[Superbowl] Pittsburgh Steelers vs Arizona Cardinals
Il lancio della monetina è affidato nientemeno che al generale Petraeus, come a dire che la guerra, per stasera, può aspettare. In sua compagnia un bel terzetto: John Elway, Lynn Swann e Roger Craig. Arizona vince il coin toss e sceglie di calciare: alle 00.32 ora italiana, con 2 minuti di ritardo, Neil Rackers dà quindi il via al Superbowl XLIII e Pittsburgh parte dalle proprie 29.
Subito al secondo gioco Hines Ward liberissimo piglia una quarantina di yards. Poco dopo un altro passaggio lungo pesca Heath Miller sulla 1 yard: i Cardinals devono sistemare qualcosa in difesa se vogliono sopravvivere. Al 3° down Roethlisberger si tuffa in end zone con un difensore addosso trascinato da Hartwig; ma Whisenhunt vede un ginocchio del qb avversario toccare terra prima della linea e chiama il challenge, vincendolo. Così gli Steelers devono accontentarsi di chiudere un bel drive solo con 3 punti.
Arizona parte dalle 27. Prende il primo down ma una hoding li riporta indietro; poi un fumble (fortunatamente ricoperto) li fa tremare. Correndo non hanno ottenuto molto, meglio è andata lanciando, ma alla fine il drive si chiude con un punt.
Gli Steelers si fanno subito altre 30 yards senza sforzo apparente. Un incompleto su Washington vicino all’end zone fa saltare in piedi il pubblico, ma il down è chiuso solo con una magata di Roethlisberger che pesca Miller prima sulle 33 e poi ancora sulle 23. Il 1° quarto si chiude con gli Steelers sulle 5 yards, e con un conto totale di 140 yards a 13 per Pittsburgh.
Al secondo gioco dopo la ripresa Gary Russell sfonda e entra in end zone: 10-0 Steelers. Si ha la sensazione che se i Cardinals non si svegliano questa partita potrebbe diventare problematica per loro. Anche la storia dice che il massimo svantaggio rimontato in un Superbowl per vincerlo è stato di 10 punti, ed è successo solo una volta. Certo, all’attacco di Arizona non mancano le armi per farcela, ma sarebbe il caso di iniziare a produrre qualcosa.
Nel drive successivo, infatti, i Cardinals iniziano ad ottenere qualcosa dal gioco aereo; ma, dopo 4 passaggi corti consecutivi con dei discreti guadagni, alla prima corsa James si schianta su un muro. Una holding li riporta indietro ma poi Warner pesca rima Breaston e poi Boldin e i Cardinals arrivano sulle 2 yards. Un passaggino per il tight end Patrick e Arizona torna in partita: 10-7. Il drive è stato ottimo: 9 giochi per 83 yards in poco meno di 5 minuti e mezzo.
Nel drive successivo anche la difesa di Arizona inizia a reagire. Un’altra bella azione di Big Ben è vanificata da una holding che porta gli Steelers a un 3/22 e li costringe al punt che Breaston ritorna per metà campo fino alle 40 yards avversarie. Anche la difesa di Pittsburgh però è in partita, ed i Cardinals sono costretti, anche a causa di un’altra penalità, ad un 3/22 che li costringe al punt.
Manca un secondo al two minute warning quando un lancio di Roethisberger è deviato ed intercettato da Dansby, e Arizona riparte in attacco. Il rookie Hightower prende il primo down su uno screen pass e poi Fitzgerald riceve il primo pallone della sua partita, portando i Cardinals sulle 13 yards. Boldin riceve prima sulle 6, poi sulle 3 yards, ma sul successivo passaggio James Harrison gli salta davanti, intercetta in end zone e vola 100 yards fino all’end zone opposta. Un placcaggio in extremis di Fitzgerald lascia un dubbio sulla validità dell’azione, ma gli arbitri dopo averla rivista convalidano il touchdown che porta gli Steelers 17-7 giusto allo scadere del primo tempo.
Ed è intervallo, con l’attesissimo show di Springsteen e con il telecronista RAI che non smette di parlare nemmeno sulle prime note di “Tenth Avenue Freeze Out”. Bruce Springsteen sembra un ragazzino. Quando si avvicina ai fans ci vorrebbero gli offensive linemen per tenere a bada il pubblico, si getta addosso alla telecamera quasi come una safety e poi attacca “Born to run”, scatenando il pandemonio a Tampa. “Working on a dream” in mezzo ai lumini e “glory days” con la gag di un arbitro che chiama il delay of game chiudono lo show. Come si possa riprendere a giocare a football dopo un concerto del Boss, sia pure di soli 12 minuti, è un mistero ma tant’è, e la partita riprende.
Arizona riprende in attacco. Rispetto a prima corre di più e passa di meno, e riesce comunque a guadagnare terreno. Arrivati a metà campo, però, su un 3/6 Farrior colpisce Warner che perde la palla. Viene chiamato il fumble ma il replay mostra la tuck rule, e il passaggio viene dato incompleto; i Cardinals devono comunque calciare, ma rispetto a un fumble questo è il male minore.
Gli Steelers ripartono dalle 17. Grazie anche a due penalità ingenue di Arizona arrivano nel campo avversario senza grossi problemi, e da lì Roethlisberger pesca Santonio Holmes arrivando in red zone. Parker corre fino alle 5 ma lì al difesa dei Cards tiene benissimo ancora una volta e Pittsburgh calcia. Sarebbe il +20, ma una topica clamorosa di un difensore che rovina addosso all’holder regala un altro primo down agli Steelers. Ancora una volta, però, la difesa tiene e Pittsburgh, dopo aver rischiato anche un intercetto, deve accontentarsi, stavolta definitivamente, di chiudere un drive durato quasi 8 minuti con solo 3 punti: 20-7. Come dicono anche i telecronisti, gli Steelers stanno raccogliendo meno di quanto hanno seminato, e sono soprattutto gli errori dei Cardinals a far sì che i 13 punti di vantaggio siano un buon margine, almeno per il momento.
Il terzo quarto finisce con Larry Fitzgerald che continua ad aver ricevuto un solo pallone, marcato benissimo da Ike Taylor. Per fortuna dei Cardinals la sua parte la fa Anquan Boldin, che di passaggi ne ha già ricevuti 6. E il 4° periodo si apre con un bel passaggio proprio su Boldin vanificato dall’ennesima penalità. Arizona si trova con un 2/19 dal quale non riesce ad uscire e deve andare al punt, che viene pure sciancato. L’impressione netta è che già gli Steelers sono forti, se poi i Cardinals continuano a farsi del male da soli, a forza di errori e penalità, non possono uscire vivi da questa partita.
Il successivo drive di Pittsburgh si apre, manco a dirlo, con una penalità contro Arizona, ma si chiude quasi subito con Dockett che atterra Roethlisberger. Il punt degli Steelers, però, è buono, e Arizona deve ripartire molto profonda nel proprio campo con 11 minuti e mezzo a disposizione.
In un solo minuto e mezzo Warner, con sei passaggi, porta i Cardinals sulle 5 yards avversarie. Due giochi dopo lancia un fade nell’angolo per Fitzgerald che non chiede altro e riceve il touchdown del 20-14. Arizona è di nuovo a distanza con 7 minuti e mezzo da giocare: forse si prepara un bel finale di partita.
Gli Steelers ripartono dalle proprie 24 e, come logica vuole, corrono. Ma già al secondo down si schierano per il passaggio e incassano un sack che li porta ad un 3/16 che affossa il drive.
Arizona riconquista la palla sulle proprie 35, con 5 minuti e mezzo ancora sul cronometro. La partita sembra destinata risolversi con il duello ampiamente previsto: l’attacco Cardinals contro la difesa Steelers.
È il turno di Pittsburgh fare una penalità stupida e una unnecessary roughness porta subito Arizona a metà campo, e un successivo passaggio su Breaston li fa approdare alle 25 yards avversarie. Ma l’ennesima holding a sfavore (e sono 11 penalità per più di 100 yards) e poi 2 incompleti li portano ad un 3/20. Warner sotterra il lancio e coach Whisenhunt sceglie di andare al punt che il suo special team atterra splendidamente sulla 1 yard. Ancora 3’25” da giocare.
Gli Steelers, con le spalle al muro, iniziano con un incompleto, poi Parker evita una safety per centimetri e poi, al terzo down, una holding in end zone segna la safety per i Cardinals che porta il punteggio sul 20-16. Arizona riavrà la palla sulle proprie 36 con poco meno di 3 minuti. Per il secondo anno di fila il Superbowl sta per mettere in scena un finalone.
Il primo down dei Cardinals è un passaggio incompleto ma subito, sul secondo, Warner pesca Fitzgerald al centro e il numero 11 si invola indisturbato per 55 yards verso il touchdown del clamoroso vantaggio 23-20.
Ora gli Steelers hanno due minuti e mezzo per provare almeno a pareggiare. Subito una holding li costringe ad un 1/20, poi Roethlisberger trova in qualche modo Holmes, ma senza chiudere il down e un incompleto su Washington porta al two minute warning su un 3/6. Alla ripresa Big Ben con due passaggi arriva a metà campo e subito dopo trova Santonio Holmes liberissimo che arriva fino alle 7 yards con 49” ancora da giocare e senza più timeouts.
Il primo tentativo è su Holmes nel lato sinistro dell’end zone, ma va incompleto; il secondo, invece, ancora su Holmes ma sul lato opposto, è una ricezione da manuale cadendo all’esterno a 35” dalla fine. Il booth decide di riguardarsela bene e poi convalida il touchdown. Il punto addizionale porta gli Steelers sopra di 4, 27-23, ed il kickoff riconsegna palla ai Cardinals sulle proprie 23 con 29” e 2 timeouts rimasti. È l’ultimo assalto.
Subito Fitzgerald riceve fra 3 difensori sulle 43. Poi Arrington guadagna altre 10 yards, ma i Cardinals devono finire i timeouts. E, al gioco successivo, Warner cerca di sfuggire alla pressione cercando un ricevitore libero ma Woodley lo raggiunge da dietro e causa il fumble decisivo, che Pittsburgh recupera.
Il finale è affidato a Ben Roethlisberger che si inginocchia e chiude la partita. La favola dei Cardinals termina con l’onore delle armi: i Pittsburgh Steelers sono la prima squadra a conquistare il Lombardi Trophy per 6 volte. Santonio Holmes (9 ricezioni, 131 yards ed il bellissimo touchdown decisivo) è nominato MVP del Superbowl e Mike Tomlin, a 36 anni, diventa il più giovane allenatore ad aver mai vinto la finale.