[Conference] Packers vs Bears
Il resto della prima frazione serve a Cullen Jenkins per mettere le mani addosso a Jay Cutler un paio di volte ed al’ex Broncos per sbagliare un facile passaggio che avrebbe quantomeno portato ad un field goal la sua squadra, sotto nel punteggio e nell’iniziale momento del match. Brian Urlacher difende il suo branco di orsi con un sack decisivo, ma sembra che la precisione e velocità del prodotto di Cal possa, esattamente come successo sette giorni prima ad Atlanta, portare ad una facile vittoria gli uomini di Mike McCarthy.
Più di tutto, è la posizione dei suoi ricevitori a lasciare entusiasti I tifosi di Green Bay. Sono sempre davanti al marcatore, non esiste una doppia copertura e Charles Tillman è sistematicamente evitato. Non ci vorrebbe nemmeno così tanta abnegazione qualora Rodgers mantenesse questa precisione per tutto l’arco della partita.
Intanto, nel secondo quarto, iniziano a funzionare anche le corse. Un paio da 10 yarde, una di James Starks ed una del buon Brandon Jackson, danno il 14 a 0, segnato dal primo. I Packers evitano, dopo Tillman, anche l’uragano del miglior ritornatore di sempre Devin Hester, lasciandogli solo i punt. è solo per questo motivo che Chicago arriva vicina alla segnatura, perchè partendo dalle proprie 40, e passando corto per Matt Forte, raggranella qualche yarda. Quella che sembra una partita segnata cambierà però, e mentre tutti i valori si rimescoleranno, sul campo del Soldier Field si succederanno protagonisti di vario genere.
Prima di tutto i Bears hanno la chance del secolo quando un passaggio, per la verità scarso, del QB avversario colpisce il piede di Donal Driver e finisce nelle manone di Lance Briggs. A pochi secondi dalla fine della prima frazione, pure Rodgers è convinto che Chicago potrebbe uscire con qualche punto da quell’azione, tanto da rivestirsi e prepararsi per tornare negli spogliatoi. Cutler rovinerà però tutto, lanciando un intercetto davvero imperdonabile nelle mani di Sam Shields, cercando un impossibile traccia di Johnny Knox. La sua squadra è arrivata li anche per giocate del genere, ma ripeterle in questo momento è del tutto inopportuno. Ma quando si torna in campo, per il prodotto di Vanderbilt va ancora peggio, perchè si infortunia ad un ginocchio – modalità non pervenute – e dovrà limitarsi a vedere la partita da spettatore, lasciando l’incombenza a Todd Collins. Anche quest’ultimo si infortunerà non appena un difensore di Green Bay gli mette le mani addosso, in una caduta che sembra del tutto sormontabile.
Prima dei batticuore finali notiamo però la sacrosanta tendenza dell’attacco in giallo e verde di non forzare. Avanti di due segnature, contro una difesa fenomenale ed un attacco che non può materialmente far male, non c’è bisogno di passaggi da 30 o 40 yarde, si può tranquillamente dare la palla a Starks e prendere quel paio di primi down che servono a mantenere lontani gli orsi.
Ecco che però variabili impazzite rovinano la rotta verso Dallas. Urlacher, sempre lui, intercetta Rodgers, che però riesce a fermare in extremis il linebacker-leggenda prima che quest’ultimo raggiunga l’End Zone. Ma poi, soprattutto, dopo un paio di drive di “rodaggio” su cui soprassediamo inizia la partita di Caleb Hanie. Il giocatore al terzo anno, catapultato al centro di una rivalità cinquantennale in una delle partite più importanti e sotto agli occhi di miliardi di telespettatori, dimostra doti che definire inaspettate è poco. Presenza nella tasca, agilità, precisione. Diventa la mascotte di tutti coloro che vogliono vedere una partita accesa, e rimette in piedi l’abbacchiata sideline dell’Illinois con un fantastico passaggio per Knox che porta al successivo TD di Chester Taylor. Ma prima di entrare nella storia il QB nato proprio a Dallas ha davanti altre 90 yarde, quelle a cui lo costringono i Packers dopo l’organizzazione di un altro buon drive. Al terzo down un immenso B.J. Raji lo intercetterà, e nonostante la mole riporterà in meta la palla del 21 a 7.
Chi vi scrive sembra un pazzo, se ne rende conto, ma deve dirvi che non è ancora finita.
Ancora Hanie, a 6 minuti dalla fine. 4 passaggi, 60 yard ed un minuto dopo siamo già sul 21 a 14, grazie ad Earl Bennett. Hanie ormai gioca la no-huddle offense come un consumato veterano, Green Bay ha paura, Rodgers con l’ultima corsa della sua partita non chiude il down e ridà la palla al giovane collega, dopo che Tim Mashtay, con un punt ridicolo, facilita ancora di più il suo compito.
Caleb ormai è l’idolo del Soldier Field, Cutler è in piedi, nel suo giubbottone nel gelo di Chicago, ad aspettare che il rincalzo del suo rincalzo gli dia una possibilità di giocare nel SuperBowl. Finalmente Chicago converte un terzo down, il primo della partita, e poi un quarto.
Proprio mentre gli addetti ai lavori si dilettano a trovare nomi alla finale di conference della NFC 2011 (“Caleb Miracle” sarebbe quantomai azzeccato) la rimonta si spezza nelle mani di Shields, che con il secondo intercetto del match, a pochi secondi del termine, manda i suoi timidi Packers in Texas.
Il sorriso si spegne sul volto della squadra di Lowie Smith e dei suoi tifosi. Chiamati, ed a ragione, “disfunzionali” per gran parte della stagione, i Bears si sono rifatti vincendo la loro division ed arrivando a 30 secondi dal grande ballo. Dovrebbero essere comunque felice di questo, e ripartire l’anno prossimo con nuova consapevolezza dei propri mezzi, tentando di confermarsi su questi livelli.
Il giorno dopo una partita che definire comica non è esagerato, il tifoso distratto potrebbe guardare alle statistiche di Aaron Rodgers dall’alto in basso. 55 di rating, 2 intercetti. Di certo non quello che ci aspettavamo da lui. Però domenica sera Rodgers ha vinto la partita. Tutte le sue statistiche sono relative al primo tempo, poi, per i motivi detti in cronaca, ha dovuto accontentarsi di tenere la palla, darla al suo runningback e cercare di non perderla. Quando invece è successo non ha perso tempo, ha inseguito il numero 54 ospite ed ha, atterrandolo, evitato una clamorosa rimonta. Arriva al SuperBowl con la stessa scia di ottimismo che aveva lasciato dopo la vittoria contro Atlanta, ne più nè meno.
Ma come squadra Green Bay può farcela? Dovrà occuparsi prima di tutto di Rashard Mendenhall, poi di Mike Wallace, poi di arrivare a Big Ben. Insomma, dovrà vincerla in difesa, con Clay Matthews che dovrà per forza di cose comportarsi “alla Urlacher”, capire la partita e mettere pezze dove richiesto. Tutto questo dovrà essere accompagnato dallo show del numero 12, esattamente identico a quello dei primi due drive vincenti di questo championship. Altrimenti sarà il settimo titolo per Pittsburgh, e, parlando di storia, certo Green Bay non vuole che gli Steelers si allontanino così tanto.
Solo due settimane… noi non vediamo l’ora!