I Kansas City Chiefs riprendono da dove avevano lasciato

Ad un Arrowhead Stadium a capienza ridotta (in teoria erano disponibili il 22% dei posti ma ad essere occupati sembravano meno) inizia la campagna di Kansas City per ripetersi come vincitori del Super Bowl due anni di fila, cosa che non avviene da quando i Patriots lo sono stati nel 2004 e 2005.

Nell’offseason la franchigia del Missouri ha tenuto tutti i pezzi fondamentali di questa squadra, ha rinnovato Mahomes a cifre record, meritate, 450 milioni per 10 anni di cui 142 garantiti, ma anche il defensive tackle Chris Jones; hanno ristrutturato il contratto di Kelce perché sia più “cap-friendly” e da ultimi anche il general manager Brett Veach e l’head coach Andy Reid, i quali rimarranno ai Chiefs fino ad almeno il 2025. Gli unici pezzi di quella squadra che sette mesi fa ha alzato il Lombardi Trophy, i quali non ci saranno questa stagione sono Damien Williams, che ha “sfruttato” la possibilità di fare opt-out causa Covid offerta dall’accordo tra la NFL e NFLPA, sostituito al draft dal talentuoso Clyde Edwards-Helaire da LSU, e la guardia Duvernay-Tardiff, anch’egli scegliendo l’opt-out, ma per curare pazienti essendo lui laureato in medicina e praticante.

Dall’altro lato della barricata, Houston ha avuto diversi terremoti nel roster. Primo fra tutti la trade di DeAndre Hopkins, uno dei, se non il migliore ricevitore della Lega, dipende come la si pensi, mandato ad Arizona insieme a un quarto giro, per David Johnson, un secondo giro e un quarto nel prossimo draft. Tra l’altro scelta al secondo giro data ai Rams per Brandin Cooks, ricevitore limitato da infortuni e caratteristiche tecniche che lo rendono due spanne inferiore a Hopkins. Per lo meno Bill O’Brien, head coach e general manager, è riuscito a trattenere Deshaun Watson, gioiello di questa franchigia, con un’estensione da 111 milioni per 4 anni.

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Cronaca

Proprio il giocatore ricevuto in ritorno da Arizona per Hopkins, David Johnson, porta avanti Houston nel primo quarto, tagliando sulla destra, sfrutta l’apertura correndo fino all’angolo basso della end zone, è la sua corsa per touchdown più lunga dal 2016, quando ebbe una stagione monstre che gli valse un contratto pesante e anacronistico per un running back. 7-0

Insieme alle sue “armi”, Mahomes orchestra un drive che li porta giù per il campo, nel quale c’è il primo squillo di Edwards-Helaire che corre 18 yds. Dalle 6 di Houston Kelce va in motion dal lato destro a quello sinistro della linea, quando parte lo snap corre verso l’esterno dando l’idea con un movimento del torso e della testa di voler tagliare ancora più decisamente verso la sideline, scattando poi però verso l’interno, eccellente come al solito nel trovare il soft spot nella copertura avversaria, lontano da Cunningham e dalla safety AJ Moore Jr che lo seguiva a uomo ma con troppa distanza per avere a che fare con un All-Pro come Kelce, ricevendo per la prima segnatura stagionale dell’attacco di Andy Reid. 7-7

Con un drive “belichickiano” da 16 giocate per 9 minuti e 4 secondi, di cui 10 schemi di corsa, l’offense di cui chiama gli schemi Bieniemy arriva ancora a un 3rd & Goal nelle 10 dei Texans, più precisamente alle 2, da dove Mahomes su una giocata dalla lettura predefinita, a posteriori facilmente prevedibile, lancia per Watkins che entra in end zone; i Chiefs si dispongono con una formazione con Mahomes “under center” e trips sulla destra, ovvero tre ricevitori, Watkins esterno, e interni il fullback Sherman e il tight end Keizer, usati solo per bloccare, difatti Watkins inizia una motion verso l’interno quando Mahomes riceve lo snap, gli lancia la palla, con il ricevitore ex Clemson che si trascina in end zone, grazie anche al contributo del right tackle Schwartz che si è lanciato con grande agilità all’esterno, segna il touchdown di quello che sarà il definitivo sorpasso. 7-14

Prima dell’intervallo, i Chiefs riescono a rientrare in territorio nemico grazie a due completi da 17 e 11 yds, per Watkins e Kelce, di cui l’ultima delle due rinforzata da una penalità per “horse collar tackle” che aggiunge 15 yds al totale, Butker realizza a 4 secondi dalla fine del secondo quarto un calcio da 29 yds. 7-17

Al rientro dagli spogliatoi, al primo drive, CEH (Clyde Edwards-Helaire), consacra il suo debutto con una corsa da 27 yds e 6 punti; la linea nella parte sinistra con Fisher e Osemele (novità nella posizione di guardia) gli apre un varco in cui il rookie si proietta rompendo figurativamente le caviglie (come direbbero gli americani “ankle breaker”), della safety Reid con un balzo laterale e sfruttando la sua velocità per raggiungere la end zone. 7-24

Dopo l’intercetto del rookie Sneed, il cui merito va largamente attribuito a Mathieu che ha spinto Watson al momento del lancio, facendo uscire dalle sue mani una traiettoria a campanile, se ce ne fosse bisogno, i Chiefs vogliono chiudere la pratica. Arrivati in red zone avversaria Mahomes su play action bootleg fa una cosa non da lui, lanciando una palla molle in una zona affollata di difensori, che viene difatti intercettata da McKinney, il tutto verrà però annullato per una penalità di pass interference attribuita a Roby. Su 3rd & goal Mahomes si redime e spostandosi verso destra lancia una freccia per Hill, perso dallo stesso Roby. 7-31

Per com’è stata la storia della partita la vittoria sembra in cassaforte per KC, e Houston trova una serie di giocate remunerative da “garbage time”, che li porta al primo touchdown lanciato da Watson, il quale trova il tight end Akins su una seam route. I Texans vanno per la conversione da 2 punti, mancata. 13-31

Al drive successivo Houston arriva alla 1 di Kansas City dove su 3rd & Goal gioca una option dalla pistol (molto “baltimoresca”), dove Watson guarda il defensive end, decide di tenere lui la palla ed entra al trotto in end zone. 20-31

KC fa quanto basta per impostare un calcio agevole di Butker da 19 yds, facendo chiamare tutti i time out ad O’Brien. Come prevedibile ma non scontato i campioni regnanti vincono la gara di apertura 20-34, mai davvero in discussione.

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Considerazioni

Partendo dai Chiefs, il loro attacco non ha dovuto strafare per battere questi Texans, probabilmente l’assenza di preseason comporterà che queste prime partite saranno di sperimentazione soprattutto per il play calling visto che i titolari anche in anni “normali” giocano poco nulla nei match di preparazione alla stagione.

Le armi che la proprietà con il GM Veach ha fatto di tutto per trattenere e portare a Mahomes, fanno sì che quest’ultimo a differenza di Watson, non debba strafare per muovere la catena, anzi nel primo tempo i completi di Mahomes sono stati lanci sicuri sul medio corto, una volta scaldatosi, il braccio dorato ci ha regalato qualche perla in più come il touchdown per Tyreek Hill.

Aver perso un’eccellente guardia come Duvernay-Tardiff, e però importarne una come Osemele, vincitore di un Super Bowl e selezionato per due Pro Bowl, che ieri notte ha dominato sulla linea, dimostra la bravura della dirigenza dei Chiefs ma anche quanto siano appetibili come destinazione, finché Mahomes giocherà e sarà in salute, lotteranno per il titolo.

La difesa pur mancando dall’inizio del cornerback titolare Breeland e a gara in corso anche dell’altro titolare, Charvarius Ward, ha tormentato Watson tutta sera, sfruttando soprattutto con Clark e Jones, (che in un paio di occasioni dopo un’eccellente partenza dai blocchi ha letteralmente fatto spostare la guardia Fulton per penetrare nel backfield), la debolezza del lato destro della o-line di Houston, che ha concesso i soliti, troppi, 4 sack.

La difesa di Spagnuolo si è disposta spesso con un personale composto da 4 d-linemen, 2 linebacker, 2 cornerback e 3 safety, tra le quali c’è il “Landlord” Mathieu, spesso vicino alla linea come nickel, liberato in qualche occasione nel blitz come nella situazione dell’intercetto di Sneed. Il coordinatore disponeva i linebacker all’altezza dello spazio tra il centro e le guardie avversarie, così che Watson non sapeva cosa aspettarsi, si sarebbero lanciati in blitz o arretrati in copertura?

A proposito di Watson, il quarterback è apparso sbiadito, con alcuni lanci profondi, uno dei suoi trademark, fuori misura, costretto spesso a scappare per spirito di sopravvivenza dai pass rusher avversari, detto che Deshaun è uno dei quarterback che tiene di più lo sferoide tra le mani.

Quest’anno non possiamo però biasimarlo, ha pochi target a cui lanciare, Hopkins non si rimpiazza con Cooks e Cobb, due onesti ricevitori ma molto specializzati, il primo un deep threat, il secondo uno slot, e che al massimo potrebbero fare i numeri tre. Soprattutto nel draft di quest’anno, che grondava di ricevitori talentuosi, O’Brien avrebbe dovuto esigere una prima scelta da investire in un rimpiazzo, o se vogliamo considerare l’accordo de facto, almeno usare il pick al secondo giro arrivato dai Cards per un ricevitore.

Houston, il cui play calling offensivo è passato da O’Brien a Tim Kelly, spesso si disponeva con formazioni “wide” per dare a Watson un’idea chiara dei matchup da sfruttare, di cui ce ne sono stati pochi; Will Fuller V, anche lui martoriato da infortuni, è apparso agire in un ruolo maggiormente da ricevitore numero 1, su tracce intermedie e con diverse catch, piuttosto che in quello usuale di velocista che allunga le difese.

Difesa di Houston (che ha cambiato coordinatore da Romeo Crennel a Anthony Weaver, prima coach della defensive line) rivedibile, non hanno un giocatore che spicca, JJ Watt non è lo stesso di anni fa, e non può fare tutto da solo su quella linea, i cornerback sono inadeguati, altra dimostrazione dell’incompetenza di O’Brien come GM è stata l’estensione a peso d’oro concessa a Roby, non un cornerback uno nella NFL  di oggi.

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Kansas City rimane la candidata numero uno per il Super Bowl.

Houston invece, dopo i miglioramenti apportati in offseason, su una base già solida, dai rivali divisionali Colts e Titans, rischia onestamente di mancare i playoff, sebbene ci sarà una squadra in più per conference in post season.

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