[NFL] Pensando il domani di Peyton

nflUno dei tantissimi aspetti che affascina del mondo del football è il cosiddetto businesslike approach, che fa in modo che la retorica stia alla larga da ogni questione e il passato venga utilizzato solo come strumento per organizzare strategicamente il futuro, avendo questo la precedenza su tutto il resto.
In quest’ottica, cosa si può intuire oggi del futuro di Peyton Manning e i suoi Indianapolis Colts?
Quest’anno il team dell’Indiana ha raggiunto la nona partecipazione consecutiva ai playoffs – la settima negli 11 anni con Manning under center – ma, a differenza delle scorse stagioni, anziché dominare la Regular Season dall’inizio alla fine, ha acciuffato l’AFC South per i capelli solo nelle ultime giornate anche grazie all’implosione dei Jaguars, apparsi per lunghi tratti muniti delle qualità e della fortuna necessarie per impossessarsi del trono della division.
Lo hanno fatto grazie all’ottimo lavoro dell’head-coach al secondo anno Jim Caldwell, abile nel raccogliere con classe l’eredità di Tony Dungy e nel mantenere la squadra in piedi e competitiva per tutto il campionato malgrado 18 giocatori sulla injured reserve list, e naturalmente grazie al figlio maggiore di “Golden Archie”, privato nel corso della stagione di playmakers come Anthony Gonzalez, Dallas Clark e Austin Collie – e mal supportato da offensive line e running-game – ma capace ugualmente di collezionare 4700 yards su passaggio (massimo stagionale in carriera), 33 TD e il record Nfl di completi (450) e tentativi di passaggio (679).
Jim Irsay, proprietario della franchigia, ha già provveduto a elogiare con enfasi l’operato di Caldwell e a garantire che, quanto prima, provvederà a sistemare la situazione contrattuale di Manning con l’intento di fare di lui il quarterback più pagato della lega, a testimonianza del fatto che, nonostante i 34 anni suonati (ne compirà 35 durante l’offseason, il prossimo 24 marzo), la fiducia nei suoi confronti sia ancora indiscussa.
Ma proprio qui potrebbe sorgere un problema, un problema paradossale ma tutto sommato affatto estraneo al mondo dello sport: premiare la propria stella significa investire su di essa montagne di dollari, con la conseguenza di lasciare la coperta corta sul resto del roster. E uno dei motivi per cui i Colts, durante l’Era Manning, in 11 presenze nel torneo di posteseason sono usciti per ben 7 volte al primo turno, sta proprio nella non totale adeguatezza del cast di supporto, soprattutto per quanto riguarda il reparto difensivo, sul quale da anni non si investe seriamente con un progetto destinato a trasformare l’undici in effettivo punto di forza (qualcuno parlerebbe di “debolezza relativa”). Da oltre un decennio la percezione è che sia principalmente Manning a fare le fortune dei Colts, mentre i Colts – discorso finanziario a parte – pare non siano riusciti a fare granché per fornirgli un arsenale realmente all’altezza. E presto la situazione potrebbe peggiorare.
Se e quando inizierà ufficialmente l’offseason di transizione fra le stagioni 2010 e 2011, infatti, Indianapolis potrebbe ritrovarsi – oltre che con tanti reparti bisognosi di upgrade: offensive line e perimeter defense in primis – con free agents del calibro di Addai, che è comunque il miglior runningback di un backfield che da anni non spaventa, Adam Vinatieri, lui sì, uno dei migliori (kicker) di ogni tempo, il left tackle Charlie Johnson, ovvero colui che deve proteggere le spalle a Manning, il safety Melvin Bullitt, riserva con licenza di far male quando chiamato in causa, il linebacker titolare Clint Session e il defensive tackle Daniel Muir, oltre che con Reggie Wayne e il defensive end Robert Mathis potenzialmente sul piede di guerra a causa della richiesta di nuovi e più sostanziosi contratti – difficili da ottenere proprio per il motivo di cui sopra – e il safety Bob Sanders profumatamente pagato malgrado quasi tre stagioni interamente perse per infortuni di  varia natura.
Insomma, se il glorioso passato di Indianapolis è un-Lombardi Trophy-uno in due lustri di costante “semi-dominio” e quello recente è un Wild Card Game perso in casa contro i Jets su field-goal calciato all’ultimo secondo e quasi “regalato” dalla concessione di un kickoff return di 47 yards dopo essere stati in vantaggio per ben tre volte nel corso della partita, ecco che il futuro più prossimo potrebbe essere per Manning ancora più beffardo, arrivando magari a fissarlo fra qualche anno sui libri di storia del football come uno dei quarterback più straordinari dal punto di vista del puro talento e dei record conquistati, ma al contempo meno vincenti di ogni epoca.

Andrea – mondonfl.it

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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