[NFL] Hall of Fame – Class of 2014: uno sguardo sugli anni ’70 e ’80
Come ogni anno, in concomitanza coi playoff, la NFL rende un grandissimo onore ai giocatori che hanno contribuito, con le loro imprese, a far diventare questa lega la più bella e famosa al mondo. Uomini che hanno dedicato la vita al football e che lo hanno praticato ai livelli più alti, segnando pagine indelebili della storia di questo sport e delle franchigie nelle quali hanno giocato.
Quest’anno sono stati scelti diciassette giocatori, la cosiddetta Class of 2014, per l’ingresso nella leggendaria Hall of Fame di Canton, in Ohio; fra questi, l’1 febbraio a New York, ne verranno scelti tra quattro e sette in base al voto del Comitato della HoF.
Se alcuni di loro sono molto vicini a noi nel tempo, come Marvin Harrison o Derrick Brooks, altri hanno giocato davvero in una NFL di altri tempi, negli anni ’70 e ’80, scavallando brevemente negli anni ’90. Conosciamoli più da vicino.
Morten Andersen è uno dei più grandi kicker che abbiamo mai giocato a football e, soprattutto, uno dei più grandi europei (è danese) ad aver avuto successo in uno sport, allora come oggi, pieno di americani. Membro storico dei New Orleans Saints prima e degli Atlanta Falcons poi, ha giocato in NFL per 25 anni. Selezionato per sette volte al Pro Bowl, è detentore del record di punti segnati nella lega, ben 2.544, nonché di tutta una serie di altri record legati ai field goal e allo scoring.
Durante gli anni in Louisiana non scese mai sotto il 70% di realizzazione e pensare che la sua carriera iniziò nel peggiore dei modi, poiché al primo kick-off da professionista si ruppe la caviglia e rimase fuori otto settimane. Ai Falcons, ormai trentacinquenne, riuscì nell’impresa di regalare ad Atlanta il primo viaggio al Super Bowl, condannando all’NFC Championship i favoritissimi Vikings. “The Great Dane” ha il grandissimo onore di far parte della squadra ideale NFL sia per gli anni ’80 sia per gli anni ’90.
Se Andersen è stato uno dei più grandi kicker del football, il più grande punter è stato sicuramente Ray Guy. Al college, Southern Mississippi, iniziò come kicker e lo fece con risultati eccellenti, tant’è che oggi, il premio per il miglior kicker della NCAA si chiama proprio Ray Guy Award. Molto versatile, fu schierato anche da punter e da safety. Terminata la carriera di college ricevette il grande onore di essere il primo e, finora unico, punter scelto al primo giro del Draft NFL.
Giocò per tredici anni negli Oakland Raiders, coi quali vinse 3 Super Bowl e, per dare un’idea di quanto fosse forte, basti dire che calciò 1.049 punt in carriera e ne vennero bloccati solamente 3! Guy era abilissimo a calciare la palla, imprimendole molta forza e colpendola con la giusta angolazione. I suoi punt stavano in aria per talmente tanto tempo che i suoi compagni potevano coprire tutto il campo e rendere impossibile qualsiasi ritorno, motivo per cui gli attacchi dovevano spesso ripartire letteralmente a ridosso della end zone.
Al Pro Bowl del 1976 diede una dimostrazione plateale della sua forza calciando la palla sul maxischermo del Louisiana Superdome situato a 27 metri e mezzo di altezza. Per definirlo basterebbe una frase, quella pronunciata da Joe Herrigan, forse lo storico più importante del football, il quale disse: “Ray è l’unico punter che puoi guardare e dire: lui vince le partite”.
Tutti oggi conoscono Clay Matthews dei Packers, ma pochi sanno che il suo allenatore di reparto è stato uno dei più forti linebacker che abbiano mai calcato un campo in yard. Kevin Greene era una forza della natura, detiene il record di sack (160) per un linebacker ed ebbe una lunga e brillante carriera. Al college, Auburn, arrivò solo per studiare, non essendo stato reclutato, eppure, grazie alle sue capacità, entrò in squadra, ne divenne un leader e nell’anno da senior mise insieme grandissimi numeri.
Esordì nell’85 nei Los Angeles Rams e si impose come uno dei più temibili outside linebacker, facendo registrare tra il 1988 e il 1990 ben 46 sack, tra cui ben 4,5, in una sola gara, a Joe Montana. Giocò con successo anche a Pittsburgh e Carolina, raggiungendo il Pro Bowl e, nel 1996, divenne il giocatore più anziano a guidare la NFL in sack. Nella stessa stagione fu votato all’unanimità il più forte linebacker della lega. Da giocatore non riuscì mai a vincere un Super Bowl, ma nel 2011 ha guidato il suo erede, sia per aspetto fisico che per qualità tecniche, Clay Matthews alla conquista del Lombardi Trophy.
Claude Humphrey è il più anziano della classe 2014. Giocò per quasi tutta la carriera, svoltasi negli ’70, nei Falcons, diventando fin da subito uno dei migliori difensori della lega, definito da alcuni esperti anche “stellare”. Non vinse nulla a livello di team, ma a livello personale fu convocato per 6 volte al Pro Bowl, vinse il “Defensive Rookie of the Year” e realizzò ben 125.5 sack nei suoi tredici anni di carriera. Lo si ricorda per la sua tempra formidabile e per il fatto che ritornò da un grave infortunio al ginocchio, che poteva mettere fine alla sua carriera, più forte di prima me, facendo registrare le migliori stagioni della sua carriera.
Vi abbiamo fatto conoscere quattro giocatori che hanno fatto la storia della NFL, dei pilastri su cui ancora oggi la lega si regge e il loro, speriamo, inserimento nella prestigiosa Hall of Fame non può che essere il coronamento glorioso di onoratissime carriere.
I 17 finalisti
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