[Week 16] Recap 5 partite
Ecco il recap con cinque partite giocate nella sedicesima giornata della National Football League:
Cincinnati Bengals – Cleveland Browns 14 – 0
New Orleans Saints – Detroit Lions 42 – 7
New York Jets – Seattle Seahawks 3 – 13
Buffalo Bills – Denver Broncos 30 – 23
Green Bay Packers – Chicago Bears 17 – 20
Lo scontro dei poveri, senza pubblico, senza motivazioni, senza gioco, finisce con un risultato per forza di cose inutile, e che dice nulla sulle due compagini.
Un 14 a 0 a favore delle tigri del Bengala scaturito dall’intercetto di Leon Hall nel primo quarto e dalla meta di Ryan Fitzpatrick nel secondo. Cedric Benson ha la partita della vita, nel momento meno utile possibile, e Cincinnati gli da la palla con una frequenza impressionante. Il tempo passa, la partita però finisce sui tre intrcetti di Ken Dorsey.
Lui è il simbolo della stagione della due squadre: infortuni a ripetizione, rendimento delle star o presunte tali sotto la media, rincalzi scarsi.
Qualcuno doveva vincerla questa partita, nonostante l’obiettivo delle due squadre sia la seconda scelta del draft. Cleveland si fa battere e i Bengals si fanno un po’ sotto.
Il gioco del “trova le differenze” tra questa partita e quella tra Steelers e Ravens di settimana scorsa è esercizio da pazienti, visto che sono talmente tante da occupare ben più dello spazio a nostra disposizione sul web. Le due facce della AFC North, tra chi i Playoff li conquista e chi per un po’ di tempo se li sognerà ancora.
New Orleans Saints – Detroit Lions 42 – 7
Non ci sono motivazioni che tengano. Metti la peggiore difesa della lega contro il miglior attacco, e dopo 16 settimane di football sai già il risultato finale.
Marques Colston connette fin da subito con Drew Brees, lasciando agli altri receiver poco da fare, mentre la distribuzione dei palloni tra corse e passaggi abbraccia ogni possibilità offensiva, nell’agonia di una difesa tra le peggiori mai viste.
Aggiungete che i Saints sono abituati a giocare in un dome e con la division indiavolata con cui hanno avuto a che fare non gli sembra vero di trovare uno sparring partner così morbido, ed il 42 a 7 (!) finale è il minimo che ci si aspetta.
Brees ha addirittura una piccola chance per superare Dan Marino nelle yard lanciate in una stagione, gliene servono 402, troppe contro Carolina settimana prossima; mai dire mai ma l’impresa sembra titanica.
I Lions dal canto loro attirano l’attenzione degli spietati media americani che da minimo 10 settimane ricordano loro che potrebbere essere i primi a finire la stagione senza vittorie. Cosa che ora ci sembra inevitabile: probabilmente i Lions hanno sprecato l’occasione di vincere con Minnesota, quando la pass rush aveva funzionato, ed in un altro paio di occasioni in cui la difesa aveva come minimo una buona forma fisica.
L’errore è stato del coaching staff anon motivare per nulla la squadra, sopravvalutandola increduli nel vedere il record di Detroit affossarsi. Ma di questo parleremo settimana prossima ed in quelle a venire, magari dedicando un bell’articolo a questa “stagione” dei leoni del Michigan, che si concluderà con la trasferta a Lambeau Field.
New York Jets – Seattle Seahawks 3 – 13
A volte il football è romantico, si concede parentesi dalla cinematografica sceneggiatura ed oltre a divertire emozione chi conosce i retroscena di una partita.
Domenica Brett Favre affronta l’uomo che lo portò all’anello, Mike Holmgren, nell’ultima partita a Seattle dell’Head Coach ex Packers. La neve scende fitta, imbianca il QWest Field di un manto che copre gli occhi di Holmgren ed appanna i riflessi ed il braccio di Favre.
Prevedibilmente la partita stenta a decollare per usare un eufemismo. C’è buona pressione sul campione dei Jets, che spesso e volentieri, anche in occasioni critiche, si trova col volto al gelo del turf innevato. Questa è l’organizzazione che il suo ex mentore gli ha riservato, determinato, come è costume nello sport vero, a non fare sconti a nessuno.
Dall’altra parte, Seneca Wallace in un drive che chiude la prima metà trova un paio di grossi guadagni, di cui l’ultimo per l’astro nascente John Carlson. Quello di Favre invece subisce uno spegnimento quasi completo nell’ultimo parziale, quando la difesa di una delle peggiori squadre della NFC copre bene sul lungo per fermare la rimonta dei newyorkesi.
Ora i playoff sono una chimera. Bisogna battere i Dolphins del sorridente Chad Pennington, spauracchio delle notti dello staff dei Jets, e sperare che nè Baltimore nè New England vinca. Holmgren ha probabilmente firmato l’ultima impresa di una carriera stellare.
Buffalo Bills – Denver Broncos 30 – 23
Altro spreco di giornata è quello grave dei Denver Broncos. Avanti di tre partite a tre dal termine, i Broncos rischiano seriamente di finire nel salotto di casa in Post Season. Affronteranno San Diego in California per la piazza riservata alla vincitrice della AFC West nei Playoff, dopo la sconfitta con i Bills di domenica.
Jay Cutler, quarterback polifunzionale come pochi nella lega, aveva segnato due TD su corsa nella partita, e dall’altra parte avevano risposto Trent Edwards e Marshawn Linch con le segnature che stabilivano il 23 a 23 a 11 minuti dalla fine.
Poi si decide la contesa: Cutler lancia un primo intercetto in Red Zone, sprecando un match point. I Bills mettono in mostra l’attacco stretchato su tutta la larghezza del campo che ci era piaciuto così tanto ad inizio stagione, e giungono alla meta del vantaggio finale. Che è tale perchè arriva, con meno di un minuto da giocare, il secondo intercetto di Cutler, lanciato per Brandon Stokley ma ricevuto da un avversario, proprio in zona di meta. Stockley si prenderà la colpa, ma poco conta.
E’ così che si perdono le chanche Playoff, è così che si esprime la propria altalenanza di risultati nel momento meno opportuno. Buffalo è una squadra quadrata, vince una partita fuori casa senza avere motivazioni stagionali. Proprio l’opposto dei Broncos che perdono in casa una partita vitale, sperando in uno scivolone di SD che non c’è stato. E adesso bisogna andare al sole del pacifico, probabilmente a farsi stracciare da LT & Co.
Green Bay Packers – Chicago Bears 17 – 20
Cambiano i protagonisti, il 4 se ne va nella grande mela, i Bears cambiano QB titolare e runningback. Ma anche nel 2008, come è stato per i precedenti 40 anni, la rivalità tra Green Bay e Chicago si è riproposta.
Rodgers ed i suoi, smaniosi di rovinare le speranze Playoff dei nemici, iniziano bene nel gelo dei -16° del Soldier Field. Il secondo quarto li vede realizzare due mete, dopo aver preso le misure alla difesa di casa, che soffre il gioco aereo e non garantisce la prestazione che ad un attacco inesistente servirebbe.
Sul 14 a 3 all’intervallo probabilmente gli spogliatoi dei Bears tremano, in scene da film che non vedremo mai. Il ritorno sul terreno ghiacciato è infatti stordente per i Packers, che mettono insieme poco più di nulla in attacco. Mason Crosby sbaglia due calci, ed all’ultima azione disponibile Alex Brown gli ferma il FG della vittoria.
Chicago aveva segnato con Forte e Kyle Orton negli unici due drive degni di questo nome della sua partita. Le yard accumulate sono quasi la metà di quelle degli avversari, ma poco conta quando il tabellone dice che vai all’Overtime, mostrando il 17 pari.
Urlacher vince il coin toss, scegli di ricevere il pallone, ed il raggelato pubblico dell’Illinois esulta. Basta una penalità di GB ed un buon sulla media distanza ancora per Forte per dare a Robbie Gould la possibilità di scaldare la serata più fredda nella storia degli orsi. 20 a 17, Playoff ancora possibili. Serve una vittoria a Houston e la concomitante sconfitta dei Vikes contro Eli Manning.
Il discorso Wild Card è molto più complicato e passa da Phila – Dallas, partita della settimana prossima, e da Tampa Bay. I tifosi ci sperano, ma anche la prestazione nell’ultimo Monday Night ci dice che per i Bears una eventuale Post Season potrebbe essere difficilissima.