[W8] Gli Steelers fermano i Patriots

In realtà la sfida dell’Heinz Field è stata vinta dai padroni di casa in modo più netto di quanto non dica il punteggio: New England è andata subito sotto di dieci punti, poi di tredici (massimo stagionale per gli uomini di coach Belichick) in avvio di ultimo quarto e il suo attacco non ha mai trovato un vero ritmo anche se non ha mai mollato, mentre la difesa ha disputato un match decisamente sotto tono.

Lo sviluppo del match è stato tra l’altro un tributo a come cambiano i tempi nella NFL: per chi, come il sottoscritto, ha ormai un bel gruzzolo di primavere sulle spalle ed era abituato a vedere Pittsburgh fare leva sul tradizionale attacco molto fisico, con grandi corse di runner di pura potenza come Bettis, ha fatto sicuramente specie la tattica di coach Tomlin. Per cercare di sfruttare l’oggettiva debolezza del secondario di New England, il capo allenatore dei locali ha trasformato gli Steelers… nei Patriots: come spiegare altrimenti i cinquanta, sì avete letto bene, cinquanta tentativi di lancio di Roethlisberger a fronte di 23 corse?
Nei primi due, lunghissimi drive, su un totale di ben ventisette giochi, Pittsburgh ha messo la palla nelle mani dei runner appena cinque volte, sfruttando in pieno i buchi al centro dello schieramento dei Patriots la cui difesa era volutamente concentrata a fermare all’esterno quello spauracchio di Wallace. Così ad esempio il tight end Miller nel drive di apertura ha fatto il bello e il brutto tempo con quattro ricezioni per 55 yards.
In generale comunque la difesa sul passaggio di New England ha faticato tremendamente, visto che, pur senza il veterano Hines Ward, Roethlisberger ha chiuso il pomeriggio con un eloquente 36 su 50 per 365 yards, due mete e un solo intercetto. Anzi l’assenza di Ward l’hanno notata veramente in pochi viste le statistiche del trio Brown (9 ricezioni, 67 yards e prima meta della carriera), Wallace (7-70) e Sanders (5-70), il tutto con l’apporto non
indifferente dei sette palloni per 85 yards messi in cassaforte da Miller.

A livello di rushing game bene anche se con un carico di lavoro limitato Mendenhall che in tredici portate ha guadagnato 70 yards, mentre da dimenticare è stata la prova di Redman. La linea offensiva ha confermato di aver beneficiato del rientro di Starks, anche se la nota di merito va soprattutto al tackle rookie Gilbert che in coppia con la guardia Foster ha contribuito a cementare una parte destra della linea che ha disputato un match assolutamente solido.
In difesa grande prestazione di un Woodley indemoniato, capace di terminare con due sack, due placcaggi per perdita di terreno e tre pressioni sul quarterback, nonostante un infortunio che lo ha costretto a giocare solo metà degli snap. Proprio questo problema muscolare è l’unico neo della prestazione del linebacker da Michigan anche perché sicuramente lo terrà fuori dal big match contro i Ravens di domenica prossima.
Il resto della difesa di Pittsburgh ha svolto egregiamente un compito non certo agevole: quello di limitare i danni causati dai passaggi con traiettorie medio-corte di quel regista “chirurgico” che è Brady: quasi sempre in campo addirittura con sei defensive backs, gli Steelers hanno dirottato Polamalu al centro della difesa proprio col compito di disturbare le traiettorie preferite dal regista ex Wolverine, intento riuscito perfettamente visto che Brady ha vissuto la peggior giornata della sua stagione con appena 198 yards lanciate.
Per altro non tutto è filato liscio in casa Steelers: Timmons, ancora in campo come outside linebacker al posto dell’infortunato Harrison, ha confermato di non aver ancora digerito la nuova posizione, mentre il cornerback Cortez Allen e la safety Mundy si sono alternati a coprire il pericolosissimo tight end Gronkowski, con risultati onestamente rivedibili.
In casa Patriots ha funzionato veramente poco e, ripeto, New England ha già fatto un mezzo miracolo a rimanere in partita fino alla fine. In realtà il match di Brady è stato sì tutt’altro che scoppiettante, ma il buon Tom ha chiuso con statistiche che molti altri quarterback pagherebbero per avere: ventiquattro completi su trentacinque per 198 yards, due touchdown e nessun intercetto. Certo, poi quando si parla di un fenomeno in un attacco formidabile sembrano numeri ordinari, ma onestamente non lo sono.
E, pur con tutte le considerazioni del caso, proprio Brady ha tenuto i suoi in partita visto che il rushing game è tornato ad essere evanescente, con appena 43 yards conquistate in dodici tentativi. Da notare che metà delle portate sono arrivate ad opera del veteranissimo Kevin Faulk che esordiva in questa stagione dopo il grave infortunio al ginocchio del 2010 e nonostante tutto si è disimpegnato a dovere (6 corse, 32 yards).

I dolori invece sono arrivati da una difesa incapace di fermare il carro armato Steelers. La linea ha ancora tenuto da par suo: Carter, Love e Wilfork hanno messo a terra Roethlisberger quattro volte e anche Haynesworth si è ricordato di essere stato un ottimo giocatore ed ha tenuto sotto buona pressione la linea di attacco di casa. Ma alle loro spalle il solo Spikes non è bastato ad arginare Pittsburgh perché Ninkovich e Guyton sono stati sistematicamente battuti in entrambe le fasi del gioco (unica nota positiva l’intercetto di quest’ultimo che ha consentito a New England di rientrare in partita nel primo tempo) e la coppia di safety titolari Ihedigbo e Chung ha ancora una volta dimostrato qual è il vero, grande punto debole della difesa dei Patrioti.
Festeggiato brevemente il successo, gli Steelers devono ora concentrarsi subito perché domenica prossima in città arriveranno gli acerrimi rivali dei Ravens (e gli uomini in nero devono vendicare “sportivamente parlando” la terribile batosta della prima giornata), mentre New England ha subito la possibilità di rifarsi contro i New York Giants, avversario sempre tosto ma onestamente abbordabile.