[W5] Lettera aperta al proprietario dei Bills

nflEgregio Signor Wilson*,
 
inizio subito a chiederle come sta, e mi auguro che stia bene. Spero che si sta rimettendo dopo il suo infortunio, immagino cosa devebills esserlecostato non poter assistere per la prima volta all’home opener dei suoi ragazzi. Certo, non posso non pensare che il 17 ottobre compirà 93 anni e, acciacchi a parte, tutti vorremmo intanto arrivarci… specialmente dopo tutto quello che deve aver visto lei nella sua vita: la grande depressione da bambino, la seconda guerra mondiale in prima linea, la ricostruzione e la ripresa e potremmo continuare.
 
Ma è il football il motivo di questa lettera, sono i SUOI Bills che, dopo tanto tempo, sono tornati a darle delle gioie. Anche lì, quanti ricordi, e quanta storia. Da quel 1959, con la creazione della squadra e quasi contemporaneamente della American Football League (e anche lì lei ci mise molto del suo, sostenendo la sua squadra e contemporaneamente aiutando franchigie più in difficoltà come Raiders e Patriots, con lo scopo di non indebolire la lega; ci crede se le dico che in Italia, nel calcio, nessuno farebbe una cosa del genere?) che i Bills conquistarono poi due volte; poi, fino al 1970 con la nascita della NFL di oggi e l’arrivo a Buffalo di O.J. Simpson. E ancora più avanti, a Marv Levy e a quella squadra indimenticabile capace di issarsi per 4 volte consecutive fino al Superbowl. E lasciamo perdere come è andata, ricordiamola piuttosto per i campioni che la componevano: Jim Kelly, Thurman Thomas, Andre Reed, Bruce Smith, James Lofton, Steve Tasker…
Eh, lo so, poi sono arrivati gli anni bui, quelli di Doug Flutie ma anche di Rob Johnson, di Eric Moulds ma anche del “Music City Miracle” contro Tennessee (mi dica, ma come avete fatto a perdere quella partita?). E, nel 1999, l’ultima volta ai playoffs. Da allora mai più, neanche una volta.
Non vorrei azzardare pronostici, o portare sfortuna, ma quest’anno finalmente la striscia potrebbe interrompersi. E credo che, nell’era dei Patriots che non vogliono chiudere la dinastia e dei Jets sempre  sotto i riflettori (e con i Dolphins relegati nei bassifondi, e per voi di Buffalo che non li avete mai visti bene questo è motivo di goduria) sarebbe un successo di proporzioni enormi.
 
Perchè, come lei ben sa, fino a questo inizio trionfale di 2011 sui suoi Bills arrivavano solo scetticismo e critiche. “È impossibile sopravvivere in una piccola città (anzi, in uno ‘small market’) come Buffalo”. E lei ha avuto l’intuizione, invece di cercare una facile migrazione lontano dal freddo di una piccola città del nord-est, di coinvolgere il grande mercato più vicino che ha, cioè Toronto e con esso il Canada, giocando delle partite vere in uno stadio che, in effetti, era già pronto per voi.
bills“È impossibile che Buddy Nix, che non ha esperienza come GM, e Chan Gailey, che come head coach non ha mai brillato, riescano a combinare qualcosa di buono. Perchè li hanno presi? I Bills non sanno proprio dove sbattere la testa”. E lei ha avuto la capacità di tirare dritto e di lasciar lavorare gli uomini che aveva scelto, non dando ascolto alle critiche e resistendo alle tentazioni che, dopo il 2010 chiuso 4-12, magari le saranno anche venute.
“È impossibile vincere nella NFL di oggi senza un qb. Ryan Fitzpatrick? Quello scartato dai Bengals?? Ma siamo seri…”. E invece non JP Losman o Trent Edwards – ambedue presi al draft – ma proprio il misconosciuto Fitzpatrick è diventato oggi il leader di una squadra che, come lui, è fatta di tanti scarti altrui. Fred Jackson? Nemmeno scelto al draft, passato prima per il football indoor e poi per la NFL Europe. Steve Johnson? Scelto al settimo giro nel 2008, 224° assoluto. Scott Chandler? Un tight end alla sua quinta squadra NFL. E in difesa, la stessa cosa: Nick Barnett? Lasciato andare dai Packers campioni del mondo. Drayton Florence? Scartato dai Jaguars. Bryan Scott? Alla sua quarta squadra. E, signor Wilson, lei lo sa bene, la lista sarebbe ancora lunga.
 
I fans di Buffalo non si sono mai disamorati della squadra, ma dopo tutta questa mediocrità magari non avevano tutti i torti ad essere un po’ sfiduciati. Dica la verità, signor Wilson: ma la vittoria contro i Patriots, i New England Patriots che vi hanno battuto ogni volta, due volte all’anno per gli ultimi otto anni, all’ultimo secondo e in rimonta, non è stata una splendida sorpresa anche per lei? O in fondo lo sapeva che, prima o poi, sarebbe successo e che sarebbe stato memorabile? Magari il contraccolpo vi è costato la partita con i Bengals, una di quelle che si danno per già vinte e che invece si finisce per perdere, però il modo in cui avete poi dominato gli Eagles è indicativo: non è che iniziate a crederci sul serio? 
Signor Wilson, io non so come finirà questa stagione, se i Bills reggeranno o meno e se dopo 12 anni la sua squadra potrà regalarle un’altro viaggio ai playoffs. Si dice spesso che nella NFL di oggi ogni anno può davvero vincere chiunque, a patto di lavorare bene e farsi trovare pronti nel posto giusto e al momento giusto, e quest’anno voi (ma anche i Lions e i Niners) state dimostrando quanto ciò sia vero. Certo, poi uno vede i Packers e pensa che se sono i campioni in carica un motivo c’è, ma se le avessero detto che quest’anno dopo 5 partite sareste stati 4-1 ci avrebbe creduto? E se, tanto per dire, qualcuno le dicesse che il prossimo gennaio potrebbe esserci il suo posto allo stadio che porta il suo nome ad aspettarla?
 
Stia bene Signor Wilson, le auguro di rimettersi in forma per fine anno. Hai visto mai…
 
 * Ralph Wilson Jr., classe 1918, fondatore, proprietario e presidente dei Buffalo Bills
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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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