Hot Take: qualche (in)certezza sulla NFL – Episodio 6

Il football americano è lo sport più razionale e, in un certo senso, freddo che esista: ogni giocata, come ben saprete, altro non è che la traduzione di centinaia di segnacci disegnati su una lavagnetta da paranoiche controfigure di Professor X e provati migliaia di volte in allenamento.
Freddezza, troppa freddezza.
Fortunatamente, però, a rendere più mite il clima nel mondo NFL ci siamo noi tifosi – aiutati da analisti più o meno qualificati – con le nostre sparate a zero, o come direbbero nei paesi anglofoni “hot take” che stando a Wikipedia – inglese – significa « a hot take piece of deliberately provocative commentary that is based almost entirely on shallow moralizing»: deliberatamente provocatorio.
Una hot take non deve per forza essere ragionata, anzi, spesso altro non è che frutto dell’emotività del momento e del modernissimo bisogno di esternare su uno schermo ogni nostro pensiero: questa rubrica nasce proprio per questo, per dare spazio ai vostri pensieri “più irrazionali” e successivamente sviscerarli, razionalizzarli ed eventualmente bocciarli o approvarli.
Questa rubrica, in definitiva, altro non è che l’inevitabile sequel transmediale delle nostre discussioni su Telegram: parteciparvi è facilissimo, tutto ciò che dovete fare è apporre l’hashtag hot take dinanzi alla vostra hot take.

Senza dilungarsi ulteriormente…

Le’Veon Bell firmerà con i New England Patriots dove ovviamente risorgerà e tornerà nella top five dei running back
A Bill Belichick Bell piace e, soprattutto, a Bill Belichick piacciono situazioni del genere in cui con le sue magiche manine trasforma gli scarti d’altre squadre in oro: definire Bell ‘scarto’ sarebbe assolutamente irrispettoso poiché credo fermamente che i suoi numeri orripilanti altro non siano che diretta conseguenza di quella terribile malattia chiamata New York Jets alla quale, sciaguratamente, nessuno sta riuscendo a trovare una cura.
Non so dirti con certezza se Belichick voglia aggiungere un altro cavallo alla propria scuderia, ma la storia ci insegna che questa è la classica situazione nella quale, fra un paio d’anni, tessendo le lodi ai Patriots per aver rigenerato un altro giocatore ricorderemo al mondo NFL il fatto che essi siano sempre due passi avanti rispetto alla competizione, e per essi intendo Bill Belichick.

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Senza Wilson e Rodgers Seattle e Green Bay avrebbero un record negativo
Prima di un Monday Night, tanti anni fa, l’allora commentatore Jon Gruden chiese a Tom Moore, coordinatore offensivo degli Indianapolis Colts, come mai Peyton Manning giocasse tutti gli snap anche durante gli allenamenti, se non sarebbe stato meglio concederne qualcuno al backup quarterback per prepararlo un minimo se chiamato a rimpiazzare Manning.
La risposta di Moore fu leggendaria: «If ’18’ goes down we are fucked, and we don’t practice fucked.»
Ogni squadra, non solo Seattle e Green Bay, senza il proprio franchise quarterback è condannata ad un record negativo.

Chase Claypool concluderà l’anno come leader, fra i rookie, in almeno una categoria statistica (yards ricevute, ricezioni o touchdown)
Dopo la prestazione di domenica contro Philadelphia è piuttosto facile associare il nome di Claypool alla parola ‘leader’ in quanto è apparso assolutamente infermabile grazie ad una superiorità fisica palesata grazie alla sorprendente sintonia con Big Ben, però occorre essere cauti: vedrà un numero a due cifre di target ogni domenica? La sua prestazione è stata conseguenza di un mismatch sfruttato a più riprese dagli Steelers? Riuscirà mai Johnson a restare sano per una partita intera?
Viste le sue dimensioni credo che le possibilità di vederlo concludere l’anno come leader in touchdown – fra i rookie – siano buone, mentre per quanto riguarda ricezioni e yards credo che il favorito sia CeeDee Lamb, Dalton permettendo.

Il Super Bowl, fra un rinvio e l’altro, verrà spostato a marzo e sarà creata una – non trentadue – bolla appositamente per l’evento
Vorrei risponderti con un secco, ottimistico e naif “no”, ma la realtà è che fra un mese la situazione potrebbe essere definitivamente precipitata… o migliorata: me lo avessi chiesto un mese fa, sulle ali dell’entusiasmo del miracolo che ci ha portati al kickoff, ti avrei risposto negativamente.
L’intrinseca imprevedibilità di questa stagione non mi permette di escludere nessuna ipotesi, tranne quella che molto probabilmente la NFL non creerà trentadue – T R E N T A D U E – bolle, pertanto non sarei stupito da un Super Bowl a marzo.

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In una società come quella americana dove la meritocrazia ricopre un ruolo fondamentale, non sarà più accettato di avere squadre con record (potenzialmente) negativo e verranno presto mandate ai playoff le migliori 7 di una conference indipendentemente dalla division di appartenenza, come in NBA
Questo discorso meriterebbe una risposta ben più approfondita in un singolo articolo.
Una delle cose che più mi ha lasciato interdetto quando ho iniziato a seguire la NFL è stata proprio questa, il fatto che a differenza del calcio non fossero solo i punti – in questo caso la percentuale di vittorie – a determinare la qualificazione di una squadra ai playoff, ma in primo luogo la vittoria della division, poi la percentuale: non riuscivo a capacitarmi di come, nella stagione 2013, i Packers avessero potuto giocare una partita di playoff fra le mura amiche con un osceno 8-7-1 mentre gli Arizona Cardinals, poveracci, sono stati costretti ad un gennaio in casa nonostante un ottimo 10-6.
Ero convinto che le cose cambiassero, sbagliavo.
Squadre con record negativo ai playoff, purtroppo, ci saranno sempre in quanto per motivi a me sconosciuti i concetti di conference e division hanno instaurato con la NFL un legame indissolubile che indipendentemente dalla NFC East di turno non sarà mai messo in disparte per questioni meritocratiche: osservazioni del genere finché troveranno risposte come «Eh Ma BeAsT qUaKe?!» saranno destinate a rimanere oggetto di discussione fra tifosi in chat o sezioni commenti varie e nonostante concordi con te credo che la tua idea – o desiderio – sia destinata a rimanere tale, purtroppo.

Garrett quest’anno batterà il record di Strahan di 22,5 sacks in una stagione
Molto difficile che Garrett lo batta, anche perché al momento non è nemmeno il leader nella categoria – ehm ehm, Aaron Donald anyone? -, ma pronosticarne almeno 15 ha decisamente senso: Garrett sta giustificando l’investimento compiuto da Cleveland durante l’estate e, nonostante questa sia la lega dei quarterback, la decisione di Cleveland di prendere lui con la prima scelta assoluta passando oltre a Mahomes e Watson rimane inattaccabile malgrado le storiche difficoltà nei Browns nella posizione.
Al momento è il leader PFF per quanto concerne pass rushing grade poiché in sole cinque partite ha già raccolto 33 pressioni, numero che spalmato sull’intera stagione gli permette di superare comodamente la tripla cifra: Garrett, in un modo o nell’altro, continua a trovare modi di arrivare al quarterback avversario.
Ciò nonostante secondo me non batterà il record di Strahan, ma ci sono buonissime possibilità che concluda l’anno come leader nella categoria.

https://twitter.com/PFF/status/1315767215254274053

Il prossimo anno tolgono la one helmet rule
Spero, anche perché una delle cose che più amavo di Madden era quella di creare divise custom partendo proprio dal casco.

Dak Prescott firmerà un rinnovo contrattuale con i Cowboys di quattro anni per circa 40 milioni a stagione
Credo fermamente che Dallas darà a Prescott il tanto meritato rinnovo contrattuale, o meglio, ci spero, poiché sinceramente non saprei cos’altro gli sia rimasto da dimostrare al front office: ovviamente la parte caliente di questa Hot Take è quella incentrata su durata e cifra, pertanto prima di risponderti permettimi di mettere un punto alla frase.
Quattro anni? Credo sia ragionevole.
Quaranta milioni? Quanto sopra, e se qualcuno ha qualcosa da obiettare ci tengo solo a far presente che il meccanismo della retribuzione dei franchise quarterback è rotto da anni e che, nel 2020, 40 milioni di dollari non sono uno sproposito per un franchise quarterback con le sue statistiche e capacità.
Un contratto del genere, soprattutto, mi aiuterebbe a ritrovare un minimo di fiducia nell’umanità, perlomeno fino alla sera del giorno stesso della firma.

Herbert sarà sfavillante per la prima metà di stagione per poi calare sensibilmente nella seconda
Punto primo: effettivamente Herbert, per il momento, ha dalla sua un effetto sorpresa che scemerà settimana dopo settimana in quanto con sempre più materiale a disposizione i defensive coordinator avversari troveranno un modo per limitarlo.
Punto secondo: milita nei Los Angeles Chargers che anche se non più a San Diego rimangono indiscutibilmente la squadra più sfigata della NFL, ergo non mi stupirei se verso week 12 non potesse più contare sui vari Allen, Williams ed Henry, anche se per il momento non sta avendo particolari problemi a riscuotere successo pur lanciandola verso gente come Guyton, Parham e Johnson, bravissimi ragazzi che però non sono sullo stesso livello dei tre appena citati.
Unendo – con un po’ di fantasia – punto uno e due mi sento di dire che molto probabilmente Herbert calerà nella seconda metà di stagione, anche perché se continua così rischia di vincere l’MVP nonostante Los Angeles sia allergica alla doppiavù: in ogni caso non mi pronuncio sull’ingenza del calo poiché non troppi mesi fa criticai aspramente la scelta dei Chargers di draftarlo, passando poi per grandissimo idiota.
Com’è giusto che sia.

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Kevin Stefanski vincerà il premio di miglior allenatore dell’anno
A differenza dell’MVP parlare di Coach of the Year a questo punto della stagione è ben più semplice: andiamo con ordine.
Stefanski, prima di tutto, oltre che all’ottimo inizio con i Browns è reduce dal favoloso 2019 da offensive coordinator ai Vikings, anno nel quale ha fatto rendere Cousins come mai in carriera e permesso a Dalvin Cook di firmare un faraonico – per la posizione – rinnovo contrattuale, pertanto possiede già la credibilità necessaria per convincere gli elettori che il successo – bisogna vedere se e per quanto durerà – attuale non sia frutto del caso ma, piuttosto, del suo acume tattico: Stefanski a meno di 40 anni è già considerato un guru del running game, un genietto in grado di far marciare la propria squadra sopra qualsiasi run defense che, qualora riuscisse nell’impresa di riportare i Browns ai playoff dovrebbe essere considerato il candidato numero uno per il premio d’allenatore dell’anno.
McDermott permettendo
.

Questa settimana le vostre Hot Take sono state incredibilmente razionali e non so come sentirmi a riguardo.

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Mattia Righetti

Mattia, 27 anni. Voglio scrivere per vivere ma non so vivere. Quando mi cresce la barba credo di essere Julian Edelman. Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango malissimo.

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