[NFL] Week 9: Brodino caldo (Oakland Raiders vs Miami Dolphins 27-24)

Quando Dolphins e Raiders si sfidano c’è sempre una certa attesa. In fondo, si tratta di due fra le squadre più “famose” della NFL, con un notevole seguito di tifosi anche all’estero, anche se non sono di sicuro fra le più vincenti.

Tutte e due basano il loro fascino più sulle glorie passate che non sui successi recenti. Tutte e due si erano presentate, pur con le dovute distinzioni, alla partenza del campionato 2017 con aspettative di una certo tipo.

Tutte e due si trovavano alla nona giornata in una realtà ben diversa, con un record perdente e con le aspettative della vigilia molto lontane. Ma tutte e due, nonostante tutto, non avevano ancora calato del tutto il sipario sulla stagione.

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Da questa partita poteva uscire qualcosa di interessante e, trattandosi di un Sunday Night in diretta nazionale, in molti – anche neutrali – se lo auguravano. In parte è stato così, perché la partita è stata piacevole anche se non eccezionale, risolta solo alla fine in favore degli ospiti. E tutte e due le squadre, alla fine, si portano a casa un brodino caldo che potrà essere utile per riprendersi un pochino dai rispettivi acciacchi.

I Dolphins vincono subito, ma si tratta solo del lancio della monetina. Scelgono di calciare e quindi sono i Raiders a iniziare in attacco dopo il kickoff e relativo touchback. E i primi cinque minuti e mezzo del loro drive vanno così: Marshawn Lynch, 0 yard; Lynch (pass) 1 yard; passaggio su Jared Cook, 37 yard; Lynch 2 yard; Lynch -1 yard; passaggio su Cook, 14 yard; Lynch 1 yard; passaggio su Cook (forse qualcuno iniziava a capire il giochino…) 10 yard. Poi, all’improvviso, una falsa partenza della linea dei Raiders interrompe il flusso e dopo altre due corse bloccate di DeAndre Washington e un incompleto i Raiders devono accontentarsi di un calcio di Giorgio Tavecchio da 36 yard. E tre punti.

Entra l’attacco di Miami e tutti gli occhi sono sul backfield, dove non c’è più la maglia numero 23 di Jay Ajayi. Al suo posto, nel committee che Gase ha già preannunciato per sostituirlo, inizia Damien Williams che va subito a sbattere sul muro nero davanti a lui. E allora Jay Cutler prova subito a prendere in mano la situazione, costole rotte o non costole rotte. Infila tre passaggi, su Devante Parker e Jarvis Landry, da 13, 11 e 14 yard, i Dolphins passano metà campo e il drive sembra mettersi in modo interessante. Ma anche qui la linea d’attacco ci mette lo zampino e due penalità tolgono metri e ritmo, costringendo al punt. Sul quale c’è un’altra flag, stavolta contro i Raiders, che comunque ritornano in attacco. Sono passati due drive e gli arbitri hanno già fischiato cinque penalità totali, tre contro Miami e due contro Oakland.

Oakland riesce a chiudere un down ma nulla di più e la palla torna nelle mani di Cutler, che continua a bersagliare la difesa di Oakland con una sequenza di passaggi corti, tutti completati. Kenyon Drake e Williams si alternano nel backfield sia per correre che per ricevere i passaggini precisi che il playbook riserva loro (e che con Ajayi in campo non si vedevano con la stessa frequenza). E la formula funziona: è proprio Williams, cinque minuti nel secondo quarto, a ricevere in end zone il pallone che porta i Dolphins avanti 6 a 3. E sarebbero sette se Cody Parkey non continuasse nella sua brutta abitudine di mancare gli extra point.

holton raiders dolphins

Sarà forse per lenire il suo senso di colpa che i Dolphins si giocano subito il trick play, con un onside kick a sorpresa che proprio Parkey calcia e va a ricoprire 13 yard più avanti. Le pacche sul casco che i compagni gli rifilano per festeggiarlo sembrano più adeguate alla stazza di un linemen che non a quella di un kicker ma tant’è… Miami riparte e Cutler trova per due volte Julius Thomas, uno degli uomini più attesi al riscatto fra i Dolphins, con due passaggi di fila (9 e 16 yard). Sembra andare tutto bene ma poi Bruce Irvin colpisce il pallone nelle mani di Drake e i Raiders, sulle proprie 19, ricoprono il fumble. E ripartono in attacco.

David Carr pesca subito Jared Cook (giornatina…) per 27 yard, poi Michael Crabtree per altre 12, completamente annullate da una unnecessary roughness fischiata ai Raiders. E, fra altre due corse a vuoto di Lynch, arrivano altre due penalità, entrambe contro Cook, che riportano i Raiders solo 9 yard più avanti di dove erano partiti. Ma prima Carr pesca di nuovo Cook, poi Washington e Lynch azzeccano due buone corse e infine, appena passata la metà campo, Carr sgancia una bomba in end zone che solo il velocissimo Johnny Holton, guardato solo dalla safety Reshad Jones, può raggiungere. 44 yard, touchdown e Raiders avanti 10-6.

Miami riparte dalle proprie 20 e Cutler ricomincia a martellare, completando su Williams, su Landry e su Drake. L’unico incompleto (di tutto il suo primo tempo, che chiuderà 16/17 per 141 yard e 120.8 di rating) è però proprio l’ultimo passaggio su Thomas che impedisce ai Dolphins di chiudere il down. Grazie a un paio di penalità avversarie, però, Parkey è a distanza sufficiente per piazzare il field goal che accorcia le distanze 10-9. Manca l’extra point sbagliato, e mancano anche 37 secondi alla fine del primo tempo, così i Raiders decidono di provarci.

Questa è una delle occasioni in cui i Dolphins non si fanno trovare pronti: Cordarrelle Patterson ritorna il kickoff 26 yard e subito dopo Carr completa su Amari Cooper per altre 26, portando i Raiders a metà campo in un batter d’occhio. Due incompleti e poi, a cinque secondi dalla fine, l’ennesimo completo su Cook porta Tavecchio a distanza buona, e il nostro compaesano da 53 yard non sbaglia, ristabilendo i 4 punti di scarto prima del riposo.

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Alla ripresa sono i padroni di casa a ricevere il kickoff e, anche qui, c’è appena il tempo di una buona corsa di Williams prima che due flag consecutive contro la guardia Jesse Davis affossino il drive senza speranza. I Raiders ripartono dalle proprie 33 yard e, tranquilli tranquilli, in poco meno di tre minuti e mezzo segnano di nuovo e allargano il divario. Stavolta è Lynch che si fa largo nella difesa non impeccabile dei Dolphins e con una corsa di 22 yard entra in end zone per il 20-9.

Lo svantaggio sale e tristi presagi iniziano a farsi largo fra gli spettatori dell’Hard Rock Stadium. Ma nel drive successivo Drake, che forse si sente ancora in colpa per il fumble del primo tempo, prima riceve un passaggio da 10 yard e poi trova il varco giusto sulla destra e si invola per la corsa più lunga della partita, 42 yard, fino alle 23 avversarie. Da lì Cutler, oggi evidentemente in palla, completa in sequenza su Landry, Kenny Stills, Anthony Fasano e infine ancora su Landry in end zone per il touchdown del 20-16. 7 giochi, 75 yard e zero penalità (ed è una notizia…) in poco più di due minuti e mezzo ed il distacco di 4 punti è ristabilito.

A questo punto le due squadre forse tirano un po’ il fiato e si scambiano due 3&out. Oakland riprende palla a tre minuti e mezzo dalla fine del quarto e inizia un drive che si concluderà dopo più o meno altrettanto dell’ultimo periodo, fatto di piccoli ma costanti guadagni, di un fumble ricoperto e – ovviamente – di una holding contro la linea Raiders. E che si conclude così: snap, Suh si libera degli avversari e si avventa su Carr, il quarterback lo vede per tempo e arretra ma Suh si lancia in volo con un’agilità che due terzi della redazione di Huddle non possiede e provoca il fumble

_Suh dolphins raiders

Marshall Newhouse, tackle di Oakland raccoglie il pallone e cerca di correre in avanti ma dopo 6 yard arriva Kiko Alonso che gli toglie la gamba di appoggio e lo fa letteralmente volare in aria, con un nuovo fumble, stavolta ricoperto dai Dolphins. Tutto molto scenografico, ma sulla partita impatta poco.

Alonso dolphins raiders

Infatti, non solo i Dolphins non riescono a capitalizzare la palla recuperata ma da quel momento passano più di sei minuti perché una delle due squadre riesca a chiudere un down. E tocca ai Raiders, con un passaggio di Carr per Crabtree di 16 yard. Quell’azione rompe la lunga fase di stallo e dà il la agli ospiti per proseguire il drive ed andare fino in fondo. Neanche a dirlo, il contributo delle penalità è decisivo, con una unnecessary roughness fischiata a Jones e, soprattutto, un’interferenza chiamata al cornerback Xavien Howard su Crabtree che posiziona la palla sulle 3 yard. Da lì per Lynch è un gioco da ragazzi entrare e riportare il vantaggio dei Raiders a 11 punti con meno di 5 minuti di gioco rimasti.

È il break decisivo, ed il fatto che gli errori (aka penalità) della difesa siano stati determinanti lo rende ancora più duro da digerire per i padroni di casa. Nel loro drive successivo Cutler continua a completare passaggi su passaggi ma prima un proprio fumble fortunatamente ricoperto e poi l’ennesima devastante penalità fanno naufragare il drive.

Però… un po’ il fatto che la difesa si vuole riscattare e un po’ il fatto che i Raiders tirano forse i remi in barca troppo presto e capita che la partita regala una coda inattesa: Jones intercetta un passaggio di Carr per Amari Cooper e a due minuti dalla fine i Dolphins hanno di nuovo palla in mano per tentare l’impresa impossibile: un touchdown con trasformazione da due e un field goal, in due minuti.

La prima parte riesce in soli 22 secondi effettivi, complice l’ennesima penalità stupida della serata, stavolta su Bruce Irvin, e grazie a una ricezione incredibile di Devante Parker a una mano sulla sideline: una giocata che, se l’avesse fatta Odell Beckham, ne parlerebbero ancora tutti per settimane.

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Parker dolphins raiders

Cutler a quel punto trova ancora Thomas in end zone per il touchdown e poi Drake corre in end zone per la trasformazione da due. Manca un minuto e mezzo e, con tre punti di scarto, è veramente tutto ancora possibile. Però la quota parte di miracoli sugli onside kick per stasera i Dolphins l’hanno esaurita con quello ricoperto nel secondo quarto e stavolta la palla casca nelle mani dei Raiders che devono solo far scorrere il cronometro per portare a casa la sospirata vittoria 27-24. E il brodino caldo di cui si parlava.

Oakland è una squadra che non sta ancora bene. Ci sono segni di ripresa ma altrettanti di debolezza e, in questo momento, la terra di mezzo non è un bel posto in cui trovarsi. Nella loro division i Chiefs stanno continuando a dominare ma hanno perso 3 partite nelle ultime 4 e forse (FORSE) potrebbero risentirne. Il resto è anche affrontabile, perché mentre i Chargers sono in ripresa ma rimangono una squadra complessivamente non superiore ai Raiders i Broncos sembrano aver imboccato una pericolosa spirale negativa, con la scoppola rimediata a Philadelphia potenziale colpo di grazia. Oakland avrebbe quindi la possibilità teorica di risalire anche se in classifica è 4-5, ancora sotto quota 50%, ma rimangono i dubbi se abbia il potenziale per farlo, soprattutto mentale, specialmente considerando le prestazioni non esaltanti sul lato difensivo e il diluvio di fazzoletti gialli che anche domenica si è abbattuto sul campo (10 per 106 yard). Il modo in cui si è sviluppata questa partita pur vinta, contro una squadra non di prima fascia come i Dolphins attuali, lascia più di qualche dubbio sulla possibilità dei Raiders di compiere la rimonta. Servirebbe un cambio di passo molto deciso, da parte di tutti.

I Dolphins sono più o meno nella stessa situazione, con la differenza che, pur avendo perso, sono ancora con la classifica pari, 4-4. E, sempre a differenza dei Raiders, i Dolphins sono una squadra che sta faticosissimissimamente cercando di rimettersi in carreggiata dopo un periodo disastroso, soprattutto sul fronte offensivo. Guardando la partita di domenica sera tutto si sarebbe detto tranne che Miami fosse una squadra con problemi in attacco. Jay Cutler è stato superbo: costole rotte o non costole rotte, ha chiuso con 34/42, 311 yard, 3 touchdown e un rating 121.3, con errori ridotti quasi a zero e completando passaggi su 7 ricevitori diversi. Il playbook è stato probabilmente adattato alle sue condizioni di salute, puntando quasi tutto su passaggi corti e rapidi, ma il risultato è stato ottimo e chissà che sia di buon auspicio per il futuro. Peccato che una così buona giornata di Cutler e di tutto l’attacco non sia stata capitalizzata con una vittoria.

A 4-4 Miami è ancora teoricamente in corsa per un posto nei playoff ma l’impresa appare difficile tanto quanto lo è per i Raiders. Ai Dolphins servirebbe prima di tutto un pò di continuità: non si può giocare una partita bene e una male, un’azione bene e quella successiva male, uno snap bene, una traccia bene, un movimento bene e quelli successivi male. Ma tutto ciò presuppone una concentrazione e una disciplina mentale senza di cui è impossibile vincere una partita come quella contro i Raiders (le 11 penalità per 107 yard ne sono la testimonianza più lampante), figuriamoci rimontare nella classifica della AFC East. I Dolphins queste cose non le hanno ancora e chissà se quest’anno ci arriveranno. Per il momento, prendiamo la buona prestazione, come si fa con un brodino caldo.

Gli highlight dell’incontro

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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