La Serra di Huddle: l’attacco dei Rams è tornato per restare

Nel corso di una stagione, i Los Angeles Rams sono passati dall’essere una sorta di reincarnazione del Greatest Show on Turf degli anni 10 ad una versione che definire sbiadita sarebbe stato farle un favore. Con Goff regredito e Gurley acciaccato, la squadra di McVay è precipitata nella classifica dell’efficienza offensiva: dal secondo posto nell’anno del Super Bowl perso al sedicesimo della scorsa stagione.

L’idea che la magia dell’ex offensive coordinator di Washington avesse ormai perso effetto è venuta in mente a tanti: eppure, dopo ormai una metà stagione andata agli archivi, possiamo ufficialmente dire che i Rams sono ancora lì. Con un attacco che ha ritrovato smalto (quinto in DVOA) e una difesa sorprendentemente tosta nonostante le defezioni subite negli anni in campo e nel coaching staff, LA appare più da corsa che mai. Cerchiamo di capire come ha fatto McVay a ridare vita ad un attacco a dir poco appassito.

CAMBIO DI ROTTA

I numeri parlano chiaro. Una delle squadre più passing oriented della NFL ha deciso di mischiare le carte in tavola anche senza il loro ex Pro Bowler running back. I Rams sono la seconda squadra che corre di più in NFL: il 49% dei loro snap offensivi prevede un consegnato al running back, il dato più alto da quando c’è McVay sulla sideline. Correre bene (i Rams sono primi in rushing DVOA) apre tante porte, soprattutto se il QB è quello che gioca più play action di tutti (anche quest’anno Goff è primo, finora, con 96 passaggi tentati via play action). L’ex MVP è cresciuto di rendimento rispetto alla scorsa stagione perché può condividere il peso offensivo con il trio Henderson-Akers-Brown, i primi due dei quali sono stati scelti negli ultimi due draft. Ai Rams non mancano i playmaker, e mettere le difese nelle condizioni di doversi occupare di un running game potente è la chiave per sbloccare il gioco aereo.

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Qui di seguito, vediamo tre esempi di corse ben riuscite con schema a uomo, zona e trap, rispettivamente. Per trap si intende un blocco portato da una guardia nei confronti di un difensore esterno che viene lasciato volutamente libero dalla parte di campo verso cui si sviluppa l’azione. Una volta vista la clip, dovrebbe esservi più chiaro. Nel caso preso in esame, l’uomo di linea che esce è la guardia sinistra, il numero 73:

L’attacco su corse dei Rams è sicuramente molto efficiente, come testimoniato dai numeri del DVOA a cui abbiamo accennato sopra. Ciò spiega come un attacco che produce 4.4 yard a portata di media, cifra buona per il nono posto nella Lega, sia primo nella classifica che misura proprio l’efficacia (non a caso, Henderson, il più dinamico dei tre running back che McVay ruota, è quarto in NFL per primi down guadagnati, 29). Oltre alla qualità dei blocchi, va segnalato che i corridori dei Rams sono particolarmente abili a guadagnare yard dopo il contatto; Henderson è 14esimo con 204 yards after contact e, benchè gli altri due siano molto più in basso in questa graduatoria, va detto che più della metà delle yard guadagnate da Brown arrivano dopo un primo contatto col difensore e, in proporzione, molte di più sono quelle di Akers (86 su 113 totali guadagnate).

Un’altra cifra che dimostra più che mai il rinnovato interesse nel muovere il pallone via terra – grazie anche a circostanze di squadra più favorevoli, beninteso – è quella relativa ai personali usati. Nel 2018, i Rams erano anni luce avanti alle altre per percentuale di utilizzo del 11 personnel (1 RB, 1 TE, 3 WR), con l’89%. Nelle ultime due stagioni, questa cifra è scesa al 71% e, come se non bastasse, la stagione 2020 ha visto per i Rams un’impennata dell’utilizzo del 12 personnel, con due tight end in campo contemporaneamente: due stagioni fa eravamo sull’8%. Le formazioni più pesanti sono ovviamente più adatte quando si vuole correre. Nel caso dei Rams, ciò si traduce in questo, ma anche un utilizzo più creativo dei tight end nel passing game.

MOTO PERPETUO

Una delle armi che i Rams sfruttano meglio e più spesso è il movimento pre-snap: sono infatti la seconda squadra per percentuale di utilizzo di questo strumento (29%) dietro solo ai Ravens. Le jet motion o le ghost motion (il movimento parallelo alla linea di scrimmage di un ricevitore da un lato all’altro del campo per ricevere il pallone dal QB o la finta di esso, rispettivamente) servono per tenere le difese sul pezzo, non dando loro punti di riferimento su quale sarà la prossima mossa dell’attacco. Se poi ci aggiungete anche la play action, allora le difese che giocano contro Los Angeles devono davvero aspettarsi tutto e il contrario di tutto.

Di seguito, tre azioni diverse nate attorno ad una motion da parte di un ricevitore:

Nella prima clip, vediamo Reynolds che compie una ghost motion, cioè un movimento non propedeutico a ricevere il pallone. Ad esso si unisce anche la finta di consegnato; entrambe le azioni fanno spostare la difesa verso il lato destro del campo, come si può chiaramente vedere. Ora che il reparto è sbilanciato, Goff può servire tranquillamente Woods, che guadagna 20 yard su una shallow cross (cioè una traccia a tagliare il campo piuttosto piatta).

Nella seconda clip, le motion sono due. La prima, quella di Reynolds, serve a trascinare la difesa da un lato; la seconda, quella di Kupp, viene premiata da Goff, che sa di poter dare al suo ricevitore la possibilità di un guadagno cospicuo in una zona di campo liberata dai difensori.

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Nella terza ed ultima, infine, la ghost motion di Woods sembra essere stato solo un diversivo; in realtà, il ricevitore dei Rams si piazza dall’altro lato del campo e riceve il passaggio di Goff. Nel mentre, tre quinti della linea d’attacco sono usciti per andare a spianare la strada al secondo livello al loro compagno per un WR screen.

In generale, i Rams continuano ad essere una squadra che cerca di creare mismatch con il movimento pre-snap, come visto, ma anche con la combinazione di tracce, che sono sempre ostiche da affrontare per le difese, specie in spazi ridotti come nelle bunch formation, quelle in cui due o più spesso tre ricevitori sono allineati molto vicini tra loro. La squadra di McVay cerca anche di sorprendere gli avversari con il no huddle, dando quindi loro ancora meno tempo per prepararsi (77 snap giocati senza l’huddle, quarto dato più alto in NFL). Contro Chicago, il touchdown di Reynolds è arrivato proprio in questo modo:

I Rams sono andati talmente in fretta che anche la telecamera dell’All-22 ha dovuto adeguarsi di conseguenza. LA scende in campo in shotgun, con Reynolds come running back. Buster Skrine, che di mestiere fa lo slot corner, realizza chi deve marcare, ma lo snap parte così in fretta che l’ex giocatore dei Browns rimane indietro un tempo di gioco, e Reynolds ha gioco facile nel ricevere e segnare.

Tornando un attimo al discorso dei tight end a cui abbiamo accennato nel paragrafo precedente, qui di seguito ci sono alcune azioni interessanti, che mostrano come la squadra di McVay sia brava nel creare situazioni favorevoli per i propri attaccanti.

In queste due clip il protagonista è Gerald Everett, che viene usato rispettivamente come un wide receiver e un fullback. Nel primo caso è il ricevitore esterno sul lato debole; Everett beneficia di uno screen che lo porta a guadagnare oltre 20 yard. Chiaramente, non è usuale vedere un giocatore di quelle dimensioni giocare bene uno screen, ma il nativo di Atlanta è uno dei tight end della nuova generazione, sempre più mobili ed elusivi col pallone in mano.

Nel secondo caso, invece, i Rams sono in I formation con Everett come fullback. La play action attira i linebacker verso il basso, mentre il tight end esegue un leak concept per cui, dalla sua posizione di bloccante, esce dalla formazione per diventare un ricevitore. Il linebacker numero 53 viene dapprima risucchiato verso la linea di scrimmage e poi, quando capisce che l’azione si svilupperà in maniera diversa e che Everett è il suo uomo, è ormai tardi.

In quest’altro esempio, invece, la traccia del tight end è solo un diversivo. Higbee “si siede” nella zona di Dallas, mentre Woods corre una basic (una semplice in-breaking route) alle spalle di Jaylon Smith, che si era abbassato attirato dalla traccia di Higbee.

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Aiutati da un redivivo running game, i Rams sono riusciti a riportare in vita un attacco che era appassito di pari passo al calo di rendimento di alcuni dei suoi interpreti.

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