[Conference] Jets vs Steelers
“Here they go again” sono di nuovo qui. Chi? Gli uomini in nero. No, non Will Smith e Tommy Lee Jones ma i Pittsburgh Steelers i quali, battendo 24-19 nella finale della AFC i New York Jets, hanno ottenuto l’accesso all’ottavo Superbowl della loro storia (record di presenze insieme a Dallas) ma, soprattutto, parteciperanno al Gran Ballo per la terza volta negli ultimi sei campionati.
Si ferma invece, per il secondo anno consecutivo alla finale di Conference, la corsa di New York, la scorsa stagione battuta da un ispiratissimo Peyton Manning, quest’anno da un rendimento scellerato nel primo tempo che ha infilato i biancoverdi in una fossa da cui non sono più riusciti ad uscire. Qualche osservatore ha malignamente ipotizzato che abbia influito negativamente sui Jets un prepartita decisamente più tranquillo rispetto a quello delle due gare precedenti: dopo aver sfidato apertamente Peyton Manning e Bill Belichick, il coach newyorkese Ryan aveva avuto solo parole di elogio per gli Steelers, e l’unica schermaglia era giunta da alcuni defensive backs dei Jets che avevano attaccato il ricevitore degli Steelers Ward accusandolo di avere la brutta abitudine di colpire gli avversari da dietro o comunque mentre loro non potevano vederlo. Polemica a cui aveva risposto lo stesso coach biancoverde Ryan: ”Ward ti colpisce quando non puoi vederlo? Sì certo, però sinceramente lo fa durante il gioco. Là fuori lui gioca duro, e lo fa fino al fischio finale. Ho grande rispetto per Ward”.
Rispetto o meno, il primo tempo dei Jets era assolutamente inguardabile sin dall’inizio: nel drive di apertura Pittsburgh andava a segno con la corsa da una yard di Mendenhall dopo aver consumato oltre nove minuti e percorso 66 yards. La prima serie dei Jets terminava invece con un punt dopo che la squadra aveva conquistato tre primi down, due dei quali su penalità.
Nel secondo drive Pittsburgh riprendeva a macinare yards, ma l’errore in ricezione di un Mendenhall per il resto praticamente perfetto, portava ad un intercetto che toglieva a Pittsburgh almeno tre punti sicuri. Il peggio però New York lo dava nel secondo quarto: in due serie gli ospiti “ammassavano” sei yards, mentre Pittsburgh andava a segno con un field goal di Suisham e la meta su corsa del regista Roethlisberger.
Al two minutes warning, i Jets iniziavano un nuovo drive subendo un sack per -7 yard ed a questo punto Phil Simms, ex grande quarterback dei Giants e commentatore per la CBS sentenziava “credo che New York debba cercare di arrivare negli spogliatori con questo punteggio (0-17) e cercare di riprendersi piuttosto che rischiare di peggiorare le cose”. Ma purtroppo per loro, i Jets non potevano sentire il consiglio di Simms, e pochi secondi dopo questa profetica frase, ecco la frittata che di fatto deciderà il match: sul terzo e diciassette Sanchez veniva placcato prima di riuscire a mettere palla per aria, l’ovale sfuggiva dalle mani del regista biancoverde e veniva raccolto dal cornerback Gay che lo riportava in meta; risultato 0-24 e speranze dei Jets al lumicino.
Finalmente, con 68 secondi da giocare nel primo tempo, New York trovava un minimo di vita in attacco: Sanchez completava quattro passaggi su cinque ed anche se il drive andava in stallo sulle venticinque degli Steelers, Folk trovava il modo di regalare ai suoi tre punti. Le statistiche del primo tempo? Semplice: 231-50 le yards guadagnate in favore degli Steelers, la cui difesa limitava ad una yard il rushing game ospite. In attacco invece Pittsburgh poteva contare su uno spiritato Mendenhall che dopo trenta minuti di football aveva guadagnato 95 yards su corsa e 32 su passaggio, cioè 127 delle 231 yards totali percorse dai padroni di casa. Cosa a questo punto sia successo negli spogliatoi, a parte la prevedibile sfuriata di coach Ryan che ai microfoni della CBS si era detto arrabbiatissimo per la prestazione dei suoi, non lo sapremo mai, fatto sta che nella seconda frazione, la gara cambiava completamente volto.
I Jets iniziavano accorciando le distanze con una bomba da 45 yards per l’ex di turno Holmes, poi intercettavano sulla linea delle loro cinque yards Roethlisberger ed arrivavano a giocarsi un primo and goal sulle 2 a poco meno di nove minuti al termine. Un touchdown qui avrebbe riaperto completamente la partita, con New York che sarebbe tornata a -7, ed invece la difesa in giallonero teneva alla grande per tutti e quattro i tentativi, aiutata però a mio parere da una scelta opinabile dell’offensive coordinator Schottenheimer che optava per giocare due di quei quattro down tentando un passaggio.
Pittsburgh decideva però di regalare ancora un po’ di pathos alla partita e un errore sullo snap (gli Steelers erano costretti a giocare con il centro di riserva Legursky per un infortunio alla caviglia subito nel primo quarto all’ottimo rookie Pouncey) costringeva Roethlisberger ad accasciarsi sul pallone per evitare il fumble, ma questo voleva dire safety, cioè due punti a New York, e palla ai Jets. I quali avevano un ultimo sussulto e riuscivano a portarsi a -5 grazie alla meta segnata da Cotchery su passaggio di Sanchez con tre minuti ancora da giocare.
Pittsburgh però riusciva a chiudere due preziosissimi primi down su ricezione di Miller e Brown ed a conservare il possesso del pallone fino al termine. Alla fine le yards saranno praticamente pari (289 a 287 per i Jets) con la difesa di Pittsburgh che sfoderava la solita, mostruosa prestazione contro la corsa, con Greene e Tomlinson che racimolavano appena 68 yards. Però forse la nota più clamorosa della giornata era il rendimento da dimenticare di Big Ben che aveva il merito di aver segnato una meta su corsa e di aver azzeccato i due passaggi già citati che consentivano ai gialloneri di congelare il possesso alla fine, ma terminava la partita con un terribile 10 su 19 per 133 yards e due intercetti, per un rating totale di 35,5.
“Sono molto felice per i ragazzi” è stato il commento a fine gare del coach vincente Tomlin, “siamo un passo più vicini al nostro traguardo. All’inizio della stagione ci sono trentadue squadre (in lizza ndr), ora ne sono rimaste due e noi siamo una di queste. Siamo riusciti a vincere contro una squadre molto forte, molto ben allenata. C’è ancora molto lavoro da fare, ma sono orgoglioso di questa squadra”.
“E’ stato veramente duro da vedere” è invece l’amara considerazione del coach newyorkese Ryan “non ho parole per descrivere la prestazione pessima del primo tempo. Nel secondo tempo non abbiamo cambiato le chiamate difensive, semplicemente abbiamo variato l’intensità del nostro gioco e sono soddisfatto di come siamo riusciti a riprenderci e recuperare, però gli Steelers sono stati bravi a giocare fino in fondo e a resistere. Semplicemente siamo stati bravi ma non abbastanza. Comunque ho detto ai ragazzi che devono essere orgogliosi: abbiamo avuto una grande stagione, abbiamo sconfitto i Patriots che sembravano imbattibili e siamo l’unica delle quattro squadre che hanno giocato il Championship la scorsa stagione che è arrivata così lontano anche in questa, e ciò dà sicuramente fiducia per il futuro”
Dunque a rappresentare la AFC al Superbowl saranno i Pittsburgh Steelers, forse la squadra più degna dopo l’eliminazione dei Patriots. Però credo che in molti appassionati rimanga un dubbio: quali Steelers vedremo in finale? Quelli pasticcioni e timorosi del primo tempo contro i Ravens o quelli inarrestabili del secondo ? Quelli dal rushing game devastante e della difesa impenetrabile della prima frazione con i Jets, o quelli che hanno rischiato di perdere una gara che li ha visti avanti 24-0? O magari vedremo entrambe le facce della stessa medaglia. Con ogni probabilità dalla risposta dipenderà chi si porterà a casa il Lombardi Trophy.
Si ferma invece, per il secondo anno consecutivo alla finale di Conference, la corsa di New York, la scorsa stagione battuta da un ispiratissimo Peyton Manning, quest’anno da un rendimento scellerato nel primo tempo che ha infilato i biancoverdi in una fossa da cui non sono più riusciti ad uscire. Qualche osservatore ha malignamente ipotizzato che abbia influito negativamente sui Jets un prepartita decisamente più tranquillo rispetto a quello delle due gare precedenti: dopo aver sfidato apertamente Peyton Manning e Bill Belichick, il coach newyorkese Ryan aveva avuto solo parole di elogio per gli Steelers, e l’unica schermaglia era giunta da alcuni defensive backs dei Jets che avevano attaccato il ricevitore degli Steelers Ward accusandolo di avere la brutta abitudine di colpire gli avversari da dietro o comunque mentre loro non potevano vederlo. Polemica a cui aveva risposto lo stesso coach biancoverde Ryan: ”Ward ti colpisce quando non puoi vederlo? Sì certo, però sinceramente lo fa durante il gioco. Là fuori lui gioca duro, e lo fa fino al fischio finale. Ho grande rispetto per Ward”.
Rispetto o meno, il primo tempo dei Jets era assolutamente inguardabile sin dall’inizio: nel drive di apertura Pittsburgh andava a segno con la corsa da una yard di Mendenhall dopo aver consumato oltre nove minuti e percorso 66 yards. La prima serie dei Jets terminava invece con un punt dopo che la squadra aveva conquistato tre primi down, due dei quali su penalità.
Nel secondo drive Pittsburgh riprendeva a macinare yards, ma l’errore in ricezione di un Mendenhall per il resto praticamente perfetto, portava ad un intercetto che toglieva a Pittsburgh almeno tre punti sicuri. Il peggio però New York lo dava nel secondo quarto: in due serie gli ospiti “ammassavano” sei yards, mentre Pittsburgh andava a segno con un field goal di Suisham e la meta su corsa del regista Roethlisberger.
Al two minutes warning, i Jets iniziavano un nuovo drive subendo un sack per -7 yard ed a questo punto Phil Simms, ex grande quarterback dei Giants e commentatore per la CBS sentenziava “credo che New York debba cercare di arrivare negli spogliatori con questo punteggio (0-17) e cercare di riprendersi piuttosto che rischiare di peggiorare le cose”. Ma purtroppo per loro, i Jets non potevano sentire il consiglio di Simms, e pochi secondi dopo questa profetica frase, ecco la frittata che di fatto deciderà il match: sul terzo e diciassette Sanchez veniva placcato prima di riuscire a mettere palla per aria, l’ovale sfuggiva dalle mani del regista biancoverde e veniva raccolto dal cornerback Gay che lo riportava in meta; risultato 0-24 e speranze dei Jets al lumicino.
Finalmente, con 68 secondi da giocare nel primo tempo, New York trovava un minimo di vita in attacco: Sanchez completava quattro passaggi su cinque ed anche se il drive andava in stallo sulle venticinque degli Steelers, Folk trovava il modo di regalare ai suoi tre punti. Le statistiche del primo tempo? Semplice: 231-50 le yards guadagnate in favore degli Steelers, la cui difesa limitava ad una yard il rushing game ospite. In attacco invece Pittsburgh poteva contare su uno spiritato Mendenhall che dopo trenta minuti di football aveva guadagnato 95 yards su corsa e 32 su passaggio, cioè 127 delle 231 yards totali percorse dai padroni di casa. Cosa a questo punto sia successo negli spogliatoi, a parte la prevedibile sfuriata di coach Ryan che ai microfoni della CBS si era detto arrabbiatissimo per la prestazione dei suoi, non lo sapremo mai, fatto sta che nella seconda frazione, la gara cambiava completamente volto.
I Jets iniziavano accorciando le distanze con una bomba da 45 yards per l’ex di turno Holmes, poi intercettavano sulla linea delle loro cinque yards Roethlisberger ed arrivavano a giocarsi un primo and goal sulle 2 a poco meno di nove minuti al termine. Un touchdown qui avrebbe riaperto completamente la partita, con New York che sarebbe tornata a -7, ed invece la difesa in giallonero teneva alla grande per tutti e quattro i tentativi, aiutata però a mio parere da una scelta opinabile dell’offensive coordinator Schottenheimer che optava per giocare due di quei quattro down tentando un passaggio.
Pittsburgh decideva però di regalare ancora un po’ di pathos alla partita e un errore sullo snap (gli Steelers erano costretti a giocare con il centro di riserva Legursky per un infortunio alla caviglia subito nel primo quarto all’ottimo rookie Pouncey) costringeva Roethlisberger ad accasciarsi sul pallone per evitare il fumble, ma questo voleva dire safety, cioè due punti a New York, e palla ai Jets. I quali avevano un ultimo sussulto e riuscivano a portarsi a -5 grazie alla meta segnata da Cotchery su passaggio di Sanchez con tre minuti ancora da giocare.
Pittsburgh però riusciva a chiudere due preziosissimi primi down su ricezione di Miller e Brown ed a conservare il possesso del pallone fino al termine. Alla fine le yards saranno praticamente pari (289 a 287 per i Jets) con la difesa di Pittsburgh che sfoderava la solita, mostruosa prestazione contro la corsa, con Greene e Tomlinson che racimolavano appena 68 yards. Però forse la nota più clamorosa della giornata era il rendimento da dimenticare di Big Ben che aveva il merito di aver segnato una meta su corsa e di aver azzeccato i due passaggi già citati che consentivano ai gialloneri di congelare il possesso alla fine, ma terminava la partita con un terribile 10 su 19 per 133 yards e due intercetti, per un rating totale di 35,5.
“Sono molto felice per i ragazzi” è stato il commento a fine gare del coach vincente Tomlin, “siamo un passo più vicini al nostro traguardo. All’inizio della stagione ci sono trentadue squadre (in lizza ndr), ora ne sono rimaste due e noi siamo una di queste. Siamo riusciti a vincere contro una squadre molto forte, molto ben allenata. C’è ancora molto lavoro da fare, ma sono orgoglioso di questa squadra”.
“E’ stato veramente duro da vedere” è invece l’amara considerazione del coach newyorkese Ryan “non ho parole per descrivere la prestazione pessima del primo tempo. Nel secondo tempo non abbiamo cambiato le chiamate difensive, semplicemente abbiamo variato l’intensità del nostro gioco e sono soddisfatto di come siamo riusciti a riprenderci e recuperare, però gli Steelers sono stati bravi a giocare fino in fondo e a resistere. Semplicemente siamo stati bravi ma non abbastanza. Comunque ho detto ai ragazzi che devono essere orgogliosi: abbiamo avuto una grande stagione, abbiamo sconfitto i Patriots che sembravano imbattibili e siamo l’unica delle quattro squadre che hanno giocato il Championship la scorsa stagione che è arrivata così lontano anche in questa, e ciò dà sicuramente fiducia per il futuro”
Dunque a rappresentare la AFC al Superbowl saranno i Pittsburgh Steelers, forse la squadra più degna dopo l’eliminazione dei Patriots. Però credo che in molti appassionati rimanga un dubbio: quali Steelers vedremo in finale? Quelli pasticcioni e timorosi del primo tempo contro i Ravens o quelli inarrestabili del secondo ? Quelli dal rushing game devastante e della difesa impenetrabile della prima frazione con i Jets, o quelli che hanno rischiato di perdere una gara che li ha visti avanti 24-0? O magari vedremo entrambe le facce della stessa medaglia. Con ogni probabilità dalla risposta dipenderà chi si porterà a casa il Lombardi Trophy.