[Wild Card] Il Bello e il Brutto e il “Tipo”
Il Bello (venuto dal nulla)
James Starks, RB, Green Bay Packers
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Vari giocatori degli Eagles hanno ammesso al termine della partita di non averne mai sentito parlare prima. In effetti Starks, runningback da Buffalo scelto da Green Bay nel sesto round dell’ultimo draft, fino a domenica sera aveva giocato solo una manciata di azioni, a causa di un infortunio alla spalla che lo aveva tenuto fuori negli ultimi due anni di college e di uno al bicipite femorale che lo aveva costretto ai box per le prime 10 giornate di Regular Season tardandone il debutto nel match di Week 11 dello scorso 5 dicembre giocato contro i 49ers (per lui furono 18 corse per 73 yards). Poi solo briciole, fino alla spettacolare performance di Philadelphia, con una corsa di 27 yards ad aprire una serata chiusa con 23 portate per 123 yards (5.9 yards di media a portata) buone per diventare il rookie di Green Bay con più yards corse in un match di playoff. Ennesima stella cometa o prossimo idolo del Lambeau Field? Per ora, comunque, chapeau!
Il Brutto (ma brutto brutto!)
Matt Cassel, QB, Kansas City Chiefs
Dopo una stagione all’insegna della più assoluta efficienza, con solo 7 intercetti lanciati a fronte di 27 passaggi da touchdown, contro la cannibalesca difesa di Baltimore il 28enne da USC è riuscito – grazie anche all’aiuto di un’offensive line da fare pietà – ad entrare nel libro (nero) dei record con una prestazione degna della damnatio memoriae da 9/18 per 70 misere yards, 3 sack e soprattutto 3 picks, per un rating complessivo di 20.4. Dal 1970 a oggi, solo tre quarterbacks sono riusciti a lanciare 3 intercetti e meno di 75 yards in un match di playoff (prima di Cassel furono Craig Morton nel ’77 e Dave Krieg nell’83). Che stia già soffrendo di nostalgia per l’imminente addio di Charlie Weis, ovvero colui che più di tutti l’ha aiutato a farsi un nome fra i pro?
Il “Tipo” (da fermare con le buone o con le cattive)
Taj Smith, WR, Indianapolis Colts
L’ultimo capitolo dell’infinita sfida fra Colts e Jets ormai è storia, ma come sarebbe andata se lo special-teamer Smith, con i Jets avanti per 14-13 e costretti al punt su 4°-e-5 a poco più di tre minuti dalla fine dei regolamentari, non avesse commesso la più insulsa delle penalità concedendo al team di New York un nuovo primo down per un accenno di running-into-the-punter? Di certo Indy si sarebbe ritrovata con 2 timeouts e circa 35 secondi in più da gestire alla fine nel tentativo di rimonta e tutto ciò a Manning, in una partita destinata chiaramente a essere decisa “sul filo”, non avrebbe di certo dato fastidio. E poi? Inutile fare congetture. Grazie al “pregevole” gesto del 27enne atleta da Syracuse, i Colts hanno dovuto fare a meno di tutto ciò di cui sopra. Sarà per il prossimo anno. Forse.
Rubrica a cura del blog Mondo NFL