Venom Camp 2019: L’esperienza NFL in Italia
Venom Camp, sabato 22 e domenica 23 giugno, due giorni importanti per il football americano in Italia, un weekend che racchiude conoscenza e voglia di imparare e che si conclude con l’urlo “Brothers!” al centro del campo che vibra intensamente per la tanta energia sprigionata. Che spettacolo il football!
Il nubifragio che sabato mattina si abbatte sullo stadio Franco Ossola di Varese, preparato ottimamente dagli Skorpions, non basta a frenare gli entusiasmi e si comincia a lavorare immediatamente con uno dei coaching staff più solidi del panorama NFL: insieme agli allenatori di Varese tra cui Bart Iaccarino (principale promotore dell’evento) e coach George Contreras, ci sono Brock Olivo, Ted Monachino, Chris Tabor, Shane Toub, Mike Furrey, Jay Rodgers, Charles London e Dave Ragone, sostanzialmente l’ossatura degli allenatori dei Chicago Bears alla quale si aggiunge la somma esperienza sul campo di un veterano di livello assoluto come Steve Spagnuolo, attuale defensive coordinator dei Kansas City Chiefs.
Inutile raccontare che qui c’è gente che lavora al fianco di Mitchell Trubisky, Khalil Mack o che 12 anni dopo aver vinto il Super Bowl architettando un capolavoro difensivo contro Tom Brady scende in campo tutti i giorni per lavorare con la sua difesa insieme al MVP in carica nella NFL Patrick Mahomes. Inutile perchè non siamo qui per questo, siamo qui perchè vogliamo imparare, e potete star certi che le nostre volontà sono state ampiamente soddisfatte dalle competenze di questi fenomenali professionisti che, con meticolosità, si sono dedicati ai ragazzi più giovani e a tutti coloro che hanno partecipato al Venom Camp.
Huddle Magazine, partner dell’evento con la partecipazione dello staff di Chicago Bears Italia, ha seguito i due giorni di allenamento da bordo campo senza farsi sfuggire nulla; oltre ai consigli tecnici su preparazione atletica, fondamentali e comportamento dentro e fuori dal campo, siamo rimasti piacevolmente impressionati dalla passione di questi allenatori che lavorano sotto il sole bollente organizzando ogni sessione di allenamento nei minimi dettagli, e quando dico organizzando non intendo dare ordini a qualcuno su cosa fare e come farlo. Intendo trascinare sacchi pesanti con le proprie mani in lungo e in largo per tutto il gridiron e, una volta finito di spiegare gli esercizi ai giocatori, riprendere i materiali andandoli a rimettere a posto con cura.
Quello che passa è un messaggio d’amore e di passione, di umiltà e rispetto, e ancor più di amicizia e fratellanza, quella stessa fratellanza che dovrebbe regnare sovrana nel football americano e in tutti gli sport in generale.
Bello ed emozionante vedere i professionisti dei Bears mettersi al livello di giovanissimi ragazzi arrivati non solo dall’Italia, ma da Inghilterra, Spagna, Messico, Germania e Romania. Bello perchè i valori di questo magnifico sport vanno ben oltre la linea di confine a stelle e strisce, e grazie agli eventi come quello di Varese non potranno che crescere.
I ragazzi in campo apprendono velocemente, un movimento scoordinato si trasforma in un lancio pulito nel giro di pochi minuti, e uno scatto flemmatico diventa una ricezione esaltante che infiamma gli entusiasmi del camp nel giro di pochi minuti.
I 7 contro 7 sono elettrizzanti, ogni allenatore ha preparato il suo reparto e l’asticella si alza: Dave Ragone coordina i QB, Charles London lavora coi running back, mentre l’incontenibile Mike Furrey fa volare i ricevitori con un’energia che è difficile da descrivere a parole.
Linebacker guidati dal maestro Ted Monachino e defensive back istruiti da Steve Spagnuolo, mentre le linee di attacco e di difesa si contrastano sotto la supervisione di Jay Rodgers e Shane Toub. Brock Olivo e Chris Tabor collaborano con tutti, molto interessante anche il lavoro sul kicker. Nasce una sfida sana e genuina tra i reparti che dopo essere stati sezionati e preparati a compartimenti stagni, si amalgamano sull’erba e danno vita allo spettacolo che più ci piace.
La disponibilità del coaching staff dei Bears e di Spagnuolo, come quella degli allenatori di Varese e di tutti i ghost coach, è stata impressionante tanto quanto il loro senso di umanità e l’entusiasmo nel trasmettere insegnamenti a tutti i ragazzi; non è difficile imparare qualcosa al fianco di queste persone perchè la loro passione è contagiosa e il loro ritmo suona in modo coinvolgente catturandoti e spronandoti a dare il meglio.
Un lavoro motivazionale che rinvigorisce anche solo chi come noi è rimasto solo ad osservare.
Un’altra di quelle giornate dove vince lo sport, e a chi ha reso possibile tutto questo va il nostro più sincero ringraziamento!
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