ESPN e il Total Quarterback Rating

Da sempre, una delle statistiche più controverse nel football è il cosiddetto “passer rating”, cioè quell’astrusa formula attraverso la quale si ottiene un coefficiente che permette di valutare, secondo una scala prestabilita, la prestazione di un giocatore nel gioco di passaggio.
Esistono sostanzialmente tre formule per il calcolo di questo coefficiente, una per la NFL, una per la NCAA ed una per la AFL, che differiscono in numeri e filosofia, ognuna riflettendo le peculiarità del contesto sportivo al quale si applicano. Quella che prenderemo in esame oggi è quella applicata dalla NFL (e dalla CFL), la cui validità è stata da sempre, come detto, messa in discussione per la sua supposta inutilità nel classificare i quarterback in maniera corretta.
Esistono diverse varianti della formula ufficiale, utilizzate dai maggiori analisti statistici, e si può affermare addirittura che ogni analista che si rispetti ha, nel corso della sua carriera, elaborato una sua proposta per modificare la formula del rating per renderla più utile ad una classificazione dei quarterback.
Durante la lunga offseason, durante la quale il lockout ha tenuto banco per tutto il tempo, alcuni analisti della ESPN hanno studiato e sviluppato un sistema di calcolo denominato “Total Quarterback Rating” che, a loro dire, dovrebbe diventare la formula definitiva per la classificazione dei quarterback.
Grazie anche ad una massiccia campagna mediatica, l’attesa per la presentazione della formula è diventata quasi spasmodica tra gli addetti ai lavori, ma quando si è arrivati finalmente al dunque con tanto di trasmissione in prime time televisivo di un’ora, molti entusiasmi si sono raffreddati.
Vediamo di cosa si tratta, dunque, partendo però da una sommaria spiegazione di come funziona il rating NFL attuale.
 
Il Rating NFL
 
L’attuale sistema di calcolo del rating ha appena compiuto 40 anni. Fu infatti messo a punto nel 1971 (ed adottato definitivamente nel 1973) da un matematico chiamato appositamente dalla NFL per definire un sistema che potesse permettere di stilare una classifica dei passaggi che tenesse conto delle diverse “anime” del gioco aereo.
L’idea alla base del calcolo del rating era di prendere in considerazione quattro punti fondamentali del gioco di passaggio: la percentuale di completi, le yards guadagnate rapportate ai passaggi tentati, i TD pass e gli intercetti. Per ognuna di queste quattro categorie, si trattava di stabilire una prestazione media, ed assegnare un punto per chi l’avesse eguagliata, due per chi avesse una prestazione da record e zero per chi avesse avuto una prestazione sotto media.
Analizzando le ultime dieci stagioni giocate, vennero così stabiliti i valori di riferimento. La percentuale di completi era mediamente sopra il 50 per cento, una prestazione fenomenale raggiungeva il 70 per cento ed una scarsa il 30 per cento. Assegnando 0 punti al 30%, 1 al 50% e 2 al 70%, si trattava solo di trovare la semplice formula matematica che riducesse questi numeri (ed i loro intermedi) ad una scala graduata di riferimento.
Allo stesso modo vennero stabiliti i valori di riefrimento per la media yards per tentativo (7), percentuale di passaggi da TD (5%) e percentuale di intercetti (5,5%).
Una volta ottenuta la scala dei punteggi, si trattava di rendere il risultato così ottenuto più facilmente comprensibile al grande pubblico. Gli ideatori del rating pensarono che sarebbe stata una buona idea assegnare un valore di 100 ad una prestazione eccezionale, così da avere un riferimento immediato: più ti avvicinavi al 100 e più la tua prestazione era particolarmente buona. Come stabilire “quando” una prestazione era da considerarsi eccezionale? L’analisi di diverse stagioni considerate “da record” portò alla conclusione che la somma dei punti accumulati nelle quattro categorie era sempre più o meno uguale a sei, per cui quello fu proprio il valore scelto per rapportare a 100 i valori ottenuti.
Così nacque la formula astrusa qui di seguito descritta:
 
 
a = ((Passaggi Completi / Passaggi Tentati) – 0,3) * 5
b = ((Yards conquistate / Passaggi tentati) – 3) * 0,25
c = (TD pass / Passaggi Tentati) * 20
d = 2.375 – ((Passaggi Intercettati / Passaggi Tentati) * 25)
 
a, b, c e d possono assumera un valore minimo di 0 e massimo di 2375
 
Rating = ((a + b + c + d) * 100) / 6
 
Quello che è sempre stato contestato a questa formula, è che “non dice tutto” sulla prestazione del quarterback. In effetti, la formula è limitata, ma lo è forzatamente. Lo scopo di questo rating non è di stabuilire quanto è forte un quarterback, ma è di confrontare i numeri e graduarli su una scala. Non tiene conto, e non potrebbe nemmeno farlo, di fattori intangibili quali la leadership, l’intelligenza, la bravura nello scramble, la freddezza, la decisione di lanciare ad uno piuttosto che all’altro, insomma, tutti quei fattori che si riferiscono alle “qualità trecniche” di un quarterback e che nessuna formula e nessun numero potranno mai classificare in maniera completa.
Ci sono tuttavia anche una serie di rilievi prettamente tecnici che sono più pertinenti. Uno di essi, ad esempio, è che la formula giudica allo stesso modo un passaggio da una yard con 70 di “yards after catch” ed uno di effettive 71 yards oppure, peggio ancora, un incompleto dovuto ad un lancio errato ed uno dovuto ad un drop del ricevitore o ad uno spike intenzionale per fermare il tempo. In quest’ultimo caso, la NCAA ha apportato da qualche anno una correttiva interessante, istituendo il giocatore generico “Team” al quale vanno attribuite tutte le statistiche che devono comunque apparire nei totali ma non devono in alcn modo influire sulle prestazioni personali (spike, kneel down, wild snap, ecc. ecc.).
Probabilmente un intervento possibile e sensato sulla formula attuale potrebbe essere quello di aggiornare i coefficienti di calcolo in maniera da riflettere questi quarant’anni in cui il gioco aereo ha subito modifiche importanti. Proprio perchè i coefficienti, come abbiamo visto, erano stati studiati in maniera da rendere il risultato finale comparabile con la prestazione media di un buon quarterback, sarebbe opportuno rivedere i parametri di questa “prestazione media” che nel tempo sono cambiati, e non di poco.
 
Il Total Quarterback Rating ESPN (QBR)
 
Partiamo subito col dire cosa non è il QBR: una statistica. Il QBR è un metodo di comparazione per i quarterback, e serve per “comparare”, appunto, le prestazioni, non per “classificarle”.
Perchè dico questo? Perchè una classifica è copmposta da criteri oggettivi, identificabili, non modificabili da una partita all’altra, tangibili ed immediatamente calcolabili.
Il QBR, invece, è composto da molti fattori soggettivi, entra in gioco il giudizio personale di chi lo calcola e, soprattutto, molti dei parametri sono stabiliti soltanto a posteriori, cioè a partita finita. Una situazione di campo può valere tanto o poco a seconda del risultato finale dell’incontro, e questo è uno dei principali motivi per cui vedo questa formula come fumo negli occhi, oltre a quello, non indifferente, di non conoscerne la sua esatta composizione.
Vediamo di capire come viene calcolato, anche se vi avverto subito che non sarà un’impresa semplice.
La premessa è d’obbligo: come testè accennato, la formula esatta non è stata rivelata, e già questo la dice lunga sull’attendibilità matematica di questa trovata. Sono stati però rivelati i criteri ispiratori del calcolo, il che, anche se in maniera forzatamente parziale, ci permette di fare alcune considerazioni.
I concetti alla base del QBR sono le due basi della statistica applicata allo sport: la probabilità di vittoria ed i punti previsti.
La probabilità di vittoria viene utilizzata per stabilire quanto è “importante e decisiva” una singola azione. Questo avviene attraverso una funzione matematica sviluppata attraverso l’analisi di un database in cui sono stati inserite tutte le azioni di tutte le partite NFL dal 1960 ad oggi. Grazie a questo database si stabilisce, ad esempio, che un terzo e due dalle proprie 25 nel terzo quarto sul punteggio di 21-14 per la squadra in attacco con tutti e tre i timeout ha un coefficiente diverso dalla stessa situazione al quarto quarto senza timeout e con 30 secondi da giocare.
Una volta dato un valore a quella azione, un’altra funzione si occupa di calcolare i punti previsti, cioè come questa azione deve finire affinchè il quarterback abbia “fatto il suo dovere”.
Ma non finisce qui, perchè il quarterback “fa il suo dovere” grazie anche ai compagni di squadra, ed allora i punti previsti, vengono ulteriormente sezionati e suddivisi per ognuna delle componenti di un passaggio: la protezione della linea, la bravura dei ricevitori, la perfezione del lancio, le yards guadagnate dopo la ricezione, e così via. Il quarterback accumula quindi la sua frazione di punti previsti se l’azione riesce, il tutto rapportato al coefficiente iniziale dell’azione, il che può far aumentare o diminuire i punti accumulati dal quarterback a seconda dell’indice di importanza dell’azione stessa.
Confusi? Beh, è abbastanza normale, ed è anche uno dei motivi per cui, come vedremo, questo metodo ha dei limiti.
Torniamo alla nostra frazione di punto conquistata dal quarterback. Come abbiamo visto, il valore di un’azione è determinata solo a posteriori, perchè dipende dal risultato finale della partita e da come questa azione si confronta con quelle degli scorsi 50 anni di NFL. Ciò che salta subito all’occhio, quindi, è che non è possibile avere un QBR in corso d’opera, per cui non si può utilizzare per capire come un quarterback sta giocando durante una partita.
In definitiva il QBR è riassumibile in poche parole così: si stabilisce quanto è importante un’azione per la vittoria finale, gli si assegna un coefficiente, si calcolano i punti previsti, si suddividono tra tutti quelli che hanno attivamente preso parte all’azione (in caso di hand-off, ad esempio, il QB guadagna zero punti, ovviamente), si rapportano all’effettivo svolgimento dell’azione e si calcola la frazione di punto guadagnata (o persa) dal quarterback. Sommando tutte queste frazioni abbiamo un totale che verrà poi rapportato a 100 per avere il rating finale, che mi dirà quanto bravo e decisivo è stato il quarterbackl in quella partita.
Da questa spiegazione (molto semplificata ma, vi assicuro, formalmente corretta), è lampante come nessuno sia in grado di calcolare autonomamente il rating, cosa invece possibile con la formula standard. Inoltre vengono immessi molti fattori soggettivi, nello scorporo delle frazioni di punto. Come giudicare quanto assegnare ad una tasca di protezione piuttosto che ad un blitz pickup? Come distinguere il drop dal passaggio difeso? E il lancio perfetto dall’anatra ferita? Non si parla, ovviamente, delle situazioni estreme in cui la dinamica è chiara, ma di tutte quelle situazioni in cui tre persone diverse vedonola stessa cosa e la giudicano in tre maniere diverse senza per questo che nessuno dei tre abbia torto o ragione.
 
CONCLUSIONI
 
Quando si aggiungono le valutazioni soggettive alla matematica, non possono che uscire dei disastri, e questo è proprio ciò che è avvenuto con il QBR.
Intendiamoci, nessuno sostiene che gli analisti della ESPN siano un branco di incapaci che hanno pratorito una stupidaggine colossale. Più semplicemente non penso, e molti come me, che una formula sconosciuta ed astrusa, inapplicabile nella realtà comune, sia un buon metodo per migliorare il rating point.
Bisogna ammettere che lo sforzo è stato notevole, ed il metodo sembra abbastanza completo, anche se non si capisce come mai, in tanta abbondanza di fattori da considerare, dalla bravura dei ricevitori alla bontà dei blocchi alla perfezione dell’esecuzione delle tracce e così via, non si sia tenuto conto della forza della difesa, della bravura del singolo difensore, dell’errore di copertura e così via, fattori altrettanto importanti nel cercare di comparare la prestazione di diversi giocatori in diverse situazioni.
Sfido però chiunque ad applicare questo sistema in qualsiasi altra situazione che non sia la NFL, dove le statistiche a disposizione sono più che complete, esistono i filmati di tutte le partite e l’analisi può essere fatta con cognizione di causa.
Prendiamolo, dunque, come uno strumento analitico per i commentatori della NFL. Le statistiche sono un’altra cosa.
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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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