[NFL] La storia di Mark Herzlich

“E’ un po’ stressante!”
Queste sono le parole di Mark Herzlich, linebacker dei Campioni del Mondo dei New York Giants, quando gli chiedono com’è aspettare nella sala d’attesa del suo oncologo.
Nel 2004 il ragazzo da Philadelphia con radici austriache i cui nonni, ebrei, emigrarono verso il nuovo Mondo negli anni trenta, faceva già girare la testa agli osservatori delle varie università. Considerato uno dei migliori difensori del suo anno già in così tenera età (17 anni), stupiva per la sua poliedricità, per tutti gli intercetti con cui complementava l’alto numero di tackle. Un iniziale commit con Virginia fu una fumata nera, visto il successivo approdo a Boston College. Lì Mark placca 110 volte nella sua prima stagione di eleggibilità per il draft, il 2008, ma decide di non passare al professionismo. Le prestazioni di un linebacker non possono peggiorare così tanto da non permettergli di essere scelto nel primo o secondo giro l’anno successivo.

Mark HerzlichIn quella offseason, però, avrà altro a cui pensare. Nel maggio del 2009 continui dolori alla gamba accompagnati da qualche ematoma lo costringono ad andare da uno specialista del dolore, per poi rivolgersi ad un dottore che gli prescrive una risonanza. “Sai, magari è giusto un danno ad un nervo”. Il giorno del responso, Mark ed i suoi genitori sono in macchina, squilla il telefono.
“Qui è meglio che andiate da un oncologo” dice il medico alla madre. La diagnosi è sarcoma di Ewing, un rarissimo caso di tumore che attacca le ossa ma che ha la caratteristica di potersi propagare in altri organi, vitali.

Le ipotesi peggiori prevedono la morte, l’amputazione dell’arto, la sostituzione di una parte dell’osso interessato con un osso “riciclato” da un cadavere, operazione delicata che non avrebbe permesso più all’atleta di correre in vita sua. Altro esame: biopsia. Per fortuna, il male non si è diffuso e tutte queste ipotesi sono scartate. Herzlich, da paziente impotente, passa nella posizione del poter decidere da solo per sè stesso. Il bivio è sostituire l’osso con una operazione meno invasiva della precedente ma comunque rinunciare allo sport, oppure sottoporsi ad una serie devastante di chemioterapia e radiazioni, tenendo vive le speranze di diventare un giocatore NFL ma rischiando la mancate eliminazione totale del tumore.
Le sue parole in quell’occasione sono: “Ritornare sul campo vuol dire ritornare alla vita”; la decisione, quindi, è molto facile per lui, facilità inversamente proporzionale a quella del cammino scelto.

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Nella scelta lo aiuta una giocatrice di beach volley, sulla cui identità non abbiamo certezze ma che dovrebbe essere Lisa Barber, pallavolista californiana anch’essa guarita dalla terribile malattia nello stesso identico modo che Mark voleva intraprendere. Una telefonata che probabilmente cambia la vita di Herzlich, che nel conforto dato dalla donna non solo trova un po’ di coraggio in più, ma come vedremo in seguito una grossa motivazione ad attivarsi socialmente per chi come lui deve affrontare tali tragiche disavventure.
Un’altra storia simile alla loro è quella di Erin Kaupp, altra pallavolista, che frequenta USC.
Così come quella di Walter Musgrove, giocatore di Texas State, che durante le terapie era riuscito ad essere il leader per intercetti della sua conference, la Southland Conference. I due diventano amici e parlano regolarmente subito dopo che Herzlich confessa il suo male e cosa farà per arginarlo.

Non c’è nessun segreto o altarino in questa storia, tutto è gestito alla luce del sole. Mark passa la primavera e l’estate del 2009 a curarsi, anche per 8 ore al giorno, per poi prendere la bici, i pesi ed allenarsi con l’obiettivo di tornare l’anno successivo, nel gennaio che segnerà la fine del suo ciclo chemioterapico. Il suo allenatore è stupito, vede la sua star scarsamente influenzata dalle condizioni sfavorevoli portare voti ottimi e coraggio alla squadra, lo vede a settembre intraprendere il nuovo anno scolastico con rinnovata eccellenza, lo invita ad insegnare ciò che sa alle reclute (BC ha quell’anno solo freshman a sostituire Herzlich).

boston collegePer non avendone economicamente bisogno, la sua famiglia riceve aiuti da ogni parte, compresi rivali divisionali. La buca delle lettere straborda, in un crescendo impressionante. Di quel periodo Mark racconta: “Quando sei sul lettino della chemio con due tubi che ti drenano il corpo ti senti completamente svuotato, vorresti solo andare a casa e rilassarti. Io prendevo la bici per mantenere la forma, senza esagerare perchè qualora mi fossi rotto la gamba, il tumore si sarebbe propagato”.

Mark vince la sua battaglia contro il male. A gennaio i medici lo ritengono idoneo a tornare sul campo, e lui si prepara per la sua stagione da senior a Boston College. Non è più l’All American di un tempo. Gioca tutte le partite, ma giunge solo terzo tra i suoi come tackle, statistiche che era solito dominare. Il giocatore al 45esimo posto in NCAA per appetibilità al draft 2009, scelta al secondo giro palese, si ritrova nei mock al sesto giro. Dato il suo legame con il gioco, ci sentiamo di dire che, nonostante tutto ciò che aveva passato in precedenza, in questo frangente Mark non si sentisse proprio felice.
Nel 2011 la serie di brevi documentari “Everything to prove” sceglie Herzlich, insieme a Blaine Gabbert, Christian Ponder, Von Miller e molti altri prospetti più performanti di lui, per dare un’idea del clima pre e post draft che vede i futuri rookie molto agitati ed occupati, in cerca di impressionare gli scout.
Proprio sul sito NFL l’ultima puntata gira attorno ad Herzlich, seduto ad una tavola calda con la ragazza ed alcuni amici, che segue l’ultimo giro del draft, ancora senza squadra. Viene chiamato Cheta Ozougwu dai Texans ed il tutto si chiude con Mark disoccupato, forzare un sorriso mentre le telecamere si spengono.

Nella NFL deserta del lockout, con i campioni che si allenano a casa, Mark perde altro tempo prezioso. Può essere firmato da undrafted free agent solo qualche mese dopo, nel torrido luglio nordamericano. Nel frattempo, declina l’invito a giocare in United Football League (scelto in quel caso al 51esimo posto assoluto) e si allena anche lui per conto suo. Ma il destino gira ancora una volta, e tocca a lui scegliere. Si vocifera che Eagles, 49ers e Giants lo vogliano invitare al summer camp.
Tifoso di Philadelphia, Mark è abbastanza intelligente da scegliere per il bene della sua carriera, e firma con i Giants, che hanno molti legami (primo fra tutti l’head coach Tom Coughlin) con Boston College. L’agosto del 2011 diventa quindi il mese più importante della sua vita, ed il 2 settembre, due minuti dopo la lista dei tagli dei Giants, twitterà: “Sono ancora un Giants, Dio è buono”. Eh no, Mark, qui i cieli non centrano, come dichiarerà anche Coughlin, Herzlich “non batte ciglio al camp, gli chiedi una cosa e la fa meglio di quanto gli chiedi, poi ne fa altre, ancora meglio, si merita di entrare a roster”.
Non essere nei 27 giocatori che fanno le valigie, avere spodestato due linebacker più esperti come Philip Dilliard ed Adam Tracy, avendo una barra di titanio nella gamba dovrebbe bastargli. E’ un giocatore NFL dopotutto, una bella storia e la ‘disoccupazione’ è un ricordo. Invece no.

Mark HerzlichSul lato sportivo, Mark si impegna, sa che sarà uno special teamer, uno da 5-6 giocate a partita. Fa niente, agli allenamenti da sempre tutto quello che ha.
La buona profondità dei Giants nella sua posizione non lo ferma, e si assottiglia, fino al 20 novembre, quando in conferenza stampa, prima della partita contro Philadelphia, proprio Philadelphia, il suo nome viene fuori nei titolari. La prestazione è da 4 placcaggi, e la guarigione di Michael Boley, di cui è la riserva, tarda. Ancora una partenza contro New Orleans la settimana successiva, in cui si infortunia ad una caviglia, una storta significativa. Lui è ottimista “giocherò”, ma il danno è abbastanza grave da tenerlo fuori fino a gennaio inoltrato, mentre i suoi costruiscono il capolavoro che li porterà al Vince Lombardi.

Sul lato umanitario, Mark non sta a guardare. Visita licei raccontando la sua storia, parla con gli studenti del suo e di altri college, porta la sua storia come esempio della possibilità di sconfiggere le peggiori condizioni di salute senza precludersi nulla. A questo punto, sembra un po’ debole la storia del “se ce l’ho fatta io, ce la possono fare tutti” che ripete spesso, come se fosse una persona normale. E’ tuttavia ben più che ispirante.
Nel roster ma non convocato per il grande ballo, segue, con la sua capigliatura mohicana ed il pizzetto mefistofelico la partita delle partite dalla sideline. Scriverà “due anni fa mi dicevano non avrei più camminato, adesso sto uscendo camminando dall’aereo che mi porta al SuperBowl”. Qualche giorno dopo “Mi sono alzato stamane da campione del Mondo!”.

I “distinguo” sono molti in questa storia dal lieto fine. C’è una famiglia molto ricca, che puo` benissimo permettersi di seguire un figlio malato al contrario di molte altre famiglie che sono in condizioni peggiori. C’è un ragazzo, per quanto sfortunato, che è evidentemente dotato fisicamente per poter sopportare una batosta del genere. Pero` questo è un sito di football, e lo scopo del racconto non è il lieto fine ma il mezzo, il football, utilizzato per venirne a capo.
Descrivere la potenza di questo sport, non la presa di una storia strappalacrime, per quanto assolutamente veritiera e pulita. Parlarvi dei motivi per cui, di una attesa che strazierebbe chiunque, Mark Herzlich dice solo: “E’ un po’ stressante!”.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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