A 10 anni dalla chiusura la NFLE è ancora viva.

Il 29 Giugno 2007, a meno di una settimana dalla disputa del World Bowl XV a Francoforte, dove gli Hamburg Sea Devils avevano conquistato il bellissimo globo di cristallo battendo per 37-28 i Frankfurt Galaxy, con un breve comunicato stampa la National Football League annunciava la chiusura della NFL Europa, la lega sperimentale europea che dal 1991 (comprendendo due anni di pausa tra il 93 ed il 94) aveva allietato le primavere degli appassionati europei con la cosa più vicina ad una partita NFL che potessero vedere dal vivo.

Sono passati dieci anni, ma il ricordo di quella lega, che ha sicuramente contribuito ad accrescere il numero di appassionati di football nel vecchio continente, è ancora vivissimo in molti che, anche solo una volta, sono entrati in contatto con la “versione europea della NFL”, come molti chiamavano la lega europea.

L‘idea di portare il football in Europa non era nuova. Ricordiamo il primissimo tentativo avvenuto nel 1938 in Francia con la leggenda Jim Crowley ed i suoi All Stars, ma anche, più recentemente, gli inutili tentativi di Bob Kap e la sua Intercontinental Football League, che ci lasciò in eredità nientemeno che i Gladiatori Roma, una franchigia ancor oggi operante ed attiva nel nostro paese.

Pubblicità

La prima “NFL EUROPE”

Sul finire degli anni ’80 del secolo scorso, l’idea di riportare il football americano in Europa torna prepotentemente alla ribalta grazie a due iniziative complementari ma totalmente differenti tra di loro.

Nel 1989, infatti, la NFL aveva creato un comitato, presieduto dall’ex proprietario dei Dallas Cowboys Tex Schramm, per sondare la possibilità di creare una “developmental league” in Europa. Di questo comitato facevano parte nomi importanti come Dan Rooney, Lamar Hunt (si, proprio colui che spalleggiò Bob Kap nella creazione della sua IFL), Mike Lynn ed addirittura Bill Walsh.

Il 26 agosto 1989, in un’affollata conferenza stampa tenuta all’Hotel Marriott di Amburgo, dove eravamo al seguito della spedizione italiana ai Campionati Europei, ascoltammo Tex Schramm illustrare ai presenti le linee guida dell’insediamento della WLAF (World League of American Football), una lega formata da giocatori e coach americani, con un limitato supporto da parte degli europei, che avrebbe avuto quattro franchigie in Europa, Londra, Francoforte, Barcellona e Milano, e dieci in America, compresa una a Montreal ed una a Città del Messico. La lega avrebbe iniziato le operazioni nel 1991, con un anno di ritardo rispetto alle previsioni iniziali, per non andare subito in competizione con i Mondiali di calcio che, nel 1990, si sarebbero disputato in Italia.

Tre giorni dopo, a Barcellona, un altro miliardario texano, l’ex scout dei New York Jets Carroll Huntress, presentava la sua versione di lega europea, la ILAF (International League of American Football), che avrebbe dovuto vedere la luce nella primavera del 1990 (Mondiali di calcio? Who cares?) con dodici squadre europee formate metà da giocatori americani e metà da giocatori europei.

Dal nulla a due progetti paralleli, dunque. Come spesso accade, chi ha più soldi e le spalle più solide la spunta. La WLAF, lavorando sottotraccia, spunta un contratto televisivo con ESPN di una trentina di milioni di dollari, mentre la povera ILAF, che da dodici potenziali franchigie passa a otto (Barcellona, Helsinki, Monaco di Baviera, Milano, Roma, Londra, Amsterdam e Birmingham), ha grossi problemi ad ottenere un contratto qualsiasi con le TV europee, dato che quelle americane non sono assolutamente interessate ad un prodotto “All Europe”. Le velleità di partire nel 1990 vengono spente dall’Italia, dove il CONI “requisisce” lo stadio Flaminio per i Mondiali, lasciando la squadra di Roma senza impianto di gioco, oltre che da grossi problemi in alcuni paesi per ottenere i visti lavorativi per i giocatori. In breve tempo la creatura di Huntress si incarta su sé stessa, lasciando campo libero alla WLAF, che parte nel 1991 come programmato.

wlafTre squadre in Europa (London Monarchs, Frankfurt Galaxy e Barcelona Dragons. La franchigia italiana ovviamente salta per problemi logistici) e sette in Nord America (Montreal Machine, Birmingham Fire, New York/New Jersey Knights, Orlando Thunder, Raleigh-Durham Skyhawks, Sacramento Surge e San Antonio Riders). Il primo World Bowl si svolge a Wembley, Londra, dove i London Monarchs battono 21-0 i Barcelona Dragons.

Birmingham Fire

Birmingham Fire
Immagine 1 di 10

La WLAF ha successo in Europa, ma in America non riesce a suscitare l’interesse sperato, e dopo due stagioni la NFL decide di sospendere le operazioni per analizzare la situazione e riorganizzare la lega.

Pubblicità

Nel 1995 la WLAF torna in pista con una nuova formula che prevede squadre solo in Europa, per sfruttare l’entusiasmo generato dalle prime due stagioni 1991-92 ed il crescente successo degli American Bowls, le partite di preseason che alcune squadre giocano in Europa davanti a spalti quasi sempre gremiti.
Alle tre franchigie europee esistenti vengono affiancati gli Amsterdam Admirals, gli Scottish Claymores ed i Rhein Fire, ed i piani per il futuro prevedono l’espansione in altri paesi come la Francia e l’Austria, mentre l’Italia viene lasciata da parte, dopo il buco nell’acqua del 1989.

Nel 1998 la lega cambia denominazione con una più consona “NFL Europe League”, per poi diventare “NFL Europa” nel 2006.

nfle nfl europe

nfl europa
Gli alti costi di gestione fanno sì che poco alla volta le squadre al di fuori della Germania chiudano una ad una, venendo rimpiazzate da franchigie in territorio tedesco. Dopo la stagione 1998 chiudono i Monarchs, rimpiazzati dai Berlin Thunders, nel 2004 i Cologne Centurions sostituiscono i Barcelona Dragons e gli Hamburg Sea Devils prendono il posto degli Scottish Claymores. Sopravvivono solo gli Amsterdam Admirals, fuori dalla Germania, prevalentemente per la loro vicinanza al confine tedesco rispetto alle altre franchigie, caratteristica che consente di contenere almeno le spese di trasferta.

Nel 2007, però, la NFL Europa perde un totale di 30 milioni di dollari, ed i proprietari decidono che può bastare così. E’ tempo di nuove strategie, con l’istituzione delle International Series che iniziano proprio nel 2007 e proseguono con crescente successo, tanto che oggi sono ben quattro le partite di regular season che si giocano fuori dagli Stati Uniti ogni anno. E’ anche tempo di mettere un freno alla dilagante abitudine di alcune franchigie NFL di allocare i propri giocatori in NFL Europe più per ottenere esenzioni dal roster del proprio training camp che per uno sviluppo vero e proprio dei giocatori inviati in Europa.

Nonostante gli alti costi di gestione e le evidenti storture verificatesi man mano che la lega andava avanti, la WLAF/NFL Europe/NFL Europa ha avuto una tremenda influenza sulle franchigie NFL nel primo decennio del nuovo millennio. Ancor oggi si contano numerosi (soprattutto tra i coach, per ovvie ragioni anagrafiche) coloro che hanno avuto un’esperienza in Europa come giocatore o come coach, senza bisogno di scomodare i nomi dei soliti noti, prodotti di punta della lega europea: Kurt Warner, Jake Delhomme, Adam Vinatieri, Jon Kitna, Brad Johnson ecc. ecc. Molti di loro hanno profondamente beneficiato di questa palestra, questa sorta di anticamera della NFL che ha reso il loro ingresso nel mondo dei pro molto meno traumatico.

[images cols=”three” lightbox=”true”] [image link=”43548″ image=”43548″] [image link=”43549″ image=”43549″] [image link=”43547″ image=”43547″] [/images]

Lo stesso si può dire del grande successo ottenuto con i programmi rivolti a giocatori, coach ed arbitri europei. Fin da subito la grossa intuizione di riservare un paio di spot per i cosiddetti “national players” ha avuto un grosso impatto sullo sviluppo di molti atleti che fino a quel momento avevano avuto ruoli primari nelle loro squadre europee di origine. In Italia ricordiamo i due “pionieri” Paolo Mutti e Sergio Vissa, che andarono a roster con i Birmingham Fire della primissima WLAF, seguiti poi da Luca Bellora e Maurizio Barbotti, campioni con i Barcelona Dragons nel 1997 e Niccolò Cancellieri con i Berlin Thunders nel 2006.

Sempre restando in Italia, il 23 giugno 1996 Giuseppe Rizzello divenne il primo arbitro italiano ad arbitrare una finale pro, partecipando al World Bowl ’96 di Glasgow. Dopo di lui anche Max Rossi, Antonio Pierattelli ebbero l’onore di arbitrare una finale.
Inoltre, grazie al programma di sviluppo riservato ai coach, Giorgio Longhi, Andrea Vecchi, Simone Iori e molti altri coach nostrani poterono affinare le loro conoscenze partecipando ai training camp delle franchigie NFL Europe.

Oggi, a dieci anni dalla chiusura della NFL Europe, ci resta un albo d’oro che vede i Frankfurt Galaxy vantare ben quattro titoli, una marea di ricordi (personalmente le prime esperienze di field photographer e giornalista accreditato le ho fatte proprio seguendo la NFL Europe per conto di Huddle Magazine, arrivando anche a produrre una fanzine interamente dedicata alla lega europea), sicuramente un po’ di nostalgia per una lega che aveva certamente fatto breccia nel cuore dei tifosi.

Ancora oggi, alle partite delle International Series a Londra, oltre alle maglie delle franchigie NFL si vedono molte maglie dei Rhein Fire, dei Frankfurt Galaxy, dei Barcelona Dragons e delle altre franchigie NFLE (lo scorso anno a Twickenham vedemmo persino una maglia dei Montreal Machine), segno che la lega europea avrebbe ancora un seguito di base molto numeroso.

Pubblicità

Albo d’oro

Finale Stadio Vincitore Sconfitto Score
World Bowl ’91 Wembley Stadium, London London Monarchs Barcelona Dragons 21 – 0
World Bowl ’92 Olympic Stadium, Montreal Sacramento Surge Orlando Thunder 21 – 17
1993 non disputato      
1994 non disputato      
World Bowl ’95 Olympisch Stadion, Amsterdam Frankfurt Galaxy Amsterdam Admirals 26 – 22
World Bowl ’96 Murrayfield Stadium, Edinburgh Scottish Claymores Frankfurt Galaxy 32 – 27
World Bowl ’97 Estadi Olimpic, Barcelona Barcelona Dragons Rhein Fire 38 – 24
World Bowl ’98 Waldstadion, Frankfurt Rhein Fire Frankfurt Galaxy 34 – 10
World Bowl ’99 Rheinstadion, Düsseldorf  Frankfurt Galaxy Barcelona Dragons 38 – 24
World Bowl 2000 Waldstadion, Frankfurt Rhein Fire Scottish Claymores 13 – 10
World Bowl IX Amsterdam ArenA, Amsterdam Berlin Thunder Barcelona Dragons 24 – 17
World Bowl X Rheinstadion, Düsseldorf Berlin Thunder Rhein Fire 26 – 20
World Bowl XI Hampden Park, Glasgow Frankfurt Galaxy Rhein Fire 35 – 16
World Bowl XII Arena Schalke, Gelsenkirchen Berlin Thunder Frankfurt Galaxy 30 – 24
World Bowl XIII LTU arena, Düsseldorf Amsterdam Admirals Berlin Thunder 27 – 21
World Bowl XIV LTU arena, Düsseldorf Frankfurt Galaxy Amsterdam Admirals 22 – 7
World Bowl XV Commerzbank-Arena, Frankfurt  Hamburg Sea Devils Frankfurt Galaxy 37 – 28

Per concludere, diamo voce ad alcuni dei protagonisti italiani della NFL Europe, per raccontarci le loro esperienza e cosa ha rappresentato la NFL Europe per loro e la loro carriera da giocatori, arbitri ed allenatori.

Il racconto di Paolo Mutti, ricevitore nei Birmingham Fire.

Ricordo l’esperienza della World League come se fosse ieri. In quella stagione ho giocato poco ma ho potuto vivere il sogno che ogni giocatore di football desidera.
Le giornate erano cosi intense e stancanti che alla sera non si aveva neanche la forza di uscire.
Iniziavamo con la palestra alle 8:30 poi video, allenamento, pranzo, di nuovo video allenamento e finalmente si tornava a casa. 5 gg su 7, il giorno libero non era il post game ma quello successivo.
La cosa più impressionante era l’organizzazione meticolosa di ogni momento dell’allenamento niente era lasciato al caso, ogni coach di reparto sapeva esattamente cosa far fare tutto era stato programmato con largo  anticipo.

Il mio HC era Coach Chan Gailey fino alla scorsa stagione OC dei NY Jets. Forse è grazie a lui che mi è venuta la vena da allenatore, la sua meticolosità è ancora un esempio per me.
I coaches facevano una vita assurda, immediatamente dopo la partita si fermavano in ufficio con dei panini a rivedere il video della gara e preparare i commenti per la riunione del giorno successivo. Onestamente ora che faccio l’allenatore faccio fatica a capire come riuscissero a mantenere la lucidità dopo le tensioni di una gara.

Ho avuto la fortuna di fare il professionista per una stagione, avrei pagato per farlo invece ero stipendiato! Ho giocato con atleti fenomenali molti dei quali poi sono riusciti ad approdare in NFL.
Tutti erano molto sbalorditi dal fatto che in Italia la patria del Soccer ci fossero dei giocatori di Football e anche se il nostro livello non era vicinissimo al loro ci hanno rispettato e aiutato molto a crescere.
Grazie a quella esperienza sono cresciuto molto sia a livello tecnico che tattico e quando sono tornato in Italia ero sicuramente un altro giocatore.

Ho visto anche i contro del professionismo, mi ricordo la frase di un giocatore che dopo l’approdo in semifinale anziche esaltarsi del risultato ottenuto disse: Great deal we get a bonus for this! Puoi immaginare la mia reazione che fino ad un anno prima avevo giocato solo per passione.

La fantastica organizzazione americana la si vedeva sotto tutti gli aspetti, la dirigenza era impeccabile, ogni piccolo dettaglio era curato, avevamo l’addetto stampa che decideva chi doveva fare le interviste e per quanti minuti, un preparatore atletico che ci seguiva anche in palestra, due segretarie che erano a nostra disposizione per qualsiasi esigenza.

Se siete stati spettatori di una partita di WLAF/NFL Europe/NFL Europa e/o di una finale raccontateci la vostra esperienza nei commenti.

Tornate ad inizio articolo per le foto dei World Bowl e la fanzine

[ad id=”29259″]
WBXI – Corey Dickerson e Joey Evans
WBXII – Antonio Pierattelli (sx)
WBXII – Rohan Davey e Robert Chapman
WBXII – Skip Hicks
WBXIII – Hugo Lira e Jermaine Mays
WBXIII
WBXIV – Tifosi Admirals
WBXIV – Ron Middleton
WBXIV – Thunder Cheerleaders
WBXIV
WBXV – Mascotte Thunders, Fire e Centurions
WBXV – Rich Parson
WBXV – Sea Devils Campioni
WBXV – Ingresso Sea Devils
WBXV – Shawn Mayer
[ad id=”29269″]
[ad id=”29269″]
Merchandising Merchandising

Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.