[NFL] Week 7: Catenaccio (Carolina Panthers vs Chicago Bears 3-17)

Avete presente lo stereotipo del calcio italiano (di un tempo) nel resto d’Europa? Quello che ci vedeva più bravi nel distruggere il gioco altrui piuttosto che costruirne uno proprio? Come si chiama? Ah sì, CATENACCIO… Ecco io non so se John Fox sia anche un appassionato dello sferoide a pezze, o del SOCCER, come avrebbero detto oltreoceano fino a qualche tempo fa in tono sprezzante, ma quello andato in scena al Soldier Field domenica è la cosa più vicina ad un tentativo di 0-0 che sia mai stato tentato nel football. Americano, in questo caso.

Ed in effetti la partita, offense alla mano, è finita con un calcistico, in tutti i sensi,3-3. Gli unici due TD dell’incontro sono stati segnati dalla difesa dei Bears e più precisamente da Eddie Jackson, rookie da Alabama, bravo o fortunato, decidete voi, a trovarsi per ben due volte al posto giusto nel momento giusto è regalarsi una domenica da raccontare ai nipoti. Il resto l’ha fatto una difesa, quella dei padroni di casa, capace di brutalizzare, per tutta la partita. la raffazzonata OL avversaria e un coaching staff, quello di Carolina, incapace di modificare l’atteggiamento della propria squadra una volta sotto nel punteggio.

Fine del recap.

È veramente complesso raccontare un match in cui una delle due squadre è entrata in campo deliberatamente con l’intenzione di non giocare e di non far giocare i propri avversari.

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eddie jackson panthers bears

Si può però celebrare l’intelligenza di un coach, in questo caso Fox, che compreso il materiale umano a disposizione e la necessità di non bruciare Trubisky, nelle ultime settimane, con la compiacenza degli avversari di turno, ha compiuto due autentici miracoli battendo prima i Ravens e questa settimana i ben più quotati Panthers.

Contro Carolina la chiave per i Bears è stato il lavoro della DL che ha preso controllo della LOS dando pochissimo tempo a Newton per lanciare e limitando il gioco di corsa avversario, ridotto a qualche lampo di Jonathan Stewart, l’unico all’altezza della situazione.

Non pervenuto McCaffrey, su cui andrebbero spese due parole, e che ha faticato enormemente ad entrare in partita. Gli alti e bassi erano in agenda. Quello che nessuno si aspettava era la lack of production che sta caratterizzando le prestazioni del figlio di Ed e che lo vedono all’ultimo posto nelle yard per portata (2,5) tra i rookie RB con almeno 6 run a partita e con un misero 7,5 nella yard su ricezione. Al di là dei limiti, anche fisici, che questo giocatore può avere nella lega il sospetto è che nel North Carolina non abbiano ancora capito come sfruttare al meglio le sue skill. Problema, tra l’altro, ricorrente per il coaching staff dei Panthers e che nella scorsa stagione aveva caratterizzato anche un altro giocatore che continua a non convincere, nonostante guidi la squadra per yard ricevute, e che anche domenica poco ha fatto per aiutare il suo attacco.

Kelvin Benjamin, che ha chiuso la sfida con i Bears con 3 ricezioni per 65 yard, è l’ombra del fenomeno che 12 mesi fa sembrava poter raccogliere il testimone da Megatron, per caratteristiche fisiche e produzione in campo. Mettete da parte uno stato di “diversamente in forma” e un footwork indecente, mettete da parte numeri mediocri e l’incapacità di essere una red-zone threat come ci si aspetterebbe ad un primo sguardo. Manca totalmente l’aggressività, la voglia di prendersi la palla, di dominare il proprio avversario e di diventare il playmaker di questa squadra.

In tutto questo il coaching staff di Carolina non ci ha fatto e non ci sta facendo una gran figura. Anche domenica, al di là della bontà (o meno) di alcune chiamate, la strategia non ha convinto nel suo complesso. I Panthers hanno giocato come se stessero controllando la partita, come se fossero avanti nel punteggio, convinti che la W, prima o poi, sarebbe arrivate su un vassoio portato direttamente da Staley Da Bear.

Ovviamente non è successo.

Non hanno saputo cambiare ritmo, hanno continuato a correre con il solo risultato di far correre il cronometro e non i punti sul tabellone, finendo per fare il gioco della difesa di Chicago.

newton panthers bears

Difesa, quella dei padroni di casa, che è stata perfetta nel trovare il giusto mix di coscienza\incoscienza che ha prodotto 5 sack, una quantità di hurries non meglio specificata ma anche due INT, un fumble forzato e un totale di 293 yard concesse in 69 giochi (4,2 ypp) nei 40 minuti (dei 60 disponibili) passati sul gridiron.

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Totale punti concessi: 3

La sua parte, seppur minima, l’ha avuta anche un attacco il cui unico scopo, per la giornata, era stare sul terreno di gioco per almeno tre play (no mucca herzegovina) consumando il maggior tempo possibile. Niente lanci, che in due casi su tre, Fox certamente vi ricorderebbe, finiscono con un risultato negativo per l’attacco (incompleto o intercetto) e, se incompleti, hanno anche il difetto di fermare il cronometro. Niente trick-play, che avevano caratterizzato le ultime partite dei Bears.

Le evoluzioni del primo quarto, inaspettate anche per il più fantasioso dei tifosi al Soldier Field, e la già citate mancanze di Rivera hanno portato il coaching staff di Chicago ad estremizzare ulteriormente un game-plan già piuttosto conservativo. Il 4/7 per 107 yard di Trubisky, 70 delle quali arrivate in chiusura di secondo quarto con un bel passaggio per Cohen da cui poi è scaturito il FG di Barth ne sono state la perfetta trasposizione in campo. Nulla di nuovo per John Fox, coinvolto in tre delle 7 partite, dal 2000 ad oggi, chiuse con meno di 10 lanci tentati; qualche sgomento in più per il giovane fan il cui sabato è normalmente occupato dal basketball on grass e 10 lanci li vede nel primo drive.

Certificata la bontà della strategia, che ha portato i Bears a vincere due delle tre partite con l’ex qb dei Tar Heels sotto il centro, bisognerà capire fino a quando Chicago si potrà permettere questo tipo d’atteggiamento e fino a dove possa portarli. In una NFC North che fatica a trovare padroni, a causa dei troppi infortuni, i Bears, record alla mano, sono ancora in corsa un posto ai playoff ma perché queste possibilità diventino concrete bisognerà chiedere qualcosa di diverso alla scelta numero #2 dell’ultimo draft.

Discorso analogo, per situazione divisionale, si può fare per i Panthers che sono sicuramente, nell’immediato, una squadra migliore dei Bears ma che forse non si sono mai completamente ripresi dal Super Bowl perso e, nonostante abbiano tutto per vincere la division, rischiano un’altra stagione mediocre. Dagli infortuni, ai problemi in OL, da un Newton che fatica a mettere in fila due partite di livello a McCaffrey che non sta ancora esprimendosi ai livelli sperati la sensazione è che la squadra sia come imprigionata nell’ impostazione e nella filosofia che ha portato al SB due stagioni fa, nonostante questa non stia più pagando i dividendi sperati, e che il coaching staff fatichi non tanto a comprenderlo, quanto a a provare qualcosa di diverso.

L’uomo è un animale che vive d’abitudini. Si affeziona ai luoghi, detesta i cambiamenti.

John Steinbeck

Gli highlight della partita

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Andrea Ghezzi

Padre di Mattia e Lorenzo, Marito di Silvia, Fratello di Zoe (Franci ti voglio bene). Scrivo (poco) e parlo (tantissimo) di Football, anche italiano. Direttore di The Cutting Edge credo solo a tre cose: #mattanza #badaun e #bomboloni.

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