[NFL] Per i Bolts è “Sweet December”

nflPer i Bolts è “Sweet December”
Il 18-0 dei San Diego Chargers in cinque punti
Dicembre è arrivato e il campionato sta giungendo alla stretta finale in un’inedita situazione di equilibrio, con nessuna attuale leader divisionale distante più di una vittoria dalla seconda e due division (AFC South e NFC West) con prima e ultima distanti appena due incollature.
Da quasi un lustro a questa parte, però, il termine “equilibrio” proprio non può essere applicato ai San Diego Chargers, che dal 2006 a oggi stanno proseguendo una delle più impressionanti serie di vittorie che la storia del football ricordi, con quattro stagioni consecutive da imbattuti nell’ultimo mese dell’anno e un record “vivo” di 18-0.
Sarebbe impossibile rilevare tutte le ragioni di questa perfetta “4-December Season” dei Bolts, poiché bisognerebbe analizzare in modo capillare ogni singolo match giocato, le particolari situazioni e condizioni (di classifica, roster, infortuni) delle avversarie affrontate e di San Diego stessa – e forse tutto ciò non sarebbe comunque sufficiente a rendere un quadro completo di questa sensazionale striscia vincente.
E’ però possibile tentare di mettere in luce almeno cinque elementi-cardine che hanno reso possibile il concretizzarsi dell’impresa. Eccoli.

1- Eccellenti coaching e GM
I Chargers del record – e di oggi – sono frutto principalmente del lavoro di tre uomini: il general manager A.J. Smith, in carica dal 2003 col compito di pensare, prevedere, costruire la squadra attraverso draft e free agency, e Marty Schottenheimer e Norv Turner, il primo coach da 2004 al 2006, il secondo dal 2007 a oggi. Si tratta di due allenatori celebri tanto per i loro record negativi in postseason (Turner ha trionfato in due Superbowl con i chargersCowboys, ma sempre come coordinator) quanto per la loro capacità di “organizzare” un campionato. Inoltre il disegno offensivo seguito dalla squadra risale all’ormai lontano 2001 e fu implementato proprio dall’allora offensive coach Turner, genio dell’attacco e grandissimo motivatore. “Non vinciamo perché il calendario ci dice che è dicembre. E’ tutto frutto di un processo atto a migliorare il nostro gioco nel corso della stagione” disse Merriman lo scorso anno “Il nostro record è merito di Norv”.
Non c’è dubbio che la squadra sia stata costruita in modo quasi impeccabile con un perfetto mix di qualità e fisicità per mantenersi competitiva nel tempo – e non solo per la lunghezza di una stagione – e performare al massimo anche nei mesi freddi, quando i campi sono spesso in pessimo stato e le condizioni atmosferiche avverse. Con lo switch da Brees a Rivers, dal 2006 a oggi l’ossatura s’è mantenuta più o meno invariata, col quarterback protetto dal LT McNeill a lanciare per Gates e Vincent Jackson, i DEs Cesaire e Castillo a dominare gli estremi della linea difensiva, il LB Phillips a caccia del quarterback e Quentin Jammer a presidiare la secondaria. Negli anni i big names andati sono stati sostituiti sempre da elementi dall’altezza: LT e Turner sono stati sostituiti da Tolbert e Sproles (a cui quest’anno s’è aggiunto il rookie Mathews), il DT Jamal Williams dalla rivelazione Antonio Garay, i LBs Merriman e Olshansky da Burnett, Cooper e English, il CB Cromartie da Cason, e con VJax a lungo assente fra holdout e sospensioni, ecco farsi avanti Naanee e Floyd. Rimpiazzare talento con talento evitando gli stravolgimenti del roster è un merito del management di San Diego e una delle cause della loro permanenza fra i top teams dell’NFL.

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2- Avversari non appartenenti alla “élite”
Senza nulla togliere alla straordinaria impresa di San Diego, non si può non sottolineare il fatto che gran parte delle avversarie incontrate dai Chargers nelle ultime settimane delle quattro stagioni passate fossero complessivamente di livello medio – per non dire scarso. Ciò è anzitutto dovuto al fatto che l’AFC West, negli ultimi anni, a parte una grande Regular Season vissuta dai Broncos nel 2005, raramente abbia proposto squadre realmente competitive per tutta la durata di un campionato, con gli stessi Chargers spesso responsabili di avvii stentati e Chiefs e Raiders tornate a competere solo da quest’anno. Escluse comunque le 8 vittorie registrate su Chiefs (3), Broncos (3) e Raiders (2) e le 3 “di rilievo” consumate su Titans (2007 e 2009) e Cowboys (2009), le altre avversarie sconfitte da San Diego sono state Bills, Seahawks, Cardinals, Bengals, Lions, Browns e Buccaneers. Non esattamente delle corazzate.

3- Philip Rivers
L’ultima partita persa da Bolts nell’ultimo mese dell’anno risale al 31 dicembre 2005, un netto 23-7 che le riserve dei Broncos – già qualificati ai playoff – inflissero senza pietà al team della chargersCalifornia condannandolo a un record finale di 9-7. In quella partita il DT di Denver Gerard Warren colpì Drew Brees alla spalla mentre questi cercava di recuperare un fumble provocandogli un serio infortunio che ne concluse la carriera a San Diego (il resto della sua favola è noto a tutti, ormai) aprendo la strada a un certo Philip Rivers, in panchina da due anni dopo essere stato prima scelta dei Chargers (via Giants, pronti ad accogliere Eli Manning) nel Draft del 2004.
Con lui l’invernale striscia vincente ha avuto inizio e con lui continua tuttora, grazie a un braccio che pare farsi rovente quando le temperature iniziano a scendere: nel corso dei 18 match-record, il 28enne da North Carolina State ha lanciato per 4070 yards, 33 TD e 10 intercetti, con una media di 227 yards, quasi 2 TD pass e “mezzo intercetto” a game. Impressionante.

4- Il fattore K
chargersDue Pro Bowl conquistati nel 2006 e 2009 e una percentuale di conversione dell’87% in quasi 7 anni di carriera – tutti trascorsi a San Diego – dimostrano chiaramente il valore di Nate Kaeding, 28enne kicker da Iowa sorteggiato da Smith nel 3° round del draft 2004 grazie al pick aggiuntivo ottenuto da San Diego proprio attraverso lo scambio Manning-Rivers con i Giants.
E il fatto che, complessivamente, fra 2006 e 2009 abbia convertito nei mesi di dicembre 33 FG su 35, con una percentuale di realizzazione da “bocca spalancata” del 94%, rende perfettamente l’idea di quanto possa essere utile un calciatore di valore assoluto quando le partite iniziano a contare di più e spesso e volentieri arrivano a giocarsi “sul filo”. Non a caso 5 delle 18 “w” sono arrivate con uno scarto di 3 punti o meno e una partita in particolare, un Chargers-Bengals giocato il 20 dicembre dello scorso anno, terminò 27-24 proprio con un field-goal allo scadere di Kaeding.

5- Power of W-ill
Non c’è dubbio che la natura vincente di una squadra nasca in primis dall’atteggiamento mentale e dalla capacità di correggere i propri difetti e colmare le proprie lacune, dunque dalla costante volontà di migliorarsi attraverso il lavoro e di esprimersi al meglio “when the going gets tough”, nel momento della verità. E un record in corso non può fare altro che servire come extra-motivazione, come il giocare di fronte al pubblico di casa.
“Impariamo a riconoscere la nostra identità nel corso della stagione” – dice il running back Darren Sproles – “I ragazzi capiscono quale sia il loro ruolo e la squadra impara ad attaccare gli avversari insistendo su ciò che sa fare meglio”.
Gli fa eco Turner: “Giocare bene in dicembre è una nostra priorità. Se ne discute sempre già a partire dal training camp: il nostro approccio ad allenamenti e partite e la nostra volontà devono portarci ad esprimere il miglior football nella fase finale della stagione”.
Perché non è l’inizio di un progetto, ma la conclusione dello stesso che definisce ciò che sei e che hai compiuto. Raiders, Chiefs, 49ers e Bengals, che sfideranno i Bolts nelle prossime quattro domeniche, sono avvisati.

Andrea – mondonfl.it

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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