Davidson era già bell’e pronto a partire con la sua nuova lega formata da ben 12 squadre suddivise in tre Division: Eastern (Florida Blazers, New York Stars, Philadelphia Bell e Jacksonville Sharks), Central (Toronto Northmen, Birmingham Americans, Chicago Fire e Detoit Wheels) e Western (Hawaii Hawaiians, Southern California Sun, Portland Storm e Houston Texans).
La WFL si mise fin da subito in competizione con la NFL, approfittando anche dello sciopero che i giocatori misero in atto nel 1974 protestando per i salari troppo bassi rispetto alle altre leghe professionistiche americane.
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La WFL mise a segno numerosi colpi eccellenti, mettendo sotto contratto giocatori del calibro di Larry Csonka, Paul Warfield e Jim Kiick dei Miami Dolphins, di Ken Stabler e Daryle Lamonica degli Oakland Raiders, di Craig Morton e Calvin Hill dei Dallas Cowboys, o di Joe Matuszak degli Houston Oilers.
Curiosa la storia di quest’ultimo, che si vide raggiungere nel bel mezzo di una partita da un paio di poliziotti ed un avvocato del tribunale che gli consegnò un’ordinanza nella quale gli si vietava di giocare con gli Houston Texans in quanto il suo contratto con gli Oilers era ancora in essere. Matuszak venne guardato a vista dai due poliziotti per il resto della partita, nel caso volesse rientrare in campo a tutti i costi.
Oltre a queste acquisizioni eccellenti, la WFL tenne il College Draft prima della NFL, e riuscì a siglare dei contratti con alcuni ottimi elementi che sarebbero sicuramente andati a rimpolpare i roster della lega maggiore per la stagione 1974.
Un successone, quindi? Non proprio.
I Toronto Northmen furono i primi ad avere dei problemi quando il governo canadese minacciò di ricorrere alle vie legali per contrastare qualsiasi tentativo di installare su territorio canadese una franchigia che avrebbe potuto minare le basi di quelle già esistenti ed operanti in CFL. Per evitare problemi, John Bassett prese baracca e burattini e si trasferì a Memphis, rinominando la squadra in “Memphis Southmen”, sebbene i tifosi finirono per chiamarli “Grizzlies”.
I problemi veri erano lì lì per venire, comunque. La WFL decise di giocare in estate una stagione composta da diciannove (!!) partite (ricordiamo che la NFL all’epoca aveva una regular season di 14 incontri) che nella seconda parte sarebbe andata a sovrapporsi con quella della NFL, ma dopo nemmeno un terzo di stagione un gran numero di squadre avevano già grossi problemi finanziari.
Jacksonville e Detroit fallirono prima della fine della stagione regolare, gli Houston Texans si spostarono a Shreveport (diventando gli Steamer) dopo a metà stagione, cosa che fecero anche i New York Stars, mettendo su casa a Charlotte dove vennero conosciuti come Hornets.
Con la maggior parte delle squadre in pessime condizioni finanziarie, Davidson venne destituito dalla carica di Commissioner, ed al suo posto venne eletto il proprietario degli Hawaiians Christohper Hemmeter.
In un modo o nell’altro la stagione arrivò alla fine, ed il 5 dicembre 1974 a Birmingham, Alabama, i Birmingham Americans sconfissero i Florida Blazers 22-21 nel primo ed unico World Bowl grazie all’action point segnato dal quarterback Matthew Reed.
Cos’è l’action point? Null’altro che una delle trovate della WFL per differenziarsi dalla NFL. Il valore del touchdown viene innalzato da sei a sette punti, ed invece della trasformazione su calcio (abolita) viene concessa la possibilità di segnare un punto addizionale con un’azione supplementare (corsa o passaggio) partendo dalle 2 yard e mezzo: l’Action Point, appunto.
Al termine della stagione 1974 le cose precipitano abbastanza in fretta. Molte star NFL fanno le valigie e tornano nella lega maggiore (anche perché molti non vengono pagati, e allora meglio i salari minori ma garantiti della NFL) e molte squadre sono sull’orlo del fallimento.
In qualche modo Hemmeter resce comunque a mettere in piedi una nuova stagione con undici squadre questa volta raggruppate in due Division: la Eastern (Birmingham Vulcans, Memphis Southmen, Charlotte Hornets, Jacksonville Express e Philadelphia Bell) e la Western (Southern California Sun, San Antonio Wings, Shreveport Steamer, Hawaii Hawaiians, Portland Thunder e Chicago Winds).
Molte franchigie cambiano nome e proprietatrio (tra cui i campioni in carica che da Americans diventano Vulcans), altre anche città, ma alla fine la stagione parte.
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Anche stavolta il campionato non è per nulla tranquillo. I Chicago Winds vengono fermati dopo cinque giornate, quando è chiaro che le loro intenzioni di schierare nientemeno che Joe Namath sono una boutade pubblicitaria per convincere la lega a concedere loro la partecipazione al campionato. Una boutade che costa cara alla lega, però, che sulla figura di Namath aveva incentrato il contratto televisivo con il network TVS. Cancellato l’accordo televisivo è solo questione di tempo, e la lega collassa su sé stessa interrompendo il campionato dopo la dodicesima giornata.
Scelte sbagliate, accettazione di investitori fatte con troppa leggerezza (su alcuni si scoprì che non venne nemmeno fatta una due diligence di base), investimenti troppo aggressivi per mettersi subito in competizione con la NFL senza averne la forza e la capacità economica, sono alla base del fallimento di una lega che, dal punto di vista tecnico, fece vedere anche delle belle cose ed ebbe i suoi eroi e le sue leggende.
Interessanti alcune variazioni regolamentari come il già citato action point, o lo spostamento delle porte sulla end line, il divieto del fair catch sul punt oppure il valore variabile del field goal a seconda della distanza (da 1 a 3 punti) sperimentato in preseason, o ancora il colore dei pantaloni diversificato per ruolo, sperimentato anch’esso in preseason nel 1975, alcune delle quali vennero poi adottate dalla stessa NFL. Come interessante era anche il periodo di gioco, l’estate, e la rottura dell’allora irrinunciabile rito del football che scandiva il weekend suddividendo al venerdì sera le partite di high school, al sabato quelle di college ed alla domenica quelle della NFL.
La WFL giocò al venerdì, al mercoledì, al sabato ed alla domenica, utilizzando palloni gialli perché si vedessero meglio in TV e con le luci artificiali, e dotando gli arbitri di casacche a strisce biancorosse e flag rosse.
I nomi delle squadre esotici e particolari furono un altro marchio di fabbrica della WFL, rispetto ai soliti e monotoni nomi che circolavano tra college ed NFL.
Poteva essere una bella avventura, finì in un bagno collettivo di dollaroni.
Era il 22 ottobre 1975
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I logo della WFL, qualche foto in azione e quelle delle squadre al completo.
Quattro video della World Football Leage
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